1. Forse si potrebbe definire un po' "fredda" come donna, ma non in senso negativo: non era portata per le accesioni furenti, per il sentimentalismo ostentato, per la sensualità dirompente.
Ma non fu fredda come interprete (hai perfettamente ragione) perché è riuscita (in certi ruoli, non in tutti) ha trasfondere queste sue umane caratteristiche nei personaggi che inverava.
Ed è questo che si richiede a un interprete.
2. Ci sono artiste mille volte più smaniose e strappalacrime, che non riescono ad andare oltre la finzione di un manierismo esteriore e superficiale.
Lei, nella distanza e nell'intangibilità della sua Turandot o della sua Regina della Notte, era "vera".
3. La sua Violetta, la sua Gilda, la sua Antonia sono esempi (ma ce ne sarebbero tanti altri) di interpretazioni "fredde" - non so se sei d'accordo.
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Ho sezionato il tuo intervento perché ci sono alcuni punti da chiarificare ancora.
Circa il punto 1.: più che fredda (che è un aggettivo ormai incollato a questa cantante) c'è da osservare che la Sutherland è interprete idealizzata per certi ruoli che pur ammettono slanci furenti (es. Norma, Anna Bolena) e che lei - a differenza di una Callas - risolveva nel suo settore acuto. Su questa base mi rammarica molto il fatto che la Sutherland non abbia inciso una Tosca (invece che Angelica che non le si addice): ne avrebbe dato una visione inedita di un personaggio che spesso ha obbedito ai canoni della 'virago' o della 'sensualona', anche in cantanti esimie. Dalla Sutherland sarebbe venuta fuori l'immagine dell'artista costretta a scendere dalla finzione alla realtà, se si pensa che in seguito - ma ormai troppo in là con gli anni - ha cantato Adriana. Un bel banco di prova non credi ?
Circa il punto 2.: circa le smaniose, strappalacrime e manieriste in prima fila c'è stato il 'caso' Olivero e ci basta, altre non servono. Aggiungo che Regina della Notte e Turandot sono entrambre creature distanti e intangibili e la Sutherland - hai ragione a dirlo e concordo - le ha rese vere, cioè quali sono !
Circa il punto 3.: hai nominato tre personaggi molto diversi per i quali neppure qui userei l'aggettivo 'freddo'. Diciamo che Violetta, al di la del virtuosismo del I atto, assume un'atmosfera pensosa e malinconica così come ce la presenta la Joan. Per Gilda a dominare nell'interpretazione della Sutherland è l'atmosfera di sogno e di chimera che questa ragazza si fabbrica (perché è una credulona) ed è già molto se si considera che per anni e generazioni siamo andati avanti con le 'pupette' (e per certi aspetti ci stiamo ritornando). Per Antonia de I Racconti di Hoffmann (ed. DECCA con Domingo) c'è il gusto di cantare e cantare fino allo sfinimento dispiegando tutta la sua ricchezza vocale, ostentando un legato stupendo, un registro acuto veemente ed esteso e tutte le qualità che conosciamo (tale da ricordare la parte finale del suo "In questa reggia").
Convinto ora ?
Un salutone.
Luca.