Storicità di un/a cantante....

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Storicità di un/a cantante....

Messaggioda Luca » dom 09 set 2007, 22:46

Carissimi,

il thread su Pavarotti, nemmeno troppo implicitamente ha chiamato in causa la categoria di storicità applicabile ad un/a cantante. A mio avviso torno a ribadire che di storicità Pavarotti ne vedo poca. Bella voce interpretazioni, a tratti fulgide, a tratti scialbe però.... però... la superficialità ha fatto spesso capolino. Mi rendo conto che di voci come la sua .... avercene !!! Però lo scavo della parola, l'interpretazione, il senso del momento scenico-interpretativo sono un'altra cosa. Storico è sinonimo di geniale, di uno/a che si re-inventa e addita una strada.
Vi invito a riflettere: quali sono i requisiti per definire storico un cantante ? Quali sono i cantanti che hanno scritto (o che potenzialmente oggi lo potrebberofare) una pagina di storia?
Mi vengono in mente 2 nomi: J. Vickers e R. Scotto.
A voi ?

Salutoni, Luca.
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Re: Storicità di un/a cantante....

Messaggioda MatMarazzi » lun 10 set 2007, 5:22

Luca ha scritto:Vi invito a riflettere: quali sono i requisiti per definire storico un cantante ? Quali sono i cantanti che hanno scritto (o che potenzialmente oggi lo potrebberofare) una pagina di storia?
.


Complimenti Luca, bellissimo argomento.
Premetto che, fra i cultori di Celletti, è diffusa una definizione di "cantante storico" che non ho mai veramente condiviso.
Celletti, in pratica, voleva dimostrare che la sua cantante prediletta (la Horne) fosse storica - il chè peraltro era vero - ma le ritagliò addosso la definizione in modo troppo scoperto.
Storico è colui che fa cose "nuove" e apre delle suole e (in particolare) recupera vecchie prassi dimenticate.

A me pare che questa definizione non stia in piedi.
Come mi pare non stiano in piedi tutte le definizioni che tirano in ballo nostri personali criteri di giudizio.
Per carità! Teniamoci ben stretti i nostri gusti e le nostre opinioni... ma lasciamo alla Storia la sua autonomia! :)
Lo studioso di storia non può permettersi di affermare che Napoleone non è "storico" perché non gli piace.
E' la Storia stessa a scegliere i propri eroi, e non noi con i nostri gusti.

Pertanto se parliamo di cantanti "storici" dobbiamo mettere da parte, secondo me, i nostri punti di vista critici e usare il metro di uno studioso di Storia: insomma, immaginando di scrivere una storia del canto, non potremmo trascurare Del Monaco, nemmeno Pavarotti, e ti dirò nemmeno la Ricciarelli.

...Anzi, per certi versi, forse il capitolo riguardante Del Monaco e Pavarotti sarà anche più ampio di quello della Horne! :)

L'impronta di un interprete su centinaia di migliai di persone è un criterio per valutare la sua "storicità".
Anche ammesso che non ci piaccia la Tebaldi (è solo un esempio), non credo esista un solo appassionato d'opera al mondo che non l'abbia mai ascoltata.
Basterebbe questo per fare della Tebaldi una cantante storica.

L'Otello di Del Monaco è storico, ci piaccia o meno. L'Isolde della Nilsson è storica.
La popolarità, la frequenza di recite o di incisioni discografiche, i dibattiti suscitati, l'interesse del pubblico, sono tutti elementi di storicità.

Poi, effettivamente, può essere un criterio anche quello di aver aperto la stura a determinati fenomeni (come la Horne).
Ma se questo è vero (come pretendeva Celletti) allora - ribadisco - vale anche per Del Monaco, che ha avuto ben più eredi e imitatori della Horne.

In sostanza, io credo che il cantante "storico" non sia necessariamente quello "bravo" (per noi), ma quello che ha inciso nella storia del canto, in bene e in male; quello da cui è impossibile prescindere; quello che ha condizionato e magari cambiato il gusto del pubblico e la tradizione esecutiva.

In questo senso, Pavarotti è stato per me indubbiamente un cantante storico (l'avevo già scritto in risposta a Marco) anche se nulla di quello che ha fatto lo mette al di sopra (almeno ai miei occhi) di quelli che io considero i "veri" interpreti d'opera del '900.

che ne dite?
concordate o no?

Salutoni,
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Re: Storicità di un/a cantante....

Messaggioda Teo » lun 10 set 2007, 11:23

MatMarazzi ha scritto:che ne dite?
concordate o no?


Concordo perfettamente ed era quello che intendevo dire io quando mi riferivo alla storicità di Pavarotti.

Salutissimi.

Teo
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Storicità di un/a cantante....

Messaggioda Luca » lun 10 set 2007, 12:45

Era quello che volevo sentir dire, caro Matteo. Nel senso soprattutto che la storicità è avulsa dal gusto personale. Resta però un interrogativo di fondo: lo studio e la preparazione canora, l'interpretazione e l'approfondimento che uno/a porta avanti con costanza e metodo (che chiaramente si rivela nella resa fonica e visiva) incidono sul concetto di storicità? Oppure dobbiamo inventarne un altro, ossia storicità per il pubblico e storicità per il critico (visto poi che raramente le opinioni dei 2 coincidono) ?
Non sarebbe allora necessario fare una differenziazione tra storico (capace con intelligenza di dire qualcosa di nuovo un pò come nelle tesi di laurea chiamata al progresso di una determinata scienza) e popolare (capace di fare ottimamente molte cose, ma di essere stabilmente ancorato al risaputo).

ESEMPI: La genialità di Maria Callas (perché lì si va a finire in quanto rappresenta un parametro) è un unicum con la sua storicità: inventarsi un fraseggio e un timbro particolari in Traviata a Londra del '58 (diretta da Rescigno con Valletti e Zanasi) puntando forse inconsciamente sulle sue condizioni vocali non più floride: questo è storicità. E ancora la stessa Callas del finale I de La Gioconda II (ed. diretta da Votto con Cossotto, Vinco, ecc del 1959) con quel "Tradita ahimé, Dio soccombo..." e questo senza artefazioni.
Analogamente la Scotto in Gioconda: sulla carta personaggio fuori dagli schemi abituali della cantante ligure, però capace di essere re-inventato con grande intelligenza dalla 'piccola cantante ligure' un tempo Gilda, Amina e Adina e, successivamente, Abigaille, Lady e Norma....
E Vickers e il suo Wagner o il suo Otello ?


Che ne pensate ?

Saluti a tutti.
Luca.
Ultima modifica di Luca il lun 10 set 2007, 18:07, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Alberich » lun 10 set 2007, 12:51

Concordo in sostanza con Matteo. La storicità dovrebbe prescindere dal gusto personale e riguardare quanto un cantante è stato importante nel suo periodo, cosa ha significato nel suo repertorio, e via dicendo.
Comunque sono molto contento di leggere citato Vickers, soprattutto in questi giorni di improvvida beatificazione di Pavarotti.
Saluti
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Messaggioda bergonzi » mar 11 set 2007, 9:38

Cantanti storici: ho aperto il topic su Pavarotti, senza alcun intento di beatificazione, non piacendomi le agiografie per i defunti, nè essendo un fan di Pavarotti. Il quale -ed è un dato incontrovertibile- è stato un grande divulgatore della lirica grazie al "personaggio" che ha costruito, soprattutto fra gli anni 80 e 90, con mezzi che non mi sono mai piaciuti. Voce splendida, ma nulla di più, interprete scarsino, capacità di analisi del personaggio non pervenuta (però le note le sapeva leggere, non come dice Isotta), tutto affidato al timbro e alla voce eccezionale....se lo volle Karajan, un motivo vi sarà stato........e Karajan, specie fino all'inizio degli anni 80, raramente si sbagliava in fatto di cantanti.
La storicità di Pavarotti è nell'aver divulgato e reso popolare la lirica fra il grande pubblico, abbagliato dalla televisione e null'altro. Non è da ricercarsi nell'interpretazione nè nella sua voce, pertanto.
Ogni cantante, degno di tal nome, è ex se storico/a, in quanto ha segnato una fase importante nel repertorio da lui/lei cantato.
Un esempio, come tanti: la Verrett è stata una grande cantante, una cantante che ha fatto la storia della lirica, ma non è storica nel senso che sotto indicherò e che è da intendersi, almeno per me.

Sono cantanti storici - intendo per "storico" coloro che hanno tracciato un solco vocale abbondanato in precedenza o totalmente nuovo o nel senso che hanno "creato" o riscoperto una scuola di canto e di interpretazione- : Callas, Horne, Scotto, Vickers, Bruscantini, Fischer-Diskeau, Sutherland, Kraus, Berganza, Gencer.
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Re: Storicità di un/a cantante....

Messaggioda MatMarazzi » mar 11 set 2007, 12:20

Luca ha scritto:Non sarebbe allora necessario fare una differenziazione tra storico (capace con intelligenza di dire qualcosa di nuovo) e popolare (capace di fare ottimamente molte cose, ma di essere stabilmente ancorato al risaputo).


Be', Luca, poiché secondo me "storico" è ciò che incide nella storia di qualcosa, direi che la popolarità è una delle categorie dello "storico".
Ci sono cantanti che non hanno detto granché di nuovo (metti proprio la Boheme di Pavarotti e la Freni), ma se fai i conti di quante centinaia di recite hanno fatto e per quanti anni, ti rendi conto che - fosse anche solo per questo - i loro Rodolfo e Mimì sono stati storici.
Quello che conta, per me, è l'effetto.

L'effetto sul pubblico (la popolarità) è un tipo di effetto. Un altro può essere l'effetto sui colleghi cantanti delle generazioni future.
Magari un "capofila" è rimasto sconosciuto ai suoi anni, ma poi è stato riscoperto ed è diventato "modello" per gli interpreti posteriori.
Qui l'esempio che farei è tratto dalla storia della scenografia.

Adolphe Appia, nei suoi anni, era considerato un matto. Nessuno gli faceva realizzare le sue scenografie astratte e geometriche, fuse nella luce. Se la sua vicenda si fosse fermata qui, non meriterebbe un posto nella Storia della scenografia.
Però considerato che Wieland Wagner si è ispirato a lui al 100% e che a Wieland Wagner si sono poi ispirate generazioni di registi e scenografi, allora ecco che anche Appia entra a pieno titolo nella storia.
E guai... allo storiografo di scenografia che non gli dedica un intero capitolo!

Quello che voglio dire è l'incidenza di un inteprete nella storia può essere calcolata su più piani: sul pubblico (popolarità) o sul linguaggio (invenzione di nuovi stili, nuove tecniche e emulazione di altri artisti).

Devo dire, però, che gli esempi che hai fatto, Luca, non mi persuadono fino in fondo.
Tu valuti la Callas e la Scotto (indubbiamente storiche) per i loro meriti, o che noi presumiamo essere.
Ma se quella Traviata del 58 la Callas l'avesse cantata ...nel salotto di casa tua, invece che al Covent Garden? Se nessuno o pochissima gente avesse avuto modo di ascoltarla?
I suoi meriti sarebbero stati gli stessi (il fraseggio, l'originalità... ecc...) ma non avrebbe affatto inciso nella storia.
Tu avresti potuto citare quella performance in un libro sulla Callas, non in un libro sulla Storia dell'interpretazione operistica, direi.

Secondo me dobbiamo sempre stare attenti a non confondere il nostro giudizio sulla "genialità" di qualcuno, con la constatazione della sua incidenza sulla storia.

E ora risponderei a Bergonzi.

Sono cantanti storici - intendo per "storico" coloro che hanno tracciato un solco vocale abbondanato in precedenza o totalmente nuovo o nel senso che hanno "creato" o riscoperto una scuola di canto e di interpretazione- : Callas, Horne, Scotto, Vickers, Bruscantini, Fischer-Diskeau, Sutherland, Kraus, Berganza, Gencer.


Questa appunto è la definizione che dava Celletti e con la quale io concordo solo in parte.
E' vero che l'originalità delle scelte stilistiche e tecniche (a patto che abbia "effetto" sul linguaggio comune dell'opera e che non resti una semplice curiosità) può essere un criterio di storicità.
Ma secondo me non l'unico, anzi nemmeno il più importante.

Primo... perché quelle che sembrano "rivoluzioni" spesso lo sono solo a metà (nel senso che spesso si scopre che in realtà sono molto più ancorate alla tradizione di quel che si pensa).

Secondo... perché a me risulta un po' arduo affermare che non sia storica, ad esempio, la Kaiserin di Leonie Rysanek (che ha sconvolto il pubblico il pubblico per trent'anni molto più di qualsiasi personaggio - pur magnifico e meritevole - possa aver fatto Bruscantini).

Voglio dire che ci sono artisti che hanno detto poche cose nuove eppure il loro contributo è stato storico lo stesso.
Io non amo la Verret in Lady Macbeth, la trovo sopravvalutata, preferisco altre. E tuttavia non esiterei a definirla "storica".
Mentre non metterei tra la Lady stroriche quella davvero rivoluzionaria e stupefacente di Margherita Hallin, originalissima, virtuosa, in stile quasi "soprano leggero", trascinante e modernissima a livello interpretativo.
La Hallin fu innovativa e bravissima, ma quanto ha inciso nella storia del personaggio?
L'ha cantata una sola volta a Stoccolma e nessuno al mondo lo sa.

In un libro di storia delle interpretazioni di Lady Macbeth, la Halin meriterebbe al massimo una citazione, mentre la Verrett (sia pure convenzionale e - a mio parere - pure discutibile) avrebbe diritto a un intero capitolo.

Non trovi?
salutoni
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Messaggioda bergonzi » mar 11 set 2007, 15:17

Questa appunto è la definizione che dava Celletti e con la quale io concordo solo in parte

Senza neanche leggere Celletti, ne sono onorato :P .

Quello che voglio dire è l'incidenza di un inteprete nella storia può essere calcolata su più piani: sul pubblico (popolarità) o sul linguaggio (invenzione di nuovi stili, nuove tecniche e emulazione di altri artisti)

Certo, sono d'accordo.......però scervellarsi sul termine "storico" non ha senso, perchè ognuno dà la propria interpretazione.
Pavarotti è stato un cantante storico per l'effetto divulgativo conferito alla lirica, se inteso nella tua accezione del termine.
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Messaggioda Domenico Donzelli » sab 15 set 2007, 21:53

ho pensato molto a chi siano stati i cantanti storici. Mi sono venuti in mente vado a ritroso forse la Horne, per certo Callas, Caruso, Chaliapine, Gemma Bellincioni, Felice Varesi, Giovan Battista Rubini.
Perchè? Perchè credo che siano i cantanti che hanno dato luogo ad uno stacco netto con la tradizione precedente.
Questo non significa che siano stati grandi cantati. Non impazzisco per Caruso e inclino per gusto ai tenori pre Caruso o anti Caruso trovo sconessa e scalcinata la Bellincioni, preferisco cento volte Adamo Didur o Reizen a Chaliapine. Però sono cantanti che complice il momento storico in cui è caduta la loro carriera hanno fatto si che il gusto, l'interpretazione cambiasse strada. e tanto per essere preciso non è detto che il dopo sia stato meglio è solo stato diverso.
Diverso credo dalla storicità è la celebrità (Geraldine Farrar fu una cantanta famossima conseguito mediatico notevole, ma storica no), la grandezza tecnica ( oggi ho ascoltato Sutherland e Stignani e dopo qualsiasi ascolto sotto il profilo della qualità del suono è difficile), a capacità di superare difficoltà del momento o della parte ( per tutti Renata Scotto Gioconda) ma in tutti i casi queste grandissime non hanno dato con la loro carriera e la loro arte una svolta per cui possiamo parlare di un prima e di un dopo.
Domenico Donzelli
 
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Messaggioda dottorcajus » dom 16 set 2007, 14:04

Non mi soffermo sui nomi ma sposo i concetti espressi da Donzelli.
Roberto
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Messaggioda Domenico Donzelli » lun 17 set 2007, 9:22

sarebbe più da messaggio privato, ma vorrei stimolare lo stimatissimo dottor cajus.
E i tuoi nomi quali sarebbero?
Domenico Donzelli
 
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Messaggioda dottorcajus » mar 18 set 2007, 23:14

In ritardo ma eccomi.
Non posso addentrarmi nel primo ottocento visto che, causa una terribile pigrizia, sono un pessimo lettore e di conseguenza non ho mai approfondito tale periodo. Aggiungerei anche Titta Ruffo che pure contribuì al cambiamento. Ritengo che il merito di questi artisti sia stato quello di aver capito subito il cambiamento in atto. Arriva il verismo con la sua scrittura musicale e la sua immediatezza interpretativa che impone una maggior aderenza al testo. Il cantante da mero esecutore diventa interprete e con il tempo gli viene richiesta sempre più partecipazione scenica e sempre più scavo del personaggio. Mentre la scuola di canto resta la stessa ed insegna la solita tecnica di canto quello che cambia negli anni è l'accostamento fra tipo di voce e titolo interpretato. Tutto ciò si completa nei primi dieci anni del novecento. Senza questo nuovo corso compositivo nessuno di quei grandi nomi avrebbe potuto determinare il cambiamento. Ecco che a mio parere la storicità di un interprete è da ricercare nella sua capacità di rendere sul palcoscenico questi cambiamenti che quasi mai sono frutto esclusivo della sua creatività. In quest'ottica anche la Callas è una cantante storica in quanto ha reso possibile la realizzazione di un progetto. Non è importante che la sua eredità non sia stata completamente raccolta e che lei, come tanti altri prima, abbia figliato dei "mostri". Quello che conta è che la sua arte ha permesso il realizzarsi di un progetto e la sua continuità nel tempo. Lo stesso potremmo dire di tutti quegli artisti che attraverso la qualità delle loro esecuzioni ha permesso l'affermazione di una nuova prassi o il recupero di una prassi ormai dimenticata (vedi Rossini reinessance).
Per concludere non credo che un artista da solo possa aprire una nuova strada ma credo che la sua arte sia l'unico strumento per la realizzazione della medesima. In questo sta la loro grandezza e la loro storicità.
Oggi, purtroppo, mancano i requisiti culturali per l'affermazione di nuovi cantanti storici. In una lirica che naviga alla cieca alla ricerca di nuovi lidi utili alla sua continuazione, il cantante, messo ormai ai margini di questo mondo, non viene più ritenuto indispensabile alla realizzazione di alcun progetto. Il suo posto è stato preso da registi, scenografi, direttori, dischi e altri media, ma non sarà mai la stessa cosa. In un epoca votata all'esteriorità, all'appiattimento culturale, all'uso sfrenato ed incontrollato della tecnologia il cantante è chiamato ad essere interprete di tutto ciò. Sfortunatamente per lui, gli manca la spinta che ricevettero altri in epoche diverse. Ecco che di conseguenza abbiamo sempre più cantanti con voci piccole e inadeguate, monotoni e monocordi, schiavi del riscontro tecnologico che spesso toglie loro il desiderio di misurarsi, di stupire, (sempre restando però ancorati ai capisaldi che devono guidare l'arte lirica).
Il tutto ovviamente a mio parere e con la speranza di non aver fatto troppa confusione.
Roberto
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Messaggioda Domenico Donzelli » mer 19 set 2007, 10:26

dottorcajus ha scritto:In ritardo ma eccomi.
Non posso addentrarmi nel primo ottocento visto che, causa una terribile pigrizia, sono un pessimo lettore e di conseguenza non ho mai approfondito tale periodo. Aggiungerei anche Titta Ruffo che pure contribuì al cambiamento. Ritengo che il merito di questi artisti sia stato quello di aver capito subito il cambiamento in atto. Arriva il verismo con la sua scrittura musicale e la sua immediatezza interpretativa che impone una maggior aderenza al testo. Il cantante da mero esecutore diventa interprete e con il tempo gli viene richiesta sempre più partecipazione scenica e sempre più scavo del personaggio. Mentre la scuola di canto resta la stessa ed insegna la solita tecnica di canto quello che cambia negli anni è l'accostamento fra tipo di voce e titolo interpretato. Tutto ciò si completa nei primi dieci anni del novecento. Senza questo nuovo corso compositivo nessuno di quei grandi nomi avrebbe potuto determinare il cambiamento. Ecco che a mio parere la storicità di un interprete è da ricercare nella sua capacità di rendere sul palcoscenico questi cambiamenti che quasi mai sono frutto esclusivo della sua creatività. In quest'ottica anche la Callas è una cantante storica in quanto ha reso possibile la realizzazione di un progetto. Non è importante che la sua eredità non sia stata completamente raccolta e che lei, come tanti altri prima, abbia figliato dei "mostri". Quello che conta è che la sua arte ha permesso il realizzarsi di un progetto e la sua continuità nel tempo. Lo stesso potremmo dire di tutti quegli artisti che attraverso la qualità delle loro esecuzioni ha permesso l'affermazione di una nuova prassi o il recupero di una prassi ormai dimenticata (vedi Rossini reinessance).
Per concludere non credo che un artista da solo possa aprire una nuova strada ma credo che la sua arte sia l'unico strumento per la realizzazione della medesima. In questo sta la loro grandezza e la loro storicità.
Oggi, purtroppo, mancano i requisiti culturali per l'affermazione di nuovi cantanti storici. In una lirica che naviga alla cieca alla ricerca di nuovi lidi utili alla sua continuazione, il cantante, messo ormai ai margini di questo mondo, non viene più ritenuto indispensabile alla realizzazione di alcun progetto. Il suo posto è stato preso da registi, scenografi, direttori, dischi e altri media, ma non sarà mai la stessa cosa. In un epoca votata all'esteriorità, all'appiattimento culturale, all'uso sfrenato ed incontrollato della tecnologia il cantante è chiamato ad essere interprete di tutto ciò. Sfortunatamente per lui, gli manca la spinta che ricevettero altri in epoche diverse. Ecco che di conseguenza abbiamo sempre più cantanti con voci piccole e inadeguate, monotoni e monocordi, schiavi del riscontro tecnologico che spesso toglie loro il desiderio di misurarsi, di stupire, (sempre restando però ancorati ai capisaldi che devono guidare l'arte lirica).
Il tutto ovviamente a mio parere e con la speranza di non aver fatto troppa confusione.
Roberto


nello stendere l'elenco avevo pensato anche io a Titta Ruffo che con Caruso e Chaliapine forma una sorta di triade del rinnovamento fra '800 e '900.
E più della Callas il suo modo di cantare ed il suo gusto hanno mietuto vittime fra i baritoni.
Come fra i tenori voti Bonci piuttosto che Jadlowker e Marconi al posto del ben più storico Caruso così sui baritoni sono un "idolatra" di Battistini e del suo gusto, inattaccabile in un certo repertorio.

Mi domando e lo propongo ai forumisti

Giustamente dottor cajus ritiene che non vi sono oggi cantanti in grado di essere storici.
E se tornassero una disperata verista come la Bellincioni o la Carelli oppure un baritono nobile alla Battistini. A parte che i primi a rifiutarli sarebbero i direttori d'orchestra incapaci di accompagnarli CHE ACCADREBBE?
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Messaggioda dottorcajus » mer 19 set 2007, 14:53

Concordo e dubito che oggi direttori e registi accetterebbero di mettere in discussione la propria leadership per restituirla ai cantanti in virtù di mere ragioni artistiche e non imprenditoriali. Probabilmente anche una nuova Bellincioni od un nuovo Battistini non riuscirebbero ad aprire una nuova strada. Questo perchè ritengo che tali cambiamenti siano frutto della società e delle sue evoluzioni. Oggi non vedo frenesia culturale, vero desiderio di cambiamento. Mi sembra invece sia in atto da vari anni una corsa verso la peggiore omologazione.
In queste condizioni neanche la Callas potrebbe risollevare le sorti del cantante e riportarlo nella posizione che gli compete: il centro dello spettacolo.
In anni in cui ad alcuni basta l'eleganza nel porgere per essere definito grande forse anche Battistini potrebbe trovare la sua strada. Trovo molto più difficile invece per una personalità prorompente come la verista disperata riuscire a farsi accettare. Risulterebbe ai più volgare, poco aderente al testo, troppo libera nell'accentare le proprie sensazioni.
Purtroppo e non solo quello lirico, viviamo in mondo molto noioso.
Roberto
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Messaggioda VGobbi » mer 19 set 2007, 16:29

Domenico Donzelli ha scritto:E se tornassero una disperata verista come la Bellincioni o la Carelli oppure un baritono nobile alla Battistini. A parte che i primi a rifiutarli sarebbero i direttori d'orchestra incapaci di accompagnarli CHE ACCADREBBE?

Io penso che il pubblico li fischierebbe. Forse manca l'allenamento, la preparazione e la cultura musicale per sentire la vocalita' di una Bellincioni o di un Battistini.

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