dottorcajus ha scritto:Non sono molto d'accordo sulla specializzazione perchè trovo anche questa risultato di eccessivo ascolto di cd e dvd.
Be' Roberto, ti assicuro che sentire Berlioz suonato dai Bayreischen Rundfunk o dall'Orchestre Revolutionnaire et Romantique (cosa che io ho fatto dal vivo) è un'esperienza radicalmente diversa.
Non sembra più la stessa opera.
Si possono preferire i primi o i secondi; si può preferire Mehta o Gardiner, ma resta il fatto che chiunque - anche un neofita - si accorgerebbe drammaticamente della differenza anche dal vivo.
La stessa differenza che si avverte ascoltando un Blake o un Valletti cantare Rossini; o il Lohengrin di Melchior paragonato a quello di Pertile.
Un'orchestra, sganciata da un teatro, è libera di scoprirsi, di ricercare le proprie specificità, il repertorio di elezione, di acquistare gli strumenti sulla base di quel repertorio, di scegliere i direttori affini per gusto ed esperienza.
E questo lo può fare solo se è privata.
Non si troverà a dover studiare venti o trenta opere all'anno (col risultato di farle male superficialmente); ne potrà studiare meno e portarle in giro per il mondo.
Potrà dire di no a titoli che non ritiene di far bene; potrà dire di sì a titoli meno famosi ma più adatti, con la prospettiva di non aver solo una mezza dozzina di recite, ma decine in tanti teatri diversi.
inoltre, a livello impresariale, un'orchestra privata può gestirsi meglio: concorda direttamente i contratti e i compensi con le case discografiche, i teatri, i canali radiofonici e televisivi...
Se le orchestre fossero private, sarebbe meglio per i teatri - che avrebbero centinaia di persone in meno in busta paga - e sarebbe meglio per le orchestre (che suonerebbero meglio e guadagnerebbero di più).
Ah... dimenticavo.
Sarebbe meglio anche per noi, che avremmo orchestre migliori, perché meno ossessionate dal suonare cose diverse tutti i giorni, senza nemmeno aver conoscenza dello stile e della tecnica giusta di ogni repertorio.
Gli unici che ne soffrirebbero sarebbero i sindicalisti, di cui nessuno avrebbe più bisgno, e i pessimi strumentisti, che dovrebbero ricominciare a studiare!
Salutoni,
Matteo