Carissimi,
sia pur tardivamente provo a rispondere alle tante e belle osservazioni emerse in questo forum.
Prima di tutto una precisazione, oziosa ne convengo.
Sento parlare di Hegel, quasi usando il suo nome a sinonimo di atteggiamente critico "razionalista".
Trovo, Ric, imprecisa questa definizione e a rischio di pesanti fraintendimenti (in passato ci fu nel nostro sito una polemica proprio nel nome di Hegel che mi vide coinvolto).
Un atteggiamento hegeliano non ha la caratteristica di essere "più razionalitico che emotivo" (come emerge dal discorso di Ric), ma di ridurre - con ricaduta nella metafisica - il molteplice (e addirittura l'infinito stesso) a una categoria omnicomprensiva e idealistica come quella dell'Assoluto.
Per certi versi un simile approccio è agli antipodi di quanto in questa sede tentiamo di proporre.
Fatta questa specifica, vorrei ripetere quello che dissi - tanti anni fa - a un confratello (

) del forum, che si arrabbiò molto purtroppo, quando morì Luciano Pavarotti.
Di fronte alle ragioni obiettive che muovevamo le mie critiche al Super Luciano, costui rispose che se anche Pavarotti avesse sbagliato tutti i ritmi, se anche avesse banalizzato tutti i personaggi, se anche avesse ridotto qualsiasi melodia alla solita pappa, Pavarotti aveva comunque il potere di emozionarlo, non diversamente dal rumore del ruscello o dal canto degli uccelli, suoni peri quali nessuna analisi critica potrebbe valere.
In pratica anche lui rivendicava il diritto di provare emozioni sganciate da qualsiasi analisi storico-musicale.
Ciò che risposi a lui, potrebbe tranquillamente essere riproposto come mio pensiero in questa sede.
10 settembre 2007, Operadisc.
"L'emozione individuale resta il punto di partenza di qualsiasi fruizione artistica.
Il racconto di queste emozioni private e irripetibili è spesso stimolantissimo, anzi a mio parere più interessante e utile che sentir ripetere per l'ennesima volta le solite tesi critiche trite e ritrite (e spesso passivamente ereditate e ricompitate ogni volta con freddo puntiglio scolastico) che si sentono nei loggioni, nelle trasmissioni radiofoniche, nelle riviste, nei salotti di appassionati ecc...
Non dovrei dirlo, ma talvolta (ammettiamolo) ci cadiamo anche noi di questa ILLUMINATISSIMA confraternita! )
Quindi vivano gli approcci non-critici, istintivi, autenticamente originali, talvolta illuminanti.
E tuttavia, Hoffmann, se di Pavarotti vogliamo parlare dal punto di visto strettamente storico, se vogliamo tirare le somme del suo obbiettivo contributo artistico, allora è diverso.
Le nostre emozioni saranno meno importanti.
E per giudicare il tenore occorrerà rifarsi alle convenzioni e ai linguaggi nel quale ha scelto di esprimersi: dovremo usare le regole del gioco come unico metro di valutazione.
I risultati dovranno essere pesati con strumenti di valutazione rigorosi, gli stessi che dovranno essere utilizzati per tutti i cantanti della sua epoca.
Il gelido dato storico (date, numeri, ecc..) diventerà importantissimo.
Non ci sarà più spazio per il "cuore" e il "pathos", che pure - su un altro piano del discorso - poteva essere così interessante.
E' un altro tipo di approccio, meno "soggettivo" ed emozionale, ma col vantaggio di prestarsi meglio alla discussione: infatti, mentre nessuno può contestare le nostre libere "emozioni", i dati storiografici sono sempre esposti ad ulteriori verifiche! "In pratica il concetto che espressi allora e che oggi ribadisco è che questo è un forum di discussione.
La discussione non può fondarsi sul piacere "da ombrellone" (che proprio tutti proviamo e senza il quale non avremmo questa passione) ma su categorie condivise, indispensabili al confronto.
Se poi, invece di discutere, vogliamo scrivere poesie... totalmente introspettive e senza possibilità di controllo... possiamo farlo!
Ma perché in un forum? Perché in un ambiente dove l'unica cosa che conta è il dibattito e il "botta e risposta"?
Quello che conta è che un approccio critico "motivato" alla luce di convenzioni condivise, non impedisce affatto un piacere emotivamente incomprensibile.
L'analisi serve semplicemente per spiegare (a posteriori) perché un certo suono o una certa mimica siano tanto apprezzate da una comunità di fruitori.
Spiega un piacere a posteriori, ma in nessun caso lo produce!
Quindi non riesco a vederci alcuna incompatibilità.
Salutoni,
Mat