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I Pagliacci (Leoncavallo)

MessaggioInviato: lun 21 gen 2008, 22:23
da pbagnoli
Sto ascoltando la registrazione in studio dei Pagliacci con Serafin, Callas e Di Stefano (tra l'altro, rimasterizzata dalla Emi a prezzo ridicolo); la cosa curiosa è che questo ascolto arriva subito dopo quello della Boheme di Puccini live scaligera del 1979.
Non fraintendetemi: adoro la Cotrubas, per me svillaneggiata ingiustamente dalla critica italiana; e poi, lo so, Boheme e Pagliacci sono due opere diversissime per intenti e realizzazione, per cui questo non è un paragone.
Ma che abisso di fraseggio fra le due primedonne! Si corre il rischio di cadere nel trito e ritrito, ma - santa pace - è proprio così. Bastano due frasette introduttive del cantabile di Nedda per rendersi conto di cosa sapesse inventare la Callas per rendere il ribrezzo, la paura, l'ansia e tutta la negatività che trascolora nel ritorno alla fanciullezza mentre osserva la bella serata estiva.
La Cotrubas canta bene, benissimo; e poi, certo, canta Mimì, quindi questo - lo ribadisco - NON è un paragone.
E' che a volte certe riflessioni vengono proprio così, spontanee...

Non tutto il primo Novecento è Verismo

MessaggioInviato: mar 22 gen 2008, 14:41
da melomane
Siamo in pieno Verismo e il geniale Serafin prepara il terreno alla Nedda della Callas evocando un piccolo mondo antico pervaso dal profumo cimiteriale dei fiori passiti di Adriana Lecouvreur. L'artista greco-statunitense completa l'opera con la regressione infantile di cui Pietro accenna che, in modo chiaro nella scrittura musicale, va contro il "muro" del destino di protagoniste come Giorgetta, Magda, Manon Lescaut.
Apro e chiudo la considerazione accennando al Verismo perchè con "Pagliacci" ci siamo dentro cronologicamente: spero di non sbagliare se mi stacco da coloro che, ai primi cenni del cedimento del primato della musica sulla parola, ascrivono opere come "La Gioconda" e persino le indicazioni dinamiche e interpretative di Verdi nel "Nabucco" alla concezione "verista". Il Romanticismo in musica può iniziare prima dello Sturm und Drang letterario? Può l'Opera precedere la Narrativa e la Poesia sul terreno verista? "Pagliacci" è un caso emblematico perchè traspone con proprietà nella rappresentazione melodrammatica la canzone, con il gusto e il senso della melodia capillarmente diffuso a livello popolare. Inoltre l'intento verista è dichiarato già dalla prima strofa del Prologo.

Questo non significa però che dopo Giovanni Verga il diluvio... Il Verismo è una realtà italiana, il punto di vista divulgato in Francia è quello del Naturalismo. Di dieci anni posteriore, la citata "Adriana Lecouvreur" - la cui genesi letteraria risale alla metà dell'Ottocento - sfugge ai canoni della "temperie" verista di Mascagni e Leoncavallo e descrive, con codici melodici differenti, personaggi orientati nelle loro vicende dalle condizioni sociali in cui nascono e muoiono. Con particolare riferimento al Puccini de "La fanciulla del west", si profila all'orizzonte il "naturalismo musicale" che troverà in Gershwin il traguardo dell'amalgama di esperienze musicali estremamente diverse, con l'obiettivo di rendere universale il particolare.

Ho anche il video della produzione diretta da Karajan dove la Kabaivanska svetta per eleganza "lyrique" del fraseggio e presenza assolutamente bella e aggraziata (la sua Colombina è senza dubbio *da vedere*), ma l'esecuzione rimane estranea alla linea interpretativa che sarebbe richiesta. Naturalmente Callas, Di Stefano e Gobbi fanno grande teatro-nel-teatro sull'onda travolgente di Serafin - direttore innovativo e grande divulgatore, eccellente nel repertorio romantico - che non manca di stile raffinato nell'enunciare nell'Intermezzo alcune volute che anticipano "Adriana Lecouvreur" (in parte ei vuol riprendere le vecchie usanze?).

Un caro saluto

Francesco

MessaggioInviato: mar 22 gen 2008, 21:36
da stecca
Caro Bagnoli paragonare la Callas alla.....Cotrubas è ingiusto per la romena, ma ti pare ???? Sarei tentato di dire a...qualsiasi soprano peraltro.
P.S: ah so che inorridirai ma la edizione RCA del 1971 oltre ad un Domingo da brivido sfoggia una Caballé vocalmente straordinaria, sapevi che aveva cantato live quest'opera nel lontano 1958 quando non era famosa ??? Ho anche la foto di lei magrissima....

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 14:00
da pbagnoli
Caro Stecca, come ho premesso abbondantemente questo NON voleva essere un paragone fra Callas e Cotrubas, tanto piu' che cantano in due opere diverse, ma semplicemente una riflessione serale.
Mi piacerebbe che i messaggi venissero letti nella loro integrita', non solo le cose che interessano.
Inoltre: conosco molto bene quella registrazione di Pagliacci della RCA. E' bruttissima su tutti i fronti, a cominciare da un Domingo sfiatatissimo, per passare a un Milnes che biecheggia a tutto spiano e per finire con una Caballe' per la quale - come commento - puo' valere l'incantesimo che Harry Potter e i suoi amici lanciano contro i Mollicci 8)
Se dici che nel 1958 era meglio, posso crederci senza problemi...

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 14:15
da Teo
stecca ha scritto: la edizione RCA del 1971 oltre ad un Domingo da brivido sfoggia una Caballé vocalmente straordinaria


Mi pareva strano che il tuo intervento si limitasse a commentare unicamente il daulismo Callas/Cotrubas menzionato dal Bagnolo, senza tirare in ballo il soprano catalano...

A proposito caro Pietro, senza offesa sia chiaro, il tuo intervento così come posto a mio modesto avviso è del tutto fuori luogo e inopportuno, come puoi pretendere di menzionare due interpreti e negarne il paragone...francamente è come tirare il sasso e nascondere la mano che l'ha gettato. Che centra la Cotrubas? che centra Boheme? solo perchè è l'opera che avevi nelle orecchie prima di Pagliacci con la Callas, non credo sia una ragione valida e giustificabile da metterle a confronto (perchè è inutile che ci giriamo intorno alle cose, questo è quello che è stato scritto). Sarebbe come a dire che siccome a pranzo ho mangiato un panino in autogrill, la sera che sono stato a cena da mia zia ho mangiato un piatto di pasta al forno che è tutt'altra cosa (e ti garantisco che mia zia caterina fa la pasta al forno divinamente). A mio avviso ripeto, esercizio inutile e fuori luogo.

Ti sembrerò forse eccessivo, ma se vale il principio che, come spesso vai rammentando giustamente a tutti noi, in questo sito può passare chiunque...tira tu le somme...chiaro che poi il padrone di casa sei tu e a casa propria ognuno decide cosa è giusto o sbagliato, il mio è solo un parere (e se un pò mi conosci sai che è disinteressato e privo di faziosità).

Con immutata stima e rispetto.

Teo

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 15:45
da stecca
pbagnoli ha scritto:
Inoltre: conosco molto bene quella registrazione di Pagliacci della RCA. E' bruttissima su tutti i fronti, a cominciare da un Domingo sfiatatissimo, per passare a un Milnes che biecheggia a tutto spiano e per finire con una Caballe' per la quale - come commento - puo' valere l'incantesimo che Harry Potter e i suoi amici lanciano contro i Mollicci 8)
Se dici che nel 1958 era meglio, posso crederci senza problemi...


Interessante quanto "soggettiva" opinione per carità, amor di verità mi obbliga tuttavia a ricordare, a questo punto, che su quel CD oltre al mio irrilevante giudizio estatico (per me MC è semplicemente vocalmente sublime) si affianca quello ben più autorevole di 3 tra i più accreditati critici italiani che quivi riporto, al solo fine di non passare per un "pazzo" che ha preso un personale (quanto legittimo) abbaglio:

"Pagliacci" di Leoncavallo 1971 CD RCA
(Santi, Domingo, Milnes)
E.Giudici (op.cit.) pag.330
"...tre timbri previlegiati. Quello della C. magari lo è un tantino troppo e lei mostra di saperlo ad ogni nota: squisitezze e languori non sono, se vogliamo, attributi che di primo acchito verrebbe in mente di attribuire a Nedda. La grande catalana, troppo intimamente belcantista e portata alla stilizzazione patetica per riuscire credibile in questo repertorio, trasforma quindi Nedda in delicato ninnolo di porcellana in elegante posa da villanella."
R.Celletti (op.cit.) pag. 207:
"M. C. è a tratti affascinante. Nei vocalizzi e nei trilli che aprono la ballata di Nedda sembra di sentire un violino; ma poi, a certi passi dall'aria, la C. ha dato un ritmo e un languore impagabili. Eccellenti, per la finezza dell'espressione, anche taluni momenti del duetto d'amore con Silvio, ma altrove abbiamo avuto semplicemente una prestazione di buon livello".
G.Landini su "L'opera" n.40 pag.54
"Bellezza di voce ancora incantevole, che a tratti fa prodigi di bravura, ma anche interprete capace di leggere il ruolo -e un ruolo così abusato come Nedda- in modo assolutamente originale, non fosse altro per quel lirismo innocente e incantato che rende Nedda una creatura inconsapevolmente crudele"

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 16:13
da Luca
Sarà pure vero che la Caballé fa squisitezze, ma in Nedda è fuori posto. Ho anche io quell'edizione e concordo con Pietro. Dall'insieme dei pareri critici sta a vedere che tra non molto qualche 'illuminato' dirà che la Nedda della Caballé è un'anticipazione di Salome.....

Saluti, Luca.

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 20:33
da pbagnoli
stecca ha scritto:

Interessante quanto "soggettiva" opinione per carità, amor di verità mi obbliga tuttavia a ricordare, a questo punto, che su quel CD oltre al mio irrilevante giudizio estatico (per me MC è semplicemente vocalmente sublime) si affianca quello ben più autorevole di 3 tra i più accreditati critici italiani etc

Stecca, se avessi giudicati sufficienti i pareri della critica togata italiana, ti sembra che mi sarei dato da fare per aprire un sito internet? :D

Ormai dovresti aver capito abbastanza che i pareri di questo sito che io modestamente rappresento vanno spesso (anche se non premeditatamente) contro i pareri di Landini, Celletti o Giudici. In ogni caso, nel dubbio ragiono SEMPRE con la mia testa e la mia sensibilità di ascoltatore. E la mia sensibilità di ascoltatore, dopo aver ascoltato millanta volte quella registrazione (che fu anche la mia prima di Pagliacci) decreta, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la Nedda della Caballé è una ciofeca.
E' chiaro che la mia opinione è soggettiva, come la tua (che rispetto, sia ben chiaro), come - ça va sans dire - quella di Landini o di Celletti, con tutto il rispetto di questo mondo. Non l'ho detto (scusami, ero di fretta), ma te lo confermo

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 20:39
da pbagnoli
Teo ha scritto: A proposito caro Pietro, senza offesa sia chiaro, il tuo intervento così come posto a mio modesto avviso è del tutto fuori luogo e inopportuno, come puoi pretendere di menzionare due interpreti e negarne il paragone...

Teo, tu quoque? :(
Io ADORO la Cotrubas, che - per me - è stata una Mimì superiore persino a quella della Prudentissima.
Mi sono stra-goduto il ri-ascolto di quella registrazione, per di più ricordandomi che me l'ero vista alla televisione.
Per me, la Cotrubas è stata una GRANDE, uno dei pochi autentici raggi di luce degli Anni Settanta.
Il fatto, però, di essermi riascoltato subito dopo la Nedda della Callas ha provocato in me proprio la reazione modello "lasagne di zia Caterina".
Non è un thread impegnativo; anzi, stavo aspettando di andare in sala, era notte, e volevo buttarla proprio sullo scanzonato, fare il verso ai "vedovi Callas".

Adesso è tutto più chiaro anche per te?...

MessaggioInviato: mer 23 gen 2008, 21:42
da Pruun
Bagnoli, non voglio essere polemico, sia chiaro :wink: ma mi spieghi che ci trovi nella Ileana e come fai a preferirla alla Freni?
Davvero, sarà che a me non ha mai entusiasmato... in Mimì soprattutto!
Lo ho sempre trovata davvero convenzionale come interprete.
Grazie
Ciao
G.

MessaggioInviato: gio 24 gen 2008, 0:01
da Tucidide
Pruun ha scritto:Bagnoli, non voglio essere polemico, sia chiaro :wink: ma mi spieghi che ci trovi nella Ileana e come fai a preferirla alla Freni?
Davvero, sarà che a me non ha mai entusiasmato... in Mimì soprattutto!
Lo ho sempre trovata davvero convenzionale come interprete.
Grazie
Ciao
G.

Mi associo alla domanda :wink:
Conosco bene quella Bohème, e devo dire che al di là del superbo Kleiber, non trovo molti motivi di interesse (nemmeno la Cotrubas, a dire il vero).

MessaggioInviato: ven 25 gen 2008, 13:09
da melomane
Le considerazioni di Pietro mi riportano ad alcune riflessioni su Verismo e correnti coeve.
Proprio l'accostamento di Pagliacci e Bohème mi fanno pensare a quanto il Verismo puro sia piuttosto circoscritto nell'Opera. Quante le opere che attingono l'argomento da fatti reali riportati con precisione e quante quelle basate su soggetti veristi?
Cavalleria Rusticana e Pagliacci sicuramente (la vicenda di Pagliacci ebbe luogo realmente e il padre magistrato di Leoncavallo ne fu arbitro), ma sia Bohème che Adriana Lecouvreur (opere dette veriste) nascono da testi romantici (Henri Murger, roman-feuilleton tra il 1845 ed il 1848, Scribe e Legouvé 1849) e, a mio avviso, guardano più al Naturalismo che al Verismo. La sola opera verista di Cilea fu la "Tilda" e mi sentirei di definire solo "Il tabarro" come opera propriamente verista di Puccini (un mezzo punto anche a "Le Villi" se si esclude l'elemento magico).
L'ottica comune alle due correnti letterarie è la visione obiettiva e distaccata della realtà che però è anonima e immersa nel contesto nel Verismo, dotta e scientifica nel Naturalismo, che è anche corrente di pensiero propugnatrice di biasimo verso i tratti negativi di una società i cui componenti vivono vicende e passioni determinate dalla loro immutabile condizione.
Pagliacci, Bohème e Adriana Lecouvreur sono tre opere di teatro-nel-teatro: in Pagliacci e Adriana la verità si rivela sul palcoscenico (l'intrigo della prima si manifesta nella metafora teatrale e tra attori - "La commedia è finita" - mentre Adriana, "Men sincera, è la stessa verità!", nel monologo di Arianna mette a nudo la perversione della rivale, puntando l'indice, in un'ottica naturalista, sui malcostumi delle classi agiate). La Bohème nasce su terreno verista, ma la valenza descrittiva è solo marginale perchè l'ingresso e l'"uscita" di Mimì racchiudono una vicenda decisamente portata su palcoscenico: subito le due grandi arie, il quadro del Café Momus è una "commedia stupenda", la Barriera d'Enfer è un palco sul cui sfondo di guerrieri dipinti trovano luogo i conflitti sentimentali di Rodolfo e Mimì, Marcello e Musetta, la grande musica della scomparsa di Mimì lascia spazio al solo, accorato, dialogo.
Significativo come in Pagliacci il punto di osservazione non sia quello scientifico ma quello della platea contadina della rappresentazione popolare, mentre in Adriana Lecouvreur è il direttore di scena Michonnet a richiamare il pubblico beota alla percezione aulica dell'arte portata in scena attraverso i classici, la vicenda pucciniana è scandita dalle chiose di un filosofo e il personaggio di Mimì affidato alla lente finemente sagomata di un poeta.
Ecco perchè la Callas è la Callas e la Cotrubas è la Cotrubas se si sottolinea che Pagliacci non è Bohème. Rimane da capire quanto valore hanno la "lezione" della Prof. Cotrubas e l'interpretazione della mattatrice Callas nei due contesti. L'Opera dà emozioni anche nella fruizione degli estremi, che ne pensate?

Un caro saluto

Francesco

MessaggioInviato: ven 25 gen 2008, 16:29
da Alberich
Caro Melomane, sono piuttosto d'accordo con te. Il verismo nell'opera è meno diffuso di quanto generalmente si sostiene e quello che è detto verista spesso è tutt'altro o comunque si distacca dal verismo in maniera significativa. Secondo me questo è da attribuire alla forma d'arte in questione, l'opera, che in nessun modo si adatta alle suggestioni e ai principi del verismo. D'altra parte mi pare che il verismo, peraltro corrente molto nota ma non poi così estesa, sia strutturalmente legato al romanzo o alla novella.
Un saluto

AriCallas e AriCotrubas

MessaggioInviato: dom 27 gen 2008, 11:50
da melomane
Le rappresentazioni e le incisioni contemporanee di Bohème mi sembrano più ispirate alla particolare cifra melodica di Puccini e Pagliacci non è più letta con empiti veristi.
La domanda sorge spontanea: in mezzo a Callas e Cotrubas... cosa o chi c'è?
Era forse questo il senso del post?

Un caro saluto

Francesco

Re: Pagliacci Callas

MessaggioInviato: sab 10 mag 2008, 15:44
da krausforever
Cosa ne pensate dell'edizione di Riccardo Muti del '79? quella con Josè Carreras (Canio), Renata Scotto (Nedda), Kari Nurmela (Tonio), Ugo Benelli (Peppe) e Thomas Allen (Silvio).... secondo me è un'edizione di riferimento!!! Tutte grandi interpretazioni...