Di Aleko, la più celebre opera di Rachmaninov (tratta dagli Zingari di Pushkin) tutti conoscono la grande "cavatina" del protagonista (effettivamente travolgente).
Io però vorrei sottoporvi quella piccola gemma che è l'aria del giovane zingaro (tenore), il ragazzo che seduce la bella sposa di Aleko, Zemfira.
Quello che colpisce, a parte il tema accattivante tipico di Rach, è la tessitura siderale del brano, con sfarzo di acuti e sopracuti.
La cosa strana di questo "Luigi russo" è che la parte (non lunga per altro, nè particolarmente allettante) fu creata da un vero mito come Lev Klementyev, un tenore della stirpe dei Figner, ossia leggero, chiarissimo, delicatissimo, ma dotato di una personalità teatrale molto accesa.
Bene. Dellaa serenata del giovane zingaro (scritta per lui) vi sottopongo alcune versioni, su un arco di novant'anni.
La prima è talmente sensazionale che, sentita questa, ci si potrebbe anche fermare!
Per chi non conoscesse quel miracolo vivente che era Pyotr Slovtsov, il suo nomignolo era "l'usignolo siberiano".
Vi prego di notare la mollezza del legato, che introduce una nota di languore in un canto che altrimenti non si potrebbe più solare, giovane e felice di vivere.
E già che ci siamo ...la facilità con cui smorza il si naturale ha del fantastico.
Non so per voi, ma per me questo 78 giri merita di essere messo tra i più belli di tutti i tempi.
Quasi altrettanto bello (ma secondo me non altrettanto) è il contributo del celebre Lemeshev.
Il timbro è ugualmente cristallino e pulito, ma i compiacimenti sfiorano la leziosità (tallone d'achille dei tenorissimi russi della sua generazione).
Anche il tono è un po' irritante: come al solito, quando cantava queste cose, è un po' troppo "che bello esser comunisti"
In tutti i casi anche questa è un'esecuzione da antologia.
Vi risparmio Gedda (che l'ha cantata molto male come bis a uno dei suoi ultimi concerti).
Vi sottopongo invece il bravo Alexey Kudrias, speranza dei rubiniani attuali.
E' caloroso, canta benissimo, ha l'acuto facile, è simpatico.
Ma in questo frangente mi pare un po' generico.
E infine - del tutto inatteso in questa pagina - Piotr Beczala.
La sua voce è decisamente centralizzante, gli acuti ovviamente (considerate le caratteristiche del tenore) sono laboriosi...
Inoltre non è per una vocalità come la sua che un brano del genere (elevatissimo e leggerissimo) è stato pensato.
Tuttavia, anzi forse proprio per questo, Beczala tira fuori qualcosa di personale: un tono più triste, un sospetto di malinconia, un respiro più notturno, che alla fine (acuti a parte) non mi dispiace.
Buon ascolto domenicale.
Mat