Dischi invecchiati
Inviato: dom 21 nov 2010, 19:25
Una proposta per un thread alternativo.
Ve ne spiego le ragioni.
E' un must di questo sito pensare che l'evoluzione esecutiva, pur non essendo sempre per il meglio (lo affermo soprattutto per non fare arrabbiare teo.emme ), abbia cambiato e di non poco i nostri gusti di ascoltatori. Ragion per cui, pur conservando fra i nostri dischi alcune interpretazioni che ai tempi passarono per capolavori, oggi probabilmente le ascoltiamo di meno perché le rivalutiamo alla luce del nostro gusto di oggi, oppure perché da allora a oggi ci sono state altre interpretazioni che ci hanno coinvolto e che ci hanno indotto a riflettere su determinati aspetti.
Attenzione: questo non vuol dire che oggi giudichiamo quella determinata incisione una ciofeca! Vuol semplicemente dire che forse si inserisce meno bene nel quadro del nostro gusto e sensibilità.
Applicherei queste considerazioni al Requiem di Mozart inciso da Bohm nel 1983 per la Deutsche Grammophon, con i complessi dei Wiener e, come solisti vocali, Edith Mathis, Julia Hamari, Wieslaw Ochman e Karl Ridderbusch.
Orchestrazione turgida e peccaminosa.
Tempi solenni, lentissimi, esasperanti.
Ideazione lugubre e disperata.
La mia sensazione è che negli ultimi trent'anni ci abbiano fatto sentire un Mozart completamente diverso, anche in una partitura come questa che - teoricamente - di brillante non ha proprio nulla.
Appena 8 anni dopo, con Gardiner, siamo in un mondo completamente diverso.
Facciamo due piccoli esempi, giusto per capirci:
questo è l' Introitus di Bohm
questo invece è l' Introitus di Gardiner
Vi sembra che la solennità lenta e inesorabile di Bohm abbia maggior verità drammatiche da raccontare rispetto alla cruda ed essenziale narrazione di Gardiner?
Lo strumentale di Gardiner - la sua splendida orchestra - ha sicuramente ranghi molto più ristretti rispetto ai Wiener, ma il sound mi sembra egualmente molto ricco.
Voi cosa preferite?
Siete - come me - dell'idea che la lettura di Bohm sia invecchiata oppure che abbia ancora molto da raccontare?
Ve ne spiego le ragioni.
E' un must di questo sito pensare che l'evoluzione esecutiva, pur non essendo sempre per il meglio (lo affermo soprattutto per non fare arrabbiare teo.emme ), abbia cambiato e di non poco i nostri gusti di ascoltatori. Ragion per cui, pur conservando fra i nostri dischi alcune interpretazioni che ai tempi passarono per capolavori, oggi probabilmente le ascoltiamo di meno perché le rivalutiamo alla luce del nostro gusto di oggi, oppure perché da allora a oggi ci sono state altre interpretazioni che ci hanno coinvolto e che ci hanno indotto a riflettere su determinati aspetti.
Attenzione: questo non vuol dire che oggi giudichiamo quella determinata incisione una ciofeca! Vuol semplicemente dire che forse si inserisce meno bene nel quadro del nostro gusto e sensibilità.
Applicherei queste considerazioni al Requiem di Mozart inciso da Bohm nel 1983 per la Deutsche Grammophon, con i complessi dei Wiener e, come solisti vocali, Edith Mathis, Julia Hamari, Wieslaw Ochman e Karl Ridderbusch.
Orchestrazione turgida e peccaminosa.
Tempi solenni, lentissimi, esasperanti.
Ideazione lugubre e disperata.
La mia sensazione è che negli ultimi trent'anni ci abbiano fatto sentire un Mozart completamente diverso, anche in una partitura come questa che - teoricamente - di brillante non ha proprio nulla.
Appena 8 anni dopo, con Gardiner, siamo in un mondo completamente diverso.
Facciamo due piccoli esempi, giusto per capirci:
questo è l' Introitus di Bohm
questo invece è l' Introitus di Gardiner
Vi sembra che la solennità lenta e inesorabile di Bohm abbia maggior verità drammatiche da raccontare rispetto alla cruda ed essenziale narrazione di Gardiner?
Lo strumentale di Gardiner - la sua splendida orchestra - ha sicuramente ranghi molto più ristretti rispetto ai Wiener, ma il sound mi sembra egualmente molto ricco.
Voi cosa preferite?
Siete - come me - dell'idea che la lettura di Bohm sia invecchiata oppure che abbia ancora molto da raccontare?