Carmen (Bizet)

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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda pbagnoli » mer 27 ott 2010, 13:06

Riccardo ha scritto:
Teo ha scritto:Chi è stato in Andalusia, ed in particolare a las cuevas del Sacromonte di Granada, ha visto dove vive questa gente, come suona, balla, canta e sopratutto gli occhi con cui ti guarda;

Il punto Teo è che infatti Bizet in vita sua non è mai stato in Andalusia, né ha proprio mai messo piede in Spagna.

E parimenti il Giappone di madama Butterfly è quello filtrato da Luther Long e Belasco, a sua volta filtrato da quello di Loti.
Infatti. L'osservazione di Riccardo è assolutamente pertinente.
Quello che proponevo all'inizio della discussione era qualche riflessione sullo spirito "Opèra-Comique": cos'è? Dove lo troviamo? C'è, in questo spettacolo Gardiner-Antonacci?
Ma soprattutto: è questa, in definitiva, la vera chiave di lettura di Carmen?
A parte la filologia - che ci aspettiamo da un personaggio come Gardiner - è corretto recuperare una visione di questo genere ai nostri tempi, o non sarebbe più giusto proseguire nel normale processo evolutivo della rappresentazione di questo capolavoro?
Il quale processo evolutivo, dove ci porta?
Al mantenimento della Choudens-Guiraud come fanno al Metropolitan?
Oppure al solito allestimento di versioni critiche?

Lo so che sono tante domande, ma penso che sia ora di farci un'idea un po' più ampia di questo capolavoro. Il nostro forum è sempre una bella fucina di idee, quindi...
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda mattioli » mer 27 ott 2010, 13:37

Ma soprattutto: è questa, in definitiva, la vera chiave di lettura di Carmen?
A parte la filologia - che ci aspettiamo da un personaggio come Gardiner - è corretto recuperare una visione di questo genere ai nostri tempi, o non sarebbe più giusto proseguire nel normale processo evolutivo della rappresentazione di questo capolavoro?


Oh, eccoci al punto. Diciamo che, come per tutti i veri grandi "filologi" (per Jacobs alle prese con la Zauberflote è lo stesso), per Gardiner ricostruire uno stile opéra-comique è il mezzo, non il fine. Il fine è interpretativo. E allora siamo sempre lì: Carmen non è un puttanone, anzi non è solo un puttanone, e l'oggetto dell'opera di Bizet non è il solito triangolo lui-lei-l'altro, anzi non è solo questo.
L'oggetto dell'opera è "la liberté" e Carmen è una riflessione sul rapporto fra l'individuo e le regole sociali e morali del suo tempo. La cosa scandalosa di Carmen non è che cambi uomo, ma che rivendichi il suo diritto a farlo. E che spinga questa ricerca della libertà fino al suicidio (non ci sono dubbi, vero?, che quello di Carmen sia un suicidio?). Esattamente come Don Giovanni, di cui Carmen è l'opera, diciamo così, speculare (e non ci sono dubbi, ri-vero?, neanche sulla passione mozartiana di Bizet), anzi ancor più scandalosa perché chi sfida la società è: a) una donna; b) una marginale, in quanto zingara, fuorilegge e pure zoccola.
Se Carmen è il Don Giovanni dell'Ottocento, recuperare l'impaginazione opéra-comique serve a ribadire questa sua terribile leggerezza (il "quelque chose de gai" di cui parlava Bizet), sennò siamo sempre lì a fare Cavalleria rusticana però ambientata in Andalusia. Come DG, anche Carmen ride e scherza e sfotte: ma lo fa per rivendicare fino al suicidio la sua libertà, che è poi la libertà di tutti, "ch'è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta".
Allora il problema di quella Carmen parigina, anzi di ogni Carmen, è vedere quanto l'esecuzione realizzi questo. Per me, parere personale dunque ininfluente, nella Carmen dell'Opéra-Comique Gardiner e l'Antonacci ci riescono, la regia no. Ma sempre meglio di quella del Met dove il problema non se lo pongono neppure.
Scusate le ripetizioni, vado di fretta.
Deferenti ossequi,
AM

PS: la Spagna, ovviamente, in Carmen serve solo come fondale e non come Spagna "vera", ma secondo l'immagine che ne aveva la Parigi "1870", dove lo spagnolismo era stato molto di moda grazie soprattutto all'Imperatrice Eugenia, spagnolissima. Nella musica non c'è nulla di spagnolo. Esattamente come in Don Giovanni.
PPS: ma il Grasso Messere che fine ha fatto? Ha scartocciato una caramella di troppo? O ha scelto anche lui "la chose enivrante, la liberté"? Miao : Nar :
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Riccardo » mer 27 ott 2010, 14:13

pbagnoli ha scritto:Ma soprattutto: è questa, in definitiva, la vera chiave di lettura di Carmen?
A parte la filologia - che ci aspettiamo da un personaggio come Gardiner - è corretto recuperare una visione di questo genere ai nostri tempi, o non sarebbe più giusto proseguire nel normale processo evolutivo della rappresentazione di questo capolavoro?
Il quale processo evolutivo, dove ci porta?
Al mantenimento della Choudens-Guiraud come fanno al Metropolitan?
Oppure al solito allestimento di versioni critiche?

Non so che cosa faccia Gardiner perché non ho visto questa versione.

Sulla questione del testo di quest'opera però credo che sarebbe ora che qualcuno approntasse una nuova e completa edizione critica, visto che mi pare assodato essere quella di Oeser obsoleta oltreché discutibile sul piano metodologico ed ideologico.
Essa prende infatti come fonte principale l'autografo di Bizet quando invece fondamentale importanza riveste anche lo spartito per pianoforte pubblicato Bizet vivente e consenziente con tutte le modifiche apportate in corso d'opera.
L'idea di Oeser che Bizet sia stato costretto a contaminare la propria volontà con le bieche necessità dell'esecuzione è una concezione oggi non più accettabile.
Andrebbe dunque fatto un lavoro complesso e faticoso che permettesse all'esecutore una scelta consapevole tra le varianti (non ho fatto ricerche ma immagino non sia ancora stata pubblicata una partitura critica di questo tipo).

Per quanto riguarda la versione viennese di Guiraud, credo che sarebbe bello se venisse anch'essa inclusa in appendice dell'edizione tra le possibilità esecutive dell'opera. Del resto Bizet era favorevole alla realizzazione dei recitativi per Vienna: non se ne potè occupare soltanto perché morì.

In definitiva dovrebbero rimanere aperte tutte le possibilità, purché proposte da uno spartito che facesse un po' d'ordine e desse delle linee guida da adottare a seconda degli interpreti disponibili (la partitura di Vienna propone tra le varie cose anche delle varianti acute per una protagonista sopranile).

Personalmente credo di preferire la versione con i recitativi.
Ma se Bizet non fosse morto e avesse approntato di proprio pugno il testo per Vienna, ora parleremmo di quest'opera esattamente come del Mosé in Egitto e del Moise et Pharaon. Ossia due possibilità entrambe legittime e per le quali ciascuno propende secondo il gusto personale e, nel caso dei teatri, a seconda degli artisti ingaggiati.

Ma naturalmente il fatto che la versione viennese edita da Choudens non sia di pugno di Bizet la rende per forza di cose subordinata all'altra, non tanto a priori. Ma perché forse sentiamo che funziona di meno.
Chissà come l'avrebbe approntata Bizet. Probabilmente facendo molte più modifiche, anche solo per il fatto che non sarebbe stato accusato da nessuno di aver osato metter mano a musica altrui.

Insomma quella di Guiraud sembra davvero una rispettabile ma piccola operazione di maquillage.

Che ne pensate?

Salutoni,
Ric
Ultima modifica di Riccardo il mer 27 ott 2010, 14:24, modificato 2 volte in totale.
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda pbagnoli » mer 27 ott 2010, 14:15

mattioli ha scritto:
Allora il problema di quella Carmen parigina, anzi di ogni Carmen, è vedere quanto l'esecuzione realizzi questo. Per me, parere personale dunque ininfluente, nella Carmen dell'Opéra-Comique Gardiner e l'Antonacci ci riescono, la regia no. Ma sempre meglio di quella del Met dove il problema non se lo pongono neppure.

Secondo me la regia di Noble non è affatto male; nulla di rivoluzionario, intendiamoci, ma alla fine mi sembra convincente e gradevole. Rispetto a Eyre al Met, siamo anni luce sopra. Ripeto: anni luce. C'è una certa souplesse, un minimo di ironia, un'impostazione più leggera: è tutto molto charmant, francese; come dicevi giustamente tu, la Spagna è uno sfondo oleografico come il Giappone di Butterfly



mattioli ha scritto: PPS: ma il Grasso Messere che fine ha fatto? Ha scartocciato una caramella di troppo? O ha scelto anche lui "la chose enivrante, la liberté"? Miao : Nar :

E' stato via con il suo gruppo; mi risulterebbe tornato a casa - poco fa mi ha chiamato, ma avevo le ganasce piene di cibo, per cui non me lo sono c****o; non vorrei si fosse offeso - spero che ritorni presto su queste pagine e che non sia alle prese con una delle sue periodiche crisi di ripensamento (cioè di pigrizia)
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda pbagnoli » mer 27 ott 2010, 14:24

Riccardo ha scritto:
Sulla questione del testo di quest'opera però credo che sarebbe ora che qualcuno approntasse una nuova e completa edizione critica, visto che mi pare assodato essere quella di Oeser obsoleta oltreché discutibile sul piano metodologico ed ideologico.

Be', se non sbaglio la versione di Oeser - molto meritoria per aver fatto piazza pulita su tanto vecchiume, ma vecchia di quasi cinquant'anni - è stata a sua volta superata da quella di Didion, di una decina d'anni fa.
La versione di Didion è quella utilizzata da Barenboim per lo spettacolo della Scala di Dicembre 2009.
Questa di Gardiner, rispetto a tutte quelle che ho ascoltato, inserisce la pantomima di Morales del primo atto; carina, ma inutile ai fini dello svolgimento della trama.

E' interessante la leggerezza e la souplesse della trama orchestrale.
E' interessante, ovviamente, l'intersezione di questa orchestra e di questo direttore con una protagonista come l'Antonacci, per me meravigliosa - lo ripeto a scanso di equivoci - ma anche molto classica e tradizionale. Torno all'idea della Ewing, scusate se insisto; e mi chiedo se la Garanca, in un contesto del genere, non possa offrirci una protagonista molto più interessante di quella modello puttanone proposta a New York; oppure mi domando cosa salterebbe fuori con una cantante di estrazione "baroccara", come direbbe il nostro amico teo.emme: penso, per esempio, a Maite Beaumont oppure a Joyce DiDonato.
Che dite?
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Riccardo » mer 27 ott 2010, 14:33

pbagnoli ha scritto:Be', se non sbaglio la versione di Oeser - molto meritoria per aver fatto piazza pulita su tanto vecchiume, ma vecchia di quasi cinquant'anni - è stata a sua volta superata da quella di Didion, di una decina d'anni fa.
La versione di Didion è quella utilizzata da Barenboim per lo spettacolo della Scala di Dicembre 2009.
Questa di Gardiner, rispetto a tutte quelle che ho ascoltato, inserisce la pantomima di Morales del primo atto; carina, ma inutile ai fini dello svolgimento della trama.

Di questo non sapevo!

Bisogna capire le nuove edizioni se sono davvero critiche e su quali presupposti si basano.

Da quanto ho capito non si tratta comunque tanto di stabilire una versione unica, quanto di proporre tutte le possibili varianti secondo una logica. Molti punti sono controversi e non si può stabilire che cosa volesse davvero Bizet rispetto alle costrizioni esterne e ai limiti degli esecutori della creazione.

In ogni caso tutti questi discorsi sono aria fritta quando non si misurano, come ben diceva Mattioli, con un progetto interpretativo complessivo.

Che alla Scala abbiano usato l'ultima versione possibile è ben poca cosa viste le geniali scelte di casting per protagonista e regia...
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda pbagnoli » mer 27 ott 2010, 14:41

Ah, verissimo Riccardo!
Le scelte di casting e di regia della Scala... maro', meglio non pensarci o andiamo a creare uno spin off che ci porterà lontani le mille miglia...
No, meglio se continuiamo a parlare di Carmen, Gardiner e Antonacci...
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda beckmesser » mer 27 ott 2010, 16:15

Riccardo ha scritto:Bisogna capire le nuove edizioni se sono davvero critiche e su quali presupposti si basano.


In verità, sulle dizioni critiche di Carmen ci si può sbizzarrire. Sono tutte critiche (tranne, paradossalmente, quella di Oeser, che pure è la più famosa…), ma ovviamente tutto sta al criterio di base che viene adottato, ossia alla scelta fra manoscritto rispetto e spartito canto–piano approntato da Bizet come fonte principale. Allo stato attuale ne esistono 3, più una in preparazione:

Oeser/Alkor: la capostipite, è un gran casino; in pratica Oeser si è fatto una sua versione; inutile dilungarsi sui difetti, sono ben noti;

Didion/Schott: quella usata da Barenboim alla Scala; tende a privilegiare lo spartito canto-piano, rimandando in appendice i passi che figurano nel manoscritto ma non nello spartito;

Laugham-Smith/Peters: quella usata da Gardiner a Parigi; tende a privilegiare il manoscritto (o quel che ne resta, dato che fu pesantemente manipolato fin dalle prove) e inserisce direttamente nel testo tutti i passi tagliati nello spartito (o almeno così mi sembra sulla base di quanto ha eseguito Gardiner, dato che questa edizione è disponibile solo per noleggio, non in vendita, almeno fino a poco fa);

Lacombe/Barenreiter: è in preparazione e uscirà nel 2014 (salvo usi anticipati delle versioni di prova, come d’uso in Barenreiter) nell’ambito della nuova serie dedicata all’”Opéra Francais” (serie quanto mai attesa, dato che coprirà uno dei repertori peggio forniti a livello editoriale; sono previste edizioni critiche di Samson, Werther, Faust, Hamlet, ecc.); ovviamente, non è dato sapere che criteri seguirà…

Saluti,

Beck
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda pbagnoli » mer 27 ott 2010, 16:31

Grazie Beck, splendido chiarimento! :D
Pensa che io ero fermo a Didion...
Tra l'altro, purtroppo il fascicolo d'accompagnamento del dvd di Gardiner è proprio scarno in modo vergognoso, ed è un peccato perché - soprattutto negli spettacoli moderni - merita sempre un posto speciale la scelta dell'edizione fatta dall'interprete.
Peccato...
Comunque, che tu sappia che novità potremmo attenderci dalla prossima edizione critica?
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Maugham » mer 27 ott 2010, 17:52

Tucidide ha scritto:[Diverso, mi dice Maugham, da quello zurighese; cosa che non mi stupisce, vista la sua grande intelligenza interpretativa.


Non solo "diverso" da quello della Scala (tutto sommato il suo Josè più "normale") ma anche da quello di Londra.
Ma questa Carmen zurighese è stata davvero, per me, la Carmen della svolta.
Ne scrissi qui
http://www.operadisc.com/vis_tutto.php?id3=88.
Su OS dovrebbe esserci il video tra l'altro in HD.
Hartmann è stato in grado di relegare nel medioevo sia la versione "puttanone" che quella, ormai altrettanto digerita, della donna emancipata.
La dialettica dell'opera nasce dallo scontro di due scelte di vita opposte e altrettanto -qui sta la novità- legittime e giustificabili. Quella di Carmen e quella di Josè.
La lettura di Hartmann si basa tutta nella difficoltà nel gestire i cambiamenti.
Sia Josè che Carmen soccombono porprio perchè non sono assolutamente in grado di cambiare la propria vita; l'una, per eccesso di personalità, l'altro, se si vuole, per difetto.
In un'epoca compromissoria e accidentata come la nostra in tema di rapporti di coppia... penso che una lettura più attuale di Carmen non si potesse avere.
IMHO naturalmente.

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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda beckmesser » mer 27 ott 2010, 17:57

pbagnoli ha scritto:Tra l'altro, purtroppo il fascicolo d'accompagnamento del dvd di Gardiner è proprio scarno in modo vergognoso, ed è un peccato perché - soprattutto negli spettacoli moderni - merita sempre un posto speciale la scelta dell'edizione fatta dall'interprete.


Ed è anche strano, dato che nel programma di sala delle rappresentazioni teatrali c’erano due splendide interviste a Gardiner e a Laugham-Smith sul tema: bastava ripubblicarle nel dvd…

pbagnoli ha scritto:Comunque, che tu sappia che novità potremmo attenderci dalla prossima edizione critica?


Purtroppo, non lo so, ma onestamente non mi aspetto chissà che novità: ormai quello che c’era da scoprire è stato scoperto, e quello che non si sa non c’è modo di scoprirlo. A mio modo di vedere il nodo del problema è semplice ed insolubile allo stesso tempo: tutte le modifiche che Bizet apportò fra la stesura del manoscritto originale e la rappresentazione/preparazione dello spartito canto e piano sono normali ripensamenti/miglioramenti o furono imposizioni subite da Bizet nel corso di prove che definire problematiche è un eufemismo? Purtroppo (o per fortuna) non c’è modo di saperlo: su ogni pezzo tagliato, su ogni dinamica modificata, su ogni indicazione di tempo rettificata si possono sostenere entrambe le tesi. Tanto per prendere un esempio fra tanti: perché Bizet tagliò il brano orchestrale su cui Carmen torna in scena a metà della baruffa? Non sembrano esserci motivi contingenti (non è di difficile esecuzione, dura pochissimo), quindi sembrerebbe potersi ritenere che le ragioni siano solo estetiche; ma quel passaggio a me sembra memorabile e non riesco a capacitarmi del fatto che Bizet fosse veramente convinto di migliorare l’opera tagliandolo…

A questo punto un’edizione critica non deve far altro che mettere a disposizione tutto quanto disponibile e fornire le “istruzioni per l’uso”. L’unica differenza può essere di ordine per così dire espositivo: Didion tende a fornire un’edizione “pronta per l’uso”, eventualmente modificabile sulla base di quanto fornito in appendice; Laugham-Smith invece fornisce (almeno così mi sembra: non ho avuto modo di consultarla e parlo solo sulla base di quanto sentito e scritto da Gardiner) un testo più “aperto” sul quale il direttore deve lavorare per scegliere come muoversi. Un direttore come Barenboim, che va per le spicce, tenderà a scegliere la prima; un direttore-musicologo come Gardiner, che ha curiosità e tempo da perdere :) , la seconda, ma le differenze non sono poi granché (beninteso, come scelta del testo; sui risultati accolgo il tuo invito a non scoperchiare il vaso… :D ).

Saluti,

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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Tucidide » mer 27 ott 2010, 19:03

pbagnoli ha scritto:E' interessante la leggerezza e la souplesse della trama orchestrale.
E' interessante, ovviamente, l'intersezione di questa orchestra e di questo direttore con una protagonista come l'Antonacci, per me meravigliosa - lo ripeto a scanso di equivoci - ma anche molto classica e tradizionale.

ACA e JEG sono riusciti secondo me a ripetere la magia dell'Habanera e della Chanson Bohème anche al concerto di Capodanno dalla Fenice: in quell'occasione furono proprio le cose che dici tu a colpirmi.

In questo contesto, con l'accompagnamento di Gardiner e non di Pappano, l'Antonacci è molto più personale e meno "esteriore".

Torno all'idea della Ewing, scusate se insisto; e mi chiedo se la Garanca, in un contesto del genere, non possa offrirci una protagonista molto più interessante di quella modello puttanone proposta a New York; oppure mi domando cosa salterebbe fuori con una cantante di estrazione "baroccara", come direbbe il nostro amico teo.emme: penso, per esempio, a Maite Beaumont oppure a Joyce DiDonato.

Insomma, sulla strada della von Otter, splendida Carmen sui generis con la regia di McVicar.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Riccardo » mer 27 ott 2010, 19:41

pbagnoli ha scritto:oppure mi domando cosa salterebbe fuori con una cantante di estrazione "baroccara", come direbbe il nostro amico teo.emme: penso, per esempio, a Maite Beaumont oppure a Joyce DiDonato.

Non conosco abbastanza la Beaumont, ma in generale secondo me andando a pescare in questo mondo si rischia a livello di requisiti tecnici.

Con la Kasarova, è vero, pare abbia funzionato, ma parliamo di un'artista con vocalità sui generis, dai mille colori e ben addestrata nei teatri tedeschi (non a caso ingiustamente indigesta qui da noi nel belcanto).

La DiDonato secondo me ora farebbe bene a stare alla larga da una parte simile. Il brillio della sua voce secondo me sarebbe un po' imbarazzato nel gestire molte frasi arroventate.
Al momento le consiglierei semmai qualche pazzia in altro campo... : Beer :

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Re: Carmen Gardiner

Messaggioda Maugham » mer 27 ott 2010, 20:24

Riccardo ha scritto:
Con la Kasarova, è vero, pare abbia funzionato, ma parliamo di un'artista con vocalità sui generis, dai mille colori e ben addestrata nei teatri tedeschi (non a caso ingiustamente indigesta qui da noi nel belcanto).



Non pare. Te lo assicuro. :D Ha funzionato. Eccome.
Confesso che ho una passione per quella gatta selvatica che è la Carmen della Von Otter.
Ne riconoscno però i limiti e gli eccessi.
La trovo però travolgente nel finale. MacVicar la butta in scena tutta agghindata a festa, quasi una caricatura rispetto a quello che era negli altri atti. Una Carmen che, finalmente, ha realizzato il suo sogno di elevazione sociale sposando Escamillo. Un po' come la velina travolta dal calciatore. E porta all'eccesso tutti quei "segni" del passaggio di classe e, soprattutto, li veste senza sapere neanche come portarli. Una vera pitocca rifatta.
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Re: Carmen Kasarova/Von Otter

Messaggioda Riccardo » mer 27 ott 2010, 20:31

Maugham ha scritto:
Riccardo ha scritto:
Con la Kasarova, è vero, pare abbia funzionato, ma parliamo di un'artista con vocalità sui generis, dai mille colori e ben addestrata nei teatri tedeschi (non a caso ingiustamente indigesta qui da noi nel belcanto).

Non pare. Te lo assicuro. :D Ha funzionato. Eccome.

Ovviamente il mio "pare" non metteva in dubbio nulla, malcelava solo tanta invidia per te che l'hai vista :evil:

Maugham ha scritto:Confesso che ho una passione per quella gatta selvatica che è la Carmen della Von Otter.

Beh, è veramente brava. Peccato un po' per il contesto. Strano che non abbia circolato di più, forse per una questione di età...
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