Riccardo ha scritto:Teo ha scritto:Chi è stato in Andalusia, ed in particolare a las cuevas del Sacromonte di Granada, ha visto dove vive questa gente, come suona, balla, canta e sopratutto gli occhi con cui ti guarda;
Il punto Teo è che infatti Bizet in vita sua non è mai stato in Andalusia, né ha proprio mai messo piede in Spagna.
E parimenti il Giappone di madama Butterfly è quello filtrato da Luther Long e Belasco, a sua volta filtrato da quello di Loti.
Infatti. L'osservazione di Riccardo è assolutamente pertinente.
Quello che proponevo all'inizio della discussione era qualche riflessione sullo spirito "Opèra-Comique": cos'è? Dove lo troviamo? C'è, in questo spettacolo Gardiner-Antonacci?
Ma soprattutto: è questa, in definitiva, la vera chiave di lettura di Carmen?
A parte la filologia - che ci aspettiamo da un personaggio come Gardiner - è corretto recuperare una visione di questo genere ai nostri tempi, o non sarebbe più giusto proseguire nel normale processo evolutivo della rappresentazione di questo capolavoro?
Il quale processo evolutivo, dove ci porta?
Al mantenimento della Choudens-Guiraud come fanno al Metropolitan?
Oppure al solito allestimento di versioni critiche?
Lo so che sono tante domande, ma penso che sia ora di farci un'idea un po' più ampia di questo capolavoro. Il nostro forum è sempre una bella fucina di idee, quindi...