La Forza del Destino (Verdi)

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Messaggioda Pruun » mar 05 feb 2008, 18:04

Condivido in parte la recensione in Home Page.
Sinopoli è geniale spesso (non sempre) ma la sua è comunque una lettura che non lascia indifferenti, molto stimolante, intrigante e piena di spunti: come tutte le sue direzioni del resto, dalle più alle meno riuscite. Mi piace molto Bruson e, per una volta, non mi dispiace la Baltsa.
Non condivido, ahimé, le lodi per la Plowright, che ha un bel fraseggio, che spesso saprebbe cosa dire nelle sue frasi ma che a me, spesso, fa rabbrividire per "come" le dice... un canto non molto in linea con ciò che mi aspetto da Leonora.
Secondo me la Prudentissima fu meglio, ma di molte spanne.
Ciao a tutti! :wink:
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Messaggioda teo.emme » mar 05 feb 2008, 20:29

Mi sento di quotare Stecca in toto. Condivido i giudizi sulla direzione di Sinopoli, davvero molto intensa. Bellissima, niente da dire. Anzi, di riferimento. Purtroppo tale bellezza rende ancor più evidente il divario con il mediocre cast (o almeno parte di esso). Carreras è accettabile (ha i soliti difetti che ha sempre avuto..niente di nuovo, riscattati solo in parte dalla voce bella e calda) non fa disastri e non rovina più di tanto l'interpretazione di Sinopoli. Bruson a me piace, accento nobile (fondamentale in Verdi, anche se certi "sbraitatori" di altre tradizioni canore vorrebbero smentire...), ottimo controllo, bel fraseggio. Un Carlo aristocratico, finalmente, e non grandguignolesco, come sovente capita di sentire. Burchuladze è al solito inascoltabile, davvero c'è da chiedersi i motivi di tante incisioni (irrimediabilmente rovinate da tale presenza) in quegli anni. Il peggio però è dal lato femminile. La Baltsa con la solita voce in perenne difficoltà (da sopranino corto corto che che si è ficcato in testa di essere un mezzosoprano) con acuti, centri e bassi (ognuno per motivi differenti) problematici. E poi la Plowright: non comprendo i motivi di indulgenza in recensione verso una tale cantante, completamente aliena al canto verdiano, con problemi di ogni tipo e con pronuncia improbabile. Giustamente si cita a fianco di questa edizione il Trovatore DGG diretto da Giulini (che un tempo mi piacque..gioventù insipiente, e che ora non posso che considerare uno dei peggiori Trovatore di tutti i tempi), perchè anche lì si riscontrano gli stessi difetti: splendida la direzione (sono un fan di Giulini), ma cast assolutamente pessimo (salvo il bravo Zancanaro).
Davvero l'ennesima dimostrazione che i cast di certe incisioni sono frutto di marketing e decisioni manageriali, e che nulla hanno a che fare con le reali esigenze artistiche, lo stile, la musica e il canto (e devo dire che in questo senso la DGG ha fornito i prodotti peggiori..).
E' da tempo che non la riascolto (e non ne sento per nulla il bisogno), e credo che a fronte di altre edizioni semplicemente sparisca (penso non solo alle due RCA con la Price, ma anche alla criticabile edizione DECCA diretta da Molinari-Pradelli, funestata dalla presenza del solito insopportabile Del Monaco).
Peccato però, la direzione e la visoone di Sinopoli meritavano di più, molto di più...
Ultima modifica di teo.emme il mer 06 feb 2008, 14:48, modificato 1 volta in totale.
teo.emme
 

Messaggioda MatMarazzi » mer 06 feb 2008, 11:45

teo.emme ha scritto:Mi sento di quotare Stecca in toto. Condivido i giudizi sulla direzione di Sinopoli, davvero molto intensa. Bellissima, niente da dire. Anzi, di riferimento.


E già qui, caro Teo.Emme, cominciamo a non andare d'accordo.
Sinopoli a me pare uno dei direttori più sopravvalutati della storia.
L'ho sentito spesso dal vivo, senza contare i dischi, e raramente ho avuto la sensazione di una reale presenza interpretativa.
Giusto qualche sprazzo di Elektra e il finale secondo di Tosca e poco altro...
Qui mi pare non abbia molto da dire, tranne qualche compiacimento "psicanilitico" nel duetto Leonora-Guardiano.


Carreras è accettabile (ha i soliti difetti che ha sempre avuto..niente di nuovo, riscattati solo in parte dalla voce bella e calda) non fa disastri e non rovina più di tanto l'interpretazione di Sinopoli.


E anche qui non siamo d'accordo.
Carreras non solo è alla frutta vocalmente, ma tutto lo zero delle sue risorse musicali e interpretative, il suo zoppicare sul ritmo, la sua dabbenaggine nell'accentazione produce un Alvaro di un'ovvietà deprimente.
Non rovina la direzione di Sinopoli nel senso che è allo stesso livello.

Bruson a me piace, accento nobile (fondamentale in Verdi, anche se certi "sbraitatori" di altre tradizioni canore vorrebbero smentire...), ottimo controllo, bel fraseggio.


E invece Bruson è a mio avviso l'altra iattura di questa incisione.
Non so chi siano gli "sbraitatori" a cui fai riferimento (forse dovresti documentarti meglio sulle altre tradizioni canore) ma certo questo è il più melenso, inutile, inconsapevole Carlos della discografia.
Non c'è una figurazione ritmica che sia valorizzata, non c'è un colore che corrisponda a qualcosa, non c'è nulla nè di nobile, nè di popolano.
Una vera e propria catastrofe... ma con tutte le notine a posto (ne convengo).

Un Carlo aristocratico, finalmente, e non grandguignolesco, come sovente capita di sentire.


Spesso grandguignolesco? Ma dove?

La Baltsa con la solita voce in perenne difficoltà (da sopranino corto corto che che si è ficcato in testa di essere un mezzosoprano) con acuti, centri e bassi (ognuno per motivi differenti).


La Baltsa non è affatto un soprano corto (come Giudici, sulla scorta di Celletti, afferma). Non è affatto in perenne difficoltà (come Giudici, sulla scorta di Celletti, afferma). Ha un registro acuto brillante, considerato che la parte è quasi sopranile, che fra l'altro non è mai venuto meno nel corso degli anni (le ho sentito fare dal vivo, recentemente, splendidi si naturali nella Jenufa). In basso poi ha quel modo popolano ma in punta di forchetta di far dialogare registro di petto e registro misto che rende finalmente giustizia alla natura di Preziosilla, resa per decenni paludata e grottesca da interpreti troppo sontuose e manierate.
Io, che pure non stravedo per la Baltsa, la considero una Preziosilla maiuscola, la migliore della discografia e sicuramente la migliore del cast.

poi la Plowright: non comprendo i motivi di indulgenza in recensione verso una tale cantante, completamente aliena al canto verdiano, con problemi di ogni tipo e con pronuncia improbabile.


L'indulgenza penso sia dovuta al fatto che questa cantante, all'epoca della Forza del Destino, stava già precipitando in una crisi vocale che l'avrebbe allontanata per vent'anni dalle scene.
La sua prova non offre, è vero, soddisfazioni vocalistiche, la mostra al limite dei suoi mezzi e comunica un senso di fatica doloroso che non è riscattato, è vero, da soluzioni espressive sconvolgenti.
Ma giudicare la Plowright aliena al canto verdiano per questa incisione è tanto "giovanilmente insipiente" quanto giudicare la Callas aliena a Donizetti avendo sentito unicamente il Poliuto del 1960.
Prima bisognerebbe aver ascoltato la Plowright (come il sottoscritto) nei Vespri e nel Trovatore, quando era davvero lei.
Uno degli accenti verdiani più autentici e dirompenti della sua generazione.

Davvero l'ennesima dimostrazione che i cast di certe incisioni sono frutto di marketing


Anche questa fola del marketing sarebbe ora di riporla nel cassetto delle banalità (ormai vecchie di trent'anni) di certa critica italiana.
Che Marketing può avere una Baltsa? :)
Mi immagino i direttori artistici e la stessa DDG che trema di fronte alla potenza intimidatoria di questo mezzosoprano greco, che quando firmò il contratto con l'etichetta gialla era assolutamente sconosciuta.
Non parliamo della Plowright che, praticamente, debuttava in sala di incisione... mi immagino tutto il mondo a tremare di fronte a questa star...

Gli unici veri prodotti di marketing in questo disco, sono proprio quelli che tu hai difeso: Sinopoli (che con la DDG aveva - diciamo così - forti relazioni e che comunque veniva sbandierato ai quattro venti con una pubblicità a dir poco aggressiva), Bruson (forte di un contratto di ferro, come Cappuccilli, che impedì per quindici anni a baritoni altrettanto bravi o persino di più di accedere alle sale di incisione) e ovviamente Carreras.

Quanto all'edizione DECCA di Molinari Pradelli la trovo semplicemente la peggiore mai incisa.
Salutoni.
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Messaggioda teo.emme » mer 06 feb 2008, 15:27

Caro Mat....vedo che siamo "sempre d'accordo" :wink:

A parte le battute...non vorrei incaponirmi troppo su questa edizione che (credo ne convenga anche tu) non merita così ampia attenzione e neppure deve monopolizzare la discussione, dedicata ad argomento più vasto ed interessante. Voglio tuttavia soffermarmi su alcune questioni, lasciando poi il resto al gusto e alle preferenze di ciascuno.

A me Sinopoli piace, non lo trovo affatto sopravvalutato. E mi convincono molto le sue letture verdiane (nonostante il repertorio d'elezione sia quello a cavallo dei secoli XIX/XX: Mahler, Strauss, Schoenberg, Puccini attraverso i quali traccia una linea di collegamento, ma è un altro discorso). Mi piace l'approccio problematico e fortemente tragico direi pessimista e fatalista (e in un opera come La Forza del Destino ben ci sta). Si aggiunga l'estrema bellezza del suono, il respiro ampio e il disegno estremamente unitario e coerente (in un'opera che rischia di disperdersi in tanti episodi isolati) e tanto basti per farmela ritenere una grande, grandissima direzione.

Su Carreras infierisci senza pietà :wink: certo la sua non è una bella prova, ma la trovo nel complesso accettabile, nel senso che ripropone i soliti difetti tecnici di Carreras. L'interpretazione sarà carente, ma disastri assoluti non ne fa (intendiamoci non mi piace, semplicemente non mi sembra l'elemento peggiore).

Negare a Bruson la statura di interprete verdiano d'elezione, mi sembra pretestuoso...naturalmente de gustibus.. Io trovo il suo accento nobile e misurato, senza accentuazioni inutile e capace di smorzature e tinte più delicate. Il cantante verdiano non dovrebbe essere stentoreo o caricato.

Sulla Baltsa sono decisamente stupito. Forse avremo uditi diversi, non so..ma il suo registro acuto lo trovo assai difficoltoso e stirato, di contro non ha neppure un registro basso saldo e pieno, così che quando scende è costretta quasi ad accennare. In tutti i tanti ruoli mezzosopranili affrontati i bassi e gli acuti lasciavano a desiderare. Mi sembra oggettivo. E poco importa che lo affermi Giudici o Celletti, qui mal sopportati, potrebbe pure affermarlo Bin Laden e non sarebbe meno veritiero... Insomma, al di là di chi lo scrive, resta un dato di fatto (anzi di ascolto).

Sul marketing..ovvio che la Baltsa ha avuto un peso contrattuale nullo rispetto ad altri, fatto incontrovertibile però, è che la DGG la ficcasse ovunque in queli anni, al di là delle reali attitudini. In questo senso parlo di cast fatti dalle case discografiche. Cioè fatti senza tener presente le logiche artistiche sottese. Mi permetto però di contestarti in merito a Bruson, il quale non ha certo inciso in modo così frequente (soprattutto per le major del disco) da proibire ad altri di entrare in sala d'incisione...

Sull'edizione DECCA di Molinari Pradelli invece concordo in parte: è davvero brutta per tanti aspetti (direzione, Del Monaco e Corena) ma nel resto ha elementi di interesse (gli ottimi comprimari) e il Carlo di Bastianini è splendido, oltre alla sfolgorante voce della Tebaldi.

Senza rancore, naturalmente....
teo.emme
 

Messaggioda Maugham » ven 08 feb 2008, 12:41

teo.emme ha scritto:A me Sinopoli piace, non lo trovo affatto sopravvalutato.


Anch’io stimo molto Sinopoli. Non fosse altro perché dietro a ogni sua interpretazione c’è un’idea; magari non condivisibile, ma c’è.
Arrivando a questa Forza del destino ricordo che una delle prime sorprese fu legata agli archi che in molti punti dell’opera suonavano senza vibrato. :?: Strano, soprattutto in quest’opera. Ricordo che mi lasciarono perplesso anche le scene corali, così impersonali, con i vari registri vocali trattati a blocchi, poco amalgamati, quegli accenti sfiniti, immobili, distanti. Le scene dell’accampamento e di Hornacuelos erano meccaniche, sembravano non andare avanti. Con uno come Sinopoli, fin troppo puntiglioso, non poteva certo trattarsi di sciatteria o disinteresse. Dal momento che sul fronte vocale non c’era poi molto da divertirsi, ricordo che lasciai perdere e passai ad altro. 8)
Poi mi capitò di vedere a teatro due edizioni di Madre Courage. :shock: E la chiave di lettura di questa edizione saltò fuori. Intrigante e originale, ma, come a volte capitava in Sinopoli, applicabile solo a prezzo di fastidiose forzature.
Certo, la struttura drammaturgica della Forza può adattarsi all’epos brechtiano che, da programma, rinuncia volutamente ai canoni aristotelici che la tradizione vedeva basilari per l’opera teatrale. Ma ci fermiamo qui. Perchè il teatro-epico brechtiano non è solo struttura ma richiede anche una sorta di distacco emotivo, una rinuncia a qualsiasi immedesimazione, una difesa assoluta dello spirito critico nello spettatore che deve sempre rimanere vigile e lucido. E qui, con il Verdi della Forza del destino (ma direi con tutto Verdi), proprio siamo su un altro pianeta. Meglio rileggere il Wallenstein piuttosto che ripassare Brecht. :wink:
Infine, fuori dai denti, come poteva pretendere Sinopoli di (semplifico) leggere la Forza del destino in chiave epico-brechtiana con un cast del genere? Come minimo ti ci voleva un tenore dall’intelligenza di Langridge. Ma non so quanti lo avrebbero visto come un Alvaro ideale. :cry:



teo.emme ha scritto:Sul marketing..ovvio che la Baltsa ha avuto un peso contrattuale nullo rispetto ad altri, fatto incontrovertibile però, è che la DGG la ficcasse ovunque in queli anni, al di là delle reali attitudini.


Be’ adesso non esagerare. :) Prima della Carmen DG del 92 la Baltsa aveva registrato per la Emi, tra i tanti, Salome, Aida e Don Carlo con Karajan e Capuleti e Orfeo con Muti. Non penso avesse un peso contrattuale nullo.
Comunque non è importante. E’ importante invece sottolineare di come questa storia del marketing discografico o, per usare i termini cellettiani, dello “strapotere delle multinazionali del disco”, dello “spirito cioccolataio dei direttori artistici delle case discografiche”, “dell’insipienza dei tecnici del suono”, delle combutte tra teatri, case discografiche e potenti agenzie internazionali sia un tormentone tipicamente nostrano. Ho letto per diversi anni Grammophone –rivista certo non immune da tic e idiosincrasie- ma non ho mai visto una riga in proposito. Gli inglesi a quanto pare sono immuni dalla sindrome del complotto.

Penso che quando Celletti scriveva quete cose nemmeno lui ci credesse ma amasse il paradosso. Come quando, nella prefazione alla seconda edizione del suo librone, sosteneva che i tecnici del suono tedesco odiavano le voci timbrate perché gli acuti squillanti richiedevano solchi più larghi e quindi le multinazionale sceglievano le voci opache per risparmiare vinile. :D :D :D
Oppure l’altra risibile leggenda metropolitana, citata mille volte, della banca-acuti che un cantante di grido incideva da giovane come garanzia per le registrazioni del declino. O ancora peggio, delle fosche manovre delle multinazionali del disco per boicottare il benemerito Festival di Martina Franca. :D :D :D

Diciamo che, sotto il profilo della tecnica di registrazione e del marketing discografico era praticamente un semi-analfabeta. Parlava di cose che non conosceva o che gli interessavano marginalmente. Quanto scriveva, e a ragione, che “la tecnica del canto non è l’arte della cabala”, sarebbe stato necessario ricordargli che anche le politiche commerciali e produttive delle case discografiche non erano l’oroscopo ma discipline economiche ben precise e definite. Oggetto di studio presso le università inglesi e americane. Discipline sotto certi aspetti non molto diverse da quelle che lui governava con profitto quando era direttore commerciale di una nota casa dolciaria milanese.

Il problema comunque non è Celletti, che anche quando volutamente si trasformava da critico serio e preparato in irriverente gargoyle restava di piacevole e persuasiva lettura, ma i seguaci di Celletti che ancora vanno avanti con questa storia di complotti, di preferenze, di pressioni, invocando, quasi si trattasse di ribelli in fuga tra i monti, i metodi meschini e venali delle major dicografiche. :roll:

Non c’è da sorprendersi che una casa discografica guardi al profitto degli azionisti. Come non è un mistero che alcune distribuzioni di cast della DG, specie negli anni Ottanta, fossero frutto di logiche di mercato. Contrariamente a quanto afferma Celletti e i seguaci, sempre dietro a rimpiangere il tempo che fu e a tirare in ballo la Decca e la Emi degli anni d’oro, mi dispiace, basta documentarsi ed era così anche una volta. Rosenthal della Decca non era un benefattore o un faro di cultura. Rispetto al passato la differenza sta solo in questo: in quegli anni tutte le case discografiche miravano a costuirsi una catalogo come previdenza per il futuro (e la DG ancora vive su quello). Ora c’è un’ottica mordi-e-fuggi che non permette investimenti a lunga scadenza. Ma anche allora i ritmi di registrazione di un’opera erano serrati e i calendari fittissimi.
A prescindere da quanto sostenesse Celletti & Co. riguardo alla frettolosità di Domingo e soci... Guardate il calendario delle registrazioni complete della Callas….
1953 da gennaio ad agosto Lucia, Puritani, Cavalleria, Tosca
1954 aprile agosto Norma, Pagliacci, Turco, Forza del destino
1955 agosto settembre Butterfly e Aida, Rigoletto,
1956 Agosto-settembre, Trovatore, Boheme, Ballo in maschera,
1957 febbraio-settembre Barbiere, Sonnambula, Turandot, Manon Lescaut, Medea... :shock: :shock: :shock:
Salutissimi
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Messaggioda MatMarazzi » sab 09 feb 2008, 13:18

Maugham ha scritto:
1957 febbraio-settembre Barbiere, Sonnambula, Turandot, Manon Lescaut, Medea... :shock: :shock: :shock:


Molto interessante il tuo post e molto condivisibile!
Permettimi solo di osservare (anche se non cambia nulla dell'assunto) il piccolo dettaglio che Medea non fu "colpa" di Legge.
La Callas la incise per la Ricordi di sua volontà (e dopo aver ottenuto una deroga dal suo contratto di esclusiva con la EMI).

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Messaggioda Luca » sab 09 feb 2008, 13:47

La Callas la incise per la Ricordi di sua volontà (e dopo aver ottenuto una deroga dal suo contratto di esclusiva con la EMI).
=============================================
Parere personale e forse OT: questa edizione Ricordi di Medea poteva anche risparmiarsela. Io non ci trovo nulla di attreante (tolta la Scotto come Glauce) né di innovativo rispetto a quanto si sa della Callas in questo ruolo (specie nel novero della discografia di quest'opera da Gui di Firenze a Rescigno di Londra). Però mi piacerebbe qualche altro parere in merito.

Salutoni, Luca.
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Messaggioda MatMarazzi » sab 09 feb 2008, 15:29

Luca ha scritto:
Parere personale e forse OT: questa edizione Ricordi di Medea poteva anche risparmiarsela.


Penso che siamo tutti d'accordo in merito (specie io che non amo in generale la Medea della Callas). E tuttavia, Luca, tieni presente che all'epoca non esisteva la discografia live nè si poteva supporre che un giorno quelle rudimentali registrazioni d'archivio avrebbero trovato lo spazio e il gradimento che hanno oggi.
Il legittimo timore della Callas era che nulla restasse della sua interpretazione del ruolo, che riteneva fra le più significative della sua carriera. Per questo si è tanto battuta per inciderla, sia pure con un'altra casa discografica.

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Messaggioda Luca » sab 09 feb 2008, 17:31

Il legittimo timore della Callas era che nulla restasse della sua interpretazione del ruolo, che riteneva fra le più significative della sua carriera. Per questo si è tanto battuta per inciderla, sia pure con un'altra casa discografica.
========================================
Aggiungo: peccato che l'abbia fatto solo con Medea e non con altri capolavori nei quali ha detto qualcosa di nuovo (penso ad Anna Bolena, a Fedora, a Lady e ad Abigaille; molti diversi per epoca e stile tra loro; ma l'elenco forse è più lungo...)

Salutoni, Luca.
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Forza del Destino Muti

Messaggioda Orbazzano » ven 11 lug 2008, 14:48

Leggo solo ora la recensione in Home Page riguardante la Forza del Destino EMI e pur trovandomi in accordo su determinate cose e in assoluto disaccordo su altre la cosa che più mi ha sorpreso è stato il giudizio che ora riporto sulla prestazione vocale della Freni.

Per la Freni la prospettiva non appariva improbabile, giacché di ruoli verdiani ne aveva già fatti: Aida, Elvira, Nannetta e Alice Ford, Elisabetta e Desdemona. Di questi personaggi, probabilmente il migliore – anche a distanza di anni – sembra essere Alice, in cui riusciva a infondere una sana joye de vivre campagnola, non disgiunta da una certa sensualità ruspante, che era una delizia; come lei forse solo Ilva Ligabue. Ma con gli altri personaggi si scendeva progressivamente. E se in Desdemona l’incanto funzionava ancora bene grazie allo smalto lucente della voce e ad una vocalizzazione radiosa che sembrava essere l’incarnazione stessa dell’innocenza violata; se in Elisabetta il gioco funzionava già meno, perché l’istintiva albagia che dovrebbe essere una della caratteristiche essenziali della sfortunata regina veniva clamorosamente a mancare, sostituita da una generica mestizia; in Aida, parimenti, mai e poi mai sarebbe riuscita ad evocare quella sensazione di sospensione che tanto bene riusciva ad alcune grandissime interpreti (per stare alle contemporanee, per esempio, Leontyne Price), ad onta di alcuni momenti davvero ben cantati. E quanto a Leonora di Vargas, si crea lo stesso problema che già si era visto in Elvira: la necessità di un vero soprano drammatico, cosa che la Freni non fu mai. Ci provò, più o meno lodevolmente a seconda dei gusti, forzando la propria natura di soprano lirico e la propria vocazione naturale che la portavano lontana da quelle pose da tragedienne così lontane dalla propria sensibilità. Ci provò, ma con risultati che ci sentiremmo di definire interlocutori solo per l’affetto che portiamo per questa nostra grande amica. Questa Leonora di Vargas, infatti, proprio non va.
Non va sul fronte vocale, tanto per cominciare. Prendiamo il primo atto: nel duetto con Alvaro il difficile do grave di “Io t’amo” è una nota che Mirella proprio non ha, e deve ricorrere alla solita sbracatura tanto sgradevole quanto inevitabile. Il successivo “Orrore!” è un autentico obbrobrio, aperto in pieno stile da sagra strapaesana. Ma non è che in alto le cose vadano meglio. Nel settore acuto le note ballano ahimè non poco: basta sentire il “Madre pietosa Vergine”, per di più staccato da Muti con un tempo che sarà anche filologico, ma che non aiuta per niente la povera Mirella alle prese con un grandioso fra i più impervi mai ideati da Verdi. Nel duetto col Padre Guardiano (un ottimo Plishka) i passaggi di registro sono dominati con difficoltà ed acciuffati per il rotto della cuffia. Il “Pace mio Dio” è filologico al massimo nell’eliminare il quarto “Maledizione!” di comodo per appoggiare l’acuto come fanno tutte, ma costa tanta fatica in più alla povera Mirella che, per di più, non trova mai il tono giusto; col che si perdono anche quelle smorzature in alta quota che rendevano celestiale la preghiera dell’immensa Leyla Gencer, anch’ella senza una voce per natura adatta ad un ruolo così impervio, eppure capace di ricavare quelle lancinanti dissonanze che arrivano alla fine a definire esattamente il personaggio.


Dopo aver letto la recensione sono subito accorso a risentire il disco emi, temendo che i fumi dell'idolatria mi avessero totalmente annebbiato la mente :D . Ora riascoltandola posso dire tranquillamente la mia, cercando di essere il più imparziale possibile dirò che della Leonora della Mirella si può discutere tutto, l'interpretazione, il personaggio, l'accento, l'adeguatezza al ruolo e, in parte, alla scrittura verdiana (anche se dirò che a mio modesto parere la creatura a cui da vita piace proprio parecchio), ma assolutamente non sulla voce e sulla resa vocale che, come al solito, sono sfolgoranti, sicure ed impeccabili. In particolare mi riferisco agli "acuti che ballano non poco" e alla presunta disomogeneità di registri di cui parla l'autore dell'articolo, con il quale, riascoltando ora questa Forza, non posso che trovarmi in totale disaccordo. Gli acuti si rivelano, come al solito in quegli anni, sicuri e sfolgoranti e per quanto riguarda i registri slegati non saprei veramente cosa dire essendo la Freni esempio sommo di omogeneità vocale in tutta la gamma, e in questa Forza non fa assolutamente eccezione.
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Re: Forza del Destino Muti

Messaggioda pbagnoli » ven 11 lug 2008, 16:29

Orbazzano ha scritto: Leggo solo ora la recensione in Home Page riguardante la Forza del Destino EMI e pur trovandomi in accordo su determinate cose e in assoluto disaccordo su altre la cosa che più mi ha sorpreso è stato il giudizio che ora riporto sulla prestazione vocale della Freni.

...dirò che della Leonora della Mirella si può discutere tutto, l'interpretazione, il personaggio, l'accento, l'adeguatezza al ruolo e, in parte, alla scrittura verdiana (anche se dirò che a mio modesto parere la creatura a cui da vita piace proprio parecchio)

De gustibus sputazzandum non est, Orbazzano: per cui, ovviamente, rispetto i tuoi; anche se, ovviamente, rimango male all'idea che solo oggi tu legga quello che io ho scritto ormai diverse settimane fa su quest'argomento, segno che il forum - come io sostengo da sempre - fa perdere di vista i contenuti del sito...
Mi spiace :( , ma pazienza!

Quanto al resto, del tuo interessante post ho quotato il fatto che, anche a parere tuo di appassionato, della Leonora della Mirella, si possa discutere "tutto": interpretazione, personaggio, aplomb, senso della parola verdiana!

Col che, scusa, che cosa ci rimane di questo ruolo?
Quegli acuti che a te piacciono, ma che a me sembrano piuttosto difficoltosi e complessi.
Ma ammettiamo di essere d'accordo sulla bellezza degli acuti: bastano a giustificare una prova come questa in cui viene abolito qualunque riferimento alla poetica verdiana? Secondo me, no.
Ne valeva la pena?
Probabilmente in teatro sì; in una registrazione in studio, secondo me, ancora no.

Grazie, Orbazzano, di aver proposto questa interessante tematica, per me fondamentale per la piena comprensione di quel periodo interpretativo. Sarei curioso di sentire qualche altro parere
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
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Re: Forza del Destino Muti

Messaggioda beckmesser » ven 11 lug 2008, 18:19

pbagnoli ha scritto:Grazie, Orbazzano, di aver proposto questa interessante tematica, per me fondamentale per la piena comprensione di quel periodo interpretativo. Sarei curioso di sentire qualche altro parere


In effetti, era un po’ che volevo anch’io fare un paio di commenti sulla recensione della Forza di Muti, poi il tempo… In effetti, mi ha un po’ spiazzato… Non tanto per il fatto che non sono d’accordo su molti aspetti (cosa naturalissima), quanto perché non capisco le ragioni di ciò che non condivido… Prima di tutto Muti: a me sembra esattamente il contrario di ciò che leggo. Ciò che rende per mio conto unica la sua direzione è proprio la sua unitarietà: non mi viene in mente nessun altro direttore che riesca a fondere in modo così fluido le scene di massa con i brani solistici. Ed è formidabile il modo in cui i personaggi entrano ed escono dalla folla, isolandosi momentaneamente per poi venire risucchiati e sparire. Mai la Forza mi è parsa così poco mera sequenza di acuto del tenore – festa paesana – aria del mezzosoprano.

La Freni. Innanzi tutto condivido le perplessità di Orbazzano sul fronte vocale, e mi viene in mente un’altra discussione sulla oggettività/soggettività dell’analisi di un’emissione vocale… A me vengono in mente veramente pochi esempi di si bemolli e si naturali più sicuri, spavaldi, luminosi e ben sostenuti di quelli che la Freni emette in quell’incisione e, in generale, mi sembra che veramente pochi soprani possano reggere il confronto (sul piano della mera esecuzione tecnica) con la sicurezza che la Freni mostra in questo duetto col padre guardiano. Basta questo a fare una grande Leonora? Ovviamente no. A questo si limita la Leonora della Freni? Per mio conto altrettanto sicuramente no. Condivido che manca ogni traccia di “tragica grandiosità”; condivido meno che non ci sia “senso di smarrimento”. Mi sembra anzi che mai il “madre pietosa vergine” abbia espresso così febbrile smarrimento come con la Freni e con Muti (per inciso: mi sembra anzi che il tempo staccato da quest’ultimo, oltre che filologico, serva benissimo ad aiutare proprio una voce come la Freni, che non avrebbe probabilmente retto il carattere grandioso di questo brano con tempi più tradizionali). In generale la lettura della Freni mi sembra, se certo non definitiva (ma ben poche Leonore lo sono) certo interessante: una donna di buon senso che avrebbe solo voluto vivere in pace col suo uomo e che si trova scaraventata in un’avventura incredibile dalla quale viene sopraffatta. In una parola: Lucia.

Anche sul resto, qualche dubbio ce l’ho. In particolare, mi sembra peculiare che si imputi alla Freni una totale mancanza di personalità (in questo ruolo, ovviamente) mentre si loda la “bonarietà” del Padre Guardiano di Plishka. A me sembra che Leonora, personaggio sfaccettato come pochi, possa reggere interpretazioni anche opposte come quelle, tanto per dire, della Gencer e della Freni. Sul Padre Guardiano il discorso mi sembra diverso: senza quel senso di rocciosa intransigenza che forma il substrato di buona parte dei bassi verdiani (che sia poi tradotto nel misticismo del padre guardiano o nel fanatismo di Fiesco poco importa), mi sembra resti davvero poco. Un Padre Guardiano “bonario” mi suona come un Fiesco tollerante e incline al compromesso: altamente improbabile. Su Zancanaro e, in parte, su Domingo, invece concordo…

Tutto ciò, solo per confermare quanto concludevi anche tu: de gustibus…

Saluti.
beckmesser
 
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Re: Forza del Destino Muti

Messaggioda Orbazzano » ven 11 lug 2008, 18:23

pbagnoli ha scritto:
Orbazzano ha scritto: Leggo solo ora la recensione in Home Page riguardante la Forza del Destino EMI e pur trovandomi in accordo su determinate cose e in assoluto disaccordo su altre la cosa che più mi ha sorpreso è stato il giudizio che ora riporto sulla prestazione vocale della Freni.

...dirò che della Leonora della Mirella si può discutere tutto, l'interpretazione, il personaggio, l'accento, l'adeguatezza al ruolo e, in parte, alla scrittura verdiana (anche se dirò che a mio modesto parere la creatura a cui da vita piace proprio parecchio)

De gustibus sputazzandum non est, Orbazzano: per cui, ovviamente, rispetto i tuoi; anche se, ovviamente, rimango male all'idea che solo oggi tu legga quello che io ho scritto ormai diverse settimane fa su quest'argomento, segno che il forum - come io sostengo da sempre - fa perdere di vista i contenuti del sito...
Mi spiace :( , ma pazienza!


Mi scuso ma per me è periodo di esami e quindi non sempre ho il tempo di guardare gli interessanti servizi offerti dal sito :oops:

pbagnoli ha scritto:Quanto al resto, del tuo interessante post ho quotato il fatto che, anche a parere tuo di appassionato, della Leonora della Mirella, si possa discutere "tutto": interpretazione, personaggio, aplomb, senso della parola verdiana!

Col che, scusa, che cosa ci rimane di questo ruolo?


Ci tengo a chiarire che la Leonora della Freni è secondo me discutibile come discutibile è ogni interpretazione di qualsiasi cantante, discutibile perchè ogni interpretazione è soggetta alla soggettività di chi la recepisce, al contrario per quanto riguarda la voce e la tecnica si può parlare, sempre secondo me, con una certa sicurezza e con una certa oggettività, anche se ovviamente a seconda dei gusti personali una cosa, anche se ben cantata, può piacere o meno, e viceversa.

Tornando su questa Leonora dirò che secondo me non è uno dei personaggi meglio riusciti della Mirella, anche perchè affrontato solamente in studio, ciò nonostante rimangono a parer mio dei momenti bellissimi come lo smarrimento nell'aria di sortita "Me pellegrina ed orfana" o la disperata ricerca di pace nel duetto col padre guardiano.
Ovviamete la Freni verrà ricordata non come Leonora della Forza ma per ben altri ruoli, però non mi sentirei di dire che la sua sia una Leonora inutile.
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Re: Forza del Destino Muti

Messaggioda Tucidide » ven 11 lug 2008, 18:28

La Leonora della Freni mi sembra molto ben cantata quanto a note, che onestamente mi sembrano riuscirle molto bene (meglio ad esempio che in un altro ruolo verdiano della Mirella, l'Aida con Karajan, che riascoltavo qualche giorno fa) ma si sente una notevole estraneità al fraseggio verdiano. C'è un'urgenza espressiva che mi sembra più consona a Puccini o al limite al verismo che a Verdi, soprattutto a questo Verdi. In questo la mancanza di pose da tragédienne e la spontaneità remano contro il fascino che questa creatura verdiana dovrebbe sprigionare.
Poi è logico che se si vuole una Leonora spontanea e fresca, allora la Freni è il massimo. Mi chiedo solo se sia credibile teatralmente... Ma andiamo al solito discorso.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Forza Firenze 1953: voci superbe ma...corte eh

Messaggioda stecca » lun 09 nov 2009, 10:44

Stavo ascoltanto una superba edizione della Forza fiorentina del 1953 diretta da Mitropulos, splendide le voci ed anche gli altisonanti e manzoniani accenti del duo Tebaldi-Del Monaco però a sentirla con le orecchie di oggi, bei corti eh....dal La in su lei sostanzialmente strilla e lui ancor prima.
Due fenomeni intendiamoci, due voci pazzesche etc. però col gusto dell' oggi chissà se si potrebbe ancora cantare solo sui centri saltando sostenzialmente.... una ottava.
Si tratta come ovvio di due voci fenomenali però entrambi salgono molto male poche storie, i centri sono enormi e pure evidenziati ed è stupendo, i gravi da entrambi assai spinti ma poi quando salgono entrambi o saltano il passaggio di registro o spingono e basta con il che tutti quei meravigliosi armonici dei centri vanno a farsi benedire e raggiungono la nota con suono fisso e più sottile, mi spiace ma è evidente ed era così anche per la Cerquetti della Gioconda ed anche per la Stella, allora si cantava così ma quelle note semi-acute sono tiratissime e fisse, almeno in questa edizione e perdipiù restaurata.....

P.S: Non vorrei dire ma ancora una volta mi viene in mente la modernità invece della coeva Callas....non parlo della sua Forza (deludente) ma del fatto che ancora oggi tutti i suoi suoni sono giusti (meno belli magari ma giusti) e che anche se spingeva assai nei gravi poi gli acuti erano scintille vere vd. Gioconda o Trovatore nel miserere o Norma, in lei si sentono i tre registri passa giusto e quindi le note sono emesse in modo corretto a tutte le altezze, qui invece sentiamo una colonna di suono compatta che da grossa e sontuosa diventa salendo sottile e fissa e non mi dite che non notate la differenza del suono della Tebaldi da metà grande aria del secondo atto a quando deve cominciare a salire sul deh non mi abbandonar...e questo nulla toglie ripeto a due monumenti, corti..
stecca
 
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