Ho sentito i primi due atti di questo Otello, di cui ero particolarmente prevenuto, lo ammetto.
Invece, al momento mi è assai piaciuto. Le sorprese più liete le ho ricevute da dove mi aspettavo maggiori delusioni, ovverossia direttore e Jago. Niente di più errato. Chi si aspettava il solito Otello ipertrofico mutiano, e' sulla cattiva strada. Muti, tenendo come faro d'esempio Toscanini, ci tratteggia una direzione limpida, solida ma trattenuta e puntigliosa nei particolari, oltre che curata nella scienza dell'accompagnamento. Da lodare la bellissima scena della tempesta, in cui 9 volte su 10 non si capisce una mazza. Finora solo Toscanini c'era riuscito a far percepire con incredibile chiarezza espositiva l'inizio di Otello, senza cadere nel magma sonoro e confusionario. Toscanini e questo Muti.
Antonenko e' un validissimo Otello e mi pare anche meno scuro del solito, anche se non di squilo adamantino n'è tanto meno argenteo. Inoltre nel temibilissimo finale del secondo atto, non soccombe. Mi pare un'ottima cosa, no?
La Stoyanova canta bene e non fa brutture vocali. E' un ruolo in cui è davvero difficile lasciare un imprinting.
Rimane Guelfi, in cui già la sua vocalità ambigua non riesce a definirsi se tenore corto o baritono nel senso stretto del termine. In questo frangente sorprende per una vocalità leggera, direi brillante e melliflua al punto giusto, rendendo il personaggio viscido quanto basta. Il suo atout e' decisamente la canzone del Sogno alitata con ricchezza di colori. Imho, al momento, decisamente il migliore del cast.
Più avanti ascolterò gli altri due atti.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
VGobbi ha scritto:Da lodare la bellissima scena della tempesta, in cui 9 volte su 10 non si capisce una mazza.
Hai ragione!!!
L'amico Luca, da quel profondissimo conoscitore d'opera qual è, l'aveva capito anche senza ascoltare una sola nota : questo è un Otello italianissimo. Italianissimo soprattutto nelle sonorità, estremamente brillanti, con una dinamica e un'agogica estremamente flude e cangianti. Siamo davvero lontanti dalle brume d'oltralpe. E' chiaro che Muti dirige Otello senza neppure essere sfiorato dall'ipotesi di una possibile contaminazione con Wagner. Direzione miracolosa, cristallina, e orchestra e coro sbalorditivi. Pure, ascoltando questo Otello non riesco a frenare una profonda irritazione La stessa irritazione che mi provoca l'ascolto delle incisioni verdiane dirette da Muti in edicola col Corriere della Sera in questi giorni. Ma è mai possibile un tale cieco, assoluto, estremo, narcisista solipsismo ?
Possibile che, con una direzione del genere, finalmente brillante, pienamente italiana, solare (nel rilievo dei timbri, nei ritmi, nei colori) e "mediterranea", si ripresenti il solito tenore declamatore? Insomma, se declamatore deve essere francamente mi tengo ben stretto il Vickers di Karajan o Serafin o il Vinay di Toscanini. Non perché Antonenko faccia brutte cose, tutt'altro: ma qui il contrasto con un'orchestra luminosa, brillante, coloratissima è talmente stridente che c'è davvero da restare allibiti per il fatto che Muti abbia optato per il solito tenore scuro come la pece. A meno di non voler considerare il tradizionalismo del maestro che ha limitato, spesso gravememente, molte sue scelte presenti e passate. Allora, che Otello avrebbe dovuto scegliere Muti?
Rileggiamo quello che scrive Maurel a proposito del ruolo di Otello (riporto da Le opere di Verdi, di Julian Budden, volume III):
“L’ideale della potenza vocale di cui il personaggio necessita è stato dato dal creatore del ruolo, Sig. Francesco Tamagno, con un’intensità stupefacente, ma ci sembra pericoloso permettere che in tutti i futuri interpreti di Otello si formi l’idea che questa straordinaria potenza vocale sia una condizione sine qua non per una buona interpretazione. Quesi tenori che hanno l’ambizione d’intepretare Otello non si lascino intimidire dai racconti, del resto reali, a proposito dello strumento unico che il creatore del ruolo possiede. Devono convincersi di questa importante osservazione: dopo dieci minuti un pubblico si è abituato a qualunque tonalità sonora per quanto potente essa possa essere, ciò che lo stupisce e lo conquista sempre è l’esattezza, l’energia e la varietà degli accenti.”
Da quanto sembra di capire, già allora una vocalità come quella di Tamagno appariva straordinaria, una rara avis, quasi proveniente da un’altra epoca.
Budden inoltre aggiunge: “ Al che occorre aggiungere che in tutto Verdi non vi è un altro primo tenore così ricco di sfumature [sic!!!] che un’esecuzione pesante tenderà sempre ad obliterare.
Ora, niente da fare: Antonenko è pesante, grossolano, dalla voce pesante come tutti i tenori che hanno affrontato Otello da un secolo a questa parte. Chi avrebbe potuto costituire una valida alternativa? Non ne ho idea. La domanda doveva porsela Muti. Anche se temo che affidare Otello ad un tenore contraltino avrebbe tolto visibilità al Maestro, e quindi una tale decisione era esclusa in partenza .
E poi Jago. Da non credere ! Possibile che non si riesca (con una simile orchestra!) a proporre una figura diversa da questo bieco, sghignazzante, malvagissimo personaggio da fumetto molto Gambadilegno-style? Bisogna essere davvero stupidi come tenori (Rodrigo e Otello) per non capire la reale natura di queston Iago! Orbene, sentire Guelfi ruggire in quel modo il "Ti guarda da quel Cassio" rende perfettamente l'idea di cosa Jago NON debba essere. Jago è un cattivo, ma dietro la mschera del nobile, dell'onest'uomo! Seduce, insinua, maligna con nonchalance, quasi con tono faceto e leggero...
Nel 1880 il pittore Domenico Morelli, cercando di individuare il vero volto di Jago da inviare all'amico Verdi scelse... un prete !!! L'idea divertì enormemente il compositore che in una lettera scrisse al pittore:
"Bene, benone, benissimo! Jago colla faccia da galantuomo! Hai colpito! Oh lo sapevo bene, ne era sicuro. Mi par di vederlo questo prete, cioè questo Jago colla faccia da uomo giusto!”.
Questo dovrebbe essere Iago: un malvagio con la faccia da galantuomo, con la maschera dell'uomo giusto!!!! Altro che bieco scaricatore di porto!!! Iago è fratello del Mefistofele di Boito, non a caso uscito dalla stess (sublime!) penna: "lo Spirito che nega Sempre, tutto; l'astro, il fior" e che se ne infischia di tutto!!
Muzio, con cui Maurel stava studiando la parte a Parigi, riferiva a Giulio Ricordi: “Nel secondo atto è scherzoso, umoristico, ironico materribile da Credo in poi, e dice d’avere bisogno che si vedano i movimenti del suo volto”.
Verdi stesso, nelle disposizioni sceniche, scrive a proposito di Iago:
“Fa il male per il male”
(Ars gratia artis! Un esteta del male!!! )
e ancora
“Il più grossolano errore, l’errore il più volgare nel quale possa incorrere un artista che s’attenta d’interpretare codesto personaggio è di rappresentarlo come una specie di uomo-démone! È di mettergli in faccia il ghigno mefistofelico, è di fargli fare gli occhiacci satanici”.
E ancora:
“Deve essere giovane e bello, Shakespeare gli dà 28 anni. Cinzio Giraldi, l’autore della novella dove Shakespeare trasse il suo capolavoro, dice di Jago: un alfiere di bellissima presenza, ma della più scellerata natura che mai fosse uomo del mondo. Dev’essere bello ed apparir gioviale e schietto e quasi bonario; è creduto onesto da tutti tranne che da sua moglie, che lo conosce bene. Se in lui non ci fosse un grande fascino di piacevolezza nella persona e d’apparente onestà, non potrebbe diventare nell’inganno così potente come è”.
Quindi un cattivo-dandy, molto francese (pensiamo al marsigliese Maurel!!!) che fa e vuole il male perché il lato "dark" della vita è esteticamente interessante ed affascinante. Me lo immagino con pantaloni di cuoi attillati, alto, slanciato, biondo, bellissimo, un angelo caduto, un vero Lucifero .
Bene, NULLA, ma proprio NULLA di tutto questo si avverte nel canto di Guelfi.
E Muti non ha fatto NULLA per rispettare le volontà di Verdi circa il personaggio di Iago.
E sì che almeno il personaggio di Iago poteva (doveva?) essere riabilitato!!!
E poi Muti si erge a nume tutelare del canto verdiano, e viene considerato il massimo interprete verdiano vivente .
Lo ripeto, la direzione è un assoluto miracolo. Per questo tutto il resto è tanto più irritante e insopportabile!
La Stoyanova è brava. Ma Desdemona è una parte in cui (forse) basta avere le note per portare a casa la parte (a me piace persino la Ricciarelli con Maazel ).
Insomma… c’è solo Muti, un Muti MIRACOLOSO, in questo Otello. Ma è poco. Davvero troppo poco.
Almeno così è come la vedo io.
DM
P.S.: Ultima annotazione: se non erro Muti adotta nel finale del III atto la versione "parigina" che conferisce maggior rilievo a Iago (infatti Iago attacca IMMEDIATAMENTE dopo che Desdemona ha pronunciato la sua frase ("l'angoscia in viso/e l'agonia nel cor").
E' la stessa versione adottata alla Scala:
La differenza parte da 2:30, con Iago che attacca subito
Invece la versione "tradizionale", che è ad esempio quella adottata da Kleiber, prevede che Desdemona prosegua OLTRE la frase "l'angoscia in viso/e l'agonia nel cor" fino a pronunciare le parole ("non può asciugar le amare / stille del mio dolor"), dopo di che parte un quartetto di solisti (Emilia, Cassio, Roderigo, Lodovico) con coro di dame e cavalieri (da 1:57). Solo DOPO parte il dialogo tra Iago ed Otello
Bene, perché allora - se adottare la versione "parigina"- non inserire anche i ballabili? Forse perché il balletto, per il Maestro Muti, non è una cosa seria?
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Esimio dotto Francesco, ma abbiamo ascoltato la stessa edizione discografica!?!
Mi mancano ancora gli ultimi due atti, poi provvederò a dire la mia. Certo che la nostra disparità di giudizio su Antonenko ma sopra tutto su Guelfi, più che divergente mi pare imbarazzante!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
VGobbi ha scritto:Esimio dotto Francesco, ma abbiamo ascoltato la stessa edizione discografica!?!
Mi mancano ancora gli ultimi due atti, poi provvederò a dire la mia. Certo che la nostra disparità di giudizio su Antonenko ma sopra tutto su Guelfi, più che divergente mi pare imbarazzante!
Vedi, Vit, Jago per me non è affatto quel "viscido" essere ritratto da Guelfi... Poi, ripeto, come Iago "tradizionale" non è poi malaccio, ma si inscrive sulla scia di un Gobbi seconda maniera (sarà per quello che a te Guelfi é piaciuto tanto? ). Ma IMHO si doveva (poteva?) osare di piú, cercando di recuperare le intenzioni di Verdi che, per l´appunto, non prevede un Iago "viscido"...
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
DottorMalatesta ha scritto:Bene, perché allora - se adottare la versione "parigina"- non inserire anche i ballabili? Forse perché il balletto, per il Maestro Muti, non è una cosa seria?
Concordo nel ritenere questo Otello mutiano piuttosto debole (anche la direzione non mi è parsa eccezionale, molto meglio in Scala ad esempio). Guelfi è effettivamente inaccettabile e mi stupisce che Muti abbia tollerato tutto ciò - di solito, pur nella tendenza a pasticciare coi cast, è molto più attento a tenere a freno certi eccessi.
La questione dei ballabili però è mal posta.
Muti adotta - lo ha sempre fatto - la versione rivista del finale III perché, ritiene, più funzionale allo scioglimento drammatico. Lo pensava anche Verdi. Io continuo a preferire la versione originale. Verdi però non fu mai soddisfatto del suo finale e fin da subito volle modificarlo (lo scrisse nell'89 a Ricordi): non lo fece sino a che non ne ebbe occasione. L'occasione fu con la produzione parigina. Ma mentre la revisione del finale III rispondeva a precise istanze estetiche, il balletto era altra storia. Scrive Verdi a Boito: "...il ballet dovrà servire solo per l'Opéra" e poi a Ricordi (che voleva stamparlo): "...in quanto al balletto o meglio divertissement, perché stamparlo? E' una concessione che gli autori fanno a torto all'Opéera; ma artisticamente parlando è una mostruosità![...] L'opera deve stare com'è, inutile stampare il balletto." Quindi Muti fa bene - nella sua ottica - a non eseguire quel balletto (bruttino) che aveva senso solo in quell'occasione (e con l'opera in francese). Altra cosa il finale III.
Grazie teo per l´esauriente spiegazione Direi che, alla luce di quanto scrive Verdi, allora il maestro Muti non è da biasimare per questa scelta!!! Ciao, DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
DottorMalatesta ha scritto:...allora il maestro Muti non è da biasimare per questa scelta!!!
Non è da biasimare, certo...anche se io continuo a preferire la versione originale del concertato del Finale III, che sarà anche un'interruzione dell'azione drammatica, ma musicalmente è superlativo. Certo tra un Muti che adotta la versione rivista e più concentrata, ma comunque d'autore (e di raro ascolto) ed un Karajan che opera dei suoi personalissimi tagli nel concertato (della sua seconda edizione) a giustificare la sua discutibilissima visione estetica, non ho dubbi a preferire Muti.
teo.emme ha scritto: Certo tra un Muti che adotta la versione rivista e più concentrata, ma comunque d'autore (e di raro ascolto) ed un Karajan che opera dei suoi personalissimi tagli nel concertato (della sua seconda edizione) a giustificare la sua discutibilissima visione estetica, non ho dubbi a preferire Muti.
Completamente d'accordo con te. Tra l'altro, quella è veramente una scelta di Karajan che non mi risulterebbe giustificata da nessuna pezza; e, alla resa sonora, non si apprezza nessun miglioramento della tensione drammatica o della resa teatrale. Mi sembra veramente brutta, e basta
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Finito di ascoltare questo splendido Otello, lasciatemelo dire. Era da parecchio, ma assai parecchio tempo che non sentivo una registrazione discografica, dove ne uscivo pienamente soddisfatto. Ci sono riuscito, grazie al suggerimento del Bagnolo di un'incisione che personalmente mai è poi mai avrei acquistato o per lo meno, proposto nella rubrica "opera del mese".
Questo Otello mi ha entusiasmato anzitutto per la direzione di Muti, lasciandomi letteralmente a bocca aperta, capace di esaltare quei particolari che dopo numerosi ascolti parevano così assimilati. Mi ha stupito per la bellezza del suono che ha saputo cavare dall'orchestra senza cadere nel facile edonismo sonoro (Solti docet). Mi ha colpito per la capacità di accompagnare, nel vero senso letterale della parola, i cantanti e mai sommergendoli (si tenga ad esempio preclaro la scena della tempesta del primo atto). Per fortuna non ha gareggiato da solo, ma sollecitato da un cast all'altezza.
Antonenko e' sicuramente il miglior Otello ascoltabile di questo periodo. Storico? Non lo so, francamente, ma si difende benissimo e non affoga in una partitura in cui molti tenori si sono strozzati, anche tra i più famosi. Inoltre mi pare assai riusciti per intensa introspezione psicologica i due monologhi e nel temibilissimo finale del secondo atto, a partire da "Ora e per sempre addio" dimostra di essere un guerriero tutt'altro pensionato come ce l'ha cantato ad esempio il celeberrimo Vickers (Karajan). Davvero, ripeto, un Otello notevole.
Stoyanova parte in sordina ma dal terzo ed ultimo atto cresce a dismisura, regalandoci nei momenti topici, intensa e commovente partecipazione.
Guelfi come Iago mi ha assai convinto, cantante per inciso più volte criticato per le sue performance. Non in questa incisione. Ne e' banco di prova i duetti con il Moro e la canzone del Sogno. Mi resta da ascoltare quello di Finley di cui tutti, almeno su questo forum, ne parlano in maniera eccellente.
Orchestra e coro a livelli eccezionali, comprimari meno bene, sopra tutto chi cantava nei panni di Lodovico.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
Proverò a dire qualcosa anche io di questo Otello che ho ascoltato ieri sera su vostro "consiglio". Premetto che l'Otello non è opera che mi entusiasma, e non ho mai capito perché. Ho ascoltato varie volte l'edizione di Kleiber 76 e ogni volta mi rimanevano in mente solo il primo e l'ultimo atto. La stessa impressione mi aveva dato l'unica volta che ho visto quest'opera dal vivo. L'ascolto di ieri sembrava confermare questo assunto, facendomi arrivare alla fine del secondo atto un po' sconsolato. Una volta ripreso l'ascolto col terzo atto, mi sono dovuto ricredere. Non mi ero mai accorto della bellezza del terzo atto, già a partire da quello splendido incipit. Insomma, da quel momento l'ascolto è decollato, forse anche grazie alla direzione di Muti. La direzione sembra proprio la punta di questa registrazione: limpida, appassionata, non annega mai in sé stessa (come avete fatto ben notare parlando della Tempesta). Muti ha tirato fuori il meglio di sé con un orchestra e un coro in stato di grazia. Quanto agli interpreti, si poteva forse osare di più, ma con Muti non si può certo sperare chissà cosa. Antonenko mi è sembrato un Otello dignitoso e nulla più. La dizione è buona, l'interpretazione e il canto mi sono sembrati corretti ma gli manca il quid che lo possa rendere veramente emozionante. Guelfi è il solito Jago esteriormente demone. Inseritosi in questo filone, rimane un buon Jago, cattivo e odiabile al punto giusto. Tuttavia, appoggio quello che Francesco ha riportato riguardo a come dovrebbe essere questo personaggio. Pensate di andare a vedere l'Otello di Shakespeare, e trovarvi uno Jago che in scena non fa altro che risate malefiche, che se ne sta tutto crucciato, magari un po' gobbo, come i cattivi dei cartoni animati. Insomma, quanto sarebbe credibile? Per me, meno che zero. Stesso discorso vale per Guelfi e per tutti gli Jago che finora ho ascoltato. Stoyanova: all'inizio mi sembrava totalmente altrove. E' migliorata andando avanti, arrivando a un quarto atto veramente delicato e ben eseguito. Mi sembra ben centrata nel ruolo e rimane una delle migliori Desdemone che io abbia ascoltato, soprattutto nel Salice e Ave Maria del IV atto. In effetti, spulciando su internet, ho notato come il suo repertorio sia abbastanza affine a quello della Pantaleoni, creatrice del ruolo. I comprimari mi hanno lasciato piuttosto indifferente. A questo punto riprenderò Kleiber e cercherò di fare una comparazione ragionata. Scusate se per caso ho ribadito cose ovvie.
Ciao Filippo! Grazie di aver condiviso con noi le tue opinioni e per le considerazioni tutt´altro che ovvie! Sono d´accordissimo sui tuoi commenti relativi al personaggio di Iago. Quando ad Antonenko... che dire? E´ il "solito" Otello, e probabilmente -ora come ora- come "solito Otello" uno dei migliori sulla piazza. Poi, si sa, Tamagno era vocalmente e stilisticamente davvero una cosa diversa. Ma, come mi ha scritto ieri sera l´amico Vittorio... "chi se ne fotte di Tamagno"
Ciao e grazie! DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto