Ho pensato la stessa cosa. Un'edizione completamente insensata.
Fra l'altro, sarebbe interessante spendere due parole sul "fenomeno Bocelli", se non altro per fare un po' di chiarezza.
Secondo alcuni, Bocelli rappresenta un sintomo del moderno decadimento del mondo dell'opera, prova dello strapotere delle major, delle multinazionali e delle sinarchie occulte che reggerebbero il mondo dell'opera (e non solo) plagiando il pubblico, ahimè incompetente ed inabile al suo ruolo. Spesso ho sentito geremiadi sulla disparità di trattamento fra un Bocelli che "canta opere in teatro e incide dischi" ed altre voci più meritevoli ma costrette alla gavetta e all'anonimato.
Ora, i numeri non danno ragione a questo allarmismo, strumentale e tendenzioso in modo persino lampante: Bocelli canta POCHISSIME opere in teatro (credo che nella sua carriera artistica abbia calcato le tavole del palcoscenico in non più di dieci / dodici produzioni operistiche) e la sua discografia conta molti più dischi pop che lirici.
Non serve nemmeno sottolineare, poi, che i melomani sono quasi opliticamente schierati "contro" Bocelli, non ritenendolo semplicemente un cantante d'opera. E difficilmente si potrebbe argomentare il contrario. Insomma, i rischi che alcuni paventano ("la gente crede che Bocelli sia un cantante lirico. Vergogna! Che ignoranza") sono più immaginari che reali. Non importa che la casalinga di Voghera creda che Bocelli sia un tenore d'opera. La casalinga di Voghera non ascolta l'opera, quindi può pensare quel che vuole. L'importante è che la differenza la sappiano cogliere coloro che condividono veramente la passione per l'opera.
Eppure, in queste lamentazioni "un po' di vero c'è". Può essere spiegabile, mettendo di mezzo il marketing e le necessità di fare cassetta, che un teatro come in Carlo Felice monti una produzione di
Roméo et Juliette attorno a Bocelli: la dirigenza sa già che riempirà il teatro. Del pari spiegabile è la scelta del cantante di accettare una sfida di questo tipo, anche se per ragioni diverse: Bocelli si sente un tenore d'opera e quando gli propongono una scrittura corre (impegni pop microfonati permettendo). Davvero inspiegabile però è la scelta di una casa come la Decca di pubblicare un prodotto del genere, che verrà sbeffeggiato dai melomani e accolto con un disinteressato "toh! Bocelli ha fatto un nuovo disco!" da chi non ascolta l'opera.
Sembra quasi che la Decca sia caduta nell'inganno che, secondo alcuni, le major stesse tenderebbero agli incompetenti e grulli appassionati che si bevono ogni cosa perché-il-nostro-cervello-è-spappolato-dalla-pubblicità-marketing-anni-di-sottocultura-spazzatura-televisiva-non-c'è-più-cultura-un-tempo-c'erano-le-Kessler-ora-le-veline eccetera eccetera.
Insomma, sta' a vedere che, a forza di voler convincere la gente che Bocelli sia un tenore, alla fine hanno finito col crederci anche loro!
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...