reysfilip ha scritto:Negli ultimi giorni, in preda a una voglia spasmodica di Olandese Volante, mi sono visto il video di quello di Kupfer a Bayreuth e quello di Kusej a Amsterdam, seguendo in pratica i "consigli" di questo topic. Gli esiti di queste due produzioni non potrebbero essere più differenti: una lettura storica e magistrale la prima
Ti dirò... anch'io ne ero (e ne sono) entusiasta (fermo restando che Saliminen ha sempre "cantato" come l'orco di Pollicino). Ma va dato a Cesare quello che è di Cesare... Recentemente ho visto (penso di essere l'unico sul pianeta ) il film di Joachim Herz (1964), che riprende alcune idee di un suo precedente spettacolo (Berlino, 1962). Bene, l'idea di presentare la vicenda come - semplifico - una proiezione della mente malata di Senta si deve ad Herz. Kupfer (allievo di Felsenstein, e sicuramente a conoscenza del film di Herz) la riprese successivamente, ma - al di là della resa tecnica - l'idea non è del tutto sua.
Una bella disamina del film (e della regia di Kupfer) si trova nello splendido "Wagner and the art of the theatre" di Patrick Carnegy, libro indispensabile per lo studioso della storia del teatro d'opera e per ogni wagneriano... consapevole
Quanto alla regia di Kusej, sono d'accordo (ancorché un po' più... "possibilista"). Se si vuole una regia impostata come critica sociale, allora preferisco lo spettacolo di Gloger a Bayreuth (recentissimamente uscito in DVD).
La regia propone non solo una critica del capitalismo e dei suoi dis-valori, quanto piuttosto una riflessione sul continuo errare dell'uomo moderno (nel senso del suo continuo vagare senza meta, wandern, ma anche del suo continuo sbagliare).
Considero le altre produzioni dell' Olandese che conosco per averle viste dal vivo o in DVD (Kokkos, Kaslik, Backman (DVD da Savonlinna), Homoki e Guy Cassiers (Monnaie)) qualitativamente variabili dal discreto al pessimo
DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
DottorMalatesta ha scritto:Considero le altre produzioni dell' Olandese che conosco per averle viste dal vivo o in DVD (Kokkos, Kaslik, Backman (DVD da Savonlinna), Homoki e Guy Cassiers (Monnaie)) qualitativamente variabili dal discreto al pessimo
DottorMalatesta ha scritto:Considero le altre produzioni dell' Olandese che conosco per averle viste dal vivo o in DVD (Kokkos, Kaslik, Backman (DVD da Savonlinna), Homoki e Guy Cassiers (Monnaie)) qualitativamente variabili dal discreto al pessimo
Posso chiedere dove hai visto quello di Cassiers?
In TV, su Arte, qualche anno fa. L'avevo anche videoregistrato. Se ti interessa te ne posso fare una copia, e te la do la prossima volta che ci si vede. Ma lo spettacolo è brutto. Ma brutto brutto!!!
DM
P.S.: ti ho cancellato, non volendolo (scusami !!!), parte del messsaggio in cui - più o meno - dicevi che non ce l'avevi con l'idea di Kusej, ma con la sua realizzazione. Condivido.
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vittoriomascherpa ha scritto:A me, vedendola in teatro, è risultato impossibile capire quale fosse il valore aggiunto dell'inscenare la vicenda nel magazzino spedizioni d'una fabbrica di ventilatori invece che in una filanda: non credo che le condizioni di lavoro in questa fossero meno "alienanti" che in una fabbrica d'oggi. Semmai proprio il contrario...
Ma forse Gogler ha fatto tesoro dell'osservazione che il pubblico a teatro è cambiato, la sua preparazione culturale soprattutto, e che quindi gli spettatori del 2014 non sanno piú enucleare il succo d'una vicenda se non vedendola pedestremente attualizzata ad usum Delphini.
Ciao Vittorio, innanzitutto un caloroso e cordialissimo bentornato!!! Purtroppo non ho il tempo di risponderti in maniera approfondita, né – ahimè - di descrivere in maggior dettaglio la regia di Gloger (comunque già disponibile in DVD). La regia di Gloger è costruita attorno alla critica dei dis-valori del capitalismo e di come esso condanni l´uomo a vagare in un viaggio eterno e senza senso. Vecchiume intellettuale, si dirà. OK. Però la scena della “filanda” era finora sempre stata raffigurata sottolineandone gli aspetti di superficialità, di vacuità, quasi fosse un divertissement Biedermeier (presente la Beauty Farm dello spettacolo con la regia di Kusej?). La scelta era non solo lecita, ma assolutamente pertinente alla drammaturgia dell´opera, basata sul continuo contrasto tra ciò che è convenzione (la vocalità di Daland, il coretto delle filatrici, la cavatina di Erik) e ciò che tale convenzione invece scardina (la ballata di Senta, il monologo dell´Olandese). Qui invece Gloger legge l´opera in chiave politica, presentando la scena della “filatura” come un´attività alienante (nel senso marxiano del termine), l´espressione di un Sehnen , di una tensione insoddisfatta che accomuna Daland e Olandese. L´accumulo di ricchezze che non porta mai a sazietà (niemals der Tod!!), la ricerca continua e continuamente insoddisfatta di valore e senso nel possesso materiale. Con Gloger per la prima volta (non ho naturalmente visto tutte le regie di quest´opera, ma una decina sicuramente sí), l´Olandese diventa un alter Ego di Daland. Non condivido il giudizio sull´impostazione gattopardiana della regia di Gloger. Ci sono degli aspetti innovativi in questa regia, più o meno pertinenti alla vicenda e alla drammaturgia, ma che meritano una riflessione. Pensa alla figura di Senta: era dai tempi di Herz/Kupfer che si continuava a vedere la solita Senta psicotica, fragile e delirante. Con Gloger Senta diventa una donna forte, una novella Brunhilde, un´anarchica decisa e combattiva che forse sarebbe piaciuta allo stesso Wagner. Un´adolescente che vuole diventare padrona della propria vita, trovare il senso di un´esistenza che di certo tra le scatole di cartone dell´industria del padre non troverà mai. Senta sa bene che tra i rifiuti e gli scarti del consumistico vivere d´oggi c´è più verità, più autenticità, più vita. Con quegli scarti Senta si costruisce il fantoccio dell´Olandese, e appena vi applica dello scotch-carta al posto degli occhi, ecco che l´Olandese-viaggiatore le compare davanti. Senta è Eva, la donna che crea, la donna madre. L´Olandese è il Golem, è Frankenstein: il mostro che pure si dimostra più umano degli umani nella sua sensibilitá esacerbata. Durante il monologo del primo atto, l´Olandese aveva fatto il gesto di tagliarsi le vene del braccio, ma dalla ferita non era uscito sangue: la sua vita era una non-vita (uno zombie, esattamente come Daland e i suoi uomini, e come il Seemann). Ha talmente vagato dietro alle illusioni della vita da aver dimenticato cosa sia la vita. La vita che è amore. È solo al contatto con Senta che l´Olandese sanguina. Senta, la creatrice, la donna-madre gli infonde vita attraverso l´amore. Una vita che non potrà trovare appagamento in mezzo alla non-vita della società capitalista di Daland. I due dovranno pertanto cercare una via di fuga. Le ali impregnate di catrame che Senta indossa ricordano in maniera inequivocabile le immagini degli uccelli negli oceani invasi dalle chiazze di petrolio (non è un caso che il mare su cui all´inizio navigano nella sua barchetta Daland e lo Seemann sia scuro e oleoso come il petrolio: in questa versione contemporanea de "la Nave dei Folli" di Bosch tutti noi ci riconosciamo). Senta cerca delle nuove ali per volare via. E quelle ali le trova nell´amore. L´amore che le permette una via di fuga. Una via di fuga che questa adolescente-emo non può che trovare nella morte. Una morte che, paradossalmente (e wagnerianamente) è redenzione.
...
e qui la ballata di Senta
DM
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Ciao Attilio, un caloroso e cordialissimo BENVENUTO ad Operadisc!!! A me piace molto molto molto la Varnay nell'edizione diretta da Knappertsbusch con Windgassen e Uhde (un capolvaloro assoluto: hai anche tu questa edizione?). La Rysanek un po' di meno, ma siamo comunque tra fuoriclasse. Personalmente l'Olandese da portare sull'isola deserta è il live da Bayreuth diretto da Sawallisch con la Silja (che trovo davvero una splendida edizione). Ciao e ancora benvenuto!!! Francesco
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
In merito all'edizione di riferimento, io non riesco a farne a meno in cui sia presente l'Olandese di Hermann Uhde, artista di razza e dalla personalità debordante, oltre che dotato di voce più unica che rara. Immenso!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
io ho appena finito di vedere quello rappresentato nel 2013 a Bayreuth con Samuel Youn, Ricarda Merbeth e Franz-Josef Selig. ritorno al mio primo amore Wagner opera bellissima, musica stupenda che racconta dell'Amore che è protagonista di una redenzione/liberazione che salva l'uomo perso nell'oceano della vita... mi ha intrigato la scelta di ambientarlo in epoca moderna con una specie di accusa a tutti i "problemi" dell'uomo contemporaneo: i marinai diventano uomini di affari che rincorrono il successo e gli affari, la fabbrica di ventilatori per richiamare il conformismo e il capitalismo e infine la scelta delle ali che rappresentano la libertà ma che sono sporcate dal catrame che ne impedisce il volo come se fossero gabbiani intrappolati dal petrolio disperso in mare. interessante punto di vista e non mi sono affatto dispiaciuti gli interpreti forse una visione molto cupa, buia ma molto interessante!
Dilegua, o notte!… Tramontate, stelle!… All’alba vincerò!…
Ciao Valentina, sono contento che questo Olandese ti sia piaciuto. È piaciuto anche a me (l´ho visto dal vivo l´anno scorso, vedi qualche post qui sopra…).
DM
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DottorMalatesta ha scritto:Ciao Valentina, sono contento che questo Olandese ti sia piaciuto. È piaciuto anche a me (l´ho visto dal vivo l´anno scorso, vedi qualche post qui sopra…).
DM
Ho letto che lo hai visto dal vivo!!! Un'invidia!!! (In senso buono)
Dilegua, o notte!… Tramontate, stelle!… All’alba vincerò!…
Ecco un altro live che mi ha destato enorme favore. Spettacolo dal Met con un'orchestra pressoché disastrata, nonostante Fritz Reiner.
Cast che presentava nei panni del protagonista Hotter. Bass-baritono tra i più grandi che il dopoguerra abbia mai prodotto (ma non è il mio preferito, lo posso dirlo? ) e dove la simbiosi con il personaggio la trovo così aderente ed ideale da temere pochissimi rivali. Insomma, il cantante tedesco come Olandese e' impressionante per statura vocale, per scolpitura delle parole e per la cavata regale nei passaggi di maggior lirismo. Varnay come Senta e' un'altra cantante, specie nei suoi primi anni di carriera, ha usato questo personaggio come uno dei suoi principali cavalli di battaglia e si sente, anche se bisogna ammetterlo, nella famosa ballata del secondo atto, non si capisce la scelta dei tempi così lenti, optato dal direttore, che snaturano un po' la ballata e minano la sicurezza vocale del soprano tedesco. Quanto a Svanholm, questo è uno dei cantanti che non finisce mai di stupirmi. Tenendo conto di un ruolo così convenzionalissimo come quello di Erik, colpisce comunque la classe del tenore svedese nel rendere il personaggio partecipe ed interessante. Duetta da par suo con la Varnay, agevolato anche da una dizione esemplare, rende bella pure la romanza del terzo atto. Infine, per ultimo, ma non meno importante, il basso Sven Nilsson, il quale ci tratteggia un sontuosissimo Daland. Sicuramente la sorpresa del cast, visto che non conoscevo assolutamente questo cantante. Si tenga presente che in questa recita ha ben 55 anni e la sua voce sembra proprio non risentirne.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!