A me piace tanto. Insieme a Lucio Silla la ritengo una delle opere più godibili di Mozart, per nulla inferiore come valore assoluto alla triade delle celeberrime e loro coeve. Che ne pensate?
Esistono almeno due edizioni discografiche, entrambe valide e talora ben più. In video si contano almeno due versioni in dvd.
Chi sa qualcosa di Guglielmo D'Ettore, che fu il primo Mitridate nelle recite scaligere del 1770?
Non la conosco molto.
Io ho l'edizione Decca, se non ricordo male diretta da Rousset con la Dessay, la Bartoli e Asawa, ma l'ho ascoltata un bel po' di tempo fa e non ne ho un ricordo particolare se non qualche flash
wow è un'opera che ho sempre adorato
il duetto Sifare-Aspasia è uno dei più bei pezzi d'opera mai scritti, ma tutte le arie sono sublimi
l'ho vista la prima volta in forma concertante a Venezia con Blake, Cuberli, Yvonne Kenny, purtroppo la parte di Farnace non fu eseguita perche la Manca di Nissa ere indisposta
mi rifeci a Torino dove fu allestita nel bellissimo spettacolo di Vick, in stile Kabuki (c'è anche il video), Bernadette cantò regolarmente e c'era una fantastica giovane Frittoli come Sifare
sapete che quest'anno a Bruxelles ci sarà un nuovo allestimento con la regia di Carsen a cui avrei in programma di assistere
Cari amici, Ho visto di recente l'edizione salisburghese del Mitridate, nata nel 2005 e poi approdata al super-festival mozartiano del 2006. Le impressioni sono positivissime sul piano musicale, molto meno su quello scenico. L'ostinazione con cui a Salisburgo si rifiutano di considerare le evoluzioni (anglosassoni) della regia musicale moderna, la cocciutaggine con cui difendono i loro grandi vecchi del RegieTheater - in questo caso Kraemer - forzano la tenerezza. Kraemer per altro fa doppiamente tenerezza, perché a un impianto tradizionalissimamente tedesco (il solito gioco di potere, le solite scene spoglie e aride, le solite scritte simil-graffiti sui muri, le solite grate carcerarie, lle solite luci al neon, i soliti arabi che pregano Allah mentre sanguinose macchinazioni belliche vengono ordite sulla loro testa) si aggiunge il disperato sforzo di animare - come appunto fanno gli anglosassoni - ogni battuta della musica, in modo che le lunghe e inattive arie non siano di peso al pubblico. Quest'ultimo sforzo è teoricamente lodevole, in quanto aderisce alla maggiore novità visiva dell'opera seria, salvo il fatto... che occorre essere in grado di farlo bene ...e Kraemer non lo è. Quindi le sue arie solistiche, invece di essere vivacizzate dall'immagine, risultano ancora più noiose e irritanti, tanto maldestro è il continuo saltellare di tutti i personaggi intorno al solista (che saltella a sua volta) con gesti banali e sconclusionati... Tanto per fare un esempio, per sottolineare la rivalità tra i fratelli Sifare e Farnace, ogni volta che canta l'uno... l'altro fa versacci, gestacci, segni di provocazione, tentativi di saltargli addosso prontamente sventati dagli altri personaggi e altre scempiaggini simili... Tutto si slenta, si riduce a una caricatura, si rammollisce, con esiti particolarmente catastrofici al terzo atto, già debolissimo di suo.
Se volete un esempio di questo orrore, ecco l'aria (peraltro divinamente cantata dalla Persson) di Sifare. Dopo 5 minuti così, viene un sonno simile a quello che provavamo negli anni '80 con le regie di Pizzi, in cui il solista era fisso al centro del palcoscenico.
La parte musicale invece è grandiosa, talmente grandiosa da meritare da sola (ovviamente imho) l'acquisto del DVD. Minkovski è un direttore mozartiano semplicemente gigantesco. Con i suoi Musiciens du Louvre elettrizza la partitura (sublime quanto a splendore melodico ma piuttosto omogenea e monocromatica) con sventole di colori, vortice di ritmi, esaltazione di timbri e tensioni emotive spasmodiche persino nei recitativi. Con lui tutto si fa mosso, avvincente, eccitato... e ci compensa più che adeguatamente della regia caricaturale. Infine Minkowksi sa valorizzare i cantanti come nessuno, sostenendoli, sollevandoli, respirando con loro. Cantanti che, in molti casi, sono pure strepitosi! Questo è globalmente il più sensato ed emozioante cast di Mitridate che si possa sentire (con l'eccezione delle Aspasia di Netta Or, non pessima vocalmente, ma priva di carisma, autorità, fascino).
In cima alla lista un Sifare di sogno, Miah Persson, che fa piazza pulita di tutte le Gruberova, le Cuberli e le Bartoli: un vero incanto di ardore, poesia, musicalità. Mi ero già innamorato di questa cantante nel 2004, quando la sentii in Sophie sempre a Salisburgo, e tuttavia lo scarso impatto della sua Fiordaligi di due anni fa mi aveva fatto credere che come mozartiana non fosse inappuntabile. Sbagliavo: in Sifare la Persson è vocalmente, teatralmente e tecnicamente favolosa. Quasi allo stesso livello della Persson (e quindi molto, molto in alto) il fratello Farnace, affidato a un contraltista di genio come Bejun Mehta, che - seppure a sua volta costretto scenicamente alle peggio cose - esibisce un timbro tra i più vellutati e seducenti, un virtuosismo scatenato (tranne i trilli) e soprattutto una tecnica del chiaroscuro che gli permette di scavare fra le ombre e le emozioni del suo personaggio in modo inaudito. Su Youtube si trova, a titolo di esempio, un "Già dagli occhi" fortemente probante, tutto a fior di labbra, dove i suoni eterei e come sfuggenti del controtenore formano un bel contrato con l'accompagnamento ugualmente lieve ma teso e implacabile di Minkovski.
Meravigliosa come sempre Inge Bohlin, oltre che bellissima e incredibilmente espressiva, anche se come Ismene appare un po' sottosfruttata.
Resta il caso di Richard Croft, questo fantastico, bravissimo anti-tenore americano dall'emissione ispirata agli inglesi, dallo straordinario talento, dal vocalismo strano, sorprendente e coloratissimo, che negli ultimi anni si è ricavato uno spazio internazionale proprio nei grandi ruoli seri di Mozart (per i quali effettivamente non avrebbe tutte le note) e che Bagnoli, giustamente, difende al punto da ipotizzarlo - e non sarebbe una brutta idea - quale Florestan finalmente rivelato.
Va premesso che Mitridate è ruolo assai diverso da Silla, Idomeneo e Tito. Assai meno virtuoso dal punto di vista delle agilità, il suo impatto strettamente vocale è però molto più forte. La peculiarità della scrittura è lo spettacolare sbalzo intervallare (come in certi ruoli Nozzari): non è l'agilità a stupire, quanto le funamboliche capriole dal fondo del pentagramma (addirittura dei do gravi) ai si e do sopracuti, con propulsioni di quasi due ottave. In sostanza, riuscire bene in Idomeneo non significa necessariamente di poter fare altrettanto bene in Mitridate... Nè viceversa (un ottimo Mitridate non è detto che possa cavarsela con le agilità di "Fuor del Mar" o di "Se all'impero"). Per esempio Croft (Idomeneo per eccellenza di oggi) pena un po' con gli intervalli folli di "Se di lauri" e rischia il naufragio nei do a mitraglia di "Vado incontro"; e tuttavia la sua autorevolezza sfiorita, la nobilità delle sue espressioni, la musicalità e la disumana efficacia della sua eloquenza lo rendono ugualmente uno dei più convincenti Mitridate che sia dato sentire, inferiore solo (almeno fra quelli che ho sentito) a Bruce Ford.
Concluderei proprio con una bella carrellata di "Se di Lauri"
Parto con Wimbergh, che affascina non solo per la sua solita trasognata regalità, ma anche per alcuni superbi e inattesi la naturali in pianissimo!
Ed ecco Blake, molto sacrificato dalla scrittura (lui che come Tito fu eccezionale), rantolante nei gravi, ma che non soltanto è l'unico a tenere in un solo fiato l'incredibile vocalizzo finale (con la caduta dal do sopracuto al re grave... anche se il re è poco più che un ruttino ), ma alza anche di un'ottava - con bell'effetto - il "rossor" trillato finale.
E ora il più incredibile Mitridate (per me) che si sia mai sentito: Bruce Ford, che si mangia le difficoltà con una qualità di suono e di emozione davvero stupefacenti.
E infine il bravissimo Croft, proprio nell'allestimento di Salisburgo... un bravura che deve fondarsi, in mancanza di note, sulla musicalità, la consapevolezza tecnica e lo splendore espressivo. E poi con una direzione che sbaraglia tutte le altre.