Più scopro Britten e più mi tocca ammettere la sua genialità. Bastano i 20 minuti che hai postato per decretarlo: dal pezzo introduttivo, così sfacciatamente barocco, alla scena del lago, ai continui vocalizzi del tenore sull'invocazione a Miles. E poi la potenza dei suoi libretti è meravigliosamente spiazzante, e scusate se sono finito in adorazione. La Delunsch qui è veramente meritevole. La regia pare interessante. Me la guarderò poi tutta con più calma (ora mi sto dedicando a una Clemenza di Tito dimenticabile )
E' il bellissimo allestimento di Luc Bondy al festival di Aix del 2011: lì la Delunsch è... be', il termine straordinaria non arriva nemmeno lontanamente a indicare la sua totale compenetrazione, vocale, psicologica e attoriale con il personaggio. Paradigmatica? Sino ad ora, sì. E basterebbe quest'interpretazione per classificarla come interprete storica. Insuperabile? Questo mai: il bello del teatro d'opera è proprio questo, che le certezze che credevamo consolidate sono pronte a essere superate.
Chi non l'avesse mai visto, lo deve vedere assolutamente!
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Paradigmatica? Sino ad ora, sì. E basterebbe quest'interpretazione per classificarla come interprete storica. Insuperabile? Questo mai: il bello del teatro d'opera è proprio questo, che le certezze che credevamo consolidate sono pronte a essere superate.
Uno spettacolo coinvolgente ed inquietante con una Delunsch semplicemente immaginifica. Mamma mia, mi ha sconvolto del tutto questo bellissimo giro di vite! Davvero, come dice Maugham, tale ribaltamento di prospettive ci ha proprio letteralmente spiazzato!
Un genio Bondy, non c'è che dire.
Domanda ... voi Peter Quint come lo avete immaginato? Come un semplice fantasma? O che altro?
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
VGobbi ha scritto:Domanda ... voi Peter Quint come lo avete immaginato? Come un semplice fantasma? O che altro?
Perché, Vit, tu non credi ai fantasmi?
Scherzi a parte, bella domanda! E' ovvio che la vicenda non ha nulla di realistico. Ma già il racconto di Henry James si muoveva in una direzione che non ha già più nulla di realistico. La vicenda non è vissuta fuori dai personaggi, ma al loro interno, nel loro "incoscio". Prendi ad esempio, la figura misteriosa dello zio-tutore che affida i bimbi all'istitutrice imponendole di non contattarlo per nessun motivo (beh, questo magari oggi sarebbe verosimile , ma di certo non lo era nell'Inghilterra vittoriana! ), o le circostanze misteriose della morte di Miss Jessel e di Peter Quint... Peter Quint è quindi la proiezione dell'inconscio (di Miles o, nella regia di Bondy, dell'istitutrice ), di quegli aspetti più torbidi e malati della psiche umana che la morale vittoriana aveva rinchiuso sottoterra, ma che, prepotentemente, riemergono con una forza tale da scardinare alla base la morale, l'etica, la legislazione della società dell'epoca. Una rivoluzione di proporzioni mai viste prima, che tra Ottocento e Novecento, coinvolge (e stravolge) principalmente la figura della donna e del bambino.
Incredibile considerare che stravolgimento abbia subito la figura femminile nel corso dell'Ottocento. Fino al 1835 la rappresentazione della donna era confinata ad uno stereotipo che la voleva essere angelico, virginale, purissimo, e sottomesso ai voleri dell'uomo . Nel 1835 un terremoto: Lucia di Lammermoor! Per la primaa volta l'opera (antenna in grado di captare alcuni sostanziali cambiamenti già in atto nella società, ma che sarebbero esplosi nella loro forza solo molti anni dopo) mostra in scena una donna inquieta, lacerata da angosce ed ansie inesprimibili, preda dei fantasmi dell’inconscio. Una donna in grado di ribellarsi alla figura maschile, assassinando il marito la prima notte di nozze . Confrontando la scena della pazzia nella Lucia di Lammermoor con quella della coeva Elvira ne I Puritani si comprende immediatamente che nell’opera lirica (specchio della società) nulla sarà più come prima. Certo, la cosa è chiara se in Lucia si ascolta la Dessay ... lo è molto meno se si ascolta la Sutherland E' incredibile pensare che Lucia sia stata rappresentata nel 1835, quando Jean-Martin Charchot (che fu il primo a studiare e a descrivere il fenomeno dell'isteria femminile) aveva appena a 10 anni ! Eppure, è possibile notare una corrispondenza strettissima tra la vicenda di Lucia (soprattutto la scena della follia) e i quattro stadi dell'isteria descritti da Charcot decenni dopo . Un'analisi di questo tipo si trova nell'interessantissimo saggio: The origins of Lucia di Lammermoor’s cadenza di R.M. Pugliese pubblicato in Cambridge Opera Journal, 2004; 16, 1, 23–42. Lucia è quindi la "madre" (almeno dal punto di vista "archetipico") di una lunga serie di donne lacerate dall'inconscio, dalle pulsioni, dall'istinto che compariranno nell'opera negli anni a venire: Carmen, opera che contrappone lo stereotipo di donna angelica (Michaela) a quello di donna demone (Carmen); le donne pucciniane, affette da nevrosi o chare psicosi; Elektra, Turandot, Salome, l'Istitutrice del Turn of the screw, e via così.
Ancora più soprendente (sebbene meno evidente) lo stravolgimento subito dalla figura del bambino tra Ottocento e Novecento. La cosa è evidente se si considera quanto avviene nella letteratura. Ancora nel Settecento, Rousseau aveva teorizzato l’idea secondo cui tutto è bene ciò che nasce dalla natura, mentre tutto si degrada e si contamina nelle mani nell'uomo, da cui la necessità di un'educazione (e di una pedagogia) in cui il bambino possa essere lasciato libero di esprimere il bene che è insito nella sua natura "incontaminata" dalla "cultura". Il bambino è un angelo. E in effetti, l’Ottocento è pieno di libri (spesso libracci ) in cui il bambino è dipinto come una figura angelica, priva di pulsioni, privo di istinti (basta ricordare opere come “Piccoli uomini”, “Piccole donne”, o “Cuore” di De Amicis). Bene, le cose cambiano (eccome!), con The turn of the screw (opera degli anni ’90 dell’Ottocento), in cui i fantasmi diventano la proiezione dell’inconscio torbido e inconfessabile dei bambini Miles e Flora. Di lì a qualche anno, un signore di nome Freud dirà che il bambino non è un "angioletto asessuato", ma un piccolo mostro , il cui comportamento è spinto dall’istinto, dal desiderio di procurarsi piacere (si veda il concetto di autoerotismo applicato alla suzione del capezzolo e alla masturbazione ), e desideroso di uccidere la rivale figura paterna per unirsi alla madre (il complesso di Edipo) . E poi si arriverà al libro che stravolgerà completamente la teoria rousseaiana del "buon bambino": "Il signore delle mosche" di Golding, per cui il bambino produce male come le api producono il miele. Mica male, come evoluzione! In quel capolavoro assoluto che è “The turn of the screw” Britten, omosessuale costretto a celare la sua natura nell’ipocrita società inglese della sua epoca, ha dato voce all’inconfessabile inconscio di Miles affidando il ruolo di Peter Quint nientemento che al tenore Pears (!), anch'egli omosessuale e compagno di vita del compositore E' poi intressantissimo analizzare la filastrocca "Malo", che torna come idea fissa in Miles. Bene, questa filastrocca non compare nella novella di Jones, ma è un'invenzione di Britten.
Ascoltatela da 2:40 in poi
Malo, Malo, Malo I would rather be Malo, Malo in an apple tree, Malo, Malo, Malo than a naughty boy Malo, Malo in adversity.
La filastrocca è un gioco di parole, e un modo per memorizzare con facilità i diversi signifcati della radice latina "mal-": malus (cattivo, malevolo, aggettivo); malus (albero del melo, sostantivo), malo (preferire, verbo). Quindi la filastrocca significa: preferirei essere sopra un albero di mele che essere un bimbo cattivo nei guai.
Bene... non bisogna scomodare Freud per interpretare la filastrocca come una forte contrapposizione tra "es" e "super-ego". Il bambino esprime un desiderio (inconscio) tramite la filastrocca (ma anche le favole dei Grimm esprimono alcune dinamiche fondamentali dell'inconscio, come discusso nel bel libro "Il mondo incantato" di Bruno Bettelheim): l'albero di mele richiama l'albero della conoscenza del bene e del male (malus = albero di mele, malum = il male) da cui si cibarono Adamo ed Eva (il peccato originale, il sesso?) (l'es). Ma Miles, schiacciato dal super-ego frutto dell'educazione ricevuta e della società vittoriana nella quale vive, riconosce la pulsione inconscia (la pulsione sessuale?) come "sconveniente", "malvagia", e potenzialmente si riconosce "bambino disobbidiente/cattivo nei guai". Del resto, cosa aveva risposto Miles alla domanda (Miles! What are you doing here?) dell'istitutrice alla fine del primo atto (proprio dopo la scena dell'incontro con i fantasmi)? "You see? I am bad, I am bad. Aren't I? I am bad, I am bad, aren't I?"
Ciao! DM
P.S.: scusate la "lenzuolata" psicanalitica
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
Capperi Francesco, che risposta! Lenzuolata si, ma letta con piacere grazie ad una scrittura di semplicità e chiarezza espositiva disarmante ... una sorta di Toscanini della scrittura o semplicemente il divino Maugham in nuce.
Ti ringrazio infinitamente, anche perché mi ha permesso di aprire nuovi e molteplici aspetti da esplorare in cui è connaturato il capolavoro di Britten. Ho letto ed imparato tantissime cose nuove, ad esempio non sapevo della Lucia di Lammermoor come nuova disamina della protagonista femminile, visto che era sempre affidata come figura angelicata, stesso discorso poi verrà applicato ai personaggi fanciulleschi, ma che in Britten trovano una nuova dimensione. Però bisogna sottolineare che Miles, almeno nella messinscena curata da Bondy, il bambino non è una figura asessuata od angelicata, più che altro per colpa dell'istitutrice pedofila.
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
Dal punto di vista clinico non mi sembra che Elettra possa essere definita “isterica” (termine peraltro abbandonato da molto tempo in medicina): nulla che possa far pensare ad una psicosi, nessun delirio, nessuna allucinazione, nessun sintomo corporeo da “conversione”. Sul fatto che la ragazza fosse disturba non ci piove, ma clinicamente la inquadrerei più in un disturbo di personalità che non in una chiara psicosi. E comunque è indubbio che in Idomeneo la figura di Elettra si stagli come una fulgida nota di colore rosso sangue in un´opera che ha la levigatezza di un marmo di Canova. Scusa la pedante precisazione (peraltro fatta da un neurologo! ). E grazie del tuo bellissimo contributo! DM
Un solo punto di vista è la vista di un solo punto
DottorMalatesta ha scritto:Sul fatto che la ragazza fosse disturba non ci piove, ma clinicamente la inquadrerei più in un disturbo di personalità che non in una chiara psicosi.
Un disturbo borderline, per esempio? Però le borderline - uso il plurale femminile perché credo siano per lo più donne, ma qui mi rimetto a quelli più esperti di me, io faccio altro - spesso sono ai limiti della psicosi...
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!" (Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)