Voci delle Baccanti
Inviato: mar 21 set 2010, 9:18
Vi propongo un gioco.
Le Baccanti per me resta la tragedia più mostruosa, più ingiusta, più iniqua e raggelante (e forse proprio per questo più moderna) di Euripide.
Vi sono descritte tutte le inquietudini del 900: il rapporto fra stato e religione; l'impegno di fondare (come Wotan) lo stato su un principio di giustizia legato alla ragione e al materialismo (oggi diremmo "laicismo"), difeso dal giovane e solare re di Tebe ma destinato al fallimento; la religione come veicolo di irrazionalità, fanatismo, violenza; la condanna finale "kafiana" a cui non corrisponde affatto una colpa (Agave punita da Dioniso per un delitto che lo stesso Dioniso le aveva fatto compiere contro la sua volontà); la devastazione sanguinaria dell'ideale di "famiglia" (i familiari si amano ma si distruggono fra loro, come se la società attuale - fatta per individui e masse - non potesse che disgregare la primordiale alleanza fra parenti; addirittura la paura del figlio di non essere accettato dalla madre, anzi massacrato da lei); per finire ci troviamo pure lo scontro dei sessi e la loro sostituzione di ruoli (donne che ammazzano gli uomini, conquistano, distruggono - uomini che si travestono da donne) e l'arma della droga, dello "stupefacente" come fuga dalla realtà ma anche distruzione della società.
E' un tale coacervo di paure ataviche, fiorite alla radice stessa del concetto di civiltà, che è sempre con un filo di tremore che ci si appresta a leggere anche oggi questa sconvolgente tragedia.
Non è un caso che, mentre altri testi euripidei sono divenuti "opere" fin dal '700, le Baccanti sono state praticamente ignorate fino al '900.
Nei XVIII e XIX secoli si preferiva occultare gli orrori e le contraddizioni mostruose che Euripide porta alla nostra attenzione. Al contrario nel '900 - quando il progresso ha imposto l'accettazione dei nodi irrisolti della civiltà e la riflessione spietata su di loro - le Baccanti non solo sono tornate in auge, ma hanno conosciuto la loro fase "operistica".
Nel giro di pochi anni sono finalmente apparse tante, importanti e splendide realizzazioni melodrammatiche.
Insomma, anche a livello musicale e operistico, il '900 si è rivelato il secolo più "Euripideo", condividendo il coraggio di guardare fino in fondo alle proprie paure più inconfessabili, persino con una punta di compiacimento masochista.
Nel caso qualcuno non avesse letto la tragedia, vi riporto la trama in un sunto trovato su Internet.
Nel prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. E per far questo, per prima cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso (diventando quindi Baccanti, ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro nome di Dioniso).
Questo fatto però non convince il giovane re di Tebe Penteo: egli rifiuta strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di Penteo) e Tiresia (indovino cieco) tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare lo stesso Dioniso (che si lascia catturare volutamente) per imprigionarlo. Il dio però scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente.
Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana. Hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione.
Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da baccante per poter spiare di nascosto quelle donne. Lo induce a travestirsi da donna e ad andare con lui sul Citerone, ma, una volta giunti lì, il dio aizza le baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto e fanno letteralmente a pezzi Penteo. Non solo, ma la prima ad avventarsi su di lui e a spezzargli un braccio è Agave, la madre stessa di Penteo.
Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, ed ha un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa di Penteo, che lei, nel suo delirio di baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo e Agave ad essere esiliati in terre lontane. Sull’immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda.
Veniamo all'esperimento che vi propongo.
In pratica i personaggi principali della tragedia, non contando l'inevitabile menagramo Tiresia, sono:
Dioniso
Penteo, re di Tebe
Cadmo, nonno di Penteo
Agave, madre di Penteo
Voi a quale registro vocale affidereste ogni ruolo?
Salutoni,
Mat
Le Baccanti per me resta la tragedia più mostruosa, più ingiusta, più iniqua e raggelante (e forse proprio per questo più moderna) di Euripide.
Vi sono descritte tutte le inquietudini del 900: il rapporto fra stato e religione; l'impegno di fondare (come Wotan) lo stato su un principio di giustizia legato alla ragione e al materialismo (oggi diremmo "laicismo"), difeso dal giovane e solare re di Tebe ma destinato al fallimento; la religione come veicolo di irrazionalità, fanatismo, violenza; la condanna finale "kafiana" a cui non corrisponde affatto una colpa (Agave punita da Dioniso per un delitto che lo stesso Dioniso le aveva fatto compiere contro la sua volontà); la devastazione sanguinaria dell'ideale di "famiglia" (i familiari si amano ma si distruggono fra loro, come se la società attuale - fatta per individui e masse - non potesse che disgregare la primordiale alleanza fra parenti; addirittura la paura del figlio di non essere accettato dalla madre, anzi massacrato da lei); per finire ci troviamo pure lo scontro dei sessi e la loro sostituzione di ruoli (donne che ammazzano gli uomini, conquistano, distruggono - uomini che si travestono da donne) e l'arma della droga, dello "stupefacente" come fuga dalla realtà ma anche distruzione della società.
E' un tale coacervo di paure ataviche, fiorite alla radice stessa del concetto di civiltà, che è sempre con un filo di tremore che ci si appresta a leggere anche oggi questa sconvolgente tragedia.
Non è un caso che, mentre altri testi euripidei sono divenuti "opere" fin dal '700, le Baccanti sono state praticamente ignorate fino al '900.
Nei XVIII e XIX secoli si preferiva occultare gli orrori e le contraddizioni mostruose che Euripide porta alla nostra attenzione. Al contrario nel '900 - quando il progresso ha imposto l'accettazione dei nodi irrisolti della civiltà e la riflessione spietata su di loro - le Baccanti non solo sono tornate in auge, ma hanno conosciuto la loro fase "operistica".
Nel giro di pochi anni sono finalmente apparse tante, importanti e splendide realizzazioni melodrammatiche.
Insomma, anche a livello musicale e operistico, il '900 si è rivelato il secolo più "Euripideo", condividendo il coraggio di guardare fino in fondo alle proprie paure più inconfessabili, persino con una punta di compiacimento masochista.
Nel caso qualcuno non avesse letto la tragedia, vi riporto la trama in un sunto trovato su Internet.
Nel prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. E per far questo, per prima cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso (diventando quindi Baccanti, ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro nome di Dioniso).
Questo fatto però non convince il giovane re di Tebe Penteo: egli rifiuta strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di Penteo) e Tiresia (indovino cieco) tentano di dissuaderlo e di fargli accogliere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare lo stesso Dioniso (che si lascia catturare volutamente) per imprigionarlo. Il dio però scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente.
Nel frattempo dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole vive con forza sovrumana. Hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto, rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione.
Dioniso, parlando con Penteo, riesce allora a convincerlo a mascherarsi da baccante per poter spiare di nascosto quelle donne. Lo induce a travestirsi da donna e ad andare con lui sul Citerone, ma, una volta giunti lì, il dio aizza le baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto e fanno letteralmente a pezzi Penteo. Non solo, ma la prima ad avventarsi su di lui e a spezzargli un braccio è Agave, la madre stessa di Penteo.
Questi fatti vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, ed ha un bastone sulla cui sommità è attaccata la testa di Penteo, che lei, nel suo delirio di baccante, crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo, riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che spiega di aver architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e condanna Cadmo e Agave ad essere esiliati in terre lontane. Sull’immagine di Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda.
Veniamo all'esperimento che vi propongo.
In pratica i personaggi principali della tragedia, non contando l'inevitabile menagramo Tiresia, sono:
Dioniso
Penteo, re di Tebe
Cadmo, nonno di Penteo
Agave, madre di Penteo
Voi a quale registro vocale affidereste ogni ruolo?
Salutoni,
Mat