La figlia dei pirati
Inviato: dom 15 ago 2010, 16:19
Alle volte ho la sensazione che la gente non si interroghi abbastanza su quello che dicono i libretti.
Ci si affanna a dire che sono "brutti", mal scritti (recentemente ho letto una penosa intervista della Antonacci, che irrideva all'orrore del "Di Provenza il mare e il suol". E concludeva che lei era fierissima di non cantare quel repertorio...)
mah...
Personalmente amo moltissimo i libretti di Piave, però rispetto che la pensa diversamente...
Ciò che mi fa incavolare è la sensazione che tanti elementi contenuti nei libretti (perchè uno dice una certa cosa, cosa intende davvero, con quale tono dovrebbe dirla) non vengono minimamente capiti.
E così si declamano i versi in modo sbagliato, questo modo "sbagliato" diventa tradizione, nessuno ci torna su... e alla fine ci lamentiamo che queste opere non abbiano senso.
Prendiamo il Simon Boccanegra...
Il grande duetto del primo atto fra il Doge e Amelia.
Cosa vediamo?
Una ragazza dolce e malinconica che, come una bambina, va incontro al Doge (che conosce per la prima volta...) e gli racconta tutti i fatti suoi:
"E poi che tanta pietà ti muove dei destini miei... vo' svelarti un segreto che mi ammanta: Non sono una Grimaldi"
"Oh ciel! Chi sei?"
E poco prima (con risatina tenera) gli aveva confessato il proprio amore.
"Ah! Mi leggesti in core! Amo uno spirto angelico che ardente mi riama".
Quindi, con faccia triste e malinconica, sempre da brava bambina (con le lacrime agli occhi) gli racconta tutta la sua storia di orfanella "umìle" (e non ùmile, come invero umilmente dice la Freni: se sacrifichi la licenza di Piave, ossia l'accento spostato, l'ottonario diventa un settenario e tutta la struttura ritmica del brano va a quel paese; ora passi che di queste cose la Freni non sappia un piffero, ma Abbado? Strehler? così colti? Perché non le hanno fatto osservare che dicendo "ùmile" - mentre Piave scrive "umìle" - avrebbe commesso un grave errore?).
Ma torniamo al punto...
Non trovate che sia un po' assurdo, un po' scemo (qualcuno direbbe "tipico di un libretto d'opera") il fatto che questa ragazza sia così chiacchierona e logorroica da andare a raccontare tutti i fatti suoi (compreso un segreto così delicato) a un perfetto sconosciuto?
Ok, risponderebbe il colto Strehler: ma lo fa solo perchè così Boccanegra capisca di aver di fronte la figlia perduta!
E no... troppo facile.
Piave non era uno scemo (forse addirittura era più intelligente di Strehler e di Abbado? Chissà...)
Non avrebbe acconsentito a un'idiozia teatrale e psicologica, semplicemente per arrivare a un disvelamento.
Non avrebbe permesso ad Amelia di rovesciare la sua logorrea dolciastra - di povera bambina tanto triste - non solo su un uomo che non ha mai visto, ma che per giunta è il suo nemico giurato: quello che ha esiliato la sua famiglia!
Quello che minaccia la vita di Andrea (Fiesco) e Gabriele.
Quello che è venuto lì (e lei lo sa benissimo) per proporle un matrimonio offensivo e ributtante.
Per non parlare del fatto che Amelia non va a raccontare al primo che passa per la strada di essere un'orfana raccolta per strada.
Non aveva detto niente nemmeno al suo fidanzato (che infatti lo è venuto a sapere solo pochi minuti prima da Fiesco... e non in presenza di Amelia).
E Amelia... che non ha raccontato niente - finora - al suo fidanzato, va a spiattellare tutto a un vecchio doge plebeo, nemico, venuto lì solo per farla sposare a Paolo?
Impossibile.
C'è poi un'altra cosa da specificare.
Sapete perché la trovatella Maria è spacciata per erede dei Grimaldi?
Perché tutti i Grimaldi maschi erano stati cacciati da Genova e, in mancanza di eredi, il Doge avrebbe incamerato tutte le loro ricchezze.
La requisizione si è potuta evitare solo perché Amelia (figurando unica erede "non perseguita") ha potuto salvarle.
Ammettere proprio al doge di non essere la legittima Amelia, bensì una prestanome, avrebbe consentito al Doge di entrare finalmente in possesso di tutta la ricchezza della famiglia.
Amelia rischia quindi moltissimo raccontando questa storia...
Una ragione in più per stare zitta...
e allora perchè parla?
Ragioniamo un attimo sul personaggio: chi è Amelia Grimaldi? anzi Maria Boccanegra?
come si comporta nel corso dell'opera? Che personalità ha?
E' una brava bambina dolce, con la faccia di Mimì, come ce la presenta la Freni (ben preparata ovviamente dai due "geni" suddetti?)
No.
Vive fra i nobili, ma non è nobile: è la figlia illegittima di un pirata.
Sarà questo, oltre all'infanzia drammatica, ad averle dato un carattere aspro e passionale.
Diciamolo!
La ragazza è una forza della natura: è consapevole politicamente, non esita a dire la sua, a tener testa agli uomini, se la prende col Nonno, maltratta il fidanzato, lo smaschera senza difficoltà...
L’arcano tuo conobbi... A me il sepolcro appresti, il patibolo a te!...
e poi
In cupa notte non vi mirai sotto le tetre volte errar sovente pensosi, irrequieti?
GABRIELE
Chi?
AMELIA
Tu, e Andrea, e Lorenzino, e gli altri... "
E il duettino successivo?
Vieni a mirar la cerula Marina tremolante;
Là Genova torreggia Sul talamo spumante;
Là i tuoi nemici imperano, Vincerli indarno speri...
La Freni lo canta con abbandono sentimentale, come se fosse Gilda col Duca...
Ma cosa sta dicendo in effetti Amelia?
E' come se stesse tirando per le orecchie il fidanzato (come più volte fa col nonno)
"Vieni qua! Vieni a vederla! Quella è Genova, la città contro cui pensi di ergerti! Sarà lei a farti a pezzi"
Più volte, nel corso dell'opera, pare più consapevole lei delle dinamiche politiche genovesi e dei rapporti di forza esistenti rispetto a Fiesco a ad Adorno.
Per ben due volte, nel corso dell'opera, blocca l'irruente fidanzato - gelandolo con la sua autorità - quando questi tenta di uccidere il doge.
E lui - per ben due volte - abbassa le orecchie.
E pensate come tiene testa alla folla, nella scena del consiglio!
Già è riuscita a liberarsi da sola da Lorenzino, il suo rapitore!
Lo ha fatto tremare di spavento...
E notate come è capace (davanti a un consiglio dominato dai rivali "plebei", davanti al popolo dei suoi nemici) di accusare - ma senza fare nomi - uno dei notabili più forti del governo popolare, Paolo.
V’è un piú nefando che illeso qui sta.
(fissando Paolo che sta dietro un gruppo di persone)
Ei m’ascolta e discerno le smorte sue labbra...
Cazzarola!
E come piega il Doge a salvare il ribelle Adorno?
E come piega quest'ultimo a servire la causa del Doge (che non dimentichiamolo era l'omicida del padre).
Amelia è la ragazza più ardimentosa, coraggiosa e intelligente di tutto il Verdi maturo.
Una ragazza tutto sangue e tutta fuoco, proprio come il padre!
E' una vera figlia di pirati.
Sarà pure politicamente dalla parte dei Patrizi, ma nel suo patrimonio genetico c'è il dna di Boccanegra.
In lei si agita l'impeto burrascoso di un'orfana allevata sulla riva del mare.
E che infanzia ha ricevuto questa ragazza?
Inizialmente era accudita dal padre corsaro (che andava ogni tanto a trovarla a Pisa dove era nascosta) e dalla vecchia Giovanna...
Un bel giorno la nutrice è morta, agonizzando davanti agli occhi della bambina, e lei - rimasta sola nel "tetto umile"con il cadavere della vecchia - si è fatta forza da sola, se ne è andata a cercare rifugio altrove. Raccattata per le strade di Pisa e condotta presso il chiostro dei trovatelli (lo stesso giorno in cui i Grimaldi perdevano a Pisa la loro bambina, la vera Amelia) è stata quindi catapultata in una magione principesca, a riempire il vuoto lasciato da un'altra figlia.
E' indubbio che siamo di fronte a una ragazza dalla scorza molto dura...
E anche se la sua nuova famiglia è ricca e nobile (e lei ha sposato la causa dei patrizi genovesi), la sua tempra resta quella di un'orfana dei mari, figlia di pirati.
E (scusate se mi ripeto) vi sembra POSSIBILE che una ragazza di questa tempra si sdilinquisca con fare infantile per due paroline dolci del vecchio doge (mai prima conosciuto oltre che nemico mortale) tanto da saltellargli intorno, parlargli dei propri amori e raccontargli come niente fosse il "segreto che l'ammanta"?
Purtroppo sono molto rari gli interpreti che sanno rendere giustizia a questo dialogo.
Almeno finché il Doge non riconosce la figlia, il loro confronto dovrebbe essere dominato dall'ostilità, dal sarcasmo, dall'odio.
In realtà Amelia, pur pesando attentamente le sue parole, non sta facendo altro che provocare il doge e tenergli testa.
Se leggiamo il testo, tutto questo (almeno a me) appare chiarissimo.
DOGE (entrando)
Favella il Doge ad Amelia Grimaldi?
Notare come Simone si presenta: largo! Io sono il Doge!
E' un saluto sfacciato, padronale.
In fondo tutti sappiamo perché è venuto lì.
...Perché ha lasciato la sua roccaforte genovese e si è andato a cacciare nel covo dei suoi nemici, quei Grimaldi che lui stesso aveva esiliato da Genova!
Solo per imbastire il matrimonio fra l'ereditiera e il capopopolo Paolo.
Lo sa lui, lo sappiamo noi e lo sa benissimo Amelia ("Mia destra a chieder viene" aveva detto poco prima)...
Amelia sa anche che dovrà accoglierlo lei, da sola, perché Andrea e Adorno (che in teoria dovrebbero essere in esilio) se la sono dati a gambe al primo squillo dell'arrivo del Doge.
Inoltre è pronta a dar battaglia: avrà bisogno di tutta la sua forza per rintuzzare il vecchio pirata e invitarlo - gentilmente - a sposarselo lui il suo Paolo.
Questo è il clima che si deve respirare al loro incontro. I due si affrontano come leoni, nemici giurati e sprizzano scintille!
All'imperioso saluto (saluto?) del doge, lei risponde con freddezza (ma già avendo in mente un piano...)
Non un "buongiorno" gli rivolge... non un "lieta di avervi qui"... Non un "che onore" (in fondo lui è il doge di Genova)
Tutt'altro!
Un semplice, freddissimo:
AMELIA
Cosí nomata sono.
A tanta insolenza, il Doge risponde a tono!
DOGE
E gli esuli fratelli tuoi non punge desio di patria?
Mai... mai che abbia sentito un Boccanegra sorridere sarcasticamente, guardandosi intorno, mentre dice questa frase...
"Be' e i tuoi fratelli non sono qui? Non sentono la nostalgia di casa?"
E' come se le dicesse: "Ma credi che non lo sappia che qui non ci abiti da sola?"
Possibile che non nessun baritono si renda conto di cosa Simone sta dicendo?
Lui sa benissimo che la magione dei Grimaldi, a qualche chilometro dalla città, dà rifugio a tutti i fuoriusciti.
E che Amelia li protegge.
Sa benissimo che, se non sono nascosti lì da qualche parte, saranno tuttavia nelle vicinanze a tramare contro di lui.
Anche Albiani aveva detto che quello non era "un luogo sicuro".
Stesso tono sarcastico, sorriso provocatorio, dovrebbe sentirsi nella risposta di Amelia...
...Ma "possente"... ma cosa dici...? Ma quando mai...?
AMELIA
Possente... ma...
Il doge taglia corto... la ragazza è più coriacea del previsto.
Andiamo al sodo.
DOGE
Intendo... A me inchinarsi sdegnano i Grimaldi...
Cosí risponde a tanto orgoglio il Doge...
(le porge un foglio)
AMELIA (leggendo)
Che veggo!... il lor perdono?
notate... non c'è nessun ringraziamento da parte di Amelia.
In compenso, dopo "il lor perdono", c'è un bel punto interrogativo...
interrogativo e non esclamativo, come ci si sarebbe aspettati.
"LI perdoni? Ma davvero? e perchè?"
E' come se Amelia, la fiera e intelligente, alzasse un sopracciglio sarcastico e guardasse il nemico con fierezza...
"Ma dai! Hai graziato i miei fratelli! Come mai? Ti aspetti forse qualcosa in cambio?"
E' inutile perdere tempo con quella ragazza, più piratesca di lui.
E così Simone svela le carte.
DOGE
E denno a te della clemenza il dono...
Tutti qui sorridono con fare paterno e dolce.
E le Amelie scemotte rispondono al sorriso, con sguardo dolce da brava bambina.
ma cazzarola! ma ci si rende conto di quanto è impegnativa questa frase!
"Do ut des, ragazza mia! Do ut des!"
A questa frase del Doge (minacciose e offensiva) - notare bene - Amelia sta zitta. Non risponde!
Me la vedo fissare Boccanegra muta, livida con gli occhi fiammeggianti.
Il doge ha buttato il carico: è persino riuscito a zittirla.
A questo punto crede di poter smorzare un po' i toni e partire col discorsetto (un po' scemo e chiaramente ipocrita) che si era preparato.
(ehm... ehm...)
Dinne, perché in quest’eremo tanta beltà chiudesti?
Del mondo mai le fulgide lusinghe non piangesti?
Il tuo rossor mel dice...
(Rossore? in Amelia? sì.. di rabbia! infatti lei lo blocca subito)
AMELIA
T’inganni, io son felice...
(Ma lui insiste...)
DOGE
Agli anni tuoi l’amore...
lei però non è disposta ad andare oltre: fermiamoci qui e chiariamola subito.
AMELIA
Ah mi leggesti in core!
Amo uno spirto angelico che ardente mi riama...
Ma di me acceso, un perfido l’or de’ Grimaldi brama...
(Bella stilettata! Che infatti Boccanegra coglie al volo...
"Eh... già!")
DOGE
Paolo!
AMELIA
Quel vil nomasti!...
ora è il Doge a essere ammutolito. Quel diavolo di ragazza ha buttato all'aria tutto il suo discorso.
Non ha nemmeno nessuna paura a definire "vile" e "perfido" il suo più diretto collaboratore politico...
Non riuscirà a convincerla a queste nozze se non ...con la forza.
E questo Amelia lo sa!
Sa che il doge - se è deciso a forzare quel matrimonio - può usare mezzi molto persuasivi.
Cosa resta da fare ad Amelia?
Solo tentare la carta della propria "umiltà" di origini; rivelare il suo segreto (che non aveva mai detto nemmeno al fidanzato), ammettere di essere una "prestanome", in realtà una plebea di dubbie origini, senza un nome prestigioso, nè favolose eredità.
Non è altro che una disgraziata accolta in quella casa per pietà (e per convenienza).
Questa è la ragione per cui, improvvisamente e senza ragione apparente, lei parte con la sua confessione...
Confessione che - come abbiamo detto - la potrebbe mettere in serie difficoltà...
...e poiché tanta pietà ti muove dei destini miei,
(ma come non sentire l'ironia di questa frase?
Tanta pietà dei miei destini? Ma se hai esiliato i miei fratelli? Se ci hai quasi portato via tutto?
E ora sei venuto qui, da despota invadente, di costringermi a sposare il tuo scagnozzo...
vo’ svelarti il segreto che mi ammanta...
Non sono una Grimaldi!...
(la frase è sottolineata musicalmente! Immaginate il tono perentorio con cui Amelia la sputa fuori!
Quella frase è la sua salvezza!
Infatti il Doge ne resta impressionato)
DOGE
Oh! ciel... chi sei?...
AMELIA
Orfanella il tetto umíle m’accogliea d’una meschina, dove presso alla marina sorge Pisa...
(Notate l'insistenza con cui Amelia sottolinea il grado di indigenza e povertà in cui è vissuta: il tetto umìle, la meschina...
In realtà è difficile credere che il ricco corsaro Boccanegra abbia nascosto la figlia in uno squallido abituro...
Ma tant'è...
DOGE
In Pisa tu?
Da qui in poi sappiamo cosa succede.
Lei continua la storia della propria vita miserabile, sempre sottolineando con cura tutti i concetti più scabrosi (la vecchia che le muore davanti, la tremula sua mano, la madre "ignota", l'avvenir "tetro e dolente"). intanto Boccanegra comincia a fare due più due.
L'importante - quello che mi premeva sottolineare - è che prima di quel "in Pisa tu" tra il vecchio e la giovane (sconosciuti e per giunta contrapposti politicamente) dovremmo respirare un'atmosfera di guerra fredda, di vero e proprio odio reciproco.
Lui in lei vede la figlia dei nemici giurati, l'arrogante ereditiera che gli ha sottratto i beni dei "fuoriusciti" e che ora protegge quelli che da tre lustri lo vogliono morto: e per di più se la trova davanti insolente e beffarda, troppo furba da lasciarsi raggirare.
Lei invece vede in lui un tiranno volgare e omicida, promosso doge dalla violenza delle "plebi", avversario mortale di tutti coloro a cui lei vuole bene.
Il loro dialogo dovrebbe essere recitato e cantato come uno scambio di sguardi sarcastici e battute taglienti, di provocazioni trattenute e sottintese minacce.
E anche dopo, quando lui comincia a capire, lei dovrebbe continuare il suo racconto con lo stesso tono aspro e sprezzante...
Lei - che ancora non conosce la verità - dovrebbe continuare la sua strategia.
Non piagnucolare sulla sua triste infanzia e su quella cara "Giovanna", ma far capire al Doge di non essere socialmente all'altezza delle sue sporche aspirazioni.
Proprio quello che ci comunicano la Freni, Abbado e Strehler.
Ma guardatela...
Ora, io non me la prendo tanto con lei.
E' notorio che i cantanti spesso non capiscano nemmeno i versi che stanno recitando (con tutte quelle parole difficili!) ...e poi hanno cose più importanti a cui pensare poverini (sostieni qui.... lega là... immaschera sul passaggio... copri bene...).
Ma almeno un regista così di "cultura", un direttore così "intellettuale", i due artefici della "rinascita" (?????) del Boccanegra, loro... non potevano far presente alla Freni che Amelia, mentre racconta quella storia, non si sta commuovendo davvero pensando alla matrigna morta?
Sta solo cercando di evitare che quel bruto la trascini a Genova per costringerla a nozze spregevoli!
La sua faccia dovrebbe comunicarci paura! e anche odio! E anche la tensione spasmodica di chi è pronta a tutto contro il nemico.
"Guardami bene Boccanegra! Non sono che una poveraccia! Vai a riferirlo al tuo amico Albiani! Digli che, se mi costringi a sposarlo, si troverà nel letto una miserabile plebea come è lui!"
E poi ci vengono a dire che i libretti di Piave sono sciocchi.
Salutoni,
mat
Ci si affanna a dire che sono "brutti", mal scritti (recentemente ho letto una penosa intervista della Antonacci, che irrideva all'orrore del "Di Provenza il mare e il suol". E concludeva che lei era fierissima di non cantare quel repertorio...)
mah...
Personalmente amo moltissimo i libretti di Piave, però rispetto che la pensa diversamente...
Ciò che mi fa incavolare è la sensazione che tanti elementi contenuti nei libretti (perchè uno dice una certa cosa, cosa intende davvero, con quale tono dovrebbe dirla) non vengono minimamente capiti.
E così si declamano i versi in modo sbagliato, questo modo "sbagliato" diventa tradizione, nessuno ci torna su... e alla fine ci lamentiamo che queste opere non abbiano senso.
Prendiamo il Simon Boccanegra...
Il grande duetto del primo atto fra il Doge e Amelia.
Cosa vediamo?
Una ragazza dolce e malinconica che, come una bambina, va incontro al Doge (che conosce per la prima volta...) e gli racconta tutti i fatti suoi:
"E poi che tanta pietà ti muove dei destini miei... vo' svelarti un segreto che mi ammanta: Non sono una Grimaldi"
"Oh ciel! Chi sei?"
E poco prima (con risatina tenera) gli aveva confessato il proprio amore.
"Ah! Mi leggesti in core! Amo uno spirto angelico che ardente mi riama".
Quindi, con faccia triste e malinconica, sempre da brava bambina (con le lacrime agli occhi) gli racconta tutta la sua storia di orfanella "umìle" (e non ùmile, come invero umilmente dice la Freni: se sacrifichi la licenza di Piave, ossia l'accento spostato, l'ottonario diventa un settenario e tutta la struttura ritmica del brano va a quel paese; ora passi che di queste cose la Freni non sappia un piffero, ma Abbado? Strehler? così colti? Perché non le hanno fatto osservare che dicendo "ùmile" - mentre Piave scrive "umìle" - avrebbe commesso un grave errore?).
Ma torniamo al punto...
Non trovate che sia un po' assurdo, un po' scemo (qualcuno direbbe "tipico di un libretto d'opera") il fatto che questa ragazza sia così chiacchierona e logorroica da andare a raccontare tutti i fatti suoi (compreso un segreto così delicato) a un perfetto sconosciuto?
Ok, risponderebbe il colto Strehler: ma lo fa solo perchè così Boccanegra capisca di aver di fronte la figlia perduta!
E no... troppo facile.
Piave non era uno scemo (forse addirittura era più intelligente di Strehler e di Abbado? Chissà...)
Non avrebbe acconsentito a un'idiozia teatrale e psicologica, semplicemente per arrivare a un disvelamento.
Non avrebbe permesso ad Amelia di rovesciare la sua logorrea dolciastra - di povera bambina tanto triste - non solo su un uomo che non ha mai visto, ma che per giunta è il suo nemico giurato: quello che ha esiliato la sua famiglia!
Quello che minaccia la vita di Andrea (Fiesco) e Gabriele.
Quello che è venuto lì (e lei lo sa benissimo) per proporle un matrimonio offensivo e ributtante.
Per non parlare del fatto che Amelia non va a raccontare al primo che passa per la strada di essere un'orfana raccolta per strada.
Non aveva detto niente nemmeno al suo fidanzato (che infatti lo è venuto a sapere solo pochi minuti prima da Fiesco... e non in presenza di Amelia).
E Amelia... che non ha raccontato niente - finora - al suo fidanzato, va a spiattellare tutto a un vecchio doge plebeo, nemico, venuto lì solo per farla sposare a Paolo?
Impossibile.
C'è poi un'altra cosa da specificare.
Sapete perché la trovatella Maria è spacciata per erede dei Grimaldi?
Perché tutti i Grimaldi maschi erano stati cacciati da Genova e, in mancanza di eredi, il Doge avrebbe incamerato tutte le loro ricchezze.
La requisizione si è potuta evitare solo perché Amelia (figurando unica erede "non perseguita") ha potuto salvarle.
Ammettere proprio al doge di non essere la legittima Amelia, bensì una prestanome, avrebbe consentito al Doge di entrare finalmente in possesso di tutta la ricchezza della famiglia.
Amelia rischia quindi moltissimo raccontando questa storia...
Una ragione in più per stare zitta...
e allora perchè parla?
Ragioniamo un attimo sul personaggio: chi è Amelia Grimaldi? anzi Maria Boccanegra?
come si comporta nel corso dell'opera? Che personalità ha?
E' una brava bambina dolce, con la faccia di Mimì, come ce la presenta la Freni (ben preparata ovviamente dai due "geni" suddetti?)
No.
Vive fra i nobili, ma non è nobile: è la figlia illegittima di un pirata.
Sarà questo, oltre all'infanzia drammatica, ad averle dato un carattere aspro e passionale.
Diciamolo!
La ragazza è una forza della natura: è consapevole politicamente, non esita a dire la sua, a tener testa agli uomini, se la prende col Nonno, maltratta il fidanzato, lo smaschera senza difficoltà...
L’arcano tuo conobbi... A me il sepolcro appresti, il patibolo a te!...
e poi
In cupa notte non vi mirai sotto le tetre volte errar sovente pensosi, irrequieti?
GABRIELE
Chi?
AMELIA
Tu, e Andrea, e Lorenzino, e gli altri... "
E il duettino successivo?
Vieni a mirar la cerula Marina tremolante;
Là Genova torreggia Sul talamo spumante;
Là i tuoi nemici imperano, Vincerli indarno speri...
La Freni lo canta con abbandono sentimentale, come se fosse Gilda col Duca...
Ma cosa sta dicendo in effetti Amelia?
E' come se stesse tirando per le orecchie il fidanzato (come più volte fa col nonno)
"Vieni qua! Vieni a vederla! Quella è Genova, la città contro cui pensi di ergerti! Sarà lei a farti a pezzi"
Più volte, nel corso dell'opera, pare più consapevole lei delle dinamiche politiche genovesi e dei rapporti di forza esistenti rispetto a Fiesco a ad Adorno.
Per ben due volte, nel corso dell'opera, blocca l'irruente fidanzato - gelandolo con la sua autorità - quando questi tenta di uccidere il doge.
E lui - per ben due volte - abbassa le orecchie.
E pensate come tiene testa alla folla, nella scena del consiglio!
Già è riuscita a liberarsi da sola da Lorenzino, il suo rapitore!
Lo ha fatto tremare di spavento...
E notate come è capace (davanti a un consiglio dominato dai rivali "plebei", davanti al popolo dei suoi nemici) di accusare - ma senza fare nomi - uno dei notabili più forti del governo popolare, Paolo.
V’è un piú nefando che illeso qui sta.
(fissando Paolo che sta dietro un gruppo di persone)
Ei m’ascolta e discerno le smorte sue labbra...
Cazzarola!
E come piega il Doge a salvare il ribelle Adorno?
E come piega quest'ultimo a servire la causa del Doge (che non dimentichiamolo era l'omicida del padre).
Amelia è la ragazza più ardimentosa, coraggiosa e intelligente di tutto il Verdi maturo.
Una ragazza tutto sangue e tutta fuoco, proprio come il padre!
E' una vera figlia di pirati.
Sarà pure politicamente dalla parte dei Patrizi, ma nel suo patrimonio genetico c'è il dna di Boccanegra.
In lei si agita l'impeto burrascoso di un'orfana allevata sulla riva del mare.
E che infanzia ha ricevuto questa ragazza?
Inizialmente era accudita dal padre corsaro (che andava ogni tanto a trovarla a Pisa dove era nascosta) e dalla vecchia Giovanna...
Un bel giorno la nutrice è morta, agonizzando davanti agli occhi della bambina, e lei - rimasta sola nel "tetto umile"con il cadavere della vecchia - si è fatta forza da sola, se ne è andata a cercare rifugio altrove. Raccattata per le strade di Pisa e condotta presso il chiostro dei trovatelli (lo stesso giorno in cui i Grimaldi perdevano a Pisa la loro bambina, la vera Amelia) è stata quindi catapultata in una magione principesca, a riempire il vuoto lasciato da un'altra figlia.
E' indubbio che siamo di fronte a una ragazza dalla scorza molto dura...
E anche se la sua nuova famiglia è ricca e nobile (e lei ha sposato la causa dei patrizi genovesi), la sua tempra resta quella di un'orfana dei mari, figlia di pirati.
E (scusate se mi ripeto) vi sembra POSSIBILE che una ragazza di questa tempra si sdilinquisca con fare infantile per due paroline dolci del vecchio doge (mai prima conosciuto oltre che nemico mortale) tanto da saltellargli intorno, parlargli dei propri amori e raccontargli come niente fosse il "segreto che l'ammanta"?
Purtroppo sono molto rari gli interpreti che sanno rendere giustizia a questo dialogo.
Almeno finché il Doge non riconosce la figlia, il loro confronto dovrebbe essere dominato dall'ostilità, dal sarcasmo, dall'odio.
In realtà Amelia, pur pesando attentamente le sue parole, non sta facendo altro che provocare il doge e tenergli testa.
Se leggiamo il testo, tutto questo (almeno a me) appare chiarissimo.
DOGE (entrando)
Favella il Doge ad Amelia Grimaldi?
Notare come Simone si presenta: largo! Io sono il Doge!
E' un saluto sfacciato, padronale.
In fondo tutti sappiamo perché è venuto lì.
...Perché ha lasciato la sua roccaforte genovese e si è andato a cacciare nel covo dei suoi nemici, quei Grimaldi che lui stesso aveva esiliato da Genova!
Solo per imbastire il matrimonio fra l'ereditiera e il capopopolo Paolo.
Lo sa lui, lo sappiamo noi e lo sa benissimo Amelia ("Mia destra a chieder viene" aveva detto poco prima)...
Amelia sa anche che dovrà accoglierlo lei, da sola, perché Andrea e Adorno (che in teoria dovrebbero essere in esilio) se la sono dati a gambe al primo squillo dell'arrivo del Doge.
Inoltre è pronta a dar battaglia: avrà bisogno di tutta la sua forza per rintuzzare il vecchio pirata e invitarlo - gentilmente - a sposarselo lui il suo Paolo.
Questo è il clima che si deve respirare al loro incontro. I due si affrontano come leoni, nemici giurati e sprizzano scintille!
All'imperioso saluto (saluto?) del doge, lei risponde con freddezza (ma già avendo in mente un piano...)
Non un "buongiorno" gli rivolge... non un "lieta di avervi qui"... Non un "che onore" (in fondo lui è il doge di Genova)
Tutt'altro!
Un semplice, freddissimo:
AMELIA
Cosí nomata sono.
A tanta insolenza, il Doge risponde a tono!
DOGE
E gli esuli fratelli tuoi non punge desio di patria?
Mai... mai che abbia sentito un Boccanegra sorridere sarcasticamente, guardandosi intorno, mentre dice questa frase...
"Be' e i tuoi fratelli non sono qui? Non sentono la nostalgia di casa?"
E' come se le dicesse: "Ma credi che non lo sappia che qui non ci abiti da sola?"
Possibile che non nessun baritono si renda conto di cosa Simone sta dicendo?
Lui sa benissimo che la magione dei Grimaldi, a qualche chilometro dalla città, dà rifugio a tutti i fuoriusciti.
E che Amelia li protegge.
Sa benissimo che, se non sono nascosti lì da qualche parte, saranno tuttavia nelle vicinanze a tramare contro di lui.
Anche Albiani aveva detto che quello non era "un luogo sicuro".
Stesso tono sarcastico, sorriso provocatorio, dovrebbe sentirsi nella risposta di Amelia...
...Ma "possente"... ma cosa dici...? Ma quando mai...?
AMELIA
Possente... ma...
Il doge taglia corto... la ragazza è più coriacea del previsto.
Andiamo al sodo.
DOGE
Intendo... A me inchinarsi sdegnano i Grimaldi...
Cosí risponde a tanto orgoglio il Doge...
(le porge un foglio)
AMELIA (leggendo)
Che veggo!... il lor perdono?
notate... non c'è nessun ringraziamento da parte di Amelia.
In compenso, dopo "il lor perdono", c'è un bel punto interrogativo...
interrogativo e non esclamativo, come ci si sarebbe aspettati.
"LI perdoni? Ma davvero? e perchè?"
E' come se Amelia, la fiera e intelligente, alzasse un sopracciglio sarcastico e guardasse il nemico con fierezza...
"Ma dai! Hai graziato i miei fratelli! Come mai? Ti aspetti forse qualcosa in cambio?"
E' inutile perdere tempo con quella ragazza, più piratesca di lui.
E così Simone svela le carte.
DOGE
E denno a te della clemenza il dono...
Tutti qui sorridono con fare paterno e dolce.
E le Amelie scemotte rispondono al sorriso, con sguardo dolce da brava bambina.
ma cazzarola! ma ci si rende conto di quanto è impegnativa questa frase!
"Do ut des, ragazza mia! Do ut des!"
A questa frase del Doge (minacciose e offensiva) - notare bene - Amelia sta zitta. Non risponde!
Me la vedo fissare Boccanegra muta, livida con gli occhi fiammeggianti.
Il doge ha buttato il carico: è persino riuscito a zittirla.
A questo punto crede di poter smorzare un po' i toni e partire col discorsetto (un po' scemo e chiaramente ipocrita) che si era preparato.
(ehm... ehm...)
Dinne, perché in quest’eremo tanta beltà chiudesti?
Del mondo mai le fulgide lusinghe non piangesti?
Il tuo rossor mel dice...
(Rossore? in Amelia? sì.. di rabbia! infatti lei lo blocca subito)
AMELIA
T’inganni, io son felice...
(Ma lui insiste...)
DOGE
Agli anni tuoi l’amore...
lei però non è disposta ad andare oltre: fermiamoci qui e chiariamola subito.
AMELIA
Ah mi leggesti in core!
Amo uno spirto angelico che ardente mi riama...
Ma di me acceso, un perfido l’or de’ Grimaldi brama...
(Bella stilettata! Che infatti Boccanegra coglie al volo...
"Eh... già!")
DOGE
Paolo!
AMELIA
Quel vil nomasti!...
ora è il Doge a essere ammutolito. Quel diavolo di ragazza ha buttato all'aria tutto il suo discorso.
Non ha nemmeno nessuna paura a definire "vile" e "perfido" il suo più diretto collaboratore politico...
Non riuscirà a convincerla a queste nozze se non ...con la forza.
E questo Amelia lo sa!
Sa che il doge - se è deciso a forzare quel matrimonio - può usare mezzi molto persuasivi.
Cosa resta da fare ad Amelia?
Solo tentare la carta della propria "umiltà" di origini; rivelare il suo segreto (che non aveva mai detto nemmeno al fidanzato), ammettere di essere una "prestanome", in realtà una plebea di dubbie origini, senza un nome prestigioso, nè favolose eredità.
Non è altro che una disgraziata accolta in quella casa per pietà (e per convenienza).
Questa è la ragione per cui, improvvisamente e senza ragione apparente, lei parte con la sua confessione...
Confessione che - come abbiamo detto - la potrebbe mettere in serie difficoltà...
...e poiché tanta pietà ti muove dei destini miei,
(ma come non sentire l'ironia di questa frase?
Tanta pietà dei miei destini? Ma se hai esiliato i miei fratelli? Se ci hai quasi portato via tutto?
E ora sei venuto qui, da despota invadente, di costringermi a sposare il tuo scagnozzo...
vo’ svelarti il segreto che mi ammanta...
Non sono una Grimaldi!...
(la frase è sottolineata musicalmente! Immaginate il tono perentorio con cui Amelia la sputa fuori!
Quella frase è la sua salvezza!
Infatti il Doge ne resta impressionato)
DOGE
Oh! ciel... chi sei?...
AMELIA
Orfanella il tetto umíle m’accogliea d’una meschina, dove presso alla marina sorge Pisa...
(Notate l'insistenza con cui Amelia sottolinea il grado di indigenza e povertà in cui è vissuta: il tetto umìle, la meschina...
In realtà è difficile credere che il ricco corsaro Boccanegra abbia nascosto la figlia in uno squallido abituro...
Ma tant'è...
DOGE
In Pisa tu?
Da qui in poi sappiamo cosa succede.
Lei continua la storia della propria vita miserabile, sempre sottolineando con cura tutti i concetti più scabrosi (la vecchia che le muore davanti, la tremula sua mano, la madre "ignota", l'avvenir "tetro e dolente"). intanto Boccanegra comincia a fare due più due.
L'importante - quello che mi premeva sottolineare - è che prima di quel "in Pisa tu" tra il vecchio e la giovane (sconosciuti e per giunta contrapposti politicamente) dovremmo respirare un'atmosfera di guerra fredda, di vero e proprio odio reciproco.
Lui in lei vede la figlia dei nemici giurati, l'arrogante ereditiera che gli ha sottratto i beni dei "fuoriusciti" e che ora protegge quelli che da tre lustri lo vogliono morto: e per di più se la trova davanti insolente e beffarda, troppo furba da lasciarsi raggirare.
Lei invece vede in lui un tiranno volgare e omicida, promosso doge dalla violenza delle "plebi", avversario mortale di tutti coloro a cui lei vuole bene.
Il loro dialogo dovrebbe essere recitato e cantato come uno scambio di sguardi sarcastici e battute taglienti, di provocazioni trattenute e sottintese minacce.
E anche dopo, quando lui comincia a capire, lei dovrebbe continuare il suo racconto con lo stesso tono aspro e sprezzante...
Lei - che ancora non conosce la verità - dovrebbe continuare la sua strategia.
Non piagnucolare sulla sua triste infanzia e su quella cara "Giovanna", ma far capire al Doge di non essere socialmente all'altezza delle sue sporche aspirazioni.
Proprio quello che ci comunicano la Freni, Abbado e Strehler.
Ma guardatela...
Ora, io non me la prendo tanto con lei.
E' notorio che i cantanti spesso non capiscano nemmeno i versi che stanno recitando (con tutte quelle parole difficili!) ...e poi hanno cose più importanti a cui pensare poverini (sostieni qui.... lega là... immaschera sul passaggio... copri bene...).
Ma almeno un regista così di "cultura", un direttore così "intellettuale", i due artefici della "rinascita" (?????) del Boccanegra, loro... non potevano far presente alla Freni che Amelia, mentre racconta quella storia, non si sta commuovendo davvero pensando alla matrigna morta?
Sta solo cercando di evitare che quel bruto la trascini a Genova per costringerla a nozze spregevoli!
La sua faccia dovrebbe comunicarci paura! e anche odio! E anche la tensione spasmodica di chi è pronta a tutto contro il nemico.
"Guardami bene Boccanegra! Non sono che una poveraccia! Vai a riferirlo al tuo amico Albiani! Digli che, se mi costringi a sposarlo, si troverà nel letto una miserabile plebea come è lui!"
E poi ci vengono a dire che i libretti di Piave sono sciocchi.
Salutoni,
mat