A chi piace la Thais?

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A chi piace la Thais?

Messaggioda MatMarazzi » mar 10 apr 2007, 19:57

Tutto qui, come da titolo.

Vorrei sapere se qualcuno conosce quest'opera di Massenett (o almeno dei brani) e cosa ne pensa!
Io la trovo struggentissima.
Ah... e chi vi piace come interprete?

Salutoni
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Messaggioda pbagnoli » mar 10 apr 2007, 20:34

Io la conosco, pochino a dire il vero.
Tutti - credo - conoscono la Meditation, il celeberrimo assolo di violino.
Ho solo l'edizione di Abel, quella con protagonista la Fleming.
Non so se sia una protagonista adeguata, a dire il vero: ho sempre qualche perplessità nell'immaginare questa splendida cantante in questi ruoli così estenuati.

Ma perché ci tiri in ballo la Thais?
Devi andarla a vedere in qualche parte del mondo?
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Thais

Messaggioda Luca » mar 10 apr 2007, 21:52

Concordo con Matteo, è un'opera molto poetica e liricizzante. Sintetizzerei con due parole: INCENSO e ALCOVA. L'ho vista qui a Roma anni fa in un'edizione modesta, ma la musica è bella. Delle interpreti storiche, conosco la Sills, ma forse R. Doria è più 'française' e meno primadonna.

Esiste un'incisione dell'aria dello specchio ("Dit moi que je suis belle") di M. Caballé che, pur nella sua staticità interpretativa, è vocalmente parlando una meraviglia. La Caballé grande assente, a mio avviso, dalla discografia di quest'opera.
Vale la pena ascoltare o ri-ascoltare però l'intera opera.
Saluti, Luca.
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Messaggioda VGobbi » mer 11 apr 2007, 0:05

Per ora posso dirvi che possiedo due edizioni di questo lavoro, una cantata in italiano e l'altra in francese. La prima si tratta di un live del '69 con la coppia Kabaivanska - Bruscantini e la direzione di de Fabritiis, l'altra e' anch'essa un live con il duo Mei - Pertusi sotto la guida di Viotti. Non posso pronunciarmi sulla bellezza di quest'opera, visto che all'ascolto non mi diede una grossa impressione, a differenza per esempio di un Don Quichotte. Prometto di prenderla nuovamente in considerazione, non prima di aver ultimato il Tristan di Svanholm (live dal Met del '46).
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Messaggioda MatMarazzi » gio 12 apr 2007, 13:16

Per me l'opera è bellissima, perché mi emoziona (mi ha sempre emozionato, utlimamente ancora di più) l'attimo in cui qualcuno fa un sunto della sua vita e decide di cambiare tutto.
Questi grandi consuntivi, questi punti di non ritorno sulla via di Damasco sono i momenti - secondo me - più intensamente vitali di un'esistenza, dolorosi ma catartici.
E su tutte le opere che ho sentito, nessuna descrive la cosa meglio di Massenett. Ci si avvicina (ma in modo episodico) solo il finale di Jenufa.

La lunga notte della prostituta, preceduta dai fremiti della solitudine, del vuoto, dei sintomi della vecchiaia, il dialogo disperato con la sua coscienza (Atanael), quella meditazione liberatoria, mi hanno sempre ricordato la notte dell'Innominato.

Ancora più complesso sarebbe il discorso di Atanaele, altra personalità simbolica: l'anacoreta è infatti colui che mente tutta la vita e lotta per non ammettere la propria menzogna, fino al momento in cui quest'ultima (dopo una battaglia eroica e lunghissima) non ne ha ragione. E la verità, atroce ma solare, trionfa, rivelando il fallimento di un'intera vita.

Insomma, il soggetto sarè pure demodée e larmoyante, da tardo-ottocento smidollato; eppura secondo me le sue radici sono più profonde di quel che sembra.

Mi è piaciuto il discorso sulle interpreti.
Sarei curioso di sentire la Kabaywanska e la Caballé (anche se mi fido poco di entrambe, in questo ruolo).
Siete capaci di convertire l'aria in mp3 e spedirla a Pietro, affinché le inserisca nella sezione audio?
Anche io avrei una bella interpretazione che vorrei farvi sentire: quella della svedese Margherita Hallin, ma purtroppo non la so mettere in mp3.
C'è qualche programmino di conversione gratuito in rete?

Salutoni,
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Messaggioda VGobbi » mar 17 apr 2007, 22:56

VGobbi ha scritto:Prometto di prenderla nuovamente in considerazione ...

Sono stato di parola. Ho recentemente finito di ascoltare la Thais, versione italiana, con il duo Kabaivanska e Bruscantini sotto la guida di De Fabritiis. Trattasi di un live del '69 da Catania.

L'audio, purtroppo, non e' ottimale con l'orchestra in primo piano, coprendo spesse volte le voci. Penalizzato e' l'Athanaele di Bruscantini, in cui poco si riesce a capire delle sue intenzioni interpretative, travolto spesso dal magma sonoro architettato dal direttore incapace, a mio avviso, di centrare il clima di mistiscismo di cui e' pervasa la partitura. Discorso a parte merita la cantante bulgara. Nel '69 aveva 35 anni e la sua perfomance colpisce anzi tutto per la sfrontatezza con cui sapeva salire in zona acuta, tralasciando lo stile liberty e vibrato stretto in formato Olivero, difetti (se si possono chiamare tali) di cui verra' colpita negli anni successivi della sua pur splendida carriera. E' una Kabaivanska trasfigurata che non manchera' di sorprendere gli ascoltatori.
Tra i comprimari menzione per il Palamone di Zerbini.

Qualcuno la possiede questa incisione? Che ve ne pare? Inoltre rivolgerei la domanda a Matteo ed agli altri forumisti, quali sono le incisioni storiche di questo lavoro massenetiano.

Grazie!
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Messaggioda VGobbi » mer 18 apr 2007, 11:12

MatMarazzi ha scritto:Siete capaci di convertire l'aria in mp3 e spedirla a Pietro, affinché le inserisca nella sezione audio?

Me n'ero dimenticato. Se mi dici, ci provo a convertila e spedirla a Pietro.
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Messaggioda MatMarazzi » gio 19 apr 2007, 18:59

Se mi dici, ci provo a convertila e spedirla a Pietro.


Ma certo che sì!
Oltretutto hai detto che la Kabaywanska va bene!
Io invece ancora non ho risolto la faccenda della conversione.
Quindi dovrete fare a meno di sentire Margherita Hallin!

:?

Possibile che nessuno abbia un suggerimento da darmi?

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Messaggioda VGobbi » gio 19 apr 2007, 19:22

MatMarazzi ha scritto:Possibile che nessuno abbia un suggerimento da darmi?

Dovresti dirlo al cugino di Pietro, curatore del sito. Sicuramente lui ti sapra' rispondere, visto la mia totale ignoranza nel campo dell'informatica.

Quanto agli estratti da inviare in formato mp3, nel fine settimana promesso che provero' a trasmetterle a Pietro. Magari meglio se mi dice a quale indirizzo e-mail spedirli.

Volevo sapere se v'interessava qualche brano in questione, in merito alla Thais della Kabaivanska, od invece lasciate il tutto alla mia discrezione?
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Messaggioda VGobbi » sab 21 apr 2007, 14:12

Ho ascoltato pure l'edizione in originale dello spettacolo andato in scena a Venezia. Direttore il compianto Marcello Viotti, accomunando il lavoro massenetiano con tanto di Wagner, e la coppia Mei - Pertusi. La protagonista mi e' sembrata superlativa vocalmente oltre che interpretativamente intelligente. D'altronde la Mei nelle poche occasioni in cui l'ho ascoltata, Norina (Don Pasquale) e Giulietta (Capuleti e Montecchi), mi ha sempre destato favorevole impressione. E l'ha mostrato anche in questa recita dominando un ruolo impervio come quello di Thais, forse meno sensuale e carismatica rispetto alla prova della Kaibavanska, ma pur sempre convincente. Su Pertusi invece qualche perplessita' ce l'ho. Sara' che il personaggio Athanael non e' propriamente facile da addomesticare, i miei dubbi sono non tanto vocali quanto l'incapacita' o meglio la classica freddezza nell'accostarsi al ruolo, insensibile a trasmettere emozioni e sensazioni che Massenet ha profuso in quantita'.

Voi cosa ne pensate?
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Su Thais

Messaggioda Luca » lun 23 apr 2007, 19:11

Spinto dall'amico Matteo vi rendo note alcune mie impressioni e delucidazioni culturali sulla Thais di Massenet scritte anni fa...
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Thais la potremmo definire un misto di incenso e alcova, opera particolarmente imbevuta di esotismo orientaleggiante visto però attraverso l’ottica melodica francese in aggiunta a tutta quell’atmosfera di Décadence di cui autori come Anatole France e Louis Gallet (fonti dirette di Massenet, ma anche tributari di una vicenda che lungo la storia della cultura è stata sempre presente nell’immaginario degli scrittori) sono illustri esponenti.
La vicenda è nota e saremmo tentati – visto il carattere un po’ scontato del tema: la cortigiana redenta e il monaco gradualmente preda della passione – di pensare ad una sorta di Uccelli di rovo alla rovescia. Il fascino del proibito (da cui la profanazione) è quanto di più profondo la vicenda sa veicolare e ciò da ambo le parti: di Thais attratta dal monaco Athanaël (anche se quest’attrazione è subito dissimulata tra vezzi e scatti d’ira) ma anche – e in misura più forte – il sopravvento della passione di questo monaco per l’ex cortigiana divenuta suora, fino a permettersi il lusso di andare contro i suoi stessi principi sacri dicendole in punto di morte che essi non hanno valore e che l’unica cosa è volerla possedere. Si diceva vicenda antica che, diciamo subito, non ha fondamento storico certo: difatti noi la troviamo già presente in alcuni scritti del IV-V secolo d. C. e nel culto delle chiese bizantina, siriana e slava (festa l’8 ottobre). Solo nel secolo XVI qualcosa compare nei Sinassari (cioè nei libri liturgici relativi alle vite dei santi in cui erano date anche istruzioni e norme celebrative) latini. La più antica fonte che parla di lei è una leggenda greca del V secolo tradotta in siriano, slavo e latino: Taisia (Thaïs) era una pubblica peccatrice che, affrontata duramente da un monaco, si converte, distribuisce i suoi beni ai poveri e si ritira in una cella per fare penitenza. Dopo tre anni, assicurata dal perdono dei peccati, esce dalla cella per morire ed accedere così alla città di Dio.

Tale leggenda entra nel mondo latino nel VI secolo ed è utilizzata dalla famosa monaca benedettina Roswhita di Gandersheim († 973) per un dramma dal titolo Paphnutius. Nei secoli successivi soggetto ha un successo enorme: Marbodo vescovo di Rennes († 1123) trascrive in versi il dramma di Roswhita e nel secolo XIII Giacomo da Varazze († 1298) la inserisce nella sua Legenda aurea dando alla penitente il nome definitivo di Taide. Dante Alighieri († 1321), come sappiamo, la pone all’Inferno fra i lusingatori (cf. Inf. XVIII,127-36). La figura di Taide ha una ricca iconografia a partire dal secolo XII quando è ravvicinata alla Maddalena del Vangelo.
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Questa è la storia vecchia e tramandata dalla letteratura devota o meno. Ma il nocciolo è sempre quello: MISERIA E NOBILTA' DELL'UOMO.
Che ne pensate ?

Saluti, Luca.
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Messaggioda pbagnoli » lun 23 apr 2007, 21:29

Interessante, indubbiamente.
Quanto di questa vicenda è rimasto nel lavoro di Massenet?
E, soprattutto, quali fra le cantanti che l'hanno affrontata sono state in grado di rendere questa ambivalenza?
Confesso di conoscere davvero poco questo lavoro, per cui vorrei pareri di persone più esperte di me
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Thais

Messaggioda Luca » lun 23 apr 2007, 22:47

Mah, da quanto ne so Massenet (ma anche, ad esempio, Saint-Saens) gioca spesso su questa ambivalenza sacro-profano: esempio anche in Manon o anche nella stessa Esclarmonde, pur nella sua fiabesca trama.

Circa il "quanto" della vicenda originale di Thais sia rimasto nell'opera massenetiana, credo che lì sia affidato proprio agli esecutori il trovare tinte e toni evocativi che sappiano ben servire la vicenda, nonché regie appropriate. La musica è molta: sono tre atti in cui abbiamo notevoli pitture d'ambiente e caratterizzazioni specifiche (Nicias, Palémon, le due due danzatrici Crobyle e Myrtale e, di segno opposto, l'eremita Albine).
In sostanza un lavoro interessante e dalla storia culturale abbastanza estesa nel tempo.

Saluti, Luca.
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Messaggioda MatMarazzi » mar 24 apr 2007, 7:10

Carissimi,
premetto che trovo interessantissime le osservazioni di Luca, che inquadrano storicamente e culturalmente il mito di Taide.
Devo però aggiungere che, per quanto riguarda la mia personale visione dell'opera - che non ha pretese di sorta - il problema di Thais e quello di Athanael rigaurda soprattutto il rapporto dell'individuo con la propria vita.
La religione, in questo caso, mi pare soprattutto uno strumento: di negazione nel caso di Athanael, o di cambiamento nel caso di Thais.

Athanael è un personaggio di umanità dolorosissima.
Luca afferma che "progressivamente" cade nell'attrazione per la prostituta redenta.
il sopravvento della passione di questo monaco per l’ex cortigiana divenuta suora, fino a permettersi il lusso di andare contro i suoi stessi principi sacri dicendole in punto di morte che essi non hanno valore e che l’unica cosa è volerla possedere.

Be', sicuramente è così nella leggenda originale, non mi pare nell'opera di Massenett.

Il libretto parla chiaro: Athanael subisce la fatale folgorazione per Thais da ragazzo, da adolescente (ce lo possiamo immaginare quattordicenne o quindicenne) avendola semplicemente vista, nel pieno del suo splendore.
Quindi non è una passione che "sopravviene" in un secondo momento.
E' la radice stessa di tutti i comportamenti del giovane, prima che "salvi" Thais, ma anche prima di farsi monaco.

E' difficile immaginare lo sconvolgimento operato sull'eccitata sensibilità del ragazzo da questa apparizione luminosa, divina, che agli occhi di un giovanissimo può assumere connotati mistici e allo stesso tempo terrori peccaminosi, infernali.
La risposta al deflagrare dei suoi sentimenti per la donna irraggiungibile, malefica eppure intensamente amata, luminosa come una stella, è semplicemente la fuga fra gli anacoreti, i penitenti del deserto;
la fuga dal suo spettro eterno, la donna a cui - sia pure fuggendo - consacrerà la sua esistenza.

E' qui che comincia la grande menzogna di Athanael.
La sua religiosità non è autentica, non è una missione nè una vocazione: Dio non è una salvezza, ma solo un calmante, un antidolorifico, una pillola che cura il sintomo e non il male. Nel deserto, umiliando la propria carne, schiacciando le pulsioni brucianti della sua sessualità, Athanael non ha comunque che un pensiero in testa: la prostituta Thais.
Fatto sta che, auto-convintosi di essere al sicuro da ogni tentazione, molti anni dopo decide di tornare ad Alessandria: finalmente infatti ha trovato la “scusa” (la seconda tappa della menzogna) per rivedere Thais. Dichiara infatti che la propria missione è la “salvezza” della povera prostituta…
Inutile dire che i suoi compagni anacoreti tenteranno di dissuaderlo: non si fugge da se stessi.

Autoconvintosi di agire in nome di Dio, con nello sguardo il sovrano disprezzo per quel mondo di lussuria e dorata superficialità in cui si compiace la capitale, Athanael si prepara a rivedere il mostro che gli ha distrutto la vita (o l’Ideale che gliel’ha riempita).
Intendiamoci! Quando afferma di essere mosso solo da spirito cristiano, dal bisogno di salvare una creatura di Dio, probabilmente è sincero. Nel senso che ci crede davvero, tanto la menzogna è radicata in lui.

Ottiene quel che si è proposto: la donna infatti è anche lei alla ricerca di qualcosa. Anche lei sente l’angoscia e il bisogno di cambiare tutto. L’intervento dunque di questo giovane monaco, le cui parole e i cui sguardi brillano di un ardore che va oltre la fede, è proprio quello che a Thais serviva.
E quindi lo seguirà nel deserto, pronta a immolare alla sofferenza e alla preghiera il resto della sua esistenza.

Ma è qui, nel momento in cui Thais è pronta per abbandonare il mondo e Athanael, che la verità si rivela, senza potersi più contenere.
Athanael finalmente capisce: cosa ha mai fatto? Ha creato una santa, ma ha distrutto la donna che incarnava il suo sogno, la sua ragione di vita.
Ha immolato la creatura a cui ogni suo atto e ogni suo pensiero erano stati consacrati.
Ora tutto diventa chiaro: l'enormità del suo amore, la menzogna che lo aveva spinto nel deserto da ragazzo; la menzogna per cui era tornato ad Alessandria, non per salvare Thais ma per rivederla, per parlarle, per esprimerle (dietro allo schermo dell’amore di Dio) il proprio stesso amore.

Non è quindi “progressivo” il sentimento di Athanael: è costitutivo, genetico, parte del suo essere, fondamento stesso di tutta la sua esistenza.
Così come costituiva in lui è la menzogna.

Ben diverso il caso di Thais: profondamente vera e autentica, sia come prostituta sia come santa.

Non trovate? Sappiatemi dire.
Salutoni,
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Messaggioda Luca » mar 24 apr 2007, 11:56

Concordo con Matteo sulla religiosità di maniera (se si vuol essere generosi...) di Athanael: del resto è simile anche a quella di Des Grieux nella Manon quando canta la "dispar vision". A volte - e questo è un meccanismo psicologico a trappola - si dice di votarsi a dei valori grandi (a Dio, nel caso della religione) ma in realtà ci si attacca ad un pretesto di livello molto meno nobile. Ma si è in fondo risospinti nella umanità debole.... (e non è solo un discorso di Cristianesimo professato !).

Salutoni, Luca.
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