Caro Tuc,
Partiamo dalla questione dell'autenticità (?) carusiana rispetto alla vocalità di Canio.
Tucidide ha scritto: A proposito di Caruso: il suo Canio è un po' come l'Otello di Del Monaco.
Non c'entra granché con la vocalità dei primi interpreti, con Fiorello Giraud, primo Canio al Dal Verme, ma soprattutto con Antonio Paoli, primo Canio discografico (grandissimo, a mio parere) nell'incisione del 1907 supervisionata da Leoncavallo in persona:
http://www.youtube.com/watch?v=qnFXJOg9XxgIl suono di Caruso cerca sonorità carnose, squassanti bagliori nel registo acuto, affondi cupi nei gravi, tutte caratteristiche che Paoli non si sogna nemmeno di ricercare.
Poi, ad essere onesti, nemmeno Gigli è sovrapponibile a Paoli e Giraud (anche se il metodo di canto è più simile), essendo in origine un tenore di grazia mentre i primi erano tenori di forza.
A me fa piacere, intendiamoci, che stia prendendo piede la mia insistenza sulla necessità di comprendere le caratteristiche dei "creatori" per la definizione tecnico-vocale di un personaggio.
Però... ho anche scritto che non è sempre detto che un compositore, nell'elaborare un personaggio, abbia presente il futuro creatore: potrebbe anche non conoscerlo o conoscerlo poco.
Potrebbe anche - magari - ispirarsi a modelli diversi, vecchi o nuovi.
O persino modelli ancora inesistenti, che aspettano solo ...il suo spartito per nascere.
Wagner, ai suoi anni, non poteva immaginare a quali livelli sarebbe giunta l'arte coloristica del declamato; ma quando - cento anni dopo - è saltata fuori la Modl, pareva che il ruolo fosse stato scritto appositamente per lei.
Evidentemente Wagner puntava a qualcosa che ancora non c'era e che solo decenni di ricerca e sperimentazione avrebbero realizzato.
Diversi mesi fa discutevo con Riccardo a proposito di Norfolk, personaggio dell'Elisabetta di Rossini.
Riccardo mi aveva richiamato all'ordine perché avevo inglobato il personaggio fra i ruoli "David", mentre nel 1815 i ruoli David non esistevano ancora... tanto che il personaggio era stato creato da Garcia, tenore totalmente diverso da David.
Quello che all'epoca risposi a Riccardo, potrei ripeterlo pari pari a te, a proposito di Canio.
Ho detto che certe riforme possono essere nell'aria, anche prima di aver trovato l'artista in grado di attuarle.
Era l'esempio che facevo con Cornelie Falcon nel ruolo di Alice (Robert le Diable).
Quando l'opera fu creata nessuno pensava che un (praticamente) mezzosoprano come la Falcon sarebbe diventata regina di Parigi.
Eppure quando la Falcon si impossessò del ruolo, parve che fosse stato scritto su misura per lei e non certo per un soprano acuto e virtuoso come era la Dorus Gras.
Evidentemente Meyerbeer aveva già impostato il ruolo su un determinato binario, che aspettava solo ...il treno giusto.
Tendo a pensare che con Norfolk sia successa la stessa cosa: Rossini aveva in mente di potenziare il cosìdetto "secondo tenore", farne una figura centrale, dalla psicologia più mossa e contraddittoria rispetto all'eroe tradizionale, elevarne la tessitura un po' per distinguerlo, un po' per consentirgli quei voli dell'anima che i tenori "machi" di forza non potevano permettersi.
Tutto questo si avverte, per me, già in Norfolk, anche se all'epoca ancora non c'era David fra le forze del San Carlo (sarebbe arrivato l'anno dopo), ma solo quel tale... quel Garcia, secondo tenore a Napoli, che probabilmente Rossini non aveva mai nemmeno ascoltato quando cominciò a scrivere l'opera.I primi interpreti veristi furono tenori di "grazia" perchè il loro canto (che tanto successo aveva raccolto in Francia nell'Opéra Lyrique) era ritenuto più moderno di quello dei vecchi tenori araldici, di forza e contraltini.
In questo sta la differenza con il caso di Otello.
Lì Verdi si rifaceva proprio a un modello esistente, persino vetusto, che intendeva ricreare: infatti volle un tenore "passatista" - Tamagno - vocato ai personaggi vecchi, glorioso interprete di Rossini e Meyerbeer.
I veristi al contrario di Verdi cercavano il nuovo; ripiegavano sulla Bellincioni e Stagno perché erano il "più nuovo" che si potesse trovare allora: ma questo non vuol dire che la loro scrittura non aspirasse ad altro, una rivoluzione canora che ancora non c'era stata.
Quando in Canio è apparso Caruso è finita ogni discussione.
Come quando la Falcon si era impossessata di Alice.
E' come se la forma fosse divenuta sostanza. Come se il ruolo fosse già stato scritto per lei.
E ancora oggi, se facciamo il Robert le Diable, tendiamo a chiamare mezzosoprani in Alice, nonostante il ruolo sia stato scritto per la stessa cantante che creò Marguerite degli Ugonotti.
Non è il suono che fa l'interpretazione. Semplicemente, per me il suono è parte dell'interpretazione, poiché è sempre un elemento cercato e costruito ad arte dal cantante.
Tutto giusto e tutto bello!
Peccato però che, a mio sentire, tu tendi a ricavare sintesi e relazioni ingannatorie tra tipologia di suono e volontà espressiva.
Suoni grossi ed esplosivi? Visione eroica!
Suoni afoni e duri alla Vickers? Visione intellettuale e psicologica.
Suoni chiari? Innocenza liliale!
Suoni alti e timbrati da tenore di una volta? solarità e gioventù...
Sono sillogismi che restano talmente in superficie da portarci a fraintendere completamente l'interpretazione di un cantante.
E' vero che se un cantante sceglie di ottenere suoni grossi e fibrosi, oppure chiari e fosforecenti, una ragione c'è.
Ma questa ragione rischiamo di non vederla, se poi ai suoni applichiamo le vecchie e stracche categorie espressive della tradizione pre-bellica.
Hai la voce grossa? sarai Norma! (anche se hai l'autorevolezza di una portinaia)
hai la voce piccola? sarai Amina (anche se hai il temperamento di una erinni).
Caruso ha i suoni enormi? indi è enorme il personaggio.
E invece il Canio di Caruso era un povero guitto paesano, un immigrato che ha sognato di diventare qualcuno e che improvvisamente si ritrova a misurare lo squallore della sua esistenza; il pubblico di italiani emigrati che - a ognuna delle centinaia di repliche - singhiozzava e usciva dal Met sconvolto, non vedeva in lui il leone ruggente con la bava alla bocca, ma lo specchio della propria depressione.
Ecco come si può fare un personaggio piccolo pur utilizzando suoni enormi.
Potrei farti mille esempi di come si possano fare personaggi enormi pur con suoni piccoli.
Salutoni,
Mat