Carissimo MM,
l'argomento è vastissimo, vado in sintesi e per punti:
1) in sostanza, l'haute-contre è il tenore della tragédie lyrique francese (ma anche della musica sacra coeva), che va da Lully grosso modo fino a tutto il Settecento (La Vestale, che è del 1807, è definita semplicemente "opéra"). Non c'entra né con il controtenore (benché entrambi i termini derivino dal contratenor della polifonia) né con il falsettista né con i tenori contraltini italiani (che iniziano a diffondersi a fine Settecento), men che meno con i castrati. L'haute-contre è un tenore che canta o su tessiture molto acute o su tessiture "normalmente" tenorili ma con puntate al sopracuto. Come questi acuti gli haute-contre li facessero, è molto controverso (benché io vada all'opera da troppo tempo, non c'ero): sicuramente non "di petto", forse in falsettone, probabilmente in falsetto.
Io suppongo che gli haute-contre giocassero, anche a fini espressivi, fra la voce di petto e quella di testa, ma è solo un'idea mia. Comunque tutti i tenori dell'Opéra sono definiti haute-contre, perfino talvolta Nourrit e siamo già in zona Rossini-Meyerbeer. Il più famoso è Pierre Jélyotte o de Jélyotte, il tenore di Rameau, per il quale fu scritta Platée. Le tessiture di Jélyotte sono normalmente molto acute. Ma, da Gluck in avanti, di regola le tessiture sono più centrali o addirittura, come nel caso della Vestale, molto basse (sarebbe interessante un confronto con quella di Jason in Medée, che però è un'opéra-comique - ma l'haute-contre cantava anche quelle -. Jason ha delle improvvise puntate all'acuto - evidentemente in falsetto o falsettone - che Licinius assolutamente non ha).
2) l'"école du cris" non c'entra nulla. Si tratta di un'espressione coniata dai fautori della scuola italiana per descrivere lo stile vocale in uso all'Opéra, dove dopo la metà del Settecento la grazia rococò un po' leziosa e affettata di moda prima (la cosiddetta "mignardise") viene sostituita da un gusto più muscolare. Tutti gli italiani che assistono agli spettacoli dell'Opéra restano basiti da come ci si canta: abbiamo gustose testimonianze di Goldoni, Casanova e anche di Napoleone, che detestava i cantanti francesi (lui si sdilinquiva per il castrato Crescentini oltre che - ma anche per altre ragioni - per il contralto Giuseppina Grassini...). Gli italiani, in sostanza, accusano i francesi di gridare. La breve durata delle carriere, deplorata per la maggior parte delle star dell'epoca, potrebbe suffragare questa tesi. Ma mi rendo conto di diventare sgradevolmente cellettiano...
Boh, spero di esserti stato utile.
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