DottorMalatesta ha scritto:Poi come fai a dire che "in Pinkerton non ci vedo nè il capitalismo nè l'imperialismo. Ma solo i pasticci di chi, a quell'età, "affonda l'ancora alla ventura"! La melodia su cui queste parole sono cantate ricorda moltissimo l´inno americano...
E tutta la musica (la musica, intendo, non la vicenda!) mi sembra si basi sulla contrapposizione tra melodizzare "quadrato" e fanfare spiegate molto... occidentali e scale pentatoniche con preziositá timbriche tutte orientaleggianti.
eheheheh...
Scusa, Francesco, capisco quello che vuoi dire, ma a me ...l'idea di un Puccini che fa la morale agli USA (brutti, cattivi e imperialisti) mi fa un po' sorridere.
A quell'epoca (beata!) non era ancora partita la patetica fanfara sull'anti-americanismo, con tutto ciò che di grottesco sentiamo quotidianamente.
Un'Europa che per secoli aveva colonizzato il mondo e ancora (all'epoca) teneva in pugno migliaia di colonie sotto tutti i cieli non credo si sarebbe messa ad alzare il ditino contro il colonialismo (?) statunitense.
Inoltre Puccini ha dato spesso prova di amare il Nuovo Mondo. C'era molto di "americano" nel suo modo di ragionare (materialismo, razionalismo, sacrosanto disprezzo per le autorità accademiche e intellettuali).
Semmai è vero che gli Europei del primo '900 provavano un'inquietudine nuova e tormentosa nei confronti degli USA: il fatto è che per la prima volta essi cominciavano a sentirsi troppo "vecchi" per la Storia.
Per la prima volta dovettero capire come si erano sentite quelle gloriose civiltà ....antiche, fastose, ma "ai margini", che nei secoli precedenti non si erano fatti scrupolo di sconfiggere.
Col nuovo secolo, invece, era l'Europa ad essere finita ai margini della Storia; e intanto gli USA, con la loro civiltà giovane e rivoluzionaria, spalancata al futuro e al progresso, ne avevano preso il posto, alla guida del "nuovo".
Se ci pensi, proprio sull'altero sbalordimento del vecchio continente a fronte della superiorità degli americani si basa quel capolavoro che è l'
Americano di Henry James.
Se ammettiamo che anche in Madama Butterfly sia approdata questa inquietudine protonovecentesca, allora si conferma in pieno la tesi di Maugham.
E cioé che l'americanismo associato a Pinkerton non esprimerebbe denunce di natura politica, ma sottolineerebbe l'entusiasmo giovane, solare, vincente (e inconsapevolmente crudele) di PInkerton, metafora della civiltà da cui proviene.
Il Giappone, come l'Europa dell'epoca, hanno dalla loro parte la saggezza, le tradizioni, il passato; in compenso non hanno (più) la forza vitale.
E' ovvio che i vecchi temano i giovani: non solo perché in essi vedono dei rozzi e degli insolenti, quanto perché sanno che è nell'ordine delle cose che da essi saranno spazzati via.
Pinkerton è solare, felice, vincente come la giovane civiltà da cui proviene; ed è PER QUESTO CHE E' AMATO DA CIOCIOSAN.
A proposito, smettiamola di fare i moralisti con lui! Smettiamola di sentirci tutti più buoni e "femministi", dipingendo Pinkerton come un bruto irsuto, violento e porco... tra l'altro, così facendo, facciamo passare per scema anche Cio Cio San che gli si è sacrificata
Come ha detto Maugham la peggiore colpa che gli si può imputare è l'inconsapevolezza, ma l'inconsapevolezza (talvolta crudele) è proprio tipica dei giovani... e delle giovani civiltà .
E' vero che lo vediamo calpestare la fragile sensibilità giapponese; ma è destino (triste e ineluttabile) che le nuove civiltà capelstino quelle vecchie: anche l'Europa e il Giappone lo fecero, e senza tanti scrupoli, quando erano giovani a loro volta.
Il bello di Puccini (secondo me) è che non giudica lo scontro fra civiltà, ma lo descrive proprio come Henry James: con lucidità, un tocco di ironia acida (i vari Goro) e quel velo di amarezza di chi in fondo sa di essere della parte dei "vecchi" e assume su di sè il declino del proprio mondo.
Su questo sfondo si innesta la tragedia di Cio Cio San, che apre ulteriori prospettive.
Lei infatti è figlia del vecchio e tuttavia comprende la superiorità del nuovo; tenta di saltare da una civiltà all'altra, ma fallisce e perde una appartenenza, senza acquisirne una nuova.
In pratica finisce nel limbo di chi non appartiene più a nessuno e non ha nè un passato, nè un futuro.
Ed è a questo punto che parte il raffinatissimo processo di "negazione" che Maugham ci ha illustrato.
Se mettiamo insieme tutti questi elementi (lo scontro ineluttabile fra civiltà vecchie e giovani, lo slancio di un individuo da una civiltà all'altra, la tragedia della perdita di identità, e infine il complicato processo patologico della "negazione" messo in atto dall'apolide) ne viene fuori una delle opere più complesse che siano mai state scritte. Vi sembrerò blasfemo, ma - in termini contenutistici - al confronto con Madama Butterfly quell'opera bellissima e coinvolgente che è il Wozzeck a me pare una robina da scuola materna.
Salutoni,
Mat