Ciao Donizetti!
Donizetti ha scritto:ad un primo sguardo ho notato almeno due grandi differenze con le tradizionali versioni dell'opera belliniana: prima differenza, il personaggio di Riccardo è cantato da un tenore (Juan Luque Carmona), invece che da un baritono; seconda differenza, manca completamente il duetto basso-baritono (anzi, basso-tenore, in questo caso) nel finale del secondo atto. Vorrei chiedervi, quindi, informazioni storiche e musicali su questa versione e se la mancanza del duetto finale del secondo atto è una "sola" rifilatami o se Bellini l'ha tagliato.
Come dice Beck al San Carlo c'era il secondo tenore al posto del baritono, così come era consuetudine di quel teatro fin dai tempi di Rossini. Bellini trasporta dunque la parte di Riccardo e toglie il duetto col basso, un po' certo perché non aveva Tamburini e Lablache come a Parigi, ancor più perché - come di nuovo giustamente dice Beckmesser - "gridando libertà" a Napoli non si poteva cantare facilmente come a Parigi (da tenere conto anche la divisione in soli due atti della partitura napoletana).
Beckmesser ha scritto:Di fatto, quindi, le “versioni” dei Puritani sono in realtà tre:
a) il manoscritto originale per la versione di Parigi;
b) il manoscritto originale per la versione di Napoli, che è l’a) con gli aggiustamenti necessari per la Malibran e gli altri;
c) la versione finale andata in scena a Parigi, che è l’a) con tutti i ripensamenti avuti da Bellini nel corso delle prove.
Su questo non sono molto d'accordo, nel senso che le versioni rimangono due. Certo c'è il problema di se e come adattare tutto il lavoro fatto a Parigi nel corso delle rappresentazioni alla partitura di Napoli che invece si è bloccata per via della non messa in scena. Il curatore dell'edizione critica deve fare delle scelte in proposito, ma questo non implica l'esistenza di una terza versione.
C'è poi anche tutto il problema delle parti per Napoli che Bellini fece trasporre al collaboratore, dunque con errori e carenze varie.
Comunque l'edizione critica di Della Seta di entrambe le versioni dovrebbe essere pronta e prossima alla pubblicazione.
Per quanto riguarda "Da quel dì che ti mirai”: c’è nella versione di Napoli, trasportato per la Malibran e Duprez un tono sotto come tutto quel duetto, ma è assente nella partitura di Parigi perché Bellini lo eliminò prima della prima rappresentazione e non è attestato in altre partiture manoscritte o a stampa.
Bonynge lo resuscita nel suo disco, ma lo fa a partire da un’edizione a stampa per canto e pianoforte…orchestrandolo lui stesso. Questo lo si deduce dal confronto con la strumentazione presente nella partitura napoletana, in cui il pezzo compare per mano del collaboratore a cui Bellini affidò la trasposizione di quelle parti che eccetto per la tonalità rimanevano inalterate.
Questo è uno dei casi in cui l’edizione critica della versione di Napoli serve a dare notizie in più anche sulla versione di Parigi (l'altro caso è il terzetto "Se il destin a te m'invola" dell'Atto I).
La differenza macroscopica però che intercorre tra le due versioni è nel finale!
Cosa prescrive veramente Bellini nei due casi?
A Parigi il cast aveva come stella assoluta Rubini, attorniato da Grisi, Tamburini e Lablache, praticamente i migliori cantanti dell’epoca.
Il finale dunque è il trionfo del tenore:
-“Credeasi misera” cantato dal solo Rubini con tanto di Fa (e con soltanto i pertichini degli altri più il coro);
-“Ah sento, o mio bell’angelo” cantato insieme da Rubini e dalla Grisi per distanza di “terza”, con la voce di lui alla parte superiore.
Per Napoli, dove la star era la Malibran e dove Duprez certo non rappresentava un equivalente al mito di Rubini, gli equilibri per la stessa musica vengono così invertiti da Bellini (c'è pure una lettera del compositore dove l'intento è manifestamente dichiarato):
- “Qual mai funerea” cantata ovviamente dalla sola Malibran con tanto di Do dove stava l’acutone di Rubini;
- “Ah sento, o mio bell’angelo” cantato dalla sola Malibran.
Ma qual è il punto?
Che la Sutherland, Sills, Gruberova etc. hanno sempre cantato la versione di Parigi manipolandola a favore della primadonna. Quindi inserendosi in alcune frasi del “Credeasi misera” in realtà proprie di Arturo, e cantando da sole la cabaletta finale.
Ovviamente questa tradizione risale al secondo Ottocento e Novecento, quando i tenori belcantisti scomparvero e le parti virtuosistiche femminili diventarono prerogativa delle soubrette.
Il fatto di conoscere una versione parigina per tradizione alterata ci impedisce di accorgerci delle modifiche al finale per Napoli, pur essendo queste in realtà molto più vistose e sostanziali di Riccardo tenore!
I Puritani Malibran di Bari 1986, così come quelli che fecero a Napoli qualche anno dopo con Aliberti e Blake, si basarono su una revisione provvisoria della partitura approntata da Agostinelli e Zedda apposta per quelle esecuzioni.
Naturalmente i teatri di tradizione continueranno a fare i Puritani con i vecchi tagli e le vecchie manipolazioni…ma l’edizione critica dovrebbe invece gradualmente renderci consapevoli che:
- se abbiamo un tenore di forte personalità e adatto alla scrittura rubiniana, e altri tre buoni cantanti, sarà bene eseguire la versione di Parigi;
- se invece abbiamo, come più spesso accade, una primadonna assoluta e un tenore dal buono al mediocre, è molto meglio fare direttamente la versione di Napoli seguendo gli adattamenti già pensati da Bellini, piuttosto che devastare di nostra iniziativa la versione parigina pensata su misura per un protagonista tenorile stellare. Poco inporta che si debba magari fare qualche traposizione per Elvira (troppo bassa nella versione Malibran per un soprano tipo Gruberova o Sutherland): almeno il tenore non si strozzerà per tutta l'opera e gli equilibri drammaturgici della partitura verranno rispettati.
Ci sono un sacco di altre curiosità e problemi interessanti specialmente per quanto riguarda il lavoro del copista nell'adattamento delle parti comuni, ma la sostanza della questione ho cercato di riassumerla in modo esauriente!
Salutoni,
Riccardo
PS La scena della Malibran è naturalmente abbassata di una terza minore rispetto alla Grisi, così la canta la Bartoli nel suo cd. Bellini non traspose invece "Son vergin vezzosa" probabilmente perché - stando a quanto scrive in una lettera - la ideò fin dall'inizio sia per la Malibran sia per la Grisi (non è acutissima infatti).
PPS Merritt a Bari credo avrebbe fatto molto meglio a cantare Riccardo, poteva essere una piccola prova generale per i ruoli Nozzari