da Lully a Rameau: opera barocca francesce

opere, compositori, librettisti e il loro mondo

Moderatori: DocFlipperino, DottorMalatesta, Maugham

da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda Rodrigo » mar 06 apr 2010, 21:51

Buona sera ai (pochi, ultimamente) frequentatori del forum.
Tempo fa si rifletteva su queste pagine della crescita esponenziale che ha avuto l'opera barocca nelle incisioni e nelle riprese in teatro. Mi pare di potere dire che questo recupero ha interessato certamente l'opera seria e l'opera buffa italiana e l'opera, per così dire, "all'italiana" di Haendel. Molto meno il discorso si è esteso all'opera francese tra Lully e Rameau.
E' vero che buone riprese e ottime incisioni non mancano ora come ora, ma a mio modo di vedere il livello di conoscenza di questo repertorio (e l'affetto degli appassionati per esso) è nettamente inferiore a quello che si riscontra verso altri aspetti del melodramma settecentesco.
Condividete queste osservazioni? Quali sono, a vostro avviso le ragioni di tale situazione?
Rodrigo
 
Messaggi: 280
Iscritto il: gio 18 set 2008, 21:13

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda teo.emme » gio 08 apr 2010, 11:00

Secondo me i motivi sono due:
1) L'oggettiva difficoltà di allestire come si deve una tragédie-lyrique: non tanto in termini di esigenze vocali (l'opera francese di quel periodo è sempre stata meno incline all'esplosione virtuosistica dell'opera seria), quanto a complessità esecutiva. Si richiede, infatti, un grande sforzo, anche di resistenza, all'orchestra (chiamata a tradurre in musica certi effetti scenici: una funzione mimetica, forse arcaica e molto più ingenua, rispetto alle più rifinite elaborazioni handeliane, dove la musica non traduce fatti, ma idee), al coro (sfruttato in modo costante ed elaborato, non un mero riempitivo, ma protagonista), al corpo di ballo, alla messa in scena (nel'opera francese del periodo non viene mai rispetta l'unità aristotelica - poi traslata nell'opera seria tramite Metastasio - ma vi è un continuo cambio di scena, di luogo, di tempo, di azione). Una macchina complessa, non sempre ispirata e comprendente musica spesso di mero intrattenimento, ma comunque elaborata e "grandiosa". Inoltre si consideri il numero di cantanti richiesti (a coprire i tanti ruoli previsti) assai più elevato dei soliti 3 o 4 dell'opera seria (non considero i ruoli marginali), e tutti impegnati quasi in egual misura nell'economia generale dell'opera.
2) La distanza verso quel genere teatrale che fu la tragédie-lyrique: difficili da mettere in scena, legate spesso a occasioni mondane, macchinose e lunghe. Difficile oggi infondere nuova linfa teatrale a quelle costruzioni. Spesso, poi, le formule convenzionali, l'alternarsi di cori e danze e pezzi solistici (come scrivevo prima non sempre del medesimo livello qualitativo e non sempre ispirate) risultano poco vitali e finiscono per stancare. Soprattutto se manca l'adeguata dose di fantasia.
Un esempio eloquente. Qualche tempo fa la Scala ospitò William Christie e la sua orchestra per una versione concertante di Les Indes Galantes...opera splendida, ma esecuzione assai deludente e noiosa: un po' la delusione per l'orchestra (forse in cattiva forma, ma assai diversa da quella ascoltata nelle tante incisioni), ma soprattutto ha pesato negativamente l'assenza dell'apporto scenico. Pur in una versione sensibilmente ridotta, infatti, l'opera è sembrata eterna. Priva di vera vita teatrale, non ha retto l'esecuzione concertante (a differenza di quelle di Handel che sono puro teatro).
Questi secondo me i motivi della situazione che lamenti.
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"
Avatar utente
teo.emme
 
Messaggi: 883
Iscritto il: mar 06 apr 2010, 19:32
Località: Crema

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda pbagnoli » sab 10 apr 2010, 13:33

Non posso che sottoscrivere quanto espresso da teo.emme.
E, già che ci sono, rilancio.
Da grisiano di ferro, so che teo ha piuttosto in uggia il ruolo che le regie, soprattutto quelle impegnative, hanno assunto nella realizzazione degli spettacoli d'opera.
Questo invece è un aspetto che intriga molto me e molti frequentatori di questo sito, per cui chiedo a teo: non pensi che qui, in questo repertorio, un allestimento di Jones, o di Guth, o di McVicar possa contribuire a portare qualche elemento di interesse?
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda Rodrigo » sab 10 apr 2010, 14:36

teo.emme ha scritto:Secondo me i motivi sono due:
2) La distanza verso quel genere teatrale che fu la tragédie-lyrique: difficili da mettere in scena, legate spesso a occasioni mondane, macchinose e lunghe. Difficile oggi infondere nuova linfa teatrale a quelle costruzioni. Spesso, poi, le formule convenzionali, l'alternarsi di cori e danze e pezzi solistici (come scrivevo prima non sempre del medesimo livello qualitativo e non sempre ispirate) risultano poco vitali e finiscono per stancare. Soprattutto se manca l'adeguata dose di fantasia.


Secondo me questa considerazione non è del tutto condivisibile. Infatti, proprio per la maggiore varietà dei "numeri" (solistici, corali, strumentali, descrittivi) teoricamente l'opera francese avrebbe più carte da giocare rispetto, ad esempio, all'opera italiana in cui a parte la sinfonia l'orchestra non ha vita propria, i cori spesso mancano del tutto e la spina dorsare della partitura è l'alternanza recitativo/aria. Oso dire che l'opera francese potrebbe offrire ghiotte occasioni al regista di turno, molte di più della sostanzialmente uniforme drammaturgia metastasiana (e qui porto acqua al mulino di PBagnoli). Concordo invece sul fatto che un'esecuzione in forma di concerto penalizza molto di più questo repertorio che non, ad esempio, le opere di Vivaldi, Scarlatti o Haendel.
Saluti.
Rodrigo
 
Messaggi: 280
Iscritto il: gio 18 set 2008, 21:13

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda pbagnoli » sab 10 apr 2010, 14:58

Io non riesco a sentire in disco un'opera di Lully: è una noia mortale, almeno per il mio gusto.
Invece mi piacerebbe vedere un allestimento intrigante, che esalti la teatralità del lavoro; e, ovviamente, con il giusto rispetto della prassi esecutiva. Qualcosa per esempio come, mutatis mutandis, l'Incoronazione di Poppea di Glyndebourne
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
(Arturo Toscanini, ai musicisti della NBC Orchestra)
Avatar utente
pbagnoli
Site Admin
 
Messaggi: 4006
Iscritto il: mer 04 apr 2007, 19:15

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda teo.emme » dom 11 apr 2010, 3:51

Devo dire che io non ho in uggia il ruolo che le regie assumono nell'opera: sono assolutamente conscio della loro rilevanza e sono molto contento quando, a teatro, mi si presenta uno spettacolo bello e convincente o comunque stimolante. Credo, però, che nell'opera sia preminente l'aspetto vocale e musicale, ovviamente tradotto i teatralità. Io questa teatralità la ricerco nella composizione, nelle strutture musicali, nelle linee vocali, nei segni d'espressione. Per me la regia d'opera deve partire da qui (partire, non arrivare). Credo che i rapporti e gli equilibri vadano rispettati, perchè inscindibili dalla musica che è stata scritta in modo specifico per quei rapporti drammaturgici. Non mi garbano gli stravolgimenti fini a sè stessi, le riscritture drammaturgiche, la provocatorietà a tutti i costi. Per il resto credo si possa (e debba) far quel che si vuole.

Tornando all'argomento: pure a me la tragédie lyrique annoia terribilmente al solo ascolto, per un'intrinseca mancanza di teatralità: è un genere schiavo delle convenzioni, molto più dell'opera seria, che non è una stolida sequenza di arie e recitativi, ma molto di più...e questo grazie ad eccellenti libretti, psicologicamente arguti e poeticamente vari e interessanti. E' teatro. L'opera francese, invece, è intrattenimento. Arcaico, primitivo, rozzo. I personaggi sono pupazzi, i numeri si susseguono monotoni, il ruolo dell'orchestra è più faticoso, ma meno moderno (lo strumentale rappresenta la natura, la imita...nell'opera seria, invece, la traduce, va all'essenza della stessa col fine di coglierne il significato, il simbolo). Nella pratica un'opera di Handel eseguita in forma concertante non annoia MAI, una di Lully sempre.. Perchè?

Credo che l'opera francese necessiti di un idea registica forte, elaborata e sontuosa, che ne mostri la meraviglia, valorizzandone la mera esteriorità (non ha, infatti, profondità teatrali da investigare) e traducendo l'intrattenimento barocco in intrattenimento teatrale, cercando, senza mascherarne la falsità, di dare un senso alle fragili vicende narrate.
Matteo Mantica
"Fuor del mar ho un mare in seno"
Avatar utente
teo.emme
 
Messaggi: 883
Iscritto il: mar 06 apr 2010, 19:32
Località: Crema

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda MatMarazzi » dom 11 apr 2010, 10:50

Rodrigo ha scritto:proprio per la maggiore varietà dei "numeri" (solistici, corali, strumentali, descrittivi) teoricamente l'opera francese avrebbe più carte da giocare rispetto, ad esempio, all'opera italiana in cui a parte la sinfonia l'orchestra non ha vita propria, i cori spesso mancano del tutto e la spina dorsare della partitura è l'alternanza recitativo/aria. Oso dire che l'opera francese potrebbe offrire ghiotte occasioni al regista di turno, molte di più della sostanzialmente uniforme drammaturgia metastasiana (e qui porto acqua al mulino di PBagnoli). Concordo invece sul fatto che un'esecuzione in forma di concerto penalizza molto di più questo repertorio che non, ad esempio, le opere di Vivaldi, Scarlatti o Haendel.
Saluti.


io sono perfettamente d'accordo con te.
L'Opera italiana era teatralmente vivace nel '600. Dal momento in cui nasce l'Arcadia lo splendore dei libretti, la loro varietà, la loro profondità scatenata da teatro "sregolato" finisce miseramente.
I libretti "seri" del '700 sono uno strazio: ripetitivi, inerti, talmente poco interessanti che il pubblico ci si abitua.
Se Handel riesce comunque a tenere desta l'attenziono è per la sua grandezza di compositore-narratore, non certo per il valore dei libretti.
E nonostante questo lui, ben più di Rameau, ha un disperato bisogno (oggi) di registi che ne scatenino il potenziale.
L'opera francese ha semrpe avuto al contrario una profondità e un'autorevolezza poetico-psicologica a livello di testi, che - soprattutto nel '700 - non temevano confronti (a parte le opere buffe italiane che, sull'onda della protesta enciclopedista, conobbero una stagione di vero splendore).

In tutti i casi non è vero che l'Opera barocca francese sia così bistrattata: in Francia sono anni che sfornano produzioni grandiose; solo per fare qualche esempio, penso alle Boréades con la regia di Carsen, alla Platée con la regia di Pelly. Tutti spettacoli favolosi e reperibili in DVD.
Inoltre, proprio in ambito Lullyano, c'è il Theatre des Champs Eliysees che si sta dando molto da fare: il Thesée (con la Von Otter) e l'Armide (con la regia di CArsen) sono tra le cose più splendide che si siano viste recentemente.
Pensa che tempo fa aprii un thread sui ruoli Saint-Christophle delle opere di Rameau. Bene, qualche tempo fa vidi a Edimburgo un concerto della Von Otter (diretto credo da Christie) tutto dedicato ai ruoli Saint-Christophle.
Segno anche questo che qualcosa si sta muovendo.

Un salutone,
Mat
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda Rodrigo » dom 11 apr 2010, 13:44



Una, secondo me, grandiosa Petibon nel finale della bella messinscena di Les Indes Galantes di Rameau diretta da Christie. Tra l'altro la regia mi pare brilli, molto a proposito, per un'ironia squisitamente transalpina. Ironia che a me non sembra niente affatto gratuita ma, per così dire, innervata nella partitura stessa.
Buona domenica.
Rodrigo
 
Messaggi: 280
Iscritto il: gio 18 set 2008, 21:13

Re: da Lully a Rameau: opera barocca francesce

Messaggioda MatMarazzi » lun 12 apr 2010, 13:32

Rodrigo ha scritto: Una, secondo me, grandiosa Petibon nel finale della bella messinscena di Les Indes Galantes di Rameau diretta da Christie. Tra l'altro la regia mi pare brilli, molto a proposito, per un'ironia squisitamente transalpina. Ironia che a me non sembra niente affatto gratuita ma, per così dire, innervata nella partitura stessa.
Buona domenica.


Hai ragione... è grandiosa la Petibon in questo video.
Io vidi per la prima volta le Indes Galantes ormai vent'anni fa: eravamo al festival di Aix (ancora nell'era di Erlo... sembra passato un secolo) e c'era proprio Christie a dirigere Les Arts Florissants.
Era la prima volta che vedevo un'opera di Rameau dal vivo. La regia di Arias era sconvolgente (per l'epoca... oggi sarebbe la norma).
Ricordo l'effetto che allora mi fece vedere questi ragazzi neri del Bronx, pieni di rasta e con il registratore sulla spalla, ballare il "rap" sulla musica di Rameau e Christie che, alla passerella per gli applausi, faceva bissare il coro ballando (o tentando di ballare) a sua volta.
Il pubblico sembrava impazzito...
Pensava di essere andato a vedere un'opera tanto seria e raffinata e invece si era divertito come un pazzo, fra scrosci di applausi a scena aperta e risate a più non posso.
Fu allora mi resi conto che questa musica aveva un potenziale di modernità semplicemente spaventoso.

Salutoni
Mat
Avatar utente
MatMarazzi
 
Messaggi: 3182
Iscritto il: gio 05 apr 2007, 12:34
Località: Ferrara


Torna a opere e autori

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 21 ospiti

cron