Cavolo, Pietro, che bel terreno di confronto hai scelto, per questi pezzi da novanta!
Comincio subito dicendo che le signore presentate sono divisibili in due categorie: da una parte c'è l'Alcina sovrumana, metafisica, ultraterrena della Sutherland, espressa dalla sua emissione priva di ogni suono umano, carnale, terragno. E' questo il barocco? Se la risposta è sì, allora non c'è spazio al miglioramento: la Sutherland ha detto tutto quello che era possibile dire in quella direzione, o per lo meno l'ha detto in modo francamente difficile da superare. Vocalmente, non c'è nulla che non vada! E' perfezione assoluta, un diamante della più bell'acqua. Il barocco, insegnano i critici, era meraviglia, desiderio di stupire. La Sutherland stupisce, questo è chiaro. Da questo punto di vista, missione compiuta, il personaggio ha una sua coerenza ferrea, è compiutissimo e rifinito. Una presa di ruolo sicuramente storica. L'orchestra di Leitner, dici bene, è lontana anni luce da quelle cui siamo abituati adesso; tuttavia, la Cappella Coloniensis suonava in modo più "moderno" dell'orchestra di Bonynge nel disco DECCA. Per essere il 1959, si tratta di una bella direzione.
Sutherland Alcina metafisica insuperabile, dicevo. Per fortuna, non c'è un solo modo esecutivo giusto! Le altre Alcine che presenti mi paiono, chi in un modo chi in un altro, prendere una strada diversa, e pervengono a risultati di rilievo. Le loro sono, ovviamente, Alcine più umane, terrene, insomma donne.
La Fleming per me fa meraviglie autentiche di fraseggio, aiutata da un'orchestra che è un caleidoscopio di colori impressionanti. Colori ai quali la Fleming replica da par suo, trovando nella sua borsa di Mary Poppins timbriche ora secche, ora fisse, ora lussuriose, ora svenevoli, ora carezzevoli. Un'orgia sonora. Quando sento quei tre "sola" resi uno diverso dall'altro, fisso il primo, fondo e tetro il secondo, quasi una sintesi dei primi due il terzo, sopra un'orchestra che spalanca una vertigine di fissità angosciosa, mi viene la pelle d'oca! E pensare che lei si era presentata alle prove convinta di dover cantare "da baroccara"!
Ha fatto bene Christie ad IMPORLE un canto di questo tipo!
La DiDonato è senz'altro molto brava e predilige un'esecuzione più volitiva, meno meditativa e contemplativa rispetto a Fleming-Christie; diciamo che è quella più lontana dal modello Sutherland. Quest'Alcina è pervasa da emozioni vive, vivissime, rese con una forte carica drammatica e realistica che sfiora il verismo.
Orrore! tuonerà qualcuno!
Certo, è un'esecuzione importante. Personalmente - e qui so che Pietro non sarà d'accordo
- trovo il tempo di Curtis un po' troppo teso e aggressivo. E' vero che, vista la strada interpretativa scelta da Joyce, la simbiosi fra direzione e canto sia notevole, ma avrei preferito una maggior elasticità.
L'incisione della Kozena non la conoscevo. Marcon è proprio bravo, molto fantasioso nell'accompagnamento! Sa un po' di Vivaldi, il suo Handel...
, specie negli impasti timbrici, ma è molto emotivo. Mi sembra che, almeno nella gestione del ritmo, la lezione di Christie abbia fatto scuola! Così come, a livello interpretativo, la Fleming ha ispirato la Kozena, la quale, se da un lato non cerca nessuno degli incantesimi timbrici dell'americana, adottando una linea più asciutta e nitida, dall'altro ricerca una cura della dinamica affine alla sua, e si pone su una strada intrerpretativa simile, lontana dall'espressionismo della DiDonato. Sì, nel complesso è molto brava anche lei!
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...