Milady ha scritto:Acoltai la prima Callas eseguire dal vivo , negli intervalli tra una prova e l'altra, cantando "per sé sola" e accompagnandosi al pianoforte, prima sottovoce poi a voce piena ,"Vieni, t'affretta" con a seguire "Or tutti sorgete" e " La luce langue ".
Ebbi l'impressione di una tavolozza di colori ricchissima , chiaroscurata.
Milady, ma dov'eri?? nelle quinte della Scala?!
Le tue testimonianze sono sconvolgenti... e anche emozionanti! Ti prego, quando hai tempo e voglia, di raccontarci qualcosa di più di quel che hai visto, sentito, vissuto, anche solo impressioni. Credo che sia straordinario, almeno per un giovane come me, respirare un po' di quell'aria anche solo di riflesso!
Ti credo, e ti dico anche che i colori nella prima Callas c'erano eccome. Forse il mio "bianco e nero" contrapposto al "colore" delle interpretazioni mature è stato fuorviante. Come credo di aver detto altrove, se dapprima la Callas usava tutte le tonalità del rosso a sua disposizione, qualche hanno dopo cominciò a usare i toni del verde e del blu. E dove di solito usava il blu ci mise un po' di rosso. Non so se ho reso l'idea
Quanto alla Scotto, le tue considerazioni sono tutte condivisibili. In realtà io perdono le pecche vocali quando alla base c'è una idea forte del personaggio. E tanto più l'idea è valida tanto più perdono, alla Scotto così come alla Callas dilaniata e ondeggiante della Medea del 1961 (per me la sua Medea migliore!!) così come alla Gencer appesantita degli anni 70... e perchè no la Dessay degli ultimi tempi, o la Stemme ormai abbastanza rovinata anche lei.
Sicuramente Callas e Gencer erano di partenza più a loro agio in quel repertorio. La Gencer del periodo aureo in particolare (60-65 più o meno) è stata secondo me la voce verdiana ideale, ereditando lo spirito della Callas, anticipando e sintetizzando le qualità di Price e Caballè, pur avendo di partenza una voce con appeal minore rispetto alle succitate.
La Scotto si è potuta permettere certi passi più lunghi della gamba solo in virtù del messaggio che portava con se. Tant'è che per il vociomane puro la Scotto post-75 è praticamente inascoltabile.
Quanto al suo divismo, era costruito pure quello!
Torno agli ascolti in apertura:
La Jones: tutti la ricordiamo per il suo Wagner, il suo Strauss, e anche per ruoli heavy italiani come Turandot. Ma la Jones, al contrario di molte declamatrici tedesche, parte proprio da Verdi. I suoi ruoli da protagonista sono ruoli verdiani (Don Carlo, Otello, Aida ma anche Trovatore e Macbeth appunto). I suoi primi due recital in studio, di solito i biglietti da visita per una esordiente, sono zeppi di arie verdiane. La giovane Jones possiede un discreto legato, sufficiente agilità, grande insolenza vocale unita ad una buona dose di fascino. E quel che mi colpisce di questa aria d'entrata che ho postato è proprio il fascino sensuale che riesce a sprigionare in quel "accendere ti vo quel freddo core", la rilassatezza quasi materna con cui dice "ti aiuterò a compiere l'atroce impresa". E' un po' quello che sarà la Verrett ma, alle mie orecchie, in maniera più naturale e convincente della Verrett!! Questa Lady non ha bisogno di imporsi sul suo uomo, lo prende per mano, lo seduce e lo rassicura, e così si assicura il suo pieno controllo.
La Ludwig, mezzosoprano assai versatile, repertorio vastissimo (Mozart, Strauss, Verdi, la musica francese, il belcanto ecc.). Assai raffinata, con grande esperienza da liederista e, è vero, voce vellutata. Non conosco l'intera opera cantata dalla Ludwig, ma quel che ho sentito mi suggerisce proprio la strada dell'eleganza e della compostezza, una regina sottile e profondamente aristocratica, tutt'altro che quel mostro che certe interpreti vogliono dipingere. Il paragone sarà forse poco pertinente (anzi lo è) ma prendetelo come un parallelo che uso per spiegarmi: è un po' come lo Scarpia di Gobbi contro quello di Ramey o Bruson.
Non so in definitiva quanto il personaggio possa funzionare nel complesso, nè ho ancora deciso se mi piace o meno l'idea, ma la trovo una strada sensata, anche in questo caso consapevole o inconsapevole che sia.
La Grandi è lì a dimostrare che, nonostante i vizi dell'epoca e una voce non più fresca, prima della Callas c'era qualcosa di alternativo al Verdi tedescofilo. E' sempre pionierismo intendiamoci, ma siamo alla fine degli anni 40 quando la Grandi canta Macbeth, e non vi sono riferimenti stilistici. Tolta qualche sgradevole accentuazione, il suo sonnambulismo è quindi, per fraseggio e attenzione alla parola, già molto avanti.
Come assolutamente convincente è la scena incisa dalla Kabaivanska, che della Lady avrebbe avuto la voce, la tecnica e anche la giusta attenzione al testo musicale. Non si capisce perchè l'incontro con questo personaggio non ci sia mai stato.