Non abbiamo mai parlato di cori e complessi vocali.
Eppure anche loro sono "interpreti" nelle opere.
Anche un coro può dare emozioni fortissime. Sembra strano a dirsi - da noi non capita frequentemente - ma un coro può addirittura sconvolgere.
NOn certo i cori che strillano e che si fanno applaudire all'opera quando rivaleggiano con l'orchestra in suoni assordanti.
Personalmente mi sconvolgono i cori che distillano le loro voci in ipnotiche e surreali perfezioni e che da queste traggono raggi di luce.
IL "mio" coro è, da circa quindici anni, il Monteverdi Choir, la creatura di Gardiner.
In disco era tutto talmente incredibile che ero autorizzato a pensare si trattasse di miracoli ingegneristici.
Ma quando l'ho sentito dal vivo la prima volta nei primi anni '90 (la Leonora di Beethoven, la Creazione di Haydn, il Roméo di Berlioz, tutti con Gardiner) ho capito che era tutto vero. La loro forza è che non avevano le voci "impostate" in modo tradizionale (come da noi: hai fallito come solista? farai il corista).
Le loro voci erano spoglie di risonanze "melodrammatiche", pulite come vetri. Il suono di ognuno di loro era secco e insignificante (me lo dimostrarono gli assoli dei prigionieri nella Leonora), ma fuso agli altri diventava un'altra cosa, un altro suono.
Persino i cori grotteschi (almeno per me) del terzo atto dei Troyens (sentiti dal vivo a Parigi nel 2003) con loro diventavano sublimi.
Vi ho messo nella sezione audio un brano famosissimo e malinconicissimo di Ravel, tutto a cappella, ovviamente diretto da Gardiner.
Ciò che produce il Monteverdi Choir in questo brano è esemplificativo: sono solo supporto armonico (solo?) ai solisti, eppure alonano il brano di colori e rapimenti come nessun orchestra potrebbe mai fare.
Ti scendono nell'anima semplicemente con i loro vocalizzi.
Buon ascolto,
Mat