APPOGGIATURE, ACCENTI, "NOTE DI GRAZIA"DottorMalatesta ha scritto:Mi sembra che quasi sempre l´appoggiatura superiore venga eseguito come un accento. Bellini era solito differenziare nelle partiture accenti da appoggiature?
L'appoggiatura segnata con la notina cade effettivamente su sillabe accentate del testo, ma se anche non fosse così dovrbbe necessatiamente essere accentata perché si esegue sul "tempo forte" ("in battere"). Nelle edizioni stampate che ho potuto vedere ci sono alcuni segni ( >, posto sopra la nota o sotto, è il segno di accento "normale") che potrebbero indicare delle note particolarmente marcate, non solo in corrispondenza dell'accento musicale vero e proprio (nella scena di cui parliamo non ne vedo sulle note del soprano, ma ce ne sono per esempio sugli acuti ribattuti di "il bel sembiante": e non sono "forcelle" che indicano un diminuendo o una smorzatura, perché proprio su quelle note, oltre a una forcella che indica il crescendo c'è scritto espressamente
sempre crescendo sino al fortissimo (
ff).
Il problema è che anche i segni di accento, marcato, sforzato, possono variare da un autore all'altro e da un'edizione all'altra. Per esempio in Verdi ne possiamo trovare almeno due (o forse tre).
Il problema secondo me consiste nel capire se l'appoggiatura di Bellini debba risolversi semplicemete in una nota accentata, enfatizzata, che sostituisce del tutto la nota reale sottraendole ogni valore di durata, o se invece non debba essere, come mi sembrerebbe più logico, una prima nota legata alla successiva sulla stessa sillaba. Sicuramente l'esecuzione staccata che fanno quasi tutte (voci di ggguè-rrrrra, per esempio) non si giustifica.
Da un lato bisognerebbe capire se il valore dell'appoggiatura debba essere quello effettivamente indicato dalla notina piccola, o se invece corrisponda semplicemente e genericamente alla metà circa del valore della nota reale: in questo caso dovremmo sentire due note, legate fra loro, e non una. Nel primo caso qualche volta potremmo avere la singola nota accentata (e legata alla successiva) e qualche volta invece le due note distinte, perché, a meno che non si tratti di errori di stampa, l'appoggiatura è segnata con un ottavo prima degli ottavi, e invece con un ottavo o con un quarto prima di note più lunghe. E però il dubbio lo risolverei notando che i segni dell' "appoggiatura veloce", chiamata in gergo "acciaccatura", che si distinguono perchè la notina ha un taglietto trasversale, sono in Bellini anch'essi segni di ottavo: non usa, evidentemente, per questi abbellimenti, segni che indichino valori inferiori: il taglietto ci dice che la notina deve essere veloce (e in questo caso può anche anticipare la nota accentata), mentre le notine senza taglietto devono avere un valore maggiore, ma non credo che debbano sostituire in tutto la nota reale: a meno che, attribuendo ad esse tutto il valore, non si decida (e secondo me si potrebbe) di evidenziare il legato con un bel portamento. Ma ho l'impressione che le nostre cantanti, se fanno dei portamenti, li mettano un po' dove vogliono loro: sarà il caso di controllare? un bel discorso sui portamenti lo potremmo aprire quando finiremo quello sul vibrato...
D Qual'è l'obbligo spettante all'effetto dell'appoggiatura
R Quello di legarla alla nota e darle maggior forza coll'appoggiarvisi siccome chiaramente suona il termine Appoggiatura [
Principj elementari di musica adottati dal R.Conservatorio di Milano per le ripetizioni giornaliere degli alunni, compilati da B.Asioli, Milano 1831]
E inoltre, il fatto che l´appoggiatura sia indicata come una notina piú acute prima delle note normali, non indica giá di per sé che siano appoggiature superiori?
Certamente, ma siccome l'appoggiatura può essere anche inferiore è bene specificarlo: il vecchio dizionario dice che l'appoggiatura nel recitativo poteva anche non essere scritta ma rientrava nella prassi esecutiva, e che si trattava sempre di appoggiatura "di sopra". E quindi quando Bellini scrive le sue appoggiature lo fa con la notina superiore.
Cosa sono le "note di grazia"?
Dovrebbe essere sinonimo di abbellimenti: Bellini segna le appoggiature con notine piccole, perché evidentemente ha in mente la prassi esecutiva in base alla quale era il cantante ad aggiungerle dove fosse necessario, in base al senso e agli accenti delle parole e alla posizione della nota principale.
In realtà Gossett (che non avevo voglia di trascrivere per intero: c'è in internet ma non si può fare "copia e incolla"; e poi dice le stesse cose che dico io) si concentra, parlando soprattutto di Rossini e di Donizetti (in seguito a una polemica con Gelmetti, che si era opposto alle improvvisazioni di abbellimenti della Fleming in Lucrezia Borgia), su un particolare tipo di appoggiatura che è quella che consiste, a conclusione delle frasi, dove ci siano più note della stessa altezza, nell'eseguirne alcune più alte per evidenziare l'accento: non venivano segnate come note reali, ma viste come abbellimenti, perché di solito si tratta di note che creano (o creavano, noi forse non ce ne accorgiamo) un effetto di dissonanza rispetto alla nota principale e agli eventuali accordi che la accompagnavano.
Ma le notine di Bellini, dico io, non sono solo alla fine della frase. L'idea di fondo è che se hai tutta una serie di
do al di sotto della frase, almeno uno o due di quei
do deve diventare un
re (qualcosa di simile accade già nel "recitativo" del canto liturgico: prova a sentire un papa cantante, Wojtyla o Ratzinger: le variazioni, piccole e minime, di intonazione, corrispondono generalmente, secondo regole precise, e in base a segni presenti nel testo anche quando non ci siano direttamente le note, ai punti del testo che precedono o seguono le pause di senso, o i moderni segni di punteggiatura). Sembrerebbe dunque possibile, in fine di frase, eseguire l'appoggiatura come singola nota accentata. Invece Bellini ne mette anche nel mezzo delle frasi, e qualche volta alla fine della frase non ne mette: evidentemente voleva dire alle cantanti che dovevano fare le appoggiature dove le voleva lui, e non dove volevano loro, perché in quest'ultimo caso non avrebbe avuto bisogno di scriverle!
Altra lettura istruttiva:
"II recitativo, anche tra' moderni, serve ad unire i pezzi vocali ed i cori dell opera, distinguendosi dalla semplice declamazione, in quanto che è sempre accompagnato da una cantilena, basata sopra un dato tuono o sopra analoghi accordi. Si distingue dal solito canto, perchè non è soggetto ad un fisso movimento di tempo e ad un ritmo uniforme, ma soltanto alle leggi della prosodia, ed alla maggiore o minor forza delle diverse passioni che si vanno esprimendo. Esso ha inoltre le sue proprie forme melodiche, e può terminare in qualunque siasi tuono. La scuola moderna ,come l'antica, permette degli abbellimenti al recitativo, purché sieno analoghi al senso delle parole ed alla espressione dell affetto dominante. Si permettono pure i cantanti al fine del recitativo obbligato di trattarne le desinenze come cadenze formali.
L'abbellimento però più usato, e quasi indispensabile nei recitativi, è l'appoggiatura praticata in vece della prima delle due note di un medesimo tuono, colle quali si battono le ultime sillabe d'una parola, con che la cantilena non riesce secca nè monotona. Osservano ottimamente alcuni scrittori, che il recitativo eseguito co' necessarj cangiamenti di voce e colle dovute pause, riesce sempre languido, qualora accompagnato non sia da una conveniente azione, che sola è quella che dà forza e vivacità al discorso, ed esprime il carattere delle persone e delle passioni".
[Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze, nella geografia, nel commercio, nell'agricoltura..., Bonfanti 1831]
Abbiamo visto che le nostre cantanti intonano effettivamente il più delle volte la nota superiore al posto di quella reale, anche in quei casi dove è evidente che invece Bellini le voleva tutt'e due. Oggi ne ho sentita una che di sua iniziativa metteva una specie di appoggiatura con una nota un più sulla a di "umano", dove non c'è, ma non metteva la notina in più sul dipende immediatamentente precedente, dove invece dovrebbe esserci.
E che è questa storia del recitativo che riesce sempre languido? vuoi vedere che la Sutherland faceva i recitativi languidi per scelta filologica?
P.S. Ehi, Dottore: nello spartito per canto e pianoforte, sopra l'introduzione strumentale di "Ah bello a me ritorna" c'è scritto
vibrato !