VGobbi ha scritto:Nessuna replica?
Va be' ok.
Mi sono deciso ad ascoltare i tuoi link.
Devo essere sincero? Mi sono parsi cinque ascolti del terrore!
Carreras...
Ma siamo all'asilo?
Mi sembra un bambino che piagnucola perchè vuole che la mamma gli compri il giochino.
Gnole, piagnistei, faccina triste...
Non sono riuscito ad arrivare in fondo, ho dovuto togliere dopo poche frasi.
Chiedo scusa...
Poi c'è Cura, che fa pena a sua volta.
Io, l'ho sempre detto e sempre lo dirò, lo ritengo una delle maggiori personalità del nostro tempo.
Però... se avesse tutte le rotelle a posto non sarebbe un tenore, giusto?
Perché, in un concerto, scegliere quest'aria, tutta impostata sulla linea e sulle dinamiche del fraseggio, che lui non domina assolutamente (come è noto, la specialità di Cura è la sillabazione martellante e l'espressionistica propulsione degli slanci)???
Risultato: un canto legnoso, amorfo, insignificante.
Anche l'attore (che, quando è a suo agio fa miracoli) qui è ridotto a una mimica da telenovela alquanto ridicola e imbarazzanti.
Magari strabuzzasse gli occhi!
Su Domingo, invece, sono perfettamente d'accordo con Vittorio.
E' chiaro che dopo le due "miserie" appena sentite, Domingo (con la sua classe, la sua espressione più sobria, il suo canto più controllato) può dare l'impressione di una maggiore serietà.
Ma anche per me è un'impressione illusoria, abilmente costruita da quel gran maestro di "trucchi" (come tu scrivi) che è sempre stato.
Anche in lui mi sembra venga fuori il "niente", solo apparecchiato con maggiore furbizia.
Il coreano lasciamolo perdere. A me pare una caricatura e basta, anche se - per essere un coreano - qualche suono appare sensato.
Quanto a Corelli, posso concedervi solo una cosa: che da un punto di vista tecnico siamo aun altro livello;
si sente che - in termini di potenzialità musicali e sintattiche - il suo è il modo giusto di approcciare questa musica.
La linea è valorizzata, la dinamica raffinatissima, persino il respiro del fraseggio è quello giusto.
Si capisce subito che almeno lui, tecnicamente, potrebbe costruire qualcosa.
Il punto è: cosa costruisce?
Nulla!
La solita pappetta di singhiozzi a casaccio, di strascicamenti caricaturali, di spappolamenti ritmici che devastano la melodia pur di inseguire l'effettino più squallidamente prevedibile, i soliti acuti interminabilmente tenuti senza altra ragione se non quella di esibirli (pare un attore che, mentre sta recitando, assuma pose studiatissime per valorizzare il bicipite o il tricipite).
Dal punto di vista espressivo, mi pare che nè Corelli nè gli altri abbiano capito nulla di cosa stanno dicendo le parole.
Il personaggio non sta facendo una tragica "plainte" esistenziale sul dolore della vita.
Non sta singhiozzando come l'Innominato sul vuoto che lo circonda.
Sta, molto più prosaicamente, scaricando un'amante rompicoglioni, impostagli dalla "ragion di stato" (diciamo così), brutta, assillante, gelosa, inquisitoria, rompiballe, ossessiva e... che probabilmente lui non è nemmeno più in grado di ...soddisfare!
Se ne vuole liberare, uno perché non la sopporta più, due perché ora sta vivendo un vero sogno d'amore, tre perché si sente mortificato nella sua dignità di soldato (costretto a fare il prostituto per ambizioni politiche), quattro perché si è accorto che questa relazione non gli sta fruttando nulla.
"L'anima ho stanca" è un modo per dire (molto più cavalleresco e delicato) "ne ho pieni i coglioni di tutta questa storia"
"e la meta è lontana" è un modo di dire (molto più cavalleresco) "e tutto ciò che avrei dovuto avere con ricompensa delle belle notti che ti ho fatto passare non si vede!"
Quando dice "ma se amor cadrà, memore affetto in cor mi fiorirà", Maurizio mi fa venire in mente quelle che Homer Simpson elencava come "frasi migliori per scaricare qualcuna" ("devo riflettere un po' su me stesso" "sento che sto diventando gay" "sono sposato col mare").
Se un tono deve avere quest'aria è la freddezza, la gentilezza forzata di chi non vorrebbe ferire una donna e il desiderio di cavarne i piedi prima possibile.
E se il tema ha qualcosa di dolente è perchè tutta quella situazione è umiliante per lui come per la Bouillon.
Bene, in un simile contesto i singulti di pianto, il tono tormentoso, iper-tragico e iper-appassionato e tutte le altre scemate che Corelli mette in campo (le stesse che avrebbe adoprato anche nella lettura del contatore del gas), mi paiono talmente grottesche da farmelo considerare alla stregua degli altri quattro, ossia inascoltabile, benché (tecnicamente) sia molto più adeguato.
Scusate la franchezza!
e salutoni.
Mat