Cyrano di Bergerac (Alfano): interpreti

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toto-Cirano

Messaggioda MatMarazzi » mar 24 apr 2007, 7:41

Pare che riproporranno alla Scala il capolavoro di Alfano.
Credo non lo facessero più dai tempi di trionfi di Ramon Vinay...

Si apra il toto-Cirano... chi sarà il tenore secondo voi?

La risposta più immediata sarebbe stata Alagna, prima del disastro dello scorso dicembre...
E dunque chi? Domingo....?
:-(

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Messaggioda pbagnoli » mer 25 apr 2007, 10:35

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Messaggioda VGobbi » mer 25 apr 2007, 11:25

Beh, sarebbe ideale che qualcuno illustrasse la vocalita' del Cyrano, visto che si tratta di un'opera trascurata, magari elencando qualche incisione di riferimento.
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Messaggioda marco » mer 25 apr 2007, 12:24

assolutamente Domingo, visto che l'ha già annunciato
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Messaggioda MatMarazzi » mer 25 apr 2007, 23:35

marco ha scritto:assolutamente Domingo, visto che l'ha già annunciato


Ah si? Mi era sfuggito...
E così la nostra lotteria è già finita! :)

Peccato però...
Domingo ultra-settantenne non mi pare l'idea più audace e brillante che si potesse partorire...
Già, ma Lissner (come si dice in altro thread) non è un mago dell'audacia e della brillantezza.

Pazienza...

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Messaggioda dottorcajus » dom 29 apr 2007, 12:52

Consultando il mio archivio ho trovato che il ruolo di Cyrano è stato interpretato da:
Josè Luccioni - Roma/T.Opera - 1936
Pedro Mirassou - Buenos Ayres/T.Colon - 1937
Aurelio Marcato - Napoli/T.San Carlo - 1938
Antonio Melandri - Torino/T.della Moda - 1938
Renzo Pigni - Parma/T.Regio - 1950

Pigni era un tenore buono per tutte le occasioni anche se non molto abile al quale si ricorreva per riproporre titoli poco frequentati, Marcato era un ottimo secondo e le sue incisioni a 78gg di Lohengrin e Maestri permettono di ascoltare un cantante valido ed espressivo (al momento di specializzare nel genere e nell'epoca la mia collezione me ne sono privato con molto dispiacere).
Melandri e Mirassou furono decisamente dei tenori lirico-spinti tendenti al drammatico. Ambedue dotati di voce squillante erano interpreti estroversi in piena linea con la retorica del loro tempo.
Luccionì è sicuramente il più importante, quello che, con voce lirica ed importante, cantava Otello e Sansone.

In un simile contesto non vedo perchè affidarsi ad un appena-lirico come Alagna, interprete solitamente mediocre, od ad un vecchio leone del palcoscenico quale Domingo, che indubbiamente potrebbe soggiogare l'auditorio con il suo carisma ma che vocalmente non era adatto nemmeno nei suoi anni migliori. Forse Cura, se si ricordasse che cantare non è partecipare ad una seduta pesistica, potrebbe, almeno vocalmente, sostenere bene questa parte. Sulla parte interpretiva nutro dei seri dubbi.
I titoli di questi autori richiedono sempre, oltre che alla voce adatta (ovviamente), una capacità interpretativa notevole. In questi titoli queste caratteristiche sono più necessarie che in altri titoli perchè in genere questa musica può risultare meno immediata di altra.
Roberto
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Messaggioda MatMarazzi » mar 01 mag 2007, 8:35

Caro Roberto,

Molto interessante il riferimento a questi cantanti, quasi tutti sconosciuti a me (tranne ovviamente il creatore del ruolo, il famosissimo Luccioni).
Alla lista manca Ramon Vinay, che praticamente (a differenza di Luccioni) era un baritono impegnato in ruoli da tenore.

Io però non escluderei con tanta determinazione l'ipotesi di Alagna, che non è un interprete mediocre (almeno per me); anzi ha ottimo intuito e presenza scenica considerevole.
E' smargiasso, è vero, e pure vanitoso. Ha bisogno di essere condotto e moderato, non è molto intelligente (questo è vero) nè raffinato. :-)
Ma quando è ben guidato da registi consapevoli e in ruoli che sente funziona.
Forse, questo è vero, non sarebbe abbastanza "intellettuale" per un ruolo come Cyrano, ma comunque meglio di Domingo, sul cui "carisma soggiogante" mi permetto di nutrire fortissimi dubbi.

Quanto al lirico, appena-lirico, lirico-spinto, lirico-drammatico, lirico-tra-lo-spinto-e-il drammatico, più-che-lirico, men-che-drammatico, ecc... sono categorie alle quali ho smesso di credere da molto tempo.

Anni fa avevano un loro significato, fino a divenire coartanti fra la prima e la seconda guerra mondiale: ciò è comprensibile perché allora il nucleo colore-volume era di per sè stesso "contenuto espressivo" e l'appartenenza o meno a uno di questi sottogruppi tecnico-vocali assumeva di per sè valore drammatico.

Poi si è scoperto che spesso queste categorizzazioni erano arbitrarie; che nell'Ottocento non sarebbero mai state prese in considerazione e che anzi, distribuendo i ruoli in base a queste formulette, si trascurano gli aspetti più importanti: ossia le peculiarità della tecnica a fronte delle specifiche difficoltà di un ruolo, la giusta tessitura e, vivaddio, la personalità, che resta elemento indispensabile.

Solo per fare un esempio piccolissimo, la Marescialla è spesso affidata a soprani drammatici, centrali e sontuosi, rotti al canto wagneriano.
E nessuno dice che ciò sia male: Lotte Lehmann o Regine Crespin erano Marescialle favolose. Ma lo erano perché erano brave, non perché appartenessero a una tipologia vocale piuttosto che a un'altra.
Tanto più che se si va a scorrere la storia delle prime Marescialle (la Siems, la Hempel, ecc...) si scopre che erano soprani leggeri veri e propri.
Poi la Schwarzkopf, con la sua piccola voce chiarissima, trasparente, fragile, di pura cristalleria, ha fatto quel che ha fatto.

Tutto questo, nella mia umile opinione.

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