Verdi ha destrutturato e ristrutturato i diversi registri vocali, sia maschili che femminili.
Ha iniziato la sua corsa quando l’apice era il “belcanto” (in cui il regno virtuosistico canoro apparteneva alla sapienza d’uso del registro acuto e sovracuto ), si è reso conto che quelli erano confini sonori ridotti per le sue esigenze drammaturgico-musicali, ha ripreso e proseguito quanto Rossini aveva tracciato (repertorio serio…Semiramide, Mosè, Otello, G. Tell) e ha teso l’arco oltre l’ostacolo.
Sì, la specificità del tipo-vocale “baritono” per Verdi è prevalentemente questa: fa da arciere e da contraltare delle tensioni che si muovono sopra, lungo, sotto la trama.
Buon esempio di quel che voglio dire è l’Ernani dove si intersecano e si affrontano tre tipologie vocali maschili ben distinte e disegnate: il basso-truce-spigoloso, il baritono regal-poten-prepotente, il tenore ardimentoso-eroico.
Opera con più fulcri, ognuno ben definito nel quale il ruolo-suono baritono è un catalizzatore-fautore di tensione.
So che ora mi beccherò della mummia, ma se non l’avete già nelle orecchie, riascoltate quest’opera, ediz. Metà anni cinquanta con Cerquetti-DelMonaco-Bastianini-Christoff, bacchetta distilla-trame Mitropulos. ReCarlo non è protagonista dell’opera, ma da quel personaggio passa ogni filo-intreccio, come epicentro vitale…ecco a cosa mi fa pensare il baritono in opere verdiane…
Il baritono è un epicentro di forze ed un appiglio sicuro nei contrasti. Ecco a cosa serve quella vocalità per Verdi che non la identificava né col basso-cantante né col tenore-grave.
Verdi decide più volte, in età/esigenze diverse , di assegnare al baritono i ruoli-traino-trama, in scena ciò che è protagonista spesso sono i contrasti e la tensione …e quei contrasti-tensioni s’accendono quando..beh pensate all’ingresso di Nabucco..o del ConteLuna…o di Jago…etc…etc..etc….
E il baritono non è placato-rassegnato-monocorde-giocondo-sicuro: è un groviglio di corde in movimento con epicentro definito (che per chi ascolta si identifica con il registro medio-grave…. e quell’è il regno-certo del baritono come lo disegnava Verdi).
Forse non sarà comprensibile, ma la cosa più vicina a quel che intendo non è un’aria solistica da vocione-baritono, ma un concertato del DonCarlo (e non ci posso far nulla, io pendo per polifonia e per anni ho avuto dietro le orecchie proprio quei bontemponi dei bassi-primi che in coro polifonico più o meno si muovono su suoni simili al baritonone), in cui l’epicentro baritono non è in primafila, ma si espande-contrae ed è fil d’acciaio che tutto trattiene-tiene. Uguale accade nel corso dell’opera, Rodrigo non è il protagonista, ma nell’arco dell’opera inanella una serie di dialoghi-duetto con le altre figure maschili (o tenore e o basso) nei quali ha proprio quel ruolo di perno-mediazione …. e anche la vocalità-pilastro nei centrali ne è indicatore.
Don Carlo – Atto Terzo – Quartetto “Soccorso alla regina…”
Lo so, potrei anche pescare l’altro concertato-cardine il quartetto 3° atto Rigoletto – che se vogliamo essere più precisi è un doppio duetto intrecciato solo per noi spioni da platea. In quell’opera, il baritono è protagonista centrale e con lui irrompe in scena (in teatro-opera intendo) l’esclusione/emarginazione,l’attenzione verso i pensieri e le azioni di chi vive in condizione di svantaggio e che essendo servitore vive celando ciò che pensa e ciò che è. Questo celare-scindere riguarda anche la vita pubblica e la vita privata, l’esteriorità e l’interiorità.
Ma che voce poteva cantare questo? Una voce da “strillone-tenorone” o da “grazioso-tenorino” o da “cupo-fosco-basso”? Chi? La voce di mezzo, quella epicentro, quella salda sui centri.
E se questa è la voce di mezzo, che voce può avere la “vita piana-disimpegnata”?E qual è la voce più lontana dal range-epicentro? Quella là…..virtuosistico-belcantista, esponente di idealità da vittima-ingenuo-angelicata. E il sicario? Eccolo il fosco-cupo-tentatore….laggiù più profondo dell’epicentro.
Che voglio dire con tutto ciò? Che Rigoletto ha la voce da epicentro proprio per sviluppare suoni-melodia da contrasto con ogni interlocutore… chissà perché in quell’opera non c’è una virgola di dialogo diretto tra il gobbo e il duca, niente..nemmeno bau di striscio eppure si trovano in mismo luogo più volte…ma ggniente, non si favella…E’ arduo far dialogare l’effimero e l’umano, arduo far dialogare due dimensioni così distanti….anche Germont/Alfredo mica dialogano (lo so lo so che c’è la predica “torna all’ovile, ciccino mio” e il bofonchio post-scena-madre …)là c’è papà che monologa mentre figliolo o tace o ha la testa a 12.000 miglia…Mi sono persa? Sì, ok riprendo il filo e riavvolgo.
Insomma giovani, il baritono verdiano per me si muove là, in area epicentro-trame così come si muove sonoramente in area centrale, con assoluta padronanza-sicurezza. Il chè non vuol dire staticità eh, vuol dire fraseggio-legato-dinamica e tutto il bagaglio-tecnica…..ma la tecnica è la forbice del sarto, non è produttrice della stoffa ad hoc…quella, la stoffa ad hoc, è dispensata dall’interprete-artista....a noi tocca solo il compito di non farci scappare la stoffa
Ecco cosa dovrebbe contenere una voce da baritono verdiano: un groviglio di corde là, pronte e misurate per ogni evenienza – occorrenza. Già, gli umani hanno questa peculiarità … sono portatori di grovigli di corde di vario spessore e lunghezza.
Avrei potuto scrivere di Barnaba/Jago… o di Falstaff/Germont…. o di Nabucco/Amonasro.. etc etc etc
Non lo faccio, tranquilli:D:D:D
Rispondendo infine al dilemma di Pbagnoli su chi siano oggi i baritoni verdiani..è una gran bella domanda, visto che su quel ruolo poggia o co-poggia una buona fetta del repertorio di Pepin. Lasciando perdere gli scaffali di discoteca-videoteca, due che mi hanno colpito già da un po’ di tempo, gironzolando sur tubbo :
Mariusz Kwiecien (polacco)
Dario Solari (sudamericano, ma non ricordo se argentino o uruguayano..)
Sulla question Cappuccilli ....io penso di lui ciò che penso di Ghena Dimitrova: credo fossero voci da ascoltare dal vivo e che su disco perdano quel "quid" speciale che deriva dall'esibizione dal vivo (l'emotività non tutti sanno liberarla davanti ad un microfono, in uno studio di registrazione, dove magari canti senza la compresenza degli altri colleghi-cantanti..dove il gesto scenico non t'aiuta...e dove immagino "frazioni" il canto in singole tracce-cd...un, due, tre pronti si gira ah no..pronti si incide..).
Avendolo io ascoltato o visto solo mediaticamente, penso di non avere il giusto metro ...e la stessa sensazione ce l'ho appunto con la Dimitrova.
A me Cappuccilli su cd/dvd impressiona in Barnaba (Attila), in Macbeth e in SimonBoccanegra, verdianamente parlando.