I Ruoli Ronzi de Begnis

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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Riccardo » ven 30 lug 2010, 16:35

MatMarazzi ha scritto:Peraltro la Scotto non era - almeno così mi sembra - incapace di dismisura: sono diverse le occasioni in cui ha buttato all'aria ogni compostezza o omogeneità per conseguire obbiettivi di tipo espressivo (pensa alla sua Lady, ma anche alla sua Gioconda).

In effetti è vero... Soltanto che io pensavo agli eccessi tirati fuori in Bolena o Norma, dove effettivamente risultano ridicoli ma appunto per quell'assenza di "allure" che denunci tu. Ma non è detto che altrove non funzionino...

E per giunta mi è venuto in proprio mente ora che c'è una bella registrazione di un duetto che ci dà qualche indizio in favore di quanto sostieni...
La Scotto e la Freni si confrontano rispettivamente in ruoli Ungher e Tadolini. :D

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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda MatMarazzi » ven 30 lug 2010, 17:41

Riccardo ha scritto:E per giunta mi è venuto in proprio mente ora che c'è una bella registrazione di un duetto che ci dà qualche indizio in favore di quanto sostieni... La Scotto e la Freni si confrontano rispettivamente in ruoli Ungher e Tadolini. :D


Fantastico ascolto (di un brano che fra l'altro non conoscevo affatto)!!!!
Grazie infinite Ric.
Per altro questo ascolto (a me, almeno) toglie ogni dubbio su quanto sarebbe stata efficace la Scotto anche nei ruoli Ronzi.
Nella sua "esasperazione folle" è incredibilmente naturale. Parla questa lingua come se l'avesse appresa all'asilo...
Altro che Violette e Butterfly... Era in questa direzione che andava spinta!
Meravigliosa...

Sarà perchè mi piace tanto la Scotto, però devo dire che mi ha convinto persino dalla Freni! :)
...Che non è altrettanto rivelatrice, ok, ma si disimpegna con disinvoltura, ma quel che mi colpisce di più ...con autorevolezza e incisività.
E se anche lei, invece di tutte quelle Desdemone o Mimì, ci avesse lasciato una Paolina del Poliuto o un'Alzira? :)
Credo che ci avrebbe lasciato qualcosa di convincente!

Più passa il tempo più mi convinco che non esistano i cantanti buoni e i cantanti cattivi...
Sono solo gli accostamenti cantante-personaggio ad essere buoni o cattivi...

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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Tucidide » ven 30 lug 2010, 17:47

MatMarazzi ha scritto:Più passa il tempo più mi convinco che non esistano i cantanti buoni e i cantanti cattivi...
Sono solo gli accostamenti cantante-personaggio ad essere buoni o cattivi...

Caro Mat, io penso che ogni cantante, se arriva ad un certo successo e fa una certa carriera, qualche cartuccia ce l'abbia. Una "ciabatta scalcagnata" - come da taluni si sente dire (altrove) - non arriva a cantare a certi livelli.
Tutto sta appunto, nel capire le potenzialità.
Nel disco da cui è tratto il duetto postato da Riccardo, c'è anche una bellissima (per me) esecuzione del duetto "Mira, o Norma", in cui la Scotto fa la sua Norma (che non è il massimo, ma nel singolo pezzo si disimpegna bene) e la Freni lascia intuire che sarebbe potuta essere un'Adalgisa stupenda.
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda MatMarazzi » ven 30 lug 2010, 18:04

Tucidide ha scritto:la Freni lascia intuire che sarebbe potuta essere un'Adalgisa stupenda.


Io e Maugham avremmo voluto sentirla anche in Chriostemis (nei primi anni '70) e in Gertrud (la mamma) dell'Hansel e Gretel, magari a metà degli anni '80
Certo, bisognava convincerla a studiare un po' di tedesco.
Per questo ci sarebbe voluto un affascinante basso di area germanica! ;)

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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Tucidide » ven 30 lug 2010, 18:08

MatMarazzi ha scritto:
Tucidide ha scritto:la Freni lascia intuire che sarebbe potuta essere un'Adalgisa stupenda.


Io e Maugham avremmo voluto sentirla anche in Chriostemis (nei primi anni '70) e in Gertrud (la mamma) dell'Hansel e Gretel, magari a metà degli anni '80
Certo, bisognava convincerla a studiare un po' di tedesco.
Per questo ci sarebbe voluto un affascinante basso di area germanica! ;)

: Chessygrin : Si sarebbe potuto chiedere a Ridderbusch o Sotin... ma forse il basso bulgaro non sarebbe stato d'accordo! :mrgreen:
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Riccardo » ven 30 lug 2010, 18:42

MatMarazzi ha scritto:
Tucidide ha scritto:la Freni lascia intuire che sarebbe potuta essere un'Adalgisa stupenda.


Io e Maugham avremmo voluto sentirla anche in Chriostemis (nei primi anni '70) e in Gertrud (la mamma) dell'Hansel e Gretel, magari a metà degli anni '80
Certo, bisognava convincerla a studiare un po' di tedesco.

Eh già, sarebbe stata perfetta. La Chrisotemis del secolo. Gertrud volendo ci poteva stare anche più di recente, magari al posto di qualche Fedora o Pulzella di troppo...

Comunque di Aldalgisa qualcuno racconta che ci sarebbe una fantomatico tentativo di registrazione mai pubblicata con Karajan...

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Me ne sto lentamente rendendo conto anch'io...e credo valga in generale un po' per tutto. Ogni cosa può essere detta buona o cattiva soltanto in rapporto a qualcos'altro...

Dopo la Freni, ora bisogna salvare la Devia :D
E io mi ricordo sempre di quel "D'Oreste d'Ajace" in concerto...ma è vero che Elettra già l'ha fatta in teatro senza mi pare particolari clamori.
Ci vorrebbe un personaggio maturo, tendenzialmente insensibile, mentalmente rigido, possibilmente cattivo. Ovviamente in tessitura acuta.
Forse è una sciocchezza, ma io la proverei come Kostelnicka.
Lo so, il declamato etc etc...ma peggio di altre cose non la farebbe! : PirateCap :
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Triboulet » dom 12 ago 2012, 12:11

Riesumo questa discussione perchè mi venivano alla mente delle considerazioni (forse banali e già dette) leggendo la decensione di bagnoli in home...

:arrow: la Miricioiu ha 50 anni nella registrazione del Devereux in questione, e - come giustamente si osserva - la stessa è più assimilabile ad una cantante "pastiana"... sembra che questi ruoli siano destinati a soprani attempati che virano la loro carriera verso un belcanto meno stressante (nel senso di meno acuto-virtuosistico). Tolta la Caballè, le restanti (poche) interpreti del ruolo vi arrivano tutte a fine carriera. E parliamo della Sills degli anni '70, della più recente Gruberova, ma pure della Kabaivanska e della Ricciarelli che li approcciano alla fine degli '80. Non esiste interprete che ne abbia fatto ruolo d'elezione per costituzione vocale o natura psicologica, tutte sono arrivate al ruolo per "esigenza", e lo hanno risolto con i mezzi (non appropriati) che avevano. Anche la Caballè se vogliamo (che ha ripreso praticamente poco dopo la Gencer) aveva un'esigenza: tentare una terza via che non fosse quella della Callas o della contemporanea Sutherland. Da lì il repertorio di "belcanto alternativo" fatto di ruoli Merich-Lalande, Ronzi e compagnia (bel)cantante.

:arrow: ora, perchè la Gencer (che, lo ricordo, si scoprì ronziana dopo un percorso soddisfacente, variegato ma non rivelatorio) ci appare così tagliata per questi ruoli e le altre no? secondo me non si tratta di saper scendere in basso, di aggressività ecc ecc, non principalmente almeno. La Callas sapeva essere una iena, ma non avrebbe fatto la stessa figura, ne sono convinto. La Gencer aveva una qualità, oltre al senso del ritmo, della drammaturgia, aveva una qualità vocale (non so se per dono di dio o per una tecnica ferratissima) che non perse mai neanche al disgregarsi della sua voce: il "fp" (forte-piano") improvviso, quello sbalzo che avvertiamo quando, ad esempio, deve affrontare un intervallo ascendente. Non solo i pianissimi della Gencer erano davvero pianissimi ed erano gestiti come meglio si poteva, non solo le esplosioni in forte erano tonanti quasi come quelle di un drammatico (una pasta di voce scura e uno squillo che nessuno dei soprani leggeri citati ha), ma i passaggi tra l'uno e l'altro erano repentini e inconfondibili, e davano quella sensazione di follia marcia senza pestate di piedi (Sills) o distorsioni dell'emissione (Gruby). Il famoso chiaroscuro che poi la Gencer esasperò all'inverosimile è il suo marchio distintivo ed io non ho ancora sentito una cantante che sappia fare lo stesso. La Caballè sentendo la Gencer avrà pensato: "questo è il ruolo per me". E infatti la Caballè degli anni d'oro filava, assottigliava, galleggiava sulle note, aveva dei pianissimi notevoli, ma era tutto a "tinte pastello", quel chiaroscuro potente, brusco, "cattivo" pareva sfumarsi in un crogiuolo di colori anche ben mescolati ma, tendenzialmente, in senso decorativista. Ascoltate cos'è la Gencer declinante, nel 1974, con voce più traballante e accento esasperato, ma le sue caratteristiche erano ancora intatte, perchè erano connaturate alla voce:



Questa voce che si spezza continuamente (in senso dinamico) fu applicata dalla Sultana indiscriminatamente a tutte le regine, ruoli Colbran, Pasta, Merich-Lalande, Barbieri-Nini... ma solo coi Ronzi funzionava, esattamente come la voce "intera" dei soprani pastiani applicata ai Ronzi non soddisfa (e tutte devono trovare il sistema per sopperire in altro modo) mentre in Norma e Sonnambula appare perfetta.

:arrow: il passaggio successivo è chiederci se un'altra voce così c'è o può nascere. Sicuramente se si continua con questa tradizione di interscambio, quasi Elisabetta forse una versione "facile" di Norma o di Sonnambula, non andremo mai da nessuna parte. Eppure, anche se non con le stesse caratteristiche della Gencer, la Dessay ha infiammato il mondo con la sua Lucia che, si dirà, non è ruolo Ronzi, ma è sicuramente una vocalità più "squilibrata" rispetto a Sonnambula, che pure ha interpretato numerosissime volte, senza però rivelarsi sconcertante. Considerando la piega che ha preso la carriera della nostra (ormai avviata a diventare una Callas 2, arroccata nel suo repertorio d'elezione di grandi primedonne della tradizione lirico-leggera) non mi spiego perchè esita ancora a proporre un ruolo Ronzi, nel quale forse direbbe di più che non in Puritani. Forse attende, come le sue colleghe, di passare i 50....


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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda MatMarazzi » dom 12 ago 2012, 16:05

Triboulet ha scritto:pure della Kabaivanska e della Ricciarelli che li approcciano alla fine degli '80.


Caro Trib,
che bella coincidenza.
Da giorni avevo intenzione di riaprire questo thread per riprendere la questione della la Kabaivanska e la Ricciarelli nei ruoli Ronzi (anni '80).

Entrambe, nonostante il successo, furono accusate allora di aspcificità tecnica (la Kabaywanska) e di scarso vigore (la Ricciarelli).
Eppure l'una e l'altra (te lo posso confermare, avendole viste dal vivo) non fallirono nel tentativo di tirar fuori qualcosa da questi personaggi.
La Kabaywanska (ne parlavo proprio con lei e fra poco avrò modo di riferirvi della nostra conversazione) osò Fausta e Devereux, pur avendo evitato Norma e Lady Macbeth, in quanto evidentemente si sentiva a suo agio con con il malessere ambiguo e frastagliato dei personaggi, non apertamente e troppo facilmente "cattivo".
La Ricciarelli, dal canto suo, propose una Stuarda grondante di fascino, anche con qualcosa di ipocrita nella sua bionda bellezza (allora sensazionale).
Pesrino quel suo compiacersi gongolando per la scena, quel portarsi dietro vezzi e manierismi da divastra dei rodigini... funzionavano.
Il suo Devereux è stato tardivo, ma una Sancha di Castilla, una Gemma di Vergy... avrebbe potuto regalarceli.
Forse alla Scala, se invece di quella rovinosa Luisa Miller, le avessero affidato un ruolo del genere il loggione non l'avrebbe contestata.

Prima di andare avanti, vorrei però che allargassimo il discorso ad altri ruoli donizettiani che pure con i Ronzi sono strettissimamente imparentati, anzi ...possono considerarsi la loro "variante veneziana".
Infatti, quando scriveva per la Fenice, Donizetti pareva rimpiangere la truce personalità della sua primadonna a Napoli e si consolava componendo eroine ugualmente selvagge e truculente (anzi forse anche di più), su una scrittura altrettante centralizzante, modellate sulla personalità di Carolina Ungher.
Mi sembra corretto affrontare finalmente insieme la questione di ruoli Ungher nel thread dedicato alla Ronzi, perché è chiaro che ne sono una derivazione.

Immagine

Come i ruoli scritti per la Ronzi, quelli della Ungher incarnano il lato più nero, torbido e malsano di tutta la produzione donizettiana.
Come abbiamo detto, essi sono la derivazione dei Ronzi (cantante con cui Donizetti inventò "il nero sopranile") eppure presentano alcune differenze abbastanza interessanti.
Intanto sono un pochino più virtuosi dei Ronzi; la Ungher era un'atleta del virtuosismo, ce lo attesta lo stesso Rossini.
Anche la scrittura è lievemente più bassa (ti sei mai chiesto perché la Gencer del 69 arrancava in Maria Stuarda e invece sprizzava faville in Belisario?)
Ma le differenze, a ben guardare, si vedono anche a livello psicologico.
Mentre Ronzi de Begnis era speciale nell'esprimere la più destabilizzante ambiguità, l'oscillazione dell'anima fra bene e male che conduce all'abisso della dissociazione, i personaggi della Ungher sono più convulsamente reattivi: quello che conta in loro è l'esacerbazione animalesca delle reazioni.
Ecco perchè ci appaiono meno "grandi", meno "complessi" di quelli Ronzi, anche se più estremistici, rabbiosi e scatenati.

Date queste caratteristiche, una Scotto (che infatti fu una superba Straniera e che tanto ci era piaciuta nel duetto postato da Riccardo) avrebbe potuto ricavare un filone ideale per il suo repertorio.
Penso a Parisina e a Belisario... che le sarebbero convenuti assai meglio di Norma o Anna Bolena.
Oggi come oggi una perfetta per i ruoli Ungher (specialmetne quelli veneziani) potrebbe essere la Pendachanska e non solo per la sua curiosa vocalità in bilico fra i due registri, non solo per un virtuosismo spettacolare ma che pare più forgiato per Mozart che per Donizetti...
Anche per la sua espressività fatta più per le reazioni pazzoidi che per i tormentosi chiaroscuri e le sofferte ambiguità.


Ma torniamo alla Ungher e cerchiamo, possibilmente, di capire che voce e che formazione avesse.
Austriaca di nascita e di scuola (fu allieva di Aloysia Weber, la cognata di Mozart) la Ungher aveva basi tecniche quanto mai classiche (a differenza dalle Ronzi e delle Pasta, forgiate all'operismo italiano).
A vienna sicuramente forgiò anche la sua espressività, dato che i ruoli con cui approdò in Italia mostravano già una predilezione per personaggi tragici e rissosi.
La questione è interessante perché se è vero che a Vienna la Ungher aveva appreso i segreti del canto mozartiano, è anche vero che negli anni della sua formazione erano attive in loco le prime dive romantiche, come la Milder-Hauptmann, e si stava facendo largo la torcia che infiammò lo stesso Wagner: la Schroder Devrient.
E' forse da questi esempi che la Ungher si portò via - oltre al virtuosismo ereditato dalla Weber - anche quella vocazione al vigore dell'accentazione - si potrebbe dire pre-declamatoria - che ritroviamo nelle parti scritte per lei.

Quando si trasferì in Italia, dietro l'invito del solito Barbaja, il suo curriculum era intimidatorio: a Vienna aveva cantato Mozart, con Schubert che le faceva da maestro preparatore. Inoltre nel '23 era stata scelta da Beethoven per cantare la Missa Solemnis e creare la Nona Sinfonia (notate bene: nella parte del contralto! Il soprano era la Sontag)
E' curioso che in quello stesso 1825 in cui arrivò al San Carlo, anche la nuova Colbarn vi debuttasse: Giuseppina Ronzi de Begnis, forte dei suoi trionfi londinesi e futura "musa nera" di Donizetti e Cammarano.

Alla ricerca di un teatro tutto suo, la Ungher emigrò a Milano nel '27 con un classico ruolo Colbran (Elisabetta d'Inghilterra) .. trovandovi però Giuditta Pasta.
Anche lì non era aria: la nostra vi rimase comunque per un paio di stagioni, tenendo a battesimo la Straniera di Bellini.
Negli anni successivi vagò in Italia (Torino, Bologna, Roma. A Padova strappò un trionfo delirante con I Normanni a Parigi, capolavoro di Mercadante e Romani che meriterebbe una rinascita in grande stile).
Nel suo girovagare si fermò a Firenze dove nel 1833 creò uno dei suoi personaggi più celebri: Parisina.
Ormai celeberrima, passò per Parigi, regno della Malibran e della Grisi (oddio... perché ora dobbiamo vergognarci a citare questa splendida artista... bisognerebbe vietare di infangare nomi che appartengono a tutti noi...) per cantarvi Imogene, I Capuleti (Romeo! non Giulietta!), Zerlina e la Donna del Lago (Malcom! non Elena).

Fu però a Venezia (1835) che per quattro stagioni poté coronare il suo sogno di essere primadonna assoluta, aggiudicandosi le prime più importanti, quelle più "ronziane".
Antonina del Belisario (1835), Maria di Rudenz (1838), e Bianca delle due Illustri Rivali (1838), quest'ultima al fianco della Tadolini.
Alla formidabile tripletta andrebbe aggiunta anche Rosmunda in Ravenna di Lillo, la grande creazione del 1837 di cui però non so nulla.
Speriamo in Opera Rara...


I ruoli Ungher veneziani sono talmente simili che il quid "Unhger" balza agli occhi di chiunque: donne mature (madri, sovrane) talmente appassionate e lacerate da essere capaci dei più orrendi tradimenti, delle vendette più distruttive.
E' tale la violenza di queste pazze, la loro agitazione scomposta da superare persino quella della Ronzi.
La scrittura è sì sopranile, ma più cauta in acuto dei corrispettivi napoletani.
Se ne desume che la nostra, pur senza evitare di scagliare i suoi bravi do (che molte testimonianze riferiscono essere un po' gridati), fosse più a suo agio in tessiture mezzosopranili.

Sulla scarsa efficienza in alto ci è giunta una testimonianza illustre.
Quando si seppe che la Ungher avrebbe aggiunto al suo repertorio anche Imogene, Bellini scrisse a un amico le sue fortissime perplessità.
All'epoca era normale che voci centralizzanti (dai gravi poderosi e dagli acuti lacerati) si avventurassero in area sopranile, magari riadattandosi la parte; ma Bellini - quando scriveva per la Pasta e per la "vice-pasta" Méric-Lalande - ci teneva moltissimo alla tensione alta del canto, verso le vertigini dell'orizzonte romantico.
Ci teneva anche coi tenori (vedi Rubini).
Se non si disponeva di questo tipo di voce, egli non apprezzava che si cantassero le sue opere (toh... un altro che si preoccupa di baricentri...) :)

Insomma un crogiolo complesso, come si vede. Una personalità difficile da collocare che si riflette in personaggi estremi, disperati (in prima battuta) e devastanti (le creazioni di Venezia).
Sarebbe tremendamente interessante conoscere le altre opere che furono create per lei.
Ad esempio la Niobe e i Cavalieri di Valenza di Pacini, oppure la Bianca di Belmonte di Riesk (che creò alla Scala subito dopo la Straniera) o ancora il Furio Camillo sempre di Pacini, che fu la sua ultima creazione (1839) quando era già una diva mondiale.
Inutile sperare, finché non cambieranno le cose, che qualcuno li riproponga in Italia...



Bene, torniamo a noi e alle ronziane e ungheriane del nostro tempo.
Il caso volle che nello stesso perdiodo (1980/81) Raina Kabaywanska e Katia Ricciarelli fossero chiamate a due grandi operazioni di "recupero", cosa che fino a quel punto era stata solo prerogativa della Gencer e della Caballé.
Si trattava di un nuovo ruolo Ungher (Maria di Rudenz) e un nuovo ruolo Ronzi (Fausta).
L'attesa era tale che entrambi gli spettacoli furono mandati in diretta TV.

Partiamo dalla Ricciarelli.



Certo... occorre sopportare i pigoli, i singhiozzini, le pose finte da "rodigina che vuol fare la gran dama".
Però... cavolo! La voce è lì, perfettamente a fuoco, a suo agio nella scrittura, piena e lussuriosa con le sue tipiche screziature mezzosopranili.
Poi è vero che come interprete lascia molto a desiderare: quella fantasia folgorante che aveva la Gencer e, nonostante tutto, la Gruberova alla Ricciarelli mancava, ma il materiale era quello giusto.

Ed eccola nel finale.
Anzitutto vi prego di fare caso a quel grande attore (l'opinione è di Rodrigo! :) ) che già allora era Leo Nucci...
Come potete osservare al minuto 0:50, anche trent'anni faceva un uso generoso dei suoi mitici "facciotti", vertice della sua spettacolare espressività! :D
Lei però è a suo agio come raramente è dato di sentrila... se si escludono alcuni tipici "miagolamenti-ricciarelli" nel cantabile.




Pochi mesi dopo la Kabaywanska aprì la statione dell'Opera di Roma riportando alla luce quel capolavoro assoluto che è la Fausta.

Sentiamola qui nel duetto con un malinconicissimo Giacomini.
Si vede poco, ma lei è notevole.
Come artista siamo anni luce sopra la Ricciarelli: il carisma, la forza scenica, l'intuito tragico sono "veri" e non semplicemente "imitati".
Ma è il linguaggio, lo stile, il bagaglio tecnico a condannare l'artista bulgara alla genericità.
E' vero che ha raccolto la lezione genceriana: i chiaroscuri non mancano e ...della Gencer ha ereditato anche la tecnica di scuotere i mantelli a tempo con la musica! :)
Ma il risultato lascia un po' affamati.


E ora il finalissimo cabalettaro (in perfetto stile Ronzi) con un Bruson che sembrava già vecchio allora.
Lei ha il carisma di una leonessa, ma davvero questa musica non è per lei.


Agilità all'arrembaggio e diversi acuti sono calanti (a parte due folgoranti do sopracuti alla fine).
Il pubblico è entusiasta... eppure (sarà un caso?) Fausta - a differenza di Devereux e Stuarda scoperti dalla Gencer - è tornata nel dimenticatoio.
Come Maria di Rudenz d'altronde...

Ed eccola nell'aria più celebre "Tu che voli già spirto beato".


A confronto vi metto lo stesso brano di una povera Gencer fuori tempo massimo (1981) praticamente distrutta; a momenti fa persino ridere! :)
Eppure ...quel filo di voce tutto sbrindellato è sufficiente a farci rimpiangere la Fausta apocalittica che avrebbe potuto darci lei al momento giusto... (magari evitate la cabaletta che è ....terrificante :( )


Per concludere la stessa Gencer alle prese con il suo unico ruolo Ungher.
Qui siamo alle stelle! :)




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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Triboulet » dom 12 ago 2012, 19:40

Mat è sempre un piacere leggerti, si imparano mille cose... ad esempio io la differenza tra Ronzi e Unger non l'ho mai percepita (sarà che ho una Stuarda del 1967 della Gencer? : Blink : ). Ovviamente conosco il Belisario e pure Maria di Rudenz della Ricciarelli! e mi piace anche, però sai... c'è sempre quel qualcosa che manca, che ti fa rimpiangere la Leyla. Effettivamente però è impressionante come una Ricciarelli di quel periodo si senta a suo agio quì, e come deluda in Lucia o nei Puritani-Malibran (mossa astuta per cantare tutta l'opera qualche semitono sotto). Rimane sempre il fatto che questi ruoli, essendo meno fioriti (Ronzi) e/o più bassi nel baricentro (soprattutto Unger mi pare di capire) finiscono puntualmente in mano alle divastre a fine carriera in cerca di qualcosa di più accomodante di Bellini o dei ruoli leggeri. Tolta la Gencer nessuna si è mai più specializzata in questo repertorio (a parte l'invasata e affascinante Gruby degli ultimi anni, che però come e peggio della Gencer è finita a cantare tutto in quel modo, Casta Diva compresa).

Conosco anche un video del Devereux della Pendachanska che, a parte le notevoli sfuriate e un controllo lodevole della voce, non mi ha lasciato tanto nella memoria (e il motivo forse l'hai spiegato tu).
Fausta e Parisina non le conosco proprio :oops: dovrò rimediare, giacchè dici che Fausta è un capolavoro. L'edizione con la Raina che audio ha? è l'unica in commercio? a conti fatti mi pare che di tutto il corpus donizettiano non sia rimasto molto in repertorio (tolte le 5 o 6 opere ultraclassiche), e mi pare di capire che il motivo per te è che non c'è stata un interprete che le abbia imposte e rivelate in tutta la sua potenza.
Per inciso, perchè tu o qualche altro amico non ci segnalate al volo una discografia essenziale Ronzi-Unger? i titoli da avere per bellezza/importanza storica e l'edizione migliore reperibile, sarebbe interessante, almeno per il sottoscritto...
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Luca » dom 12 ago 2012, 21:11

Molto interessante e precisa la ricognizione storico-documentale di Matteo con gli esempi proposti. Devo dire che rivedendo l'antica e valida Ricciarelli (non quella spennacchiata che poi è stata per sua insensataggine) sono rimasto non poco impressionato. Come Maria di Rudenz viene bene a capo delle varie difficoltà dell'ostica scrittura. C'è da osservare che meno male che la Maria de Rudenz l'ha fatta lei e non la Caballé, altrimenti sai che melassa..... La Katia è davvero animata e la voce, al di là di quei manierismi che poi sarebbero diventati espedienti per mascherare le crepe, faceva un figurone. Mi chiedo se invece di andarsi a rifugiare in un Rossini elettrico per belcanto (Donna del lago, Viaggio a Reims e qualche altro titolo), oppure in un Verdi-Puccini massacrante (Elisabetta di Valois,Tosca,Turandot) avesse proseguito con altri ripescaggi avrebbe contribuito ad un'operazione davvero culturale. Un Poliuto all'epoca ad esempio sarebbe stato interessante e non quello dell'edizione con Carreras... La stessa sua vituperata Norma a quell'epoca della Maria di Rudenz, se ben guidata, poteva avere qualche motivo di interesse e non approdare a quanto è accaduto poi in seguito....

Quanto poi alla Fausta ho assistito in teatro (in quel periodo ero abbonato) e la 'Kaba' era di casa a Roma (Manon di Massenet e di Puccini, Tosca e appunto questa Fausta). Fu un evento epocale e ricordo il delirio per questa cantante (alla quale non ho nascosto anche la mia simpatia), ma anche per il titolo. Ricordo Bruson, ma meno Giacomini. Risentendo la prova donizettiana della Raina a distanza di tempo, concordo con quanto dice Matteo circa il risultato finale: leonessa sì (attrice lo era: qui si ingegnava a 'femme fatale'), ma aggiungerei anche volenterosa sul piano vocale. Io stesso che andai ad ascoltarla ero molto dubbioso su una resa belcantistica (tenendo conto che all'epoca quel filone bellinian-donizettiano era rappresentato da Callas-Gencer-Sutherland-Sills). A differenza della Ricciarelli, l'Ottocento belcantistico però non era pane per i suoi denti, anche se vale ricordare che ha debuttato come Agnese del Maino nella Beatrice di Tenda con J. Sutherland, Dondi e Campora.

Terzo aspetto la Gencer: è chiaro che ha dato tutto quello che poteva dare fino alla fine ed è l'artista che sappiamo. Starle a fare le pulci, lascia un pò il tempo che trova. Come dice la Giorgetta del Tabarro "Che vuoi? Si invecchia..."

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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Riccardo » sab 25 ago 2012, 23:38


Che ne dite? La Zampieri non scherza.
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda mattioli » mar 28 ago 2012, 14:09

Interessante. La Ronzi è un mio vecchio pallino. E tuttavia c'è un aspetto, in Donizetti in generale e nel Donizetti "nero" in particolare, che non salta mai fuori. Vedete, alla sua epoca queste opere di Donizetti erano tremendamente eversive. Affrontavano temi e soggetti tali, con finali tragici, da turbare pesantemente la sensibilità del pubblico dell'epoca, abituato a un'opera seria in una cornice classicheggiante, solenne, possibilmente provvista di lieto fine (le vicende dell'Otello di Rossini sono, in questo senso, emblematiche).
Ma mai, nelle riproposizioni attuali di questo (bellissimo, IMHO) repertorio, ho trovato un regista che abbia saputo far esplodere la carica rivoluzionaria, furente, ribelle di questi capolavori. Perfino Lucia fu, a suo modo, uno choc (l'aveva capito Celletti in una pagina memorabile del suo libro più bello, "Memorie di un ascoltatore" - scusate, oggi cito molto Celletti, sarà che invecchio, e soprattutto mi dispiace vederlo ostaggio degli imbecilli). Però mai che un regista sia riuscito, quello choc, a renderlo comprensibile per uno spettatore di oggi.
Perché?
Illuminatemi.
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda DottorMalatesta » gio 30 ago 2012, 20:42

Ciao Alberto,
la questione che poni è davvero interessante. Non sono un donizettiano espertissimo, ma a occhio e croce non mi risulta che le sue opere fossero bersagliate dalla censura così massicciamente come avvenne per Verdi. Ma probabilmente sbaglio. In effetti basterebbe la scena della follia di Lucia (con o senza glass harmonica ;-) per turbare gli animi di ben più d'una fanciulla candida).
Sono curioso di leggere qualche commento di altri amici di OD!
MIAO!
Francesco

P.S.: "memorie di un ascoltatore" è introvabile: sono anni che lo cerco invano!!!! :cry: :cry: :cry: :cry:
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda Riccardo » gio 30 ago 2012, 21:05

DottorMalatesta ha scritto:ma a occhio e croce non mi risulta che le sue opere fossero bersagliate dalla censura così massicciamente come avvenne per Verdi. Ma probabilmente sbaglio.

Eh vennero abbastanza tartassate invece! Ora mi vengono in mente la Stuarda, stravolta e rappresentata a Napoli col titolo Buondelmonte e il Poliuto, che venne proprio tolto dalla programmazione.
La censura andava giù pesante, allora.
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Re: I Ruoli Ronzi de Begnis

Messaggioda DottorMalatesta » gio 30 ago 2012, 21:10

Ricordo anch'io che il Poliuto venne massacrato dalla censura. Ma non so nulla di quanto avvenne per la Lucia...
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