Scusa Marurizio (posso darti del tu? darti del lei mi sembrerebbe come un tenerti a distanza!
) non posso accettare di ascoltare il cd della Bartoli sgombrando la mente
dalle esecuzioni Sutherland e compagne, e se si legge con occhi puri, specchi dell'anima, ciò che viene proposto sia dall'uno che dall'altro, si può anche rimanere abbagliati, sorpresi e riflessivi.
Non tutto ciò che oggi viene proposto, deve esere accolto con sufficienza.
Non posso per un semplice motivo, anzi due:
- i dischi sono la memoria storica del nostro passato e della nostra formazione... e, più importante
- è la STESSA BARTOLI che chiama in causa Sutherland e compagne quando rilascia le sue dichiarazioni pesanti, quando nel booklet gli estensori delle note di presentazione stendono la loro critiche alla pratica teatrale ecc ecc
Questo senza polemica, ma solo per chiarire.
Poi, per rispondere a Matteo:
Ok, ascoltiamo il brano della Clori di Halévy, opera in pretto stile italiano, a giudicare da questo frammento, che mi piacerebbe visionare a Zurigo (credo) l'anno prossimo, ma chissà se potrò.
Che ti devo dire? La linea di canto è abbastanza ferma e l'accento mi sembra sempre appropriato. Grazie Cecilia di farci scoprire un bellissimo brano... eppure al termine dell'ascolto io mi ricordo la bravura del violino solista... non mi immagino un momento scenico, non riesco a immaginarmi un personaggio.
Se la seguo col testo sottomano so già quale sarà l'accento che la bartoli effettuerà in quel punto ecc ecce... cose già dette.
Matteo, guarda, con tutta la buona volontà, non ho riascoltato solo il brano della Clori, ma ho ascoltato mezzo disco ancora una volta, l'ennesima.
No, non ce la faccio, non mi piace, non mi piace e non mi emoziona: tutto è caricato, eccessivo.
Parliamo di un altro brano, vuoi? Il Rataplan. Ok. Non senti come il fraseggio sia sopra le righe, costantemente caricato, artificioso?
Non dubito che a qualcuno potrà piacere e non dico che se a qualcuno piace egli sia imbecille o mentecatto: a me però non va giù, consentitemelo...
Tu mi dici che non hai colto l'omogeneità disperante perché
Qui ogni brano potrebbe essere ascoltato separatamente dagli altri.
Ok, ho capito (credo) quello che mi vuoi dire: però ogni brano non è differenziato dagli altri. Ovvero, nel recital di arie francesi della Sutherland, la Joan mi diventa, di volta in volta, Isabelle, Leila, Siebel etc... la Scotto, nel recital verdiano della Hungaroton è Lady Macbeth, Elisabetta.... la Caballé, nel disco EMI del 1971, è Desdemona, Lady Macbeth... Ognuna di queste artiste trova un colore, un accento e un modo di accentare, colorire e rendere unico un brano, perché si cambia, in un recital, da un brano all'altro, da un'aria alla seguente.
Tu mi dici che non cogli la stessa differenza che colgo io in Romantic French Arias: non so, forse abbiamo metri di giudizio differenti, a questo punto, perché secondo me la Zerlina e la Grande Duchesse sono differenziate ottimamente!
Ma lo stesso, sennò mi si dice sempre che cito i "soliti", riesce alla Nicole Cabell nell'interessante recital DECCA e nell'ultimo album di Florez, che mi pare molto interessante. Florez, il monotono Florez, riesce, comunque, a inventarsi accenti differenti, atmosfere differenti per le arie che interpreta.
La Bartoli è sempre uguale a se stessa: non ti parlo di fonazione e di voce, oddio, con la sua gola canta, mica può cambiare timbro, no?
Parlo proprio del fraseggio, dell'accento che è sempre uguale, esasperato sulle sibilanti, dalla vibrante spesso portata al limite...
Un pò di colpa, claro, ce l'ha anche la scelta di brani troppo corti per consentire un reale approfondimento, ma di questo a me poco cale: lei ha lavorato sulle fonti e lei avrà scelto quanto di meglio ritenesse opportuno alla propria vocalità
Non discuto l'impegno che la signora avrà messo nell'interpretazione: ma esso poi non si riassume magicamente in un qualcosa di riconoscibile, di unico... la Bartoli è diventata manierista, a mio avviso, e prevedibile, ma anche questo l'ho già detto.
Guarda, scusami davvero, non riesco a dirti niente di nuovo anche dopo ascolti ripetuti e ripetuti...
'sto disco non mi piace, non mi emoziona, non mi comunica quasi niente...
E' come il discorso su Alvarez in altro loco: l'emozione non va a comando, se a me l'ascolto di questo album mi ha lasciato come mi ha trovato... che ce posso fa?