Editing e postproduzione nella musica operistica
Inviato: ven 21 ago 2009, 0:36
Nel corso degli anni, ascoltando e frequentando per motivi di pura passione musicale musicisti e addetti ai lavori, mi è sembrato di notare che esiste un progressivo disinteresse (prendete ovviamente l'affermazione come una valutazione approssimativa di una tendenza) verso gli aspetti prettamente tecnici di una registrazione o di una ripresa audio dal vivo, quanto più ci si sposti dal campo della musica 'popolare'a quello della musica 'colta' .
L'idea che serpeggia, neanche troppo nascostamente, è che la tecnica (intesa come modalità di ripresa audio, editing, effettistica,etc.) sia una componente indispensabile delle produzioni pop: La sua missione è di influire in maniera determinante sulla riuscita della produzione stessa, non più e non solo limitandosi alla pura e semplice 'cattura' realistica dei suoni prodotti da voci e strumenti, ma anzi 'manipolandoli' nei modi più disparati. Tutto questo non solo è accettato, ma è anzi richiesto dal pubblico quale componente di una registrazione moderna "di qualità". La tecnica è amica, è capace di contribuire in modo rilevante alla fortuna di un disco, e di conseguenza l'artista pop più avveduto, e così anche l'intero entourage di questo genere di produzioni, tende oggi a dare spazio e considerazione agli aspetti prettamente tecnici di una registrazione; In altre parole, comincia (dai Beatles in poi) a conoscerli e valorizzarli : Magari anche oltre misura, per carità... ma non voglio dare un giudizio di valore nè in un senso nè nell'altro, solo manifestare quella che mi sembra una tendenza.
Nel campo della musica classica e operistica la prospettiva mi pare rovesciata. La tecnica deve avere un solo ed unico scopo: Catturare i suoni 'al meglio', nella loro integrità e naturalezza, cercando di influire meno possibile sul risultato finale della registrazione ed astenendosi (del tutto o per quanto possibile) dal manipolare suoni e voci. Tutt'al più viene ammesso e consentito dal melomane medio (a volte deliberatamente e consapevolmente, a volte solo implicitamente e, per l'appunto, senza dare troppo peso alla questione tecnica) quel missaggio tra voci e orchestra (cioè regolazione dei volumi sonori) che riesca a conseguire un bilanciamento 'ottimale' tra queste due componenti.
Ne consegue che, dovendo comportarsi la tecnica quasi come un vetro che lasci trasparire senza filtri di alcun genere la vera immagine della musica (così come è, nella sua vera essenza, senza manipolazioni), la questione tecnica della produzione audio, nel campo della musica colta, è da considerarsi marginale e, tutto sommato, di poco interesse.
Lascerei perdere per il momento (giusto per non allargare troppo il discorso) quanto possa essere realistica una simile visione della audio-tecnica.
Nel dire di questo tendenziale 'disinteresse' del mondo dell'opera (musicisti e appassionati) verso le questioni di pura tecnica della registrazione, mi pare ovvio che sto esprimendo un parere personale, basato sulle mie conoscenze di musicisti ed addetti ai lavori, e altrettanto ovviamente potrei sbagliarmi. Ma tant'è... questa è l'impressione che ho, da sempre... Il tipico musicista classico, Il tipico cantante di opera, Il tipico appassionato melomane, tendono (con eccezioni, è ovvio) a disinteressarsi dell'aspetto tecnico della produzione audio.
Questo è anche il motivo per cui non sono mai riuscito ad ottenere, dai pochissimi appassionati di opera che conosco, informazioni utili sulle tecniche di registrazione delle produzioni di musica operistica. E d'altro canto gli addetti ai lavori (tecnici audio) che ho avuto occasione di conoscere si occupavano, tutti, di altri generi musicali. Di conseguenza, se qualcosa so sulle modalità di ripresa delle voci o degli strumenti acustici, molto poco conosco invece ( e solo per sentito dire) sulle tecniche di editing del suono e sulla postproduzione di questo genere musicale.
Mi rivolgo a voi nella speranza che qualcuno mi smentisca clamorosamente, rivelandomi tutte le prassi tecniche e le procedure di post-produzione delle deutsche grammophon
Beh, scherzo ovviamente... qualunque indicazione va benissimo, si accettano anche gli aneddoti...
Vorrei dire ancora parecchie cose, ma mi rendo conto di essere stato già sufficientemente prolisso, e me ne scuso...
Giusto per dare l'idea del genere di informazioni che mi interessano, mi piacerebbe sapere se davvero nelle moderne registrazioni di opera non vengano mai utilizzati compressori per le voci (perchè io non ci giurerei, specie nella produzione più recente, e comunque non di prassi). Idem per altri effetti: Ne viene utilizzato qualcuno,occasionalmente o regolarmente, che vi risulti?
Per fare un esempio: Giurerei (!) che nella seconda edizione dell'Elisir d'amore incisa da Pavarotti (Levine), sulla voce del tenore è stato applicato qualche effetto (ad orecchio direi un enhancer), con un risultato che tra l'altro non mi piace affatto e mi sembra proprio fuori contesto.
O ancora: La prassi, tipica delle produzioni pop, del 'taglia e incolla' degli spezzoni meglio riusciti di una canzone (e qui aria-romanza-cabaletta-etc.) per assemblare un 'prodotto finale' ottimale (ovvero quello che ho sentito una volta definire, da un tecnico di lunga esperienza, il 'mostro di Frankenstein') viene seguita anche nelle produzioni operistiche registrate in studio, e con che frequenza? e da quando?
Oppure, ancora: Viene applicata compressione a prodotto finito, nella fase di mastering?
Eccetera, eccetera...
L'idea che serpeggia, neanche troppo nascostamente, è che la tecnica (intesa come modalità di ripresa audio, editing, effettistica,etc.) sia una componente indispensabile delle produzioni pop: La sua missione è di influire in maniera determinante sulla riuscita della produzione stessa, non più e non solo limitandosi alla pura e semplice 'cattura' realistica dei suoni prodotti da voci e strumenti, ma anzi 'manipolandoli' nei modi più disparati. Tutto questo non solo è accettato, ma è anzi richiesto dal pubblico quale componente di una registrazione moderna "di qualità". La tecnica è amica, è capace di contribuire in modo rilevante alla fortuna di un disco, e di conseguenza l'artista pop più avveduto, e così anche l'intero entourage di questo genere di produzioni, tende oggi a dare spazio e considerazione agli aspetti prettamente tecnici di una registrazione; In altre parole, comincia (dai Beatles in poi) a conoscerli e valorizzarli : Magari anche oltre misura, per carità... ma non voglio dare un giudizio di valore nè in un senso nè nell'altro, solo manifestare quella che mi sembra una tendenza.
Nel campo della musica classica e operistica la prospettiva mi pare rovesciata. La tecnica deve avere un solo ed unico scopo: Catturare i suoni 'al meglio', nella loro integrità e naturalezza, cercando di influire meno possibile sul risultato finale della registrazione ed astenendosi (del tutto o per quanto possibile) dal manipolare suoni e voci. Tutt'al più viene ammesso e consentito dal melomane medio (a volte deliberatamente e consapevolmente, a volte solo implicitamente e, per l'appunto, senza dare troppo peso alla questione tecnica) quel missaggio tra voci e orchestra (cioè regolazione dei volumi sonori) che riesca a conseguire un bilanciamento 'ottimale' tra queste due componenti.
Ne consegue che, dovendo comportarsi la tecnica quasi come un vetro che lasci trasparire senza filtri di alcun genere la vera immagine della musica (così come è, nella sua vera essenza, senza manipolazioni), la questione tecnica della produzione audio, nel campo della musica colta, è da considerarsi marginale e, tutto sommato, di poco interesse.
Lascerei perdere per il momento (giusto per non allargare troppo il discorso) quanto possa essere realistica una simile visione della audio-tecnica.
Nel dire di questo tendenziale 'disinteresse' del mondo dell'opera (musicisti e appassionati) verso le questioni di pura tecnica della registrazione, mi pare ovvio che sto esprimendo un parere personale, basato sulle mie conoscenze di musicisti ed addetti ai lavori, e altrettanto ovviamente potrei sbagliarmi. Ma tant'è... questa è l'impressione che ho, da sempre... Il tipico musicista classico, Il tipico cantante di opera, Il tipico appassionato melomane, tendono (con eccezioni, è ovvio) a disinteressarsi dell'aspetto tecnico della produzione audio.
Questo è anche il motivo per cui non sono mai riuscito ad ottenere, dai pochissimi appassionati di opera che conosco, informazioni utili sulle tecniche di registrazione delle produzioni di musica operistica. E d'altro canto gli addetti ai lavori (tecnici audio) che ho avuto occasione di conoscere si occupavano, tutti, di altri generi musicali. Di conseguenza, se qualcosa so sulle modalità di ripresa delle voci o degli strumenti acustici, molto poco conosco invece ( e solo per sentito dire) sulle tecniche di editing del suono e sulla postproduzione di questo genere musicale.
Mi rivolgo a voi nella speranza che qualcuno mi smentisca clamorosamente, rivelandomi tutte le prassi tecniche e le procedure di post-produzione delle deutsche grammophon
Beh, scherzo ovviamente... qualunque indicazione va benissimo, si accettano anche gli aneddoti...
Vorrei dire ancora parecchie cose, ma mi rendo conto di essere stato già sufficientemente prolisso, e me ne scuso...
Giusto per dare l'idea del genere di informazioni che mi interessano, mi piacerebbe sapere se davvero nelle moderne registrazioni di opera non vengano mai utilizzati compressori per le voci (perchè io non ci giurerei, specie nella produzione più recente, e comunque non di prassi). Idem per altri effetti: Ne viene utilizzato qualcuno,occasionalmente o regolarmente, che vi risulti?
Per fare un esempio: Giurerei (!) che nella seconda edizione dell'Elisir d'amore incisa da Pavarotti (Levine), sulla voce del tenore è stato applicato qualche effetto (ad orecchio direi un enhancer), con un risultato che tra l'altro non mi piace affatto e mi sembra proprio fuori contesto.
O ancora: La prassi, tipica delle produzioni pop, del 'taglia e incolla' degli spezzoni meglio riusciti di una canzone (e qui aria-romanza-cabaletta-etc.) per assemblare un 'prodotto finale' ottimale (ovvero quello che ho sentito una volta definire, da un tecnico di lunga esperienza, il 'mostro di Frankenstein') viene seguita anche nelle produzioni operistiche registrate in studio, e con che frequenza? e da quando?
Oppure, ancora: Viene applicata compressione a prodotto finito, nella fase di mastering?
Eccetera, eccetera...