Picconate pertusiane
Mi ci sono imbattuto giorvagando per la rete.
WSM
«Prendo spunto dalle polemiche scaturite in questi giorni in occasione del Trovatore che ha aperto il Festival Verdi per dire la mia come contribuente (sono residente a Parma) e come musicista che non sopporta di essere preso in giro. Si va dicendo, nelle conferenze stampa ufficiali di presentazione del Festival Verdi, che a Parma si esegue Verdi allo stato dell'arte. Questa è una sciocchezza inaccettabile. Cos'è lo stato dell'arte? Forse presentare un Trovatore con i tagli che si operano per tradizione in tutti i teatri? Eseguire le cadenze delle arie non scritte da Verdi? Abbassare la tonalità della «Pira» per facilitare l'acuto finale omettendo intere frasi scritte da Verdi, che a conti fatti sono più interessanti di una nota lunga? Lo stato dell'arte è presentare in un Festival Verdi I Vespri siciliani in Italiano, anche se la traduzione è palesemente mal riuscita, o accettare anche in questo caso tagli su tagli?
Questo stato dell'arte su quali basi si poggia? Possiamo chiamare Festival Verdi una rassegna del genere, senza un progetto musicologico serio che dia la via a scelte interpretative nuove, ossia basate sulla conoscenza che oggi abbiamo acquisito su tanti argomenti che non menzionerò per non dare spunti? Cosa si va cercando? Il consenso? Di chi? Verdi ha bisogno del consenso o ha bisogno di una rivisitazione critica seria su cui si potranno stendere !e basi per l'interpretazione verdiana ne! prossimo futuro? Verdi ha bisogno della cultura del tortello d'erbetta davanti al quale auto-incensarsi fra commensali plaudenti o forse piuttosto sul coinvolgimento di personalità del mondo musicale che facciano conoscere il fenomeno Verdi nella sua totalità?
Al critico letterario Marchetti dico che è molto facile accusare il pubblico di maleducazione e usare termini offensivi per commentare la reazione che c'è stata alla prima del Trovatore. Il pubblico di Parma non ha i mezzi accademici per contestare Temirkanov? Allora non li ha nemmeno per applaudirlo. Vogliamo la cultura dell'applauso alla «volemose bbene»? lo non ci sto. Il pubblico paga due volte, con i biglietti e con le tasse, e la contestazione è l'unico modo che ha per far sentire la propria voce. Non nascondiamo magagne dando colpe a chi colpe non ha: facciamo un esame di coscienza e prendiamoci le nostre responsabilità senza "se" e senza "ma".
Io credo che il pubblico di Parma sia stato anche troppo buono, non ho tempo per scendere nel particolare tecnico, ma se il pubblico non ha i mezzi per giudicare nello specifico, sa però distinguere il bello dal brutto e quello che si è sentito l'altra sera bello non era di certo.
I critici che hanno scritto bene non meritano commenti: l'equazione esatta che, siccome Temirkanov dirige bene Caikovskij «deve» dirigere bene anche Verdi, non solo è ridicolmente antistorica, ma puzza enormemente di tendenziosità. E' questo un modo per nascondersi dietro alla parola cultura che nel caso in questione, però, ci riempie la bocca e ci disturba le orecchie!
Siamo sicuri che un Festival Verdi così presentato e gestito faccia bene alla città? Quante Tac si possono comprare con i soldi spesi per un Festival del genere?
Il sovrintendente del Regio è lautamente pagato per assumersi le responsabilità del teatro e del festival; non è sempre colpa degli altri quando ci sono dei problemi e merito suo quando le cose funzionano.
II sindaco, poi, confido che valuti con molta attenzione ciò che sta accadendo e che intervenga con fermezza sulla gestione della Fondazione Regio e del Festival Verdi: credo che Parma gliene sarà per sempre grata.
Dove si vuole arrivare con il Festival Verdi? Perché così com'è non si va da nessuna parte. Verdi va servito, non ci si può servire di Verdi per far vedere che si è più bravi e più belli. Verdi ha bisogno di verità esecutiva, Verdi è una tematica seria, non è circo. Viva Verdi - Viva il pubblico di Parma!
Michele Pertusi
Fonte: Gazzetta di Parma del 10/10/2010 pag. 60