VGobbi ha scritto:Personalmente sono deluso, non tanto per la scelta dei titoli assai variegata e che sembra accontetare i piu' diversi palati, quanto nella scelta di cast di poverta' disarmante.
Io non sono deluso, Vit, semplicemente perché sono tre anni che dico che Lissner a Milano non funziona.
O per lo meno, funziona nel trasformare la Scala in un luogo del consenso generalista, confinato a posizioni di retrovia.
Un teatro dove le produzioni e gli interpreti arrivano dopo essere stati promossi "altrove".
Un teatro dove si ripete quel che altrove è andato bene.
Un teatro dove si rifuggono le idee nuove, gli approfondimenti di scuola, i percorsi innovativi, le scelte sperimentali o di rottura.
Insomma un teatro di periferia.
E che si tratti di una scelta precisa lo dimostra il fatto che Lissner è capacissimo di vere strategie da "grande teatro".
Solo che le riserva a Aix-en-Provence. Milano evidentemente non è adatta.
Forse ha ragione lui.
Forse avevano torto Ghiringhelli e Siciliani che avevano fatto della Scala (per un breve ventennio) il teatro pilota del mondo intero.
Mi spiace Alberich, ma una volta tanto temo di non essere d'accordo con te su un punto.
Non credo che "Janacek" "Britten" e "Monteverdi" possano rappresentare, oggi, dei "temi".
Sono tra gli autori più eseguiti al mondo; quelli in cui più vitali sono le scuole interpretative odierne.
La Scala si limita a importare le conseguenze di ricerche già sperimentate in tutto il mondo da decenni.
Fare (anzi, importare) un Sogno di CArsen che vidi a Aix esattamente 18 anni fa e che ha già fatto il giro del mondo, arrivando già in Italia da molto tempo, non è un "tema".
Sarebbe come dire che l'Arena di Verona col prossimo direttore artistico inagurerà un tema dedicato a "Aida".
Un tema degno di questo nome sarebbe stato "le opere russe del Gruppo dei Cinque"; un tema sarebbe stato "orientalismi nelle opere a cavallo fra 7 e 800"; un tema sarebbe stato "Euripide e le opere tratte da lui"; un tema sarebbe stato "La favola in musica nel Novecento"; temi su autori avrebbero potuto riguardare "Mayr", o "Alfano" o "Moniuzsko" o "Honegger"
Questi sarebbero stati dei temi.
Ma, certo, queste sono operazioni da "grande teatro", non da teatro di periferia...
In periferia va benissimo importare qualche vecchio spettacolo su Britten e spacciarlo per un tema
A livello di cast vorrei segnalare, come unica nota elettrizzante, la Denoke come Emilia Marty.
L'ho vista l'anno scorso a Parigi proprio in questo ruolo: è grandiosa, come in quasi tutto quello che fa.
Merita che andiate a vederla.
Certo... non è un debutto!
Ma che pretendere! I debutti si fanno nei teatri importanti, non in periferia.
Quest'anno ho deciso di non rinnovare l'abbonamento.
Scelta comprensibile.
Salutoni,
mat