Milano - Teatro alla Scala

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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mer 20 apr 2011, 19:16

Intanto, per riportar(vi) alla realtà della gestione Lissner (ribadisco: trovo inconcepibile l'entusiasmo collettivo per una stagione da Arena di Verona...e non credo che la presenza dei due o tre registi che tanto apprezzate - e che mi fa piacere vedere in Scala, intendiamoci - valga a giustificare questa "rivoluzione copernicana" del giudizio), e al suo sostanziale fallimento - ma quale inversione di rotta??? - oggi è stato messo in vendita Attila: spettacolo in cui il secondo protagonista è ancora "da definire" e dove figura un Alvarez che - è ormai noto - ha da tempo rinunciato! Che serietà!
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » mer 20 apr 2011, 20:37

teo.emme ha scritto:Intanto, per riportar(vi) alla realtà della gestione Lissner (ribadisco: trovo inconcepibile l'entusiasmo collettivo per una stagione da Arena di Verona...e non credo che la presenza dei due o tre registi che tanto apprezzate - e che mi fa piacere vedere in Scala, intendiamoci - valga a giustificare questa "rivoluzione copernicana" del giudizio), e al suo sostanziale fallimento - ma quale inversione di rotta??? - oggi è stato messo in vendita Attila: spettacolo in cui il secondo protagonista è ancora "da definire" e dove figura un Alvarez che - è ormai noto - ha da tempo rinunciato! Che serietà!

Teo, giuro, non ti capisco. O meglio, ti capisco benissimo ma non posso seguirti su questo piano perché qui il nostro pensiero diverge, e non di poco.
L'Attila cui fai riferimento è evidentemente quello della stagione in corso che è - lo sappiamo - disastrosa.
La prossima stagione promette ben altro, e non solo in tema di registi (la cui presenza in contemporanea, già da sola, smentisce clamorosamente la tua affermazione).
Ora, se per te vedere insieme Netrebko, Garanca, Dessay, Mattei, Ainsley, Gritton, Rya, Stemme, Uusitalo, ecc è qualcosa da Arena, è solo perché insegui il tuo personalissimo punto di vista - che rispetto, sia ben chiaro - secondo il quale questi cantanti sono cacca o giù di lì.
Non entro nei dettagli, ovviamente, ma il tuo pensiero sulla Dessay di adesso lo conosco, mentre invece il mio è che sia ancora forse la più grande artista contemporanea. E se mi sposto sulla Netrebko, siamo lì più o meno.
Io ritengo invece che l'unico cantante da Arena di questo parterre sia Marcelo Alvarez.
Le tue idee le conosco, so come le difendi, so come ti ci accapigli: come avrebbe detto l'esule corso a Obelix (Asterix in Corsica), tu es susceptible, tu me plais.
Ma qui proprio siamo lontani.
Le mille miglia, anche.

Credo che la Scala abbia fatto un lavoro enorme soprattutto sul piano della programmazione.
Io sono soddisfatto dei cast assemblati per i titoli che ho segnalato nell'editoriale, perché sono la miglior risposta possibile a quello che questo sito ha sempre detto; anzi, si direbbe quasi che qualcuno abbia preso appunti da certe nostre osservazioni, ma non ho questa presunzione, anche perché le nostre osservazioni possono suonare originali o eccentriche solo in Italia, dove viviamo ancora di rimpianti per un'aetas che è stata aurea solo nel pensiero di qualche loggionista nostalgico.
Il mondo è andato avanti: e bada, Teo, avanti non vuol sempre dire necessariamente meglio...
Questi cast mi soddisfano quasi completamente.
Eccepisco sul modo in cui sono stati assemblati i titoli italiani.
Eccepisco sui Contes d'Hoffman, per i quali mi aspetto la solita vecchia versione (mi basta vedere la Surguladze nei panni di Giulietta per escludere la da te giustamente auspicata versione Kaye) e per i quali non mi basterà lo spettacolo - giustamente celeberrimo - di Carsen.
Ma non credo che potrei vedermi in Arena il Peter Grimes con la regia di Jones o la Frau con l'allestimento di Guth...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mer 20 apr 2011, 22:10

E qui sta il punto: mai direi che i cantanti che citi siano "più o meno cacca", né che non veda l'ora di sentire il Foresto di Alvarez. Faccio semplicemente i conti e poi li rapporto al differenziale tra "potenza e atto". Visti i precedenti (perché su quelli bisogna basarsi) credi davvero che tutti i cantanti "sbandierati" da Lissner canteranno nella prossima stagione? Io no (e ti rammento i casi Bostridge e Pape). Io sono ben contento di assitere a 3 o 4 spettacoli di registi veri...ma se misuro sulla bilancia vedo che il piatto pende decisamente verso l'ancien régime! Hai criticato la gestione dei titoli italiani (giustissimo), ma questi sono la maggior parte di questa programmazione. Quindi di cosa parliamo? Degli auspicati Guth, Carsen e Jones? Certo. Di un Don Giovanni che presenta un cast appetibile, ma azzoppato (giacché l'affidarlo a Barenboim mi sembra l'equivalente di un omicidio premeditato)? Di un Noseda sottoimpiegato nel solito Verdi? Di Luisi che in tutt'Europa dirige un sensazionale Strauss, e a Milano deve barcamenarsi con la melassa di Massenet (dove persino un analfabeta della bacchetta come Rudel riusciva a non far danni)? Del buon Luisotti? Parliamo di titoli visti, rivisti e stravisti? Parliamo della totale assenza del barocco (già finita l'avventura monteverdiana)? Parliamo del terzo allestimento di Don Giovanni in una manciata di anni? O del prepensionamento dell'Aida di Zeffirelli (oscena, ma costata milioni di euro) per ripescare un residuato bellico? Parliamo di Rigoletti, Tosche, Boheme, Nozze di Figaro, Luisa Miller? E la Dessay? Perchè riproporre la Manon e non sfruttarla per altro? E i Contes che, come ben prevedi, sarà una roba da terzo mondo (come neppure al Met fanno più)? E la Donna senz'ombra diretta da.......Bychkov?????? Vabbè, ci sarà Guth...ma il resto è pietoso: opzionare Thielemann ad esempio? O Pappano. lo dico con amicizia e simpatia, ma davvero mi sembrate "vittime" di un'illusione collettiva... Quanto all'Attila: so bene che è parte della stagione attuale, ma - si dà il caso - che le teste pensanti siano le medesime...e dimostra che tra il dire e il fare c'è di mezzo il solito vezzo scaligero, che non si smentisce mai e non si smentirà mai! Sono disposto a scommettere: se tutti (e dico TUTTI) i cantanti sbandierati per il 2011/12 canteranno regolarmente, mi ascolterò l'intera discografia di Anja Silja!!! :lol:
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda pbagnoli » mer 20 apr 2011, 22:21

teo.emme ha scritto: Sono disposto a scommettere: se tutti (e dico TUTTI) i cantanti sbandierati per il 2011/12 canteranno regolarmente, mi ascolterò l'intera discografia di Anja Silja!!! :lol:

Occhio: Matteo Marazzi ce l'ha davvero, comprese cose che non ti puoi nemmeno immaginare... :evil:
Se ti prende in parola, io ti avviso: sei fottuto
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » mer 20 apr 2011, 23:13

Scherzi a parte (e comunque ho la quasi certezza di non rischiare neppure lontanamente di perdere la scommessa),forse il mio discorso si concentra sui titoli. Ma per me i titoli sono l'identità di una stagione... Sarà che Rigoletto non tornerei a sentirlo in teatro neppure si ci fossero i redivivi Kleiber, Sutherland, Plançon e Schipa messi insieme....non mi interessa, ho già i dischi! Voglio altro da un teatro.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Maugham » gio 21 apr 2011, 17:04

teo.emme ha scritto:Scherzi a parte .....


... ecco, appunto, perchè a leggere certe cose mi sembrava di essere proprio in quella trasmissione :D

comunque passo a chi affronta il discorso con più serietà

pbagnoli ha scritto:Io sono soddisfatto dei cast assemblati per i titoli che ho segnalato nell'editoriale, perché sono la miglior risposta possibile a quello che questo sito ha sempre detto


Questo è il punto. Quest'anno Lissner ha riportato la Scala in un agone internazionale. Gli spettacoli in cartellone creano aspettative e susciteranno dibattiti. Il che non significa che necessariamente tutte le ciambelle avranno il buco. Ma il taglio è quello giusto.

Alberich ha scritto:La mia puntualizzazione è solo sulla scelta dei titoli: tutti titoli in repertorio in tutto il mondo e quasi tutti già sentiti alla scala negli ultimi anni, a parte la Luisa e la Donna senz'ombra, che non ricordo.


Ti sono sincero. Il problema titoli non lo sento minimamente. La Scala è un teatro di grande tradizione e che deve, in questi periodi, buttare dentro pubblico pagante. Ti dirò che ho una gran curiosità di vedere anche l'Aida con i fondali dipinti di Zeffirelli che mi dicono fosse visivamente meravigliosa. :D Quali sono i titoli che tu Alberich vorresti vedere? O meglio, cosa sotituiresti e con cosa?

Tucidide ha scritto:Come mai da noi la Netrebko viene a cantare la sua ennesima Mimì o Donna Anna


Scusa, ma Donna Anna non è un debutto per la Netrebko? E anche Elvira per la Garanca? O sbaglio?

Ciao
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Alberich » gio 21 apr 2011, 17:15

Maugham ha scritto:La Scala è un teatro di grande tradizione e che deve, in questi periodi, buttare dentro pubblico pagante.


E' precisamente quanto ho sostenuto io : Sailor : Il che non toglie che siano titoli strasentiti alla Scala negli ultimi anni.

Cio' detto, non mi permetto di certo di fare il cartelone per La Scala, ma mi pareva che ci fosse in ballo il ciclo Monteverdi, quello Britten e quello Janacek (parlo delle giuste proposte di Lissner, che -peraltro- ho sempre difeso anche su questo forum fdagli attacchi di altri : CoolGun : ). Non mi pare che siano stati terminati, ma questa stagione si interrompono a parte il Peter Grimes.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda MatMarazzi » gio 21 apr 2011, 18:57

Scusate,
mi limito a una risposta velocissima perché sono in apnea e domani mattina parto per Salisburgo (Salome Rattle/Berliner/Hereim) e Monaco (Parsifal Konwitschny/Nagano/Volle/denoke)...
Al mio ritorno riprenderò in mano alcuni temi lasciati per aria (primo di tutti il Freischuetz alla Berlioz diretto da Gardiner, che, come ha anticipato Alberto, è stato uno spettacolo storico e poi l'Anna Nicol di cui ho appena visto il video. Per ora mi limito a dire che chi non considera Gardiner e Jones rispettivamente il più grande direttore e il più grande regista d'opera vivente si affretti a conoscerli) :)

Sulla questione Scala volevo solo dire che sono abbastanza stupefatto da alcuni post che ho letto!
Ok... Ok.. l'arte del puntualizzare e del ridimensionare è sottile (dipende...) e alle volte pure stimolante.
Ma occorre in primo luogo avere ben chiaro il senso delle proporzioni! :)
Altrimenti, a voler a tutti i costi mettere in evidenza quanto c'è di buono nell'aspetto della Turina e quanto c'è di brutto nella Bardot, si finisce per non capire più bene chi delle due era una donna splendida e chi no!

Lissner è andato avanti per anni massacrando il repertorio italiano e risolvendo il resto con malinconiche riproposizioni di altri teatri e altri paese (e oramai anche altri tempi).
La Scala non governava l'attualità, non vi imprimeva il proprio contributo.
Ora finalmente abbiamo una stagione che cavalca il presente, si slancia ai fronti delle nuove tendenze!
Ok. Qualche ombra nei cast (in particolare la Frau!) e nella scelta dei titoli le vedo anche io! Ma in quali stagioni non li vedete?
Come ho già detto a Pietro a proposito dell'Opéra National de Paris, l'ideuzza carina si può trovare anche nelle stagioni più modeste; così come l'idea maldestra è inevitabile persino al Ndo e al Covent Garden.

E' nel rapporto tra luci e ombre, tra vivacità e stagnazione che si giudica una stagione e soprattutto nella sua capacità di interagire con le conquiste internazionali.
E sono pochi (finalmente!) i teatri del mondo che si presentino quest'anno con un livello globalmente tanto alto.

Scusate la secchezza del post, ma sono davvero di corsa.
Salutoni e buona Pasqua,
Mat

PS: vi faccio inoltre osservare che le opere più "nazional-popolari" (Aida '63 - Bohème, ecc....) non sono in abbonamento!

PPS: personalmente farò i salti mortali per vedere il Rigoletto (capolavoro di tutti i tempi) nelle mani di un Luc Bondy, nella produzione Wien Festwochen.
E ringrazio la Scala per aver osato un simile regista in un'opera tanto popolare. E visto che parliamo di teo.Emme, come al solito il voler fare la "battutina" ti smaschera: che tu metta in "palio" per scommessa la tragedia di sentire la Silja, dimostra che non l'hai mai sentita. :)
Accetta il mio consiglio: non sentirla mai, nemmeno se perderai la scommessa! :) Lo dico per noi, non per te: infatti Il giorno che dovessi ascoltarla, saresti capacissimo di fare l'ennesimo dietro-front e venire qui a insegnarci che la Silja è un genio mentre le belcantiste storiche sono tutte galline! (sbadiglio...)
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Teo » gio 21 apr 2011, 19:02

Credo non ci sia da gridare al miracolo, ma nemmeno allo scandalo.

A me pare che la Scala abbia dato uno sguardo a quanto succedeva in altri teatri e ha visto quanta muffa circolava nelle proprie stanze.

Segue la moda (con i pro e i contro), ma certo non fa tendenza (in altri tempi la fece, eccome).

In un periodo come questo direi che tutto sommato è una stagione interessate, molto interessante.

Salutissimi.

Teo
l'idea è creatrice di vocalità...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » gio 21 apr 2011, 20:34

Maugham ha scritto:
teo.emme ha scritto:Scherzi a parte .....


... ecco, appunto, perchè a leggere certe cose mi sembrava di essere proprio in quella trasmissione :D

comunque passo a chi affronta il discorso con più serietà

....grazie molte...vabbè
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda teo.emme » gio 21 apr 2011, 20:40

MatMarazzi ha scritto: E visto che parliamo di teo.Emme, come al solito il voler fare la "battutina" ti smaschera: che tu metta in "palio" per scommessa la tragedia di sentire la Silja, dimostra che non l'hai mai sentita. :)
Accetta il mio consiglio: non sentirla mai, nemmeno se perderai la scommessa! :) Lo dico per noi, non per te: infatti Il giorno che dovessi ascoltarla, saresti capacissimo di fare l'ennesimo dietro-front e venire qui a insegnarci che la Silja è un genio mentre le belcantiste storiche sono tutte galline! (sbadiglio...)
Risparmiaci almeno questo... ti prego!

...purtroppo l'ho sentita. Ti tranquillizzo, nessun dietro-front (mai fatti, come ti spiegai in privato)... E poi io non voglio insegnare nulla, piuttosto è un mio omonimo che è solito parlare ex cathedra... :twisted:
Ultima modifica di teo.emme il ven 22 apr 2011, 15:05, modificato 1 volta in totale.
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Tucidide » gio 21 apr 2011, 20:59

Caro Maugham, chiarisco meglio il mio pensiero.
Per inciso, la Netrebko ha cantato il personaggio suo omonimo almeno altre due volte, a Salisburgo con Harnoncourt nel 2002 e alla ROH un paio d'anni fa. Almeno nel primo caso fu davvero eccellente - e lo dico io, sai, quello che la considera una diva da copertina... : Andry : :mrgreen: ! Ascoltati l'audio che si trova su OS. : Sailor :
La stagione è senz'altro notevole; anche solo per il Don Giovanni inaugurale, lo sforzo di compilare un cast "all star" è ammirevole. Di sicuro sarà un bel DG, Mattei sarà un ottimo Don, Terfel sappiamo come fa Leporello, la Netrebko forse non sarà fresca come nove anni fa, ma credo che padroneggerà ancora bene Donna Anna, la Garanca (è vero, lei è al debutto nel ruolo :D ) chissà... Poi c'è Carsen! Insomma, bene, benissimo!
Però, anche parafrasando Teo, mi vien da dire che Lissner, più che voler fare tendenza, abbia deciso di seguire le mode, almeno in fatto di cast vocali. Era ora, sicuramente. I grandi del presente bisogna portarli alla Scala, in un modo o nell'altro, ed è da qui che si deve partire.
Però, prendiamo proprio il DG. Vediamo... Don Giovanni a chi lo facciamo fare? A Mattei, uno dei più esperti nel ruolo attualmente! E Leporello? Beh, logico, al Leporello più celebrato degli ultimi 15 anni! E Donna Anna? Beh, alla superdiva del momento, che ha già cantato molto bene il ruolo altre volte.
E Manon? All'altra grande diva, che altri hanno già avuto la scaltrezza di scegliere per questo ruolo.
Insomma, Lissner segue la moda, almeno come cantanti. E' questo che dicevo. Non c'è mica niente di male, eh! Rispetto agli anni scorsi, rose e fiori, visto che l'ultimo debutto clamoroso è stato quello dell'Elisabetta di Valois della Cedolins! : Andry : : Fuck You : Però, se devo proprio rilevare una carenza, non la ravviso nei titoli, nella riesumazione di regie paleolitiche o nei cast del repertorio italiano, quanto proprio nel ricorso all'"usato sicuro" in termini di casting (specie per le superstar).
Però, non dispero che non sappia stupirci anche sotto questo profilo negli anni a seguire. : Sailor :
Piuttosto, l'osservazione di Mat sul Rigoletto mi trova d'accordissimo. Un Rigoletto affidato a Bondy è una bellissima idea. Ecco, come dicevo, sulle regie Lissner è stato davvero oculato.
Il mondo dei melomani è talmente contorto che nemmeno Krafft-Ebing sarebbe riuscito a capirci qualcosa...
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Maugham » gio 21 apr 2011, 21:28

Tucidide ha scritto:Per inciso, la Netrebko ha cantato il personaggio suo omonimo almeno altre due volte, a Salisburgo con Harnoncourt nel 2002 e alla ROH un paio d'anni fa. Almeno nel primo caso fu davvero eccellente - e lo dico io, sai, quello che la considera una diva da copertina... : Andry : :mrgreen: ! Ascoltati l'audio che si trova su OS. : Sailor :


Credevo debuttasse. Sentirò l'audio.

Però, anche parafrasando Teo, mi vien da dire che Lissner, più che voler fare tendenza, abbia deciso di seguire le mode, almeno in fatto di cast vocali. Era ora, sicuramente. I grandi del presente bisogna portarli alla Scala, in un modo o nell'altro, ed è da qui che si deve partire.
Però, prendiamo proprio il DG. Vediamo... Don Giovanni a chi lo facciamo fare? A Mattei, uno dei più esperti nel ruolo attualmente! E Leporello? Beh, logico, al Leporello più celebrato degli ultimi 15 anni! E Donna Anna? Beh, alla superdiva del momento, che ha già cantato molto bene il ruolo altre volte.
E Manon? All'altra grande diva, che altri hanno già avuto la scaltrezza di scegliere per questo ruolo.
Insomma, Lissner segue la moda, almeno come cantanti.


Scusa ma mi sembra di sognare. :shock: Le mode? Chiamare questi artisti è seguire le mode? Ma di cosa diavolo stiamo parlando? Siamo su OD o su Vanity Fair? : WohoW :
Scusa, se Lissner toppa i cast allora è un becero, se chiama superstar internazionali che alla Scala non hai mai visto allora segue le mode, se affronta titoli di repertorio affidandone alcuni a registi che alla Scala non erano entrati neanche in biglietteria...allora fa scelte di repertorio banali. Boh.

Però, se devo proprio rilevare una carenza, non la ravviso nei titoli, nella riesumazione di regie paleolitiche o nei cast del repertorio italiano, quanto proprio nel ricorso all'"usato sicuro" in termini di casting (specie per le superstar).


Scusa non eri tu che quando dissi che il Josè di Kaufmann era ormai una terza visione replicasti (penso giustamente) che anche i milanesi avevano il diritto di sentir il tenorissimo nella parte?
Forse sono stato assente da OD per troppo tempo. :cry:

Salut
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda mattioli » ven 22 apr 2011, 10:50

Scusate se mi intrometto. Adesso non devo più raccontare e/o commentare professionalmente fatti e misfatti della Scala e mai avrei detto di aver voglia di ricominciare. Ma la discussione è stimolante e poi il lupo perde il pelo ma non il vizio…

Mi stupisce come molti appassionati d’opera ne parlino sempre in termini assoluti e mai relativi. Come se l’opera fosse sottratta al fluire del tempo e a fattori economici, politici, sociali, in una parola storici, che sono invece quelli che determinano il modo di fare l’opera come tutto il resto (per inciso: sono gli stessi che ancora deplorano la critica “idealistica”. Dove sia, non lo sa nessuno, a parte forse nei deliri di Isotta – inteso come Paolo -. E tuttavia sono gli stessi che ragionano come se la Scala non vivesse nel 2011 e in Italia. Invece no, sempre poesia o non poesia. Mah…).

Il repertorio, allora. E’ nazionalpopolare? Un po’ sì. Oddio, non è che in Italia la Frau o il Grimes siano proprio fischiettati da tutti sotto la doccia. Però sì, è vero, sono titoli (quasi) tutti visti e stravisti. E i buchi ci sono. Penso per esempio a Rossini-Bellini-Donizetti, all’opera contemporanea o all’opera oggi più contemporanea di tutte, intendo il barocco. Ma qui la colpa è della Scala, perché nell’autarchia demente del Ventennio, fra i molti treni persi, c’è anche quello del barocco, infatti popolarissimo dappertutto tranne che in Italia.
Però nessuno che si soffermi un attimo a pensare perché la scelta di titoli è questa. Di Lissner si può pensare quel che si vuole, ma solo qualcuno molto ingenuo può credere che la sua aspirazione sia quella di rimettere su per la tremilionesima volta La bohème di Zeffirelli con le muffe e le ragnatele.
Allora ricordo qualche dettaglio:
- fino a un mesetto fa (vado a occhio), l’opera in Italia era finita. In altri termini: con i tagli, le stagioni di quasi tutti i teatri non si sarebbero fatte e quella della Scala sarebbe stata pesantemente decurtata (parentesi per il GM, gli altri, concesso e non dato che mi stiano leggendo, passino al capoverso seguente: sì, lo so che il sistema è marcio e va rifatto – anche se non credo che saremmo d’accordo sul come -, ma per il momento questo è);
- sul Giornale del presidente del Consiglio è apparso qualche giorno fa un editoriale dove si diceva che l’opera è un lusso che non possiamo più permetterci;
- il CdA della Scala è composto di gente che non distingue un basso profondo da un soprano di coloratura e già all’approvazione della stagione passata aveva lamentato una stagione troppo “difficile”;
- il gusto medio della classe dirigente del Paese è espresso da un Vittorio Sgarbi, che si scandalizzò moltissimo per la Vespa nel Don Giovanni di Mussbach e disse che Chéreau aveva fatto un Tristano “comunista” (questo non è gossip per la semplice ragione che lo disse a me).
Rebus sic stantibus, in questo momento storico la Scala DEVE riempire SEMPRE il teatro e non può permettersi passi falsi né azzardi. Come del resto tutti i nostri teatri. Se improvvisamente i cartelloni italiani hanno avuto una sterzata nazionalpopolare, un commentatore un minimo scafato dovrebbe forse mettersi a pensare perché è successo. Ma pensare stanca ed è molto più facile sbottare che è una stagione da Arena.

Capitolo registi. E’ chiaro che, per le ragioni sopra esposte (e anche, diciamolo, per una certa mancanza di coraggio, che diventa un po’ meno criticabile se pensiamo a cos’è la minoranza rumorosa del pubblico scaligero e soprattutto, ahinoi, la critica che dovrebbe spiegargli le cose), i registi interessanti non vengono messi a fare il repertorio italiano. L’eccezione è il Rigoletto di Bondy: incrociamo le dita e speriamo che gli venga un po’ meglio dell’indifendibile Tosca. Le riesumazioni di Zeffirelli e di Strehler sono imbarazzanti. Però ci sono due Carsen (e i Contes, visti e rivisti a Parigi, sono bellissimi e comprensibili perfino dalle persone descritte nella parentesi precedente) e i debutti di Guth e Jones. Io, francamente, li avrei invertiti applicando il pragmatismo anglosassone di Jones alle fumisterie di Hoffmansthal e la claustrofobia angosciosa di Guth al Borgo. Ma comunque si tratta di due grandi colpi. La Manon di Pelly, vista a Londra, è molto bella, ma meno di quella di McVicar e ha un problema: è stata pensata per la Netrebko, che infatti fu grandiosa. Ora, se la si rimonta per la Dessay bisogna che Pelly ci sia. Se arriva il solito assistente che non vuole cambiare nulla di quel che ha deciso il maestro lo spettacolo non funziona, perché se io ho una sceneggiatura pensata per Totò non posso pensare che la faccia Olivier (e viceversa).

Capitolo voci. Qui non c’è molto da dire perché ci sono quasi tutti quelli che vale la pena di ascoltare (ma manca quello che vale la pena di ascoltare più di tutti: Kaufmann). Se pensiamo che la Netrebko e la Garanca siano due dilettanti allo sbaraglio che sono lì solo perché sono gnocche la discussione è già finita, anche perché non vale davvero la pena di farla. Non ci sono i grandi debutti, è vero, ma ormai è assodato che nessun grande cantante debutta una parte pericolosa alla Scala: sai che gusto farsi fischiare "a prescindere" da quattro fessi. Anch’io non sopporto Alvarez, però le alternative non sono esaltanti e soprattutto sono più pericolose. Quanto a Terfel-Leporello, trovo geniale averlo chiamato. Perché se conosco Carsen, giocherà appunto sulla sua voce e fisicità orchesche, ferine e strabordanti per contrapporle al glam del resto della compagnia: l’elefante plebeo nel negozio di cristalleria delle top model aristocratiche (voglio proprio vedere come si strapazzerà l’algida Garanca…)

Infine, i direttori. Nessuno, mi pare, ha ricordato che il panel delle bacchette alla Scala non ha eguali nel mondo. Basta dare un’occhiata ai cartelloni. E tuttavia il pregio potrebbe essere un difetto. Perché la storia insegna che i momenti di grandezza della Scala hanno coinciso con un grande direttore stabile. E poi perché la sua orchestra non è Dresda o Amsterdam: ha bisogno di un maestro che la faccia lavorare e crescere. Quindi io preferirei qualche grande nome in meno e un direttore musicale in più.

Scusate la prolissità e le probabili sciocchezze.
Ossequi
AM
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Re: Scala di Milano: l'età Lissner, luci e ombre

Messaggioda Alberich » ven 22 apr 2011, 11:19

"L'impressione e' che stante l'incertezza dei conti pubblici non si possano permettere spettacoli con posti vuoti".

Visto che forse non si leggeva bene nel primo post...il sottoscritto appassionato d'opera ha sempre parlato in termini relativi. Poi se quest'anno vogliamo dire che e' tutto perfetto, benissimo! Esattamente come gli anni passati era tutto da buttare. : Sailor :

Saluti
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