Bayreuth

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Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Maugham » ven 31 lug 2009, 11:11

pbagnoli ha scritto:Però il Festival è realmente uno degli eventi artistici più importanti che esistano al mondo.
E' un posto magico dove gli appassionati vanno, ascoltano, magari criticano, spesso fischiano ma non riescono a rimanere indifferenti.



Prendo spunto dalle varie considerazioni bayreuthiane del padrone di casa per dire la mia.
Penso che ci siano due modi di affrontare le cose d'opera: in maniera approfondita e in maniera superficiale.
Non è detto che la maniera superficiale sia sempre negativa; il web è pieno delle cosiddette "informazioni grezze". Possono essere funzionali a un approccio mordi e fuggi. Molti blog, non solo operistici, campano su questo.
Non è detto però che tutto lo scibile operistico debba essere affrontato in maniera superficiale solo perchè questo pare l'andazzo corrente.
Ci sono argomenti così sfuggenti, insidiosi, contraddittori e difficili che richiedono attenzione e prudenza.
Uno di questi è Bayreuth e la sua storia.
Non esprimo giudizi di merito: ognuno può dire o scrivere quello che vuole. Anche che Bayreuth è uno specchietto per allodole, che i wagneriani sono praticamente dei morti viventi, che la cittadella è un covo di pericolose idee mai sopite.
Insomma, non so bene che senso abbia, ma se uno ne ha proprio voglia e ha del tempo da perdere può anche mettersi a fare, nel 2009, una crociata anti-Bayreuth.
Però bisogna saperla fare.
Ovvero bisogna trovare argomenti forti e, soprattutto, originali a sostegno delle proprie tesi.
Altrimenti ci si copre di ridicolo e si mostra la propria ignoranza in materia.
Un consiglio a tutti. Chi ha voglia e tempo lasci perdere gli istant-book gossippari sull'argomento e si procuri due libri fondamentali:
Jonathan Carr - The Wagner Clan - Atlantic Monthly Press
Brigitte Hamann - Winifred Wagner: A Life at the Heart of Hitler's Bayreuth - Harcout inc.
Di fronte a costoro, m'inchino.
Questi sono scritti da due anti-bayreuthiani di quelli "veri", che sanno quello che scrivono, che sono al di là di ogni infantile battaglia ideologica e appaiono lontani chilometri dai luoghi comuni di certi pseudo-competenti nostrani che dopo cinquant'anni e passa ancora rimasticano sull'argomento concetti (concetti :?: ) che al di là dell'oceano sono protostoria. Ammesso che siano mai stati presi in considerazione su qualche spazio con un minimo di decoro e credibilità.
Per parlare di Bayreuth sotto il profilo della sua storia teatrale (almeno per evitare di mettere nello stesso calderone Wolfgang e Wieland Wagner : WohoW : ) consiglio:
a) ovviamente di andarci, a Bayreuth, vero?
b) di leggere, come inizio, il fondamentale tomo Wagner and the art of theatre di Patrick Carnagy. Foto, dati su dati, recensioni e commenti.
Poi si può cominciare -sempre che se na abbia voglia- a tirare qualche sassolino.
Per i macigni... ce n'è di strada da fare..... : Nar :

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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Tucidide » ven 31 lug 2009, 11:27

E che mi dici di Dal Fabbro e dei suoi "bidelli del Walhalla"? :D
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda beckmesser » ven 31 lug 2009, 14:30

Caro Maugham,

anch’io avevo pensato di prendere spunto dall’intervento del boss per provare a fare qualche riflessione su Bayreuth, poi il tempo e la difficoltà del soggetto mi hanno dissuaso. Prendendo spunto dai tuoi “suggerimenti preventivi”, ed avendo letto almeno 2 dei 3 libri che citi (Carr e Carnagy: non conoscevo la biografia di Winifred, che cercherò di procurarmi), mi sento legittimato a buttare, se non qualche sasso, almeno qualche ciottolo :shock:

Innanzi tutto, alla tua lista io aggiungerei almeno un altro consiglio di lettura: l’autobiografia di Gottfried Wagner, il figlio ripudiato (o auto-ripudiato) di Wolfgang (fra l’altro è pubblicata anche in italiano), e non perché sia “al di là di ogni infantile battaglia ideologica”, tutt’altro: è tragicamente parziale, a tratti anche superficiale, ma è l’unico testo che, secondo me, consente di dare uno sguardo dall’interno alla gestione di Wolfgang e di provare a capire certe sue linee direttrici.

Premesso che non intendo affatto fare una crociata anti-Bayreuth (tutt’altro: amo troppo Wagner, e se si vuole capire qualcosa di Wagner non si può prescindere da Bayreuth), ci sono però alcuni punti sui quali mi piacerebbe avere una tua opinione:

1) la gestione Wolfgang: come va inquadrata? Io non sono affatto convinto che abbia in qualche modo contribuito a fare di Bayreuth “uno degli eventi artistici più importanti che esistano al mondo”; intendiamoci: il Festival è tale di per sé e per ciò che rappresenta, ma se parliamo di risultati artistici, io ho forti dubbi; l’idea che mi sono fatto è, semplicemente, che Wolfgang detestasse tutti i maggiori risultati che ha ottenuto (Ring del centenario in primis), che si è autoimposto solo perché gli spettacoli che avrebbe fatto lui avrebbero mandato il Festival in rovina; in questo, Gottfried mi sembra affidabile, e ciò che lui scrive per testimonianza diretta lo si vede confermato dalla linea artistica (o dall’assenza di linea artistica) che Wolfgang si è dato: che idea ha del teatro e di Wagner uno che passa agevolmente dal Ring di Chéreau a quello di Hall, da Kupfer alle sue stesse cartoline dipinte? E anche a livello di collaborazioni artistiche: in Wieland era percepibile la volontà di costruire una “squadra” con cui portare avanti un progetto; con Wolfgang si è avuto un via vai di artisti (grandi e piccoli) tutti “usati” per uno scopo contingente, prima di passare ad altro… Ancora una volta, la figura che esce dal libro di Gottfried (e tutto sommato anche di Carr) secondo me è veritiera: un uomo artisticamente mediocre il cui unico scopo era barcamenarsi fra associazioni wagneriane e pubblico “normale” e per cui il Festival era più un mezzo che un fine; poi è chiaro che anche sotto la sua gestione si sono avuti risultati straordinari, ma è mancata proprio quella chiarezza di vedute che consentisse a Bayreuth di essere un punto di riferimento con una sua chiara fisionomia;

2) non sono certo di a cosa ti riferissi esattamente con “covo di pericolose idee mai sopite”, ma immagino che abbia qualcosa a che fare con nazismo e antisemitismo, e confesso che le pagine di Gottfried sul tema a me hanno fatto molta impressione; ok, qualcuno potrebbe chiedersi “e che c’entra questo con l’opera nel 2009?”; vero, però c’è poco da fare: Bayreuth non è solo un festival di musica; è, nel bene e nel male, un pezzo di storia della cultura europea e il modo in cui si gestisce il retaggio di una storia così pesante inevitabilmente finisce col pesare sul presente; sia chiaro: non penso affatto (né mi interessa più di tanto) che Wolfgang e famiglia siano o non siano antisemiti repressi o nostalgici hitleriani, ma non credi (se le accuse di Gottfried sono vere) che il fatto che buona parte degli archivi di Bayreuth siano ancora inaccessibili (o accessibili solo a persone ben selezionate...), che parte di ciò che ne è uscito sia “ritoccato” o addolcito su certi aspetti, ecc. finisca con l’avere un peso non indifferente anche sul profilo del Festival odierno e sulla sua credibilità come punto di riferimento per la “cultura wagneriana”?;

3) lasciando perdere le risibili storielle per cui Bayreuth è solo il covo di urlatori, artisti del muggito, e registi con serie turbe psichiche, oggettivamente mi stupisce un po’ la (giusta) severità con cui anche qui si analizzano le scelte di certi teatri e la maggiore “indulgenza” concessa alle scelte bayreuthiane; voglio dire: si sono sacrosantamente criticate le mediocri scelte di Lissner in materia di direttori, ma se guardo al Festival di quest’anno leggo: Gatti (lo stesso Gatti giudicato, giustamente, scelta provinciale per il Don Carlo scaligero), Schneider (un po’ il Nello Santi del repertorio tedesco), Weigle (che non ho mai sentito, ma di cui non ho nemmeno mai letto di interpretazioni sconvolgenti) e Thielman (buon direttore, ma di certo non uno da cui aspettarsi qualcosa di innovativo in materia wagneriana…); anche in tema di cantanti, vedo un mix di “buoni e cattivi” direi nella media di qualsiasi teatro di buon livello (con l’aggravante che si tratta di un Festival, non di una stagione ordinaria…): insomma, niente che faccia saltare sulla sedia e dire: “Porca misera, questa sì che è interessante”… E dunque, in cosa consiste l’eccezionalità di Bayreuth (a parte, ovviamente, il luogo in sé e la sua storia)?

Spero di non essere caduto troppo nel superficiale, ma l’argomento è veramente sgomentante…

Saluti,

Beck
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda pbagnoli » ven 31 lug 2009, 14:53

Io ringrazio il solito WSM perché, tanto per cambiare, aiuta gli appassionati a fare un po' di chiarezza su una materia in cui si legge veramente di tutto e di più.
Il punto è proprio questo: che senso ha oggi, dopo tutti i fiumi di inchiostro che sono stati versati, una "crociata anti-Bayreuth"? Per dimostrare che a Bayreuth si canta male come (quasi) ovunque? Per dimostrare che hanno ragione i critici di casa nostra quando dicono che anche Wagner va cantato sul fiato, con la voce ben immascherata secondo i vecchi, cari, sani criteri della scuola italica?
Mah.
Massimo rispetto per tutte le opinioni - ci mancherebbe - ma mi permetto di dissentire.
Io credo, nonostante tutto, che Bayreuth abbia ancora un ruolo fondamentale come laboratorio di sperimentazione di nuovi modelli e stili di esecuzione: questa vocazione, Bayreuth l'ha dimostrata ampiamente nel corso degli anni e in particolare in quel periodo che è stato ben documentato dal disco, a dimostrazione - una volta di più - dell'importanza di basarsi su dati oggettivi per farsi un'idea e formulare un giudizio, un parere, un'opinione.
Dubito fortemente del fatto che tutti coloro che lanciano pareri avvelenati (pur rispettabilissimi) sulla decadenza di Bayreuth, abbiano potuto documentarsi di persona sull'evoluzione dei modelli esecutivi nell'arco - per dire - dell'ultimo cinquantennio che è anche, guarda caso, quello meglio testimoniato.
Noi, invece, queste testimonianze ce le siamo macinate tutte.
E così non corriamo il rischio di fare, come Ippolito Pindemonte, i "traduttori dei traduttori di Omero"
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Maugham » sab 01 ago 2009, 10:58

Tucidide ha scritto:E che mi dici di Dal Fabbro e dei suoi "bidelli del Walhalla"? :D


Che vuoi farci... :)
A parte lo sfogo dettato forse dal caldo davvero mi stupisce la spavalda sicurezza con cui molti esprimono giudizi categorici su una materia dove io (e come me tanti) non so ancora che pesci prendere.
Mi prenderò tempo di rispondere a Beck che chiede la mia opinione in merito.
Anche se ho sempre provato a trattenermi (anche sul pezzo di Cosima) dall'esprimere opinioni.
In questi casi sono meglio i fatti nudi e crudi.
Ho letto qualche libro che esprime, appunto, solo opinioni e devo dire ci ho trovato tutto e il contrario di tutto.
Anche i libri più oggettivi, come quello di Spotts, che sono essenziali per chiunque voglia approfondire gli anni di Cosima e Siegfried diventano invece stranamente generici per quelli di Wolfgang. :oops:
Tra l'altro non conosco il tedesco e quindi mi è precluso un buon 60/70 % dei testi e delle raccolte di documenti che sarebbero fondamentali per una visione approfondita del problema.
Per quanto riguarda i libri in lingua inglese ce ne sono un sacco in giro; per mettere insieme una bibliografia basta fare una ricerchina di un quarto d'ora su amazon e copiarla.
Il punto è trovare quelli giusti.

P.S. Quando ero un quindicenne Wagner's fan pernsavo che "Bidello del Walhalla" fosse un complimento. Giuro! :oops:

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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Tucidide » sab 01 ago 2009, 11:48

Maugham ha scritto:P.S. Quando ero un quindicenne Wagner's fan pernsavo che "Bidello del Walhalla" fosse un complimento. Giuro! :oops:

E chi l'ha detto che non lo sia? :P
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Maugham » sab 01 ago 2009, 12:31

Tucidide ha scritto:
Maugham ha scritto:P.S. Quando ero un quindicenne Wagner's fan pernsavo che "Bidello del Walhalla" fosse un complimento. Giuro! :oops:

E chi l'ha detto che non lo sia? :P


Be' allora ritiro tutto...
: Love :
Mi sa che forse hai ragione, adoro essere citato... :wink:
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda VGobbi » sab 01 ago 2009, 12:38

beckmesser ha scritto:3) lasciando perdere le risibili storielle per cui Bayreuth è solo il covo di urlatori, artisti del muggito, e registi con serie turbe psichiche, oggettivamente mi stupisce un po’ la (giusta) severità con cui anche qui si analizzano le scelte di certi teatri e la maggiore “indulgenza” concessa alle scelte bayreuthiane; voglio dire: si sono sacrosantamente criticate le mediocri scelte di Lissner in materia di direttori, ma se guardo al Festival di quest’anno leggo: Gatti (lo stesso Gatti giudicato, giustamente, scelta provinciale per il Don Carlo scaligero), Schneider (un po’ il Nello Santi del repertorio tedesco), Weigle (che non ho mai sentito, ma di cui non ho nemmeno mai letto di interpretazioni sconvolgenti) e Thielman (buon direttore, ma di certo non uno da cui aspettarsi qualcosa di innovativo in materia wagneriana…); anche in tema di cantanti, vedo un mix di “buoni e cattivi” direi nella media di qualsiasi teatro di buon livello (con l’aggravante che si tratta di un Festival, non di una stagione ordinaria…): insomma, niente che faccia saltare sulla sedia e dire: “Porca misera, questa sì che è interessante”… E dunque, in cosa consiste l’eccezionalità di Bayreuth (a parte, ovviamente, il luogo in sé e la sua storia)?

Questo e' un quesito che m'interessa molto di piu', anche perche' riguarda i nostri tempi attuali.

Inoltre, ci sono testi italiani che trattano dell'argomento "Festival di Bayreuth" scritti con giudizio e di lettura accattivante?

Grazie mille!
Nemmeno noi siamo d'accordo con il gobbo, ma il gobbo è essenziale! Guai se non ci fosse!
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Maugham » mar 04 ago 2009, 11:23

beckmesser ha scritto:Innanzi tutto, alla tua lista io aggiungerei almeno un altro consiglio di lettura: l’autobiografia di Gottfried Wagner, il figlio ripudiato (o auto-ripudiato) di Wolfgang

Davvero la consigli? Qui la pensiamo diversamente. Ho letto tempo fa il libro in questione e ne ho un ricordo piuttosto vago quindi non posso scendere con precisione nei dettagli. Però testi del genere li metterei da parte nello scaffale dedicato al costume. (Scaffale degnissimo, non fraintendermi :wink: )
I Wagner sono come una dinastia di regnanti o di grandi industriali. Ne hanno tutte le caratteristiche, odi, rancori, meschinità comprese.
Il libro di Gottfried Wagner (che penso sia persona degnissima) mi sembra simile a quelle pubblicazioni che ciclicamente escono con l'intento di svelare gli scheletri delle grandi dinastie. Non dico sia un libro di gossip, tutt'altro. Dico solo che mi sembra più una resa dei conti scritta da qualcuno che voglia a tutti i costi levarsi sassolini (macigni?) dalle scarpe. Senza dubbio le cose contenute in quel libro sono vere. Per trattarle su base storica però occorre un distacco emotivo che, ovviamente, l'autore non può avere.

ci sono però alcuni punti sui quali mi piacerebbe avere una tua opinione:

ci provo.

non sono certo di a cosa ti riferissi esattamente con “covo di pericolose idee mai sopite”, ma immagino che abbia qualcosa a che fare con nazismo e antisemitismo

Esatto.
Ora ti dirò come la vedo.
Nessuno, neanche il wagneriano più nostalgico e incallito può negare gli stretti (anzi strettissimi) legami tra il Festival e Adolf Hitler.
Tutti libri, con maggiore o minore dovizia di dati, illustrano ampiamente quel periodo.
Per questo legame Winifred e la famiglia Wagner sono stati giudicati dal tribunale di denazificazione.
Mi sembra che la Williams fosse stata condannata al carcere in primo grado per poi vedere il suo "collaborazionismo" declassato in appello. Praticamente è risultatata una fiancheggiatrice non attiva o roba simile.
Ovvero i Wagner, secondo la sentenza, non hanno avuto un ruolo determinante negli orrori di quel periodo.
Ma un ruolo l'hanno avuto e per questo la signora venne esautorata dalla possibilità di ricoprire qualsiasi carica sia pubblica che privata, il suo patrimonio confiscato, il Festival chiuso e tutto la cosiddetta "estate" wagneriana messa sotto sequestro.
Insomma, per quel legame, grande o piccolo che fosse, i Wagner, perdonami la retorica, hanno pagato il loro debito con la società.
Sono quindi dell'opinione che qualsiasi riferimento al passato nazista del festival non possa essere fatto in chiave "giustizialista".
Perchè, fino a prova contraria, "giustizia è stata fatta".
Un'analisi di quel periodo dovrebbe quindi essere condotta, nel 2009, esclusivamente con metodi di indagine storica.
Se vogliamo davvero capirci qualcosa dobbiamo mettere da parte qualsiasi valutazione morale e prendere le distanze da tutti quegli articoli, libri, blog che ancora portano avanti la questione in termini di buoni e cattivi.
Parlo di un'analisi condotta a livello collettivo, si capisce.
Nel privato della propria sensibilità ognuno, ovviamente, si regola come vuole.
Se qualcuno vede nel Festival, nei suoi riti, negli attuali frequentatori una continuità con quel passato, è liberissimo di rifiutare il Festival, i suoi riti e i suoi frequentatori.
Detto questo trovo che sia sensato quello che scrivi:
Bayreuth è, nel bene e nel male, un pezzo di storia della cultura europea e il modo in cui si gestisce il retaggio di una storia così pesante inevitabilmente finisce col pesare sul presente;

Però questo presuppone, se non sbaglio, che tu nutra forti perplessità riguardo la gestione di quel passato da parte dei Wagner dal dopoguerra in avanti.
Io, per come la vedo e per quello che so (che deriva solo da letture alterne e a volte scoordinate : book : ), sono di parere contrario.
Artisticamente Bayreuth (anche limitandosi ai soli registi e senza entrare nel merito) mi sembra che abbia scelto di ospitare quasi esclusivamente personalità lontanissime da qualsiasi ideale reazionario o nostalgico.
Se Wolfgang Wagner è stato rigido nel permettere la visione della carte relative a quel periodo (parliamo, ma non vorrei sbagliarmi, dell'archivio "personale" dei Wagner non di quello "generale" che di fatto è pubblico da quando il Festival è diventato fondazione di diritto privato) non l'ha fatto penso per tutelare o nascondere chissà quali oscuri segreti. Ha capito, da persona concreta quale penso che sia, che i tempi non erano ancora maturi. Mi riferisco a quello che ho scritto sopra.
Infatti, a seguito della sua abdicazione e quindi in tempi più maturi la giovane rampolla ha dichiarato, pacificamente, a Bloomberg:
"Another plan is to open her family’s archives and explore its history during the Nazi era. Katharina said she is currently raising funds to put together a team of scholars."
Il carteggio "privato" della famiglia Wagner sarà quindi reso pubblico; non solo, ma addirittura lo si "vuole" rendere pubblico e si cercano soldi per formare un team di ricercatori.
http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601088&sid=aeUVg8FcjpuU
Insomma, io ci vedo una grande serenità e una voglia di capire.
Non penso tu voglia dar credito alle solite storielle che trovi in rete (e non solo) sui gerarchi nazisti decrepiti, sugli ospiti particolari, sulle associazioni wagneriane che nell'ombra tessono le fila per occulte restaurazioni... non mi sembri il tipo. :lol:
Questi stanno a Bayreuth come Dan Brown sta al Vaticano.

la gestione Wolfgang: come va inquadrata? Io non sono affatto convinto che abbia in qualche modo contribuito a fare di Bayreuth “uno degli eventi artistici più importanti che esistano al mondo”; intendiamoci: il Festival è tale di per sé e per ciò che rappresenta, ma se parliamo di risultati artistici, io ho forti dubbi;


La storia del festival di Bayreuth è sempre stata funestata da morti improvvise. Wagner, a cui è succeduta Cosima, Siegfried a cui succeduta la Williams, Wieland a cui è succeduto Wolfgang.
In tutti questi casi mi sono accorto che gli strali, ciclicamente, si sono abbattutti su questi "secondi" che sono subentrati.
Cosima, considerata praticamente una segretaria elevata al rango di papessa, Winifred un'opportunista ambiziosa senza arte nè parte e Wolfgang in pratica "lo scemo della famiglia". Una sorta di Principe Giovanni subentrato alla morte di Riccardo Cuor di leone.
La cosa mi ha insospettito.
Nell'articolo su Cosima ho cercato di mettere in fila "fatti" nudi e crudi di pubblico dominio che trovi ormai anche su Wikipedia.
Da questi "fatti" esce, a mio parere e non solo mio, un ritratto leggermente diverso della vedova.
Penso che la cosa valga anche per Winifred e per Wolfgang.
Se guardiamo i fatti vediamo che queste persone hanno tutelato l'istutuzione per anni, l'hanno portata in salvo in momenti difficili ne hanno difeso gli interessi anche con coraggio e abnegazione.
Wolfgang secondo me è stato tutt'altro che un arrogante minidotato atoproclamatosi imperatore dopo la morte del fratello genio.
In primo luogo ha gestito e pianificato la svolta del Festival.
Wieland è stato un genio, nessuno lo nega.
Ma la gestione artistica del festival sotto di lui, non so come dire, era ancora legata a una Bayreuth esclusiva ed elitaria.
Nei risultati c'era un abisso rispetto agli anni prima del conflitto; nelle intenzioni no.
Mi spiego. In pratica quella di Wieland non è stata un gestione artistica come la intendiamo noi. Wieland ha informato di sè quasi vent'anni di Festival firmando quasi tutte le produzioni. Era il festival di Wieland Wagner, gli apparteneva. Il fine era chiaro e più che condivisibile. A Bayreuth vedevi quel Wagner lì; un Wagner che, piacesse o meno, visivamente non vedevi da nessun altra parte nel mondo. A meno che non fossi presente alle tournée degli spettacoli di Wieland come mi ha fatto notare Mat.
L'eccezionalità del luogo era salva.
La cosa ha funzionato (eccome, se ha funzionato!), non senza critiche anche aspre, perchè Wieland aveva la statura artistica per gestire un compito di tali proporzioni.
Alla morte di Wieland il fratello ha capito da un lato di non avere nessuna possibilità di continuare su quella strada per evidenti limiti artistici, dall'altro che, visto che i titoli wagneriani erano dieci, questa strada si stava trasformando in un vicolo cieco se non si cambiava indirizzo.
Wagner era stabilmente in repertorio in tutto il mondo e non solo nelle capitali operistiche.
Potevi vedere un Ring ad Adelaide, un Tristano a Teheran, un Olandese a Seattle.
Continuare ad allestire il Wagner di Wieland senza Wieland significava cadere di nuovo nella trappola della conservazione.
Ha cominciato quindi, lui per primo, a chiamare stabilmente registi fuori dalla cerchia familiare.
Ha cominciato con Everding e Friedrich. Il Tannahuser del secondo gli ha creato problemi a non finire. E' stato accusato di essersi venduto ai comunisti, le associazioni wagneriane hanno tagliato i fondi, la vendita dei biglietti è calata a picco.
Ma è andato avanti.
Ha gestito una data fondamentale come il Ring del centenario chiamando Chereau e Boulez. Voglio dire, adesso diamo per assodato e forse anche per superato il Wagner di Boulez, ma all'epoca era quasi una novità. Chereau, che adesso è circonfuso di mito, all'epoca era un regista di 32 anni :shock: che fino a pochi anni prima era assistente di Strehler al Piccolo e dirigeva un'istituzione non propriamente "generalista" come il Teatro Popolare di Villeurbanne.
Pensa cosa ha significato, all'epoca, chiamare un team esclusivamente francese (Boulez, Chereau e Peduzzi) nella cittadella che per un secolo, salvo poche eccezioni, aveva attinto solo da competenze tedesche.
E' venuto fuori uno degli spettacoli wagneriani del secolo. Forse quello di maggior successo nella storia di Bayreuth.
Basterebbe aver pensato e gestito quello per garantirsi un posto d'onore nella tribuna dei grandi manager operistici.
Dove mettiamo poi il coraggio di affidare a Friedrich il Parsifal del centenario?
Aggiungo poi anche il Ring inglese del 1983 con Solti e Peter Hall di cui molti parlano male senza averlo visto.
Io, che l'ho visto due volte, posso dirti che non era nulla di speciale ma che comunque aveva, in quell'epoca, il suo senso.
Peter Hall e Solti (al di là del risultato) erano i nomi giusti per una celebrazione di quella portata.
In seguito ha chiamato Kupfer e poi Flimm, Herzog, Muller, Warner, Marthaler, Guth, Herheim, Schlingensief.
Certo, a Bayreuth manca tutta la nuova scuola della regia d'opera che Matteo chiama della "svolta", ovvero i Carsen, McVicar, Jones, Pelly, Py.
Però, se guardiamo indietro io penso proprio che Wolfgang abbia contribuito e non poco a mantere stabile la posizione di Bayreuth in anni difficili.

l’idea che mi sono fatto è, semplicemente, che Wolfgang detestasse tutti i maggiori risultati che ha ottenuto (Ring del centenario in primis), che si è autoimposto solo perché gli spettacoli che avrebbe fatto lui avrebbero mandato il Festival in rovina;


Innanzitutto credo fossero proprio gli spettacoli tradizionali che lui imbastiva a tenere insieme il cemento dei finanziatori.
Non so se detestasse questi allestimenti; l'importante è che li abbia fatti, no?

mancata proprio quella chiarezza di vedute che consentisse a Bayreuth di essere un punto di riferimento con una sua chiara fisionomia


Ti confesso che anch'io la pensavo così. Vedevo un avanti-indietro entusiasmante ma a volte privo di un criterio.
In realtà penso, scusa il paradosso, che "la mancanza di fisionimia" di Bayreuth sia la sua... "fisionomia".
Logicamente tramontata -se non nella mente di certi sciocchini retrogradi- l'idea che a Bayreuth si ascolti il Wagner migliore del mondo, il festival diventa un luogo dove sperimentare i diversi approcci possibili al teatri wagneriano.
Aggiungo inoltre che, ma forse sbaglio, quando Bayreuth ha cercato, nella sua storia, di darsi una "fisionomia" ha segnato il passo.

lasciando perdere le risibili storielle per cui Bayreuth è solo il covo di urlatori, artisti del muggito, e registi con serie turbe psichiche, oggettivamente mi stupisce un po’ la (giusta) severità con cui anche qui si analizzano le scelte di certi teatri e la maggiore “indulgenza” concessa alle scelte bayreuthiane;


All'ultima questione ti risponderò più avanti. Adesso sono prosciugato.........Immagine

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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda pbagnoli » mar 04 ago 2009, 12:25

Splendida risposta, Will. A questo punto, credo che il tuo lavoro permetta di chiarire definitivamente gli ambiti entro cui ci si può e ci si deve muovere, per poter parlare chiaramente di questo argomento.
Credo che WSM abbia dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che solo una profonda conoscenza del problema permette di poter ragionare su di esso: questo vale per Bayreuth, come per qualunque altro argomento.
Altri discorsi, pur carini nella forma talora inconsueta, valgono solo come...interviste immaginarie : MrOrange :
"Dopo morto, tornerò sulla terra come portiere di bordello e non farò entrare nessuno di voi!"
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Tucidide » mar 04 ago 2009, 13:29

pbagnoli ha scritto:Altri discorsi, pur carini nella forma talora inconsueta, valgono solo come...interviste immaginarie : MrOrange :

A proposito di "interviste impossibili", sto leggendo un simpatico libro Einaudi, Corpo a corpo, dove personalità famose nel mondo della cultura e dello spettacolo rivolgono domande a personaggi storici o mitici. Divertente è ad esempio l'intervista di Carlo Lucarelli ad Edgar Allan Poe.
Beh, che posso dire? Per lo meno, uno dei due conversanti ha la decenza di esistere realmente... :roll:
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda beckmesser » mar 04 ago 2009, 15:38

Grazie mille per la risposta: chiara e, soprattutto, serena, cosa che capita di rado affrontando questo argomento… Giusto una precisazione: io non giudico affatto in modo complessivamente negativo il “dossier Bayreuth”, anche perché se così fosse non passerei tanto tempo a studiarlo. Nel mio messaggio avevo, per così dire, preso la parte della “pubblica accusa” concentrandomi sugli aspetti negativi in quanto sono forse i più interessanti da approfondire. Ma resta il fatto che personalmente giudico Bayreuth (passato e presente) una delle più esaltanti “avventure” della cultura (non solo musicale) occidentale.

Giusto un paio di osservazioni su quanto hai scritto:

Maugham ha scritto:Il carteggio "privato" della famiglia Wagner sarà quindi reso pubblico; non solo, ma addirittura lo si "vuole" rendere pubblico e si cercano soldi per formare un team di ricercatori.
http://www.bloomberg.com/apps/news?pid= ... UVg8FcjpuU
Insomma, io ci vedo una grande serenità e una voglia di capire.


Se la giovane Wagner intende procedere in questo senso, avrà tutta la mia ammirazione e riconoscenza (noto solo che mi sembra strano che trovare soldi per una tale impresa richieda molto impegno: immaginerei ci sia una coda di scholars interessati a prendervi parte…). Quanto al passato, non sono così sereno. E non, tutto sommato, perché creda a congiure, insabbiamenti e depistaggi del diabolico Wolfgang. In queste cose, credo contribuisca anche semplice disorganizzazione, contrasti familiari, prudenza. Resta il fatto che, al momento attuale, nessuno sa dire con relativa precisione cosa ci sia negli archivi della famiglia Wagner. Quel che si sa (o almeno, che io so…) è che:
- buona parte della corrispondenza Winifred-Hitler (mica robetta) e dell’archivio di Siegfried giacciono al sicuro in un deposito a Monaco, “at least as firmly guarded as Fafner’s hoard” (come, rendendo bene l’idea, scrive Carr);
- tutte le vicende relative a ciò che è stato pubblicato (soprattutto intorno al 1976) dimostrano in modo abbastanza evidente almeno una certa riluttanza, da parte di Wolfgang, a procedere con metodi “storiograficamente” accettabili, o perché la divulgazione è avvenuta in modo forzato (caso Karkbaum) e/o perché in molti casi i documenti non sono stati messi a disposizione in modo oggettivo, in modo da poterne controllare la completezza (sia del documento in sé, che della serie di cui faceva parte).

Tutto questo porta a concludere che la famiglia Wagner è una masnada di criminali? Ovviamente no. Ma così come mi faccio due sane risate alla faccia di chi ipotizza gerarchi nazisti nascosti nelle cantine del Festpielhaus, allo stesso modo non posso concordare con chi allegramente sostiene (NON mi riferisco ovviamente a te…) che in fin dei conti Bayreuth “sono solo canzonette” ed è ozioso cercare di valutarne la storia (non solo musicale) in modo critico. Spero che con la giovane Katarina si possano fare passi avanti…

Maugham ha scritto:Ma la gestione artistica del festival sotto di lui, non so come dire, era ancora legata a una Bayreuth esclusiva ed elitaria.
Nei risultati c'era un abisso rispetto agli anni prima del conflitto; nelle intenzioni no.


Questo è vero e molto interessante, ma lo collego a quest’ulteriore osservazione:

Maugham ha scritto:Voglio dire, adesso diamo per assodato e forse anche per superato il Wagner di Boulez, ma all'epoca era quasi una novità.


E non lo faccio tanto per puntualizzare che in realtà se c’era un posto in cui il Wagner di Boulez era meno una novità era proprio Bayreuth, dato che vi aveva già diretto Parsifal nel ’66, quanto perché io resto convinto che Boulez sia una figura chiave non solo per ciò che ha fatto, quanto per ciò che avrebbe potuto fare. Sono convinto che Wieland stesso si era reso conto dell’impasse in cui si era messo con la sua gestione del Festival e la chiamata di Boulez credo ne volesse rappresentare un rimedio. Ci sono pagine molto interessanti di Boulez in cui racconta il suo legame con Wieland, i progetti che avevano ed i piani per il futuro del Festival. Da che mi risulta, era la prima ed unica volta in cui Wieland sembrava considerare una partnership artistica paritaria. Poi lui è morto in quello stesso ’66, ma (anche se la storia ovviamente non si fa coi ma…) credo che se fosse vissuto i Festival successivi avrebbero preso una svolta diversa rispetto a quello che aveva fatto finora, ma magari mi sbaglio.

Una cosa però mi sono sempre chiesto, quando si porta Boulez ad esempio della larghezza di vedute artistiche di Wolfgang. Se era così convinto della sua importanza, innovatività, ecc., perché ha aspettato 10 anni a richiamarlo? Lo aveva già sentito, e proprio in quel teatro, nel ’66, chiamato da Wieland. Un paio di riprese di quel Parsifal ma nulla più, perché? Quanto a Chéreau, risulterebbe (cito ancora Gottfried, che gli fu assistente proprio nel Ring del centenario) che fu chiamato su indicazione di Boulez ed accettato in extremis da Wolfgang solo dopo che tutte le sue preferenze si erano (per varie ragioni) dileguate. Certo, resta il fatto che comunque alla fine li scelse, e questo conferma la sua capacità di accantonare le sue idee quando fiutava qualcosa di buono. Che non è poco, ma non mi sembra nemmeno abbastanza per riservargli un “posto d'onore nella tribuna dei grandi manager operistici”. Un posto certo sì, d’onore non sono ancora convinto. Ma forse cambierò anch’io idea come scrivi hai fatto tu…

Maugham ha scritto:All'ultima questione ti risponderò più avanti. Adesso sono prosciugato.........


Aspetto con curiosità, e grazie per l’interessante discussione.

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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda VGobbi » mar 04 ago 2009, 21:23

Maugham ha scritto:Innanzi tutto, alla tua lista io All'ultima questione ti risponderò più avanti. Adesso sono prosciugato.........Immagine

Ti sei caricato? Dai che m'interessa moltissimo l'ultima questione ...
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda VGobbi » mar 04 ago 2009, 21:37

Ah, dimenticavo. Guardate questo filmato, immagino molti di voi lo conoscano. Vi prego di ascoltare/vedere solo il coro "Geleiten wir im bergenden". Ecco, questo e' uno spettacolo in cui avrei voluto vederlo dal vivo ... precisamente a Bayreuth. Immagino l'atmosfera che erano riusciti a creare ... Davvero fantastici!!!

http://www.youtube.com/watch?v=Qf83wrUZCXU

Voi che ne pensate?
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Re: Bayreuth e i chiacchiericci estivi

Messaggioda Maugham » gio 06 ago 2009, 1:00

beckmesser ha scritto:Grazie mille per la risposta: chiara e, soprattutto, serena, cosa che capita di rado affrontando questo argomento…

Ci mancherebbe. Io di base sono piuttosto tranquillo. Mi scaldo -e forse a volte passo di là- quando leggo o ascolto su questo argomento le solite filippiche ripetute come ossessivi mantra....


Nel mio messaggio avevo, per così dire, preso la parte della “pubblica accusa” concentrandomi sugli aspetti negativi in quanto sono forse i più interessanti da approfondire.

Capisco che tu abbia usato il termine "negativo" per velocità di comunicazione però sono del parere che non esista più (riguardo a Bayreuth, si capisce) una negatività da contrapporre a una posività.

Resta il fatto che, al momento attuale, nessuno sa dire con relativa precisione cosa ci sia negli archivi della famiglia Wagner.


Capisco che quelle carte -così misteriosamente celate ad occhi profani- siano diventate una sorta di Terzo segreto di Fatima. Ma penso, magari sbaglio, che non ci troveremo dentro chissà quali rivelazioni. Saranno molto interessanti a fini cronologici, metteranno a posto certi pezzi del puzzle che ancora non tornano, ma sono del parere che rivestiranno un'interesse esclusivamente specialistico. Magari ci troveremo qualche segreto d'alcova. Immagina, un figlio illegittimo tenuto nascosto nelle cantine di Wahnfried come Quasimodo a Notre Dame. : WohoW :

allo stesso modo non posso concordare con chi allegramente sostiene (NON mi riferisco ovviamente a te…) che in fin dei conti Bayreuth “sono solo canzonette” ed è ozioso cercare di valutarne la storia (non solo musicale) in modo critico. Spero che con la giovane Katarina si possano fare passi avanti…


Ti ringrazio di aver specificato, ma ti assicuro che sono quanto di più lontano... :)
Allo stesso tempo -anche se portato emotivamente a ritirarmi inorridito da certi orrori legati a certi periodi storici- sono per un approccio pragmatico.
Ovvero non riesco a capire questo tua e non solo tua, non trovo il termine... "brama di ulteriore chiarezza".
Come se dalla parte opposta ci fosse un... negazionismo diffuso sull'intera faccenda.
Lo capirei se la cittadella fosse, palesemente, un covo per nostalgiche restaurazioni.
Lo capirei se a Bayreuth sorgessero come funghi cellule neonaziste.
Lo capirei se, non so, ci fossero personaggi politici dal dubbio profilo che lo frequentano e lo usano per i loro scopi.
Ma Bayreuth ora, a duecento anni dalla nascita di Wagner, non è più un tempio ideologico.
E non lo era già più alla fine degli anni Settanta (quando ho cominciato ad andarci).
Voglio essere onesto; qualche attempato stronzo (per chiamare le persone con il loro nome) durante il primo ciclo del Ring di Solti l'ho conosciuto. E sono stato invitato a un cena -lui era un ricco avvocato americano- di cui per decenza non riporto i deliri dopo la quarta birra.
Ma, permetti, questo è folklore.
Ora come ora, a quanto ne so, sulla collina non si professa nessuna estetica se non quella (artisticamente buona o cattiva) afferente al dato drammaturgico e musicale del teatro wagneriano.

E non lo faccio tanto per puntualizzare che in realtà se c’era un posto in cui il Wagner di Boulez era meno una novità era proprio Bayreuth, dato che vi aveva già diretto Parsifal nel ’66


Beck, è ovvio che il Parsifal c'era già stato. Se è per questo c'è stato anche il Tristano di Osaka.
Ciò non toglie che, come importanza artisco-organizzativa, tra le due produzioni ci fosse un abisso.
Il Parsifal -così è stato giudicato da molti- era solo "un" Parsifal di Wieland diretto da un giovane direttore eccentrico.
Altra cosa è affidare allo stesso direttore, ormai consolidato di fama e repertorio, l'avvenimento degli avvenimenti. Il centenario del Ring.
Tutti i riflettori puntati addosso, le associazioni, gli sponsor, la stampa mondiale anche quella non specializzata, i politici...
Praticamente un unicum. Lo dimostra il fatto che mi sembra che sia Chereau sia Boulez non abbiano sfiorato Wagner da allora per più di vent'anni.
Se Wieland, in un certo senso ha... passato il Rubicone, Wolfgang, con quel Ring (al di là di ogni valutazione nel merito) ha definitivamente fatto cadere il... muro di Bayreuth. :)
Da lì il Festival ha ricominciato a volare come incassi, visibilità e fama.
Però tu dici:
l’idea che mi sono fatto è, semplicemente, che Wolfgang detestasse tutti i maggiori risultati che ha ottenuto (Ring del centenario in primis), che si è autoimposto solo perché gli spettacoli che avrebbe fatto lui avrebbero mandato il Festival in rovina

e
Sono convinto che Wieland stesso si era reso conto dell’impasse in cui si era messo con la sua gestione del Festival e la chiamata di Boulez credo ne volesse rappresentare un rimedio.


Può darsi tu abbia ragione ma, come ho detto, di un direttore artistico guardo i risultati. Il fatto che avesse in uggia il team francese e il carico ideologico che si portavano dietro... be', ammettilo, problemi suoi.
E comunque trovo una lieve contraddizione nel tuo ragionamento.
Da una lato dici che Wieland ha scelto Boulez per rimediare alla stasi in cui stava per impantanarsi e lo giustifichi. Dall'altro, quando la stessa operazione l'ha fatta Wolfgang anche con altri nomi, la liquidi come uno strumento per tutelare interessi di bottega. Forse ho capito male.


Una cosa però mi sono sempre chiesto, quando si porta Boulez ad esempio della larghezza di vedute artistiche di Wolfgang. Se era così convinto della sua importanza, innovatività, ecc., perché ha aspettato 10 anni a richiamarlo? Lo aveva già sentito, e proprio in quel teatro, nel ’66, chiamato da Wieland. Un paio di riprese di quel Parsifal ma nulla più, perché?


Non so risponderti pggettivamente perchè non ho dati sul fronte Boulez.
Posso fare solo delle supposizioni (per quel che contano)
Immagino che i rapporti tra Boulez e Wolfgang siano continuati negli anni dopo quel Parsifal.
E non credo Wolfgang l'abbia chiamato solo perche "costretto" dalle contingenze quando lui voleva a tutti i costi Horst Stein :)
Insomma, un evento come la Tetralogia del centenario la pianifichi con largo anticipo.
E quindi i tuoi dieci anni di "esilio", scusa, si riducono di molto.
Da un punto di vista tattico è chiaro che se decidi di usare la "briscola" Boulez per un avvenimento di tali proporzioni non gli fai dirigere prima altre opere in produzioni non particolarmente rilevanti.
Non te la bruci. Crei un progetto, una squadra, un'idea.
Oppure può anche darsi che Wolfgang gli abbia proposto diverse cose e lui abbia risposto: "o il Ring o niente".
Non so.


Quanto a Chéreau, risulterebbe (cito ancora Gottfried, che gli fu assistente proprio nel Ring del centenario) che fu chiamato su indicazione di Boulez ed accettato in extremis da Wolfgang solo dopo che tutte le sue preferenze si erano (per varie ragioni) dileguate. Certo, resta il fatto che comunque alla fine li scelse, e questo conferma la sua capacità di accantonare le sue idee quando fiutava qualcosa di buono. Che non è poco, ma non mi sembra nemmeno abbastanza per riservargli un “posto d'onore nella tribuna dei grandi manager operistici”. Un posto certo sì, d’onore non sono ancora convinto.


Qui la pensiamo diversamente.
Io trovo abbastanza difficile da sostenere che quella Tetralogia fosse un ripiego.
Se lo dice Gottfried sarà vero. :wink:
Comunque, per me quel che conta è che quella Tetralogia Wolfgang l'abbia finanziata e prodotta e difesa.
Se tu fossi un manager operistico che produce uno dei più grandi eventi wagneriani del secolo, di cui tutto il mondo parla, di quelli che rimettono in orbita un'istituzione nello spazio di neanche un anno, cosa significherebbe, a oltre trent'anni di distanza, interrograrsi se in realtà tu l'abbia fatto controvoglia o meno? Secondo me nulla.

a presto e grazie per le riflessioni
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