Tucidide ha scritto: Questo per dire che una questione così superficiale (perché diciamolo, stare a sindacare sull'ambientazione è una cosa di una superficialità disarmante) può in effetti indispettire.
Vedi, secondo me superficiale non è discutere sull'ambientazione di un'opera.
E' superficiale (da quello che si legge) il
modo in cui lo si fa.
E' superficiale (come fanno Zeffirelli e soci) buttare nello stesso calderone artisti abissalmente diversi come Carsen, Kusej, Brockhaus, Marthaler.
Farlo significa non avere chiari i termini della questione.
Sempre poi che... una "questione" esista.
Secondo me no.
Sono del parere che ogni diatriba preconcetta di carattere estetico tra vecchio e nuovo sia una cosa inutile.
Divertente, ma inutile.
Da un lato perchè in arte (ovvio) contano i risultati.
Dall'altro perchè (a quanto pare meno ovvio, non so perchè) Il mondo teatrale operistico ha già scelto.
I risultati saranno a volte alterni, inutili, irritanti, sciocchini, entusiasmanti... ma, piaccia o no, la strada è quella.
La prosa non solo ha scelto prima, ma arrivo a dire che questo cambiamento l'ha già addirittura metabolizzato.
Ci arriveremo anche noi.
Nemmno l'Old Vic, ora come ora, avrebbe il coraggio di presentare un Amleto con tanto di bustino nero, caschetto biondo alla Carrà, calzamaglia e spadino.
Non avrebbe nemmeno il coraggio di scegliere la strada dell'intergralità assoluta con tanto di blank verse sciorinati con compunzione e precisione... filogico-belcantista.
Con i dittonghi considerati bisillabici e quindi divisi... ti immagini che roba?
Come nessuno direbbe... "e' un'attrice ferma come un palo, ma fa così bene i dittonghi!"
E lo stesso Zeffirelli, prima di lanciare anatemi, dovrebbe ricordarsi di quando, dall'altra parte della barricata, lui sconvolse il mondo shakespeariano (sì, proprio il mondo, non l'Italia!) con un Romeo and Juliet (1960) che anticipava i furori del 68 ( in quell'anno divenne film) e portava sulla scena il dramma di due adolescenti che si affacciavano alla vita e ne pagavano, sulla propria pelle, tutte le crudeltà.
In molti gridarono allo scandalo.
Ora è "tradizione"
E Giannini e la Guarnieri, gli allora scandalosi adolescenti della versione italiana del Romeo e Giulietta di Zeffirelli, sono mostri sacri della scena italiana.
Sai chi era la prima, scandalosa Juliet di Zeffirelli?
Judi Dench, pensa te!, la grande, tradizionale, Dame Judi Dench, emblema e icona planetaria del teatro inglese da esportazione.
Tanto da essere l'ormai insostituibile "M" dei film di James Bond.
Più tradizione di così....
Ciao
WSM