Riprendendo da altro thread...
teo.emme ha scritto:Solo un appunto: leggo anche qui, purtroppo, la bizzarra considerazione sull'apporto "fondamentale" di Gae Aulenti sino a chiedersi che ne sarebbe stato del Ronconi regista senza di lei. Esattamente quel che ne è stato, dico. Già perchè questo apporto aldilà delle inesattezze giornalistiche è molto più ridotto e si limita, a conti fatti, a pochi titoli (Wozzeck, Viaggio a Reims, Zar Saltan, Elektra e Ricciardo e Zoraide - oltre a due giornate di Licht di Stockhausen), una minima parte e non la più emblematica del teatro di Ronconi, la cui scenografa e collaboratrice storica fu Margherita Palli, lei si coautrice delle sue visioni. Peraltro nel 77 (anno del primo incontro per il Wozzeck) Ronconi era già in piena carriera e aveva alle spalle molti titoli teateali e musicali tra cui i fondamentali Siegfried e Walkure scaligeri (spettacoli rivoluzionario che anticipano e ispirano il successivo Ring di Chereau).
Innazitutto grazie per esserti preso la briga (è proprio il caso di dirlo
) di aver letto i miei commenti. Hai, naturalmente, ragione. Ma il connubio Aulenti-Ronconi (anche per l'intrinseco valore dei due artisti) è uno di quelli che subito si impone nell'immaginario collettivo, quasi che il risultato finale sia superiore alla somma dei due. Grazie comunque per avermi segnalato l'inesattezza. Va anche detto che molti degli spettacoli scaligeri (Don Carlo, Tosca, Ernani, Aida, Guglielmo Tell) furono realizzati con scenografi diversi.
La questione di fondo, quella di una regia (con Ronconi vera "messa in scena") che nasceva in stretta relazione con la scenografia, quasi a formare un tutt'uno inscindibile, mi sembra rimanga.
L'accostamento tra il Ring di Chèreau e Sigfried-Walkure di Ronconi è sempre stato fatto in sede critica, ma non so quanto sia fondato. Ho il libro (Histoire d'un Ring) in cui Chéreau/Boulez/Peduzzi/Schmidt raccontano come nacque il Ring del Centenario. E non mi risulta che Chéreau si sia mai detto debitore nei confronti delle opere wagneriane messe in scena da Ronconi (mentre ha sempre fatto il nome di Herz, per prendere le distanze dal suo celebre Ring "proletario" di Lipsia). Però è possibile che questa sia stata una sorta di rimozione più o meno inconscia ma al contempo rivelatrice...
Francamente non concordo molto con le tue osservazioni: Ronconi certamente reinventa il barocco ed esalta la funzione della macchina e della tecnica,
Non era, a parer mio, solo questo. Il barocco era inteso anche come concezione di un modo di fare teatro in cui l'uomo perde la propria centralità, il proprio "essere sole" delll'antica concezione tolemaica, per diventare minuscolo corpo che vaga senza senso e meta nell'infinità dell'universo copernicano. Di qui il senso di vacuità, di fragilità dei personaggi nelle sue regie d'opera, spesso assimilati a manichini, automi, pupazzi, ingranaggi di una macchina minacciosa ed incombente, elementi di una scenografia, attori-strumenti funzionali alla "messa in scena".
ma non era per nulla inchiodato alla propria maniera, anzi proprio la ricchezza di punti di vista e verità rendeva il suo teatro mobilissimo. Era teatro di idee che aveva come fulcro il testo (senza stravolgimenti modaioli). Si nota molto nel teatro di prosa.
Io mi riferivo nello specifico al suo teatro d'opera (quello che conosco meglio: penso di aver visto in tutto circa 16 sue regie d'opera). In tutta onestà, come concezione di fondo, come "maniera" (sì, maniera, proprio in termini "barocchi") non vedo così grandi differenze tra - tanto per dire - l'Ernani degli anni '80 e il Barbiere degli anni 2000, o tra il suo Orlando (spettacolo di prosa, d'accordo) di quasi cinquant'anni fa e l'Armida della scorsa estate. Non so, trovo che nel suo programmatico porsi come un teatro fuori dal tempo quello di Ronconi sia un teatro che non riesca mai ad essere pienamente attuale. Un teatro che si atteggia, che si mette in posa, e che in fondo non riesce a coinvolgere. Il rischio nelle regie d'opera "fuori tempo" di Ronconi è, a mio parere, quello che siano considerate "fuori tempo massimo".
Sarei felice che tu o qualche altro amico del forum mi aiutasse a considerare il teatro d'operadi Ronconi da un'altra prospettiva.
DM
P.S.: se non si fosse capito ho trovato molto intrigante, ancorché discutibile, il suo Rossini "dark"...