Romeo Castellucci
Inviato: gio 17 lug 2014, 16:29
Qualche giorno fa ho visionato in streaming sul sito della Monnaie l'Orphée et Eurydice di Gluck (orchestrazione di Berlioz), con la regia di Romeo Castellucci, fautore anche dell'ultimo Parsifal bolognese.
La parte musicale era dignitosa, con una assai brava Stephanie D'Oustrac come Orfeo. Il direttore Hervé Niquet forse un po' troppo superficiale e "tamarro" al primo atto ma ha concluso meglio.
E poi c'è la regia. Castellucci ha avuto la seguente idea: Euridice non è morta, ma è entrata in coma, o meglio in una sindrome locked-in, anche detta sindrome del chiavistello. Provocata da un ictus, si tratta di una condizione in cui il paziente è sveglio, conserva intatti tutti i sensi, ma non può né muoversi né comunicare a causa di una paralisi completa di tutti i muscoli corporei. Castellucci ha deciso di rendere più vivida questa scelta scegliendo di illustrare la storia di Els, una ragazza belga di 27 anni con marito e figli, affetta da questa sindrome ormai da diciotto mesi.
A questo punto si potrebbe pensare che Castellucci abbia trasposto la storia di Els e di suo marito sulla storia di Orfeo. E' più o meno quel che ha fatto, ma la cosa veramente interessante è il come l'ha fatto.
La scenografia è limitata a un microfono in mezzo a un proscenio, mentre sul lato destro vediamo un macchinario da ospedale. Subito dietro vediamo un enorme telo nero. Al primo atto, Orfeo canta davanti al microfono tutto il tempo, mentre sul telo nero viene proiettata a parole la storia di Els. Il secondo atto invece rappresenta il viaggio da casa di Els fino alla stanza d'ospedale dove è ricoverata. Anche qui, Orfeo è fermo al proscenio, e dietro viene proiettato un video sfuocato che illustra esattamente quel viaggio fino a farci vedere Els nella sua camera di ospedale. Nel terzo atto, vediamo semplicemente Orfeo fermo al suo posto, mentre Euridice dietro al telo (interpretata da Sabine Devieilhe) è sopraelevata, illuminata da una luce calda. Al momento della concessione di Amore, dietro il telo compare una bosco notturno con un laghetto da cui esce fuori una ninfa che tende le mani a Orfeo. Ma i due rimangono comunque separati dal telo nero, mentre la ninfa si allontana tra gli alberi.
Il tutto risente di una notevole staticità, dato che la storia si svolge principalmente nei video proiettati, alcuni dei quali sono in diretta dalla camera della paziente che attraverso un paio di cuffie ascolta cosa avviene in scena.
Castellucci riesce a portare il pubblico dalla sua grazie alla storia e alle immagini proiettate, questo è poco ma sicuro. Tuttavia rimane il pensiero che l'opera sia solo un sottofondo, una colonna sonora che a Castellucci interessa solo come pretesto per mostrare altro.
Qualcuno l'ha visto? Che ne pensate?
PS: In caso, questo è il link per vederlo
http://www.lamonnaie.be/fr/mymm/related ... 0Eurydice/
La parte musicale era dignitosa, con una assai brava Stephanie D'Oustrac come Orfeo. Il direttore Hervé Niquet forse un po' troppo superficiale e "tamarro" al primo atto ma ha concluso meglio.
E poi c'è la regia. Castellucci ha avuto la seguente idea: Euridice non è morta, ma è entrata in coma, o meglio in una sindrome locked-in, anche detta sindrome del chiavistello. Provocata da un ictus, si tratta di una condizione in cui il paziente è sveglio, conserva intatti tutti i sensi, ma non può né muoversi né comunicare a causa di una paralisi completa di tutti i muscoli corporei. Castellucci ha deciso di rendere più vivida questa scelta scegliendo di illustrare la storia di Els, una ragazza belga di 27 anni con marito e figli, affetta da questa sindrome ormai da diciotto mesi.
A questo punto si potrebbe pensare che Castellucci abbia trasposto la storia di Els e di suo marito sulla storia di Orfeo. E' più o meno quel che ha fatto, ma la cosa veramente interessante è il come l'ha fatto.
La scenografia è limitata a un microfono in mezzo a un proscenio, mentre sul lato destro vediamo un macchinario da ospedale. Subito dietro vediamo un enorme telo nero. Al primo atto, Orfeo canta davanti al microfono tutto il tempo, mentre sul telo nero viene proiettata a parole la storia di Els. Il secondo atto invece rappresenta il viaggio da casa di Els fino alla stanza d'ospedale dove è ricoverata. Anche qui, Orfeo è fermo al proscenio, e dietro viene proiettato un video sfuocato che illustra esattamente quel viaggio fino a farci vedere Els nella sua camera di ospedale. Nel terzo atto, vediamo semplicemente Orfeo fermo al suo posto, mentre Euridice dietro al telo (interpretata da Sabine Devieilhe) è sopraelevata, illuminata da una luce calda. Al momento della concessione di Amore, dietro il telo compare una bosco notturno con un laghetto da cui esce fuori una ninfa che tende le mani a Orfeo. Ma i due rimangono comunque separati dal telo nero, mentre la ninfa si allontana tra gli alberi.
Il tutto risente di una notevole staticità, dato che la storia si svolge principalmente nei video proiettati, alcuni dei quali sono in diretta dalla camera della paziente che attraverso un paio di cuffie ascolta cosa avviene in scena.
Castellucci riesce a portare il pubblico dalla sua grazie alla storia e alle immagini proiettate, questo è poco ma sicuro. Tuttavia rimane il pensiero che l'opera sia solo un sottofondo, una colonna sonora che a Castellucci interessa solo come pretesto per mostrare altro.
Qualcuno l'ha visto? Che ne pensate?
PS: In caso, questo è il link per vederlo
http://www.lamonnaie.be/fr/mymm/related ... 0Eurydice/