Christof Loy

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Christof Loy

Messaggioda MatMarazzi » mar 15 giu 2010, 12:21

Premetto che ho letto con passione l'articolo di Riccardo sulla Donna del Lago di Ginevra, anche perché è fuor di dubbio che si trattava di un avvenimento importantissimo dell'attuale stagione (più che a Loy si puntava l'interesse sul Rodrigo di Kunde e sull'Elena della DiDonato).
E invece Loy è quello che ha colpito di più Riccardo, che ha dedicato a lui le proprie impressioni.

Devo dire che sono molto impressionato dall'ascesa folgorante di questo regista che, sulle prime, non avevo considerato degno di attenzione.
Quando lo vidi io per la prima volta dal vivo (Devereux a Monaco con la Gruberova), l'impressione fu mitigata.
Molto più avvincente mi era parsa la produzione di Vienna che vidi nel 2001 sempre con la Gruberova, molto più spettacolare vocalmente e scenicamente.
L'avevo giudicato il solito regista tedesco, tanto concettoso e naturalmente "critico" verso questa nostra società brutta e cattiva, ma non abbastanza famoso per fare Wagner e Berg, quindi costretto a ripiegare su Donizetti.
Alla fine quel Devereux non fu brutto, ma nemmeno esaltante. Già più varia e interessante (ma sempre senza il colpo d'ala) mi era parsa la sua Alcina con la Nagelstad e la Coote (video prestatomi da Maugham), ma ancora una volta senza il senso della rivelazione piena.
Mi ero convinto che questo Loy non avrebbe fatto una carriera così importante: sarebbe rimasto confinato in Germania e "grave onta" nel ruolo di serie B (per i criteri di molti tedeschi) di fare regie d'opera belcantistiche.

Quando però ho visto (questa volta solo in video) la sua Lucrezia Borgia dell'anno scorso, sempre a Monaco (e questa volta con una Gruberova davvero indecente) sono invece rimasto impressionatissimo.
A livello di linguaggio e di comprensione della drammaturgia dell'opera italiana il salto era abissale.
Ho colto proprio tutto ciò che dice Riccardo nel suo articolo, ossia la capacità di ragionare non solo sulla musica, ma proprio sulle "forme" (così apparentemente statiche, superate, lontane da noi) della musica di Donizetti per scatenare da essa immagini di forza prodigiosa.
solo per dire, l'arietta "Di Pescatore ignobile" con quel melodizzare semplicione e la sua assurdità drammaturgica (questo giovane seduttore che volendo "farsi" la nobile sconosciuta gli parla della sua mamma) con Loy diventava splendida: Gennaro, da vero adolescente scomposto, la cantava quasi saltellando, con l'indifferenza impacciata di un ragazzo che racconta della "mamma perduta" per rendersi interessante, con movimenti che si adattavano splendidamente alla musica e svelavano impensate relazioni con i fantasmi della contemporaneità.
tutto assumeva un senso: la melodia infantile, il bisogno di dimostrare che anche se si è un ragazzo da strada si hanno comunque dei sentimenti, il malestro tentativo (da bullo che seduce la donna "grande") di far leva sull'istinto materno.
Ma tutta quella Lucrezia Borgia era piena di gemme di questo tipo (specie quando la Gruberova non rovinava tutto).
Il disegno generale faceva acqua, lo ammetto, ma i singoli rapporti musica-immagine erano prodigiosi.

Purtroppo quella Lucrezia Borgia (nuovissima e bellissima nel linguaggio) era vecchia nelle ossessioni contenutistiche, figlie (nipoti e pronipoti) di un sessantottismo di maniera, che si sente in dovere di rappresentare la nostra civiltà come solo brutta, cattiva, sporca, grigia, violenta e tutto il resto di quelle banalità che a me rompono tanto le scatole.
Ma poiché, si sa, per me il linguaggio è assai più importante del contenuto (se parliamo di arte) allora ho dovuto ammettere che quella lucrezia era grandiosa.

Nel frattempo la carriera di Loy ha preso il volo in modo straordinario: la Theodora a Salisburgo ha fatto epoca, il Covent Garden l'ha interpellato per Tristano e Lulu, a Aix fra pochi giorni vedrò la sua Alceste (e non so davvero cosa aspettarmi) mentre Salisburgo pensa a lui nientemeno che per la Donna senz'Ombra.

Oggi si parla di Loy come di uno dei "grandissimi" della regia d'opera contemporanea, insieme a Guth il più autorevole dei "giovani" tedeschi. Gli elogi appassionati di Riccardo ci confermano che la sua ricerca nelle articolazioni antiche e misteriose dell'opera italiana si sta affinando sempre più.

Mi piacerebbe sapere le opinioni di qualcun'altro. Ad esempio ricordo che Marco ha visto la Theodora a Salisburgo.
Dite dite! Come fu?

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Re: Christof Loy

Messaggioda beckmesser » mar 15 giu 2010, 15:10

Io ero andato a vedere il Tristan di Londra, e sono rimasto molto perplesso, anche se devo premettere di essere stato sfortunato: Heppner diede forfait un giorno prima e un sostituto dell’ultima ora (Lars Claveman) venne convocato d’urgenza. Vocalmente portò via una serata non malvagia, ma era evidente che aveva solo una vaga idea di cosa fare in scena. E questo, in una regia con scena sostanzialmente vuota e tutta incentrata sul lavoro sui personaggi, certo ha compromesso molto.

Anche facendo la tara di questi problemi e sulla base di quello che posso aver capito da uno spettacolo in qualche modo monco, il tutto zoppicava malamente fra astrusa concettosità in certi momenti e rinuncia totale in altri. Ambientazione novecentesca, niente navi né lanterne né castelli diroccati. Il tema di fondo era quello dell’esclusione di Isolde da un mondo solo maschile, prevaricante nella sua ottusità e autoreferenzialità, in cui Isolde tenta disperatamente di entrare e da cui riesce invece solo a far uscire Tristan, decretandone la fine (sociale, più che fisica, ma il III atto col sostituto diventava veramente incomprensibile). L’unica parte molto interessante era il rapporto fra Isolde e Brangane: non padrona e serva, ma compagne nella stessa situazione, che cercano un’uscita dalla loro situazione attraverso un uomo: Isolde con Tristan, Brangane con Kurwenal. Il secondo atto diventava infatti un gioco a specchio fra le due coppie che si erano formate. Ma, ancora una volta, senza il III atto (in cui il sostituto si limitava a gesticolare impacciato) non ho ben capito dove si voleva andare a parare. L’impressione, però, era onestamente quella di uno spettacolo un filo vecchio, tecnicamente e (soprattutto) concettualmente: tensioni da lotte fra sessi molto sessantottine col risultato che, onestamente, quel Tristan mi è parso più vecchio di quello di Chéreau…

Musicalmente, invece, un capolavoro: con Pappano sempre un filo semplicistico (ma meno che nella registrazione con Domingo), una Stemme strepitosa vocalmente e attrice fenomenale (l’idea di base dello spettacolo era traballante, ma lei era credibilissima come donna in grado di mettere in crisi un universo unicamente maschile) e, soprattutto, un Volle che come Kurwenal non regge paragoni: durante il terzo atto il povero tenore si dannava l’anima ma niente, tutto il teatro fissava lui, in grado da solo di mantenere la tensione dello spettacolo per oltre un’ora. Mai sentito un teatro scoppiare in un’ovazione per Kurwenal…

Saluti,

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Re: Christof Loy

Messaggioda MatMarazzi » mar 15 giu 2010, 16:03

beckmesser ha scritto:Anche facendo la tara di questi problemi e sulla base di quello che posso aver capito da uno spettacolo in qualche modo monco, il tutto zoppicava malamente fra astrusa concettosità in certi momenti e rinuncia totale in altri.
(cut)
L’impressione, però, era onestamente quella di uno spettacolo un filo vecchio, tecnicamente e (soprattutto) concettualmente: tensioni da lotte fra sessi molto sessantottine col risultato che, onestamente, quel Tristan mi è parso più vecchio di quello di Chéreau


Interessantissimo, Beck.
Devo dire che questa sensazione (di svuotamento e concettosità un filo gelida) è la stessa che alcuni Wanderer hanno riportato dalla Lulu londinese, che io purtroppo non ho visto.
Molti di loro parlavano di una "forma di concerto", arida e intellettualizzante.
Forse, con Loy, siamo di fronte a un fenomeno stranissimo, almeno nell'ambito della scuola tedesca: un regista che non solo fa "anche" il belcanto, che non solo cerca la chiave per decifrare anche il teatro borghese ottocentesco, le sue forme, le sue cadenze, le sue cabalette... ma che addirittura ...funziona meglio in questo che nell'opera moderna, wagneriana e post-wagneriana.
E' un'ipotesi che regge, se ci pensi.
Considerato l'entusiasmo di Ric a Ginevra (ma anche il mio per la Lucrezia bavarese) e quello generale per la Theodora di Handel, può darsi che la grandezza di Loy si esprima "proprio" nel dar forma moderna e coinvolgente a tutte quelle strutture dell'operismo belcantiste che sembrano, come diceva Ric, condannate all'anti-teatralità, mentre non è vero...
Il teatro musicale "moderno" lo lascia come svuotato di linguaggio... non ha più nulla su cui ragionare e da far esplodere. Tutto fila come nel teatro di prosa (apparentemente) e lui resta lì... a fare l'intellettuale...

L’unica parte molto interessante era il rapporto fra Isolde e Brangane: non padrona e serva, ma compagne nella stessa situazione,


Questo era l'aspetto più interessante anche di Kirchner (altra icona tedesca) di cui vidi la "première" di Tristano ad Amsterdam nel 2001. Un Tristano che vedeva per altro al suo debutto nell'opera il miglior wagneriano di oggi, almeno per me: Simon Rattle. Tornando a Kirchner, il rapporto fra Isolde e Bangane era simile a quello che tu descrivi, e in parte anche quello di Tristan e Kurwenal. La differenza era che l'ardore dei "subalterni" era rivolto ai rispettivi padroni-fratelli.
Mi ricordo la scena al primo atto in cui Isolde si avanza verso Brangane per strapparle lo scrigno col filtro, mentre l'ancella retrocedeva con espressione terrorizzata, stringendosi lo scrigno al petto. Poi le due lottano a lungo e infine, dopo che Isolde si è impossessata dell'oggetto, abbraccia la compagna: le due si stringevano come in un addio fra sorelle. E' stata una scena struggente.
Ma mai quanto il terzo atto, anch'esso concentrato su Kurwenal, sulla tenerezza dolcissima, disperata, silenziosa con cui il soldato che fissava il suo eroe delirante. A un certo punto lo cullava persino.
I veri trionfatori di quel Tristano furono la Lang e Held. I due protagonisti passarono in secondo piano.

Volle che come Kurwenal non regge paragoni: durante il terzo atto il povero tenore si dannava l’anima ma niente, tutto il teatro fissava lui, in grado da solo di mantenere la tensione dello spettacolo per oltre un’ora. Mai sentito un teatro scoppiare in un’ovazione per Kurwenal…


Ti invidio. Io non potevo credere, quando con Pietro ho visto Volle in Beckmesser a Bayreuth, che si riuscisse a tirare fuori squarci di umanità così inauditi da un personaggio che Wagner aveva pensato come caricaturale.
Anche sulla collina Volle si beccò un'ovazione, col teatro impazzito... ma non tanto grande come quella che ottenne Klaus Florian Vogt, che si è dimostrato il più grande Walther von Stolzing non solo di oggi, ma da moltissimi anni in qua.
Vero Pietro?

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Re: Christof Loy

Messaggioda marco » mar 15 giu 2010, 17:30

ho visto sia la Theodora, sia il Tristan, sia la Donna e non ho ancora capito bene Loy, in sintesi la Theodora forse perchè non conoscevo il pezzo mi sono abbastanza annoiato, scena fissa, sinceramente ricordo poco, anche musicalmente non mi ha particolarmente colpito forse xchè la Sala Grande di Salisburgo è troppo vasta
il Tristan molto più interessante, fra l'altro io ho visto heppner che è stato un Tristan distrutto e sottomesso fin dall'inizio, proprio lacerato fisicamente, semovente, vocalmente molto coinvolto a parte qualche svarione e senz'altro credibile (mentre come Lohengrin sentito a Berlino pochi mesi fa è oramai inattendibile vocalmente e anche scenicamente)
per la Donna riporto ciò che ho scritto in altra sede aggiungendo che i tagli ai recitativi, soprattutto nel secondo atto (di cui sono stati eseguiti praticamente solo i numeri musicali), sono stati per me abbastanza fastidiosi:

"allora in breve l'allestimento era firmato dal regista tedesco Christoph Loy, stella montante del teatro di regia d'oltralpe, premiato recentemente in Inghilterra per il suo Tristan londinese dell'anno scorso, che vidi ed era in effetti uno spettacolo interessante anche se un pò troppo criptico per i miei gusti
io sono assolutamente a favore del teatro di regia, ma non per partito preso, bisogna vedere la realizzazione in concreto
qui devo dire che si è andati un pò oltre, nel senso che la drammaturgia della Donna (che è ancora di stampo settecentesco una piece a sauvatage con intervento del deus-ex-machina alla fine dell'opera) è trasformata in una drammaturgia già pienamente ottocentesca, romantica, quasi borghese, una storia di amore ostacolato con lieto fine
la conseguenza principale di questa impostazione è la trasformazione di Malcolm da amante corrisposto della protagonista a una specie di angelo custode di Elena che interviene nei suoi momenti di maggior dissidio interiore; E. infatti è innamorata del re e il lieto fine non è altro che il matrimonio con Giacomo
tutto ciò faceva sì che i momenti meno riusciti erano proprio quelli dove compariva M. che sembrava più che un angelo custode, a volte una specie di alter ego di Elena, o una sorella ma senza leggere il programma di sala era veramente difficile capire l'idea del regista
la scena era parzialmente unica, sembrava uno di quei saloni parrocchiali adattati ad essere anche teatro ed infatti sul fondo si apriva un piccolo palcoscenico dove avvenivano i cambi scena e si potevano vedere i vari ambienti (da un bosco, alla casa di elena, al palazzo del re)
venendo alla musica, mi è piaciuto il direttore che ben accompagnava i solisti e teneva ben in pugno gli insiemi; il cast aveva solo un punto sostanzialmente debole (o perlomento abbastanza più debole degli altri) ed era il tenore che interpretava Giacomo (un giovane brasiliano) una vocina piuttosto piena al centro ma che salendo andava "indietro", forzava anche se le note + o - le ha fatte tutte, Joyce molto bene la parte le sta quasi a pennello (non a caso è forse la più grave dei ruoli Colbran) c'è qualche piccolo aggiustamento nel rondò, ma sono proprio minuzie, Kunde a parte un inizio un pò laborioso bene (sulla falsariga delle Ermioni e Zelmire pesaresi) e si sbranava il povero tenorinonel terzetto, non mi è piaciuto molto il basso (piuttosto rozzo), mentre sostanzialmente niente male il mezzo (una sconosciuta cilena in carriera da più di dieci anni) abbastanza sopraneggiante, in basso pompava un pò, ma padroneggiava bene le agilità, insomma era la dimostrazione che il ROF dovrebbe avere + fantasia nell'impaginare i cast, non sono certo che ad esempio una Pizzolato, tanto per non fare un nome, sia meglio di questa Martinez"
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Re: Christof Loy

Messaggioda pbagnoli » mer 16 giu 2010, 12:11

MatMarazzi ha scritto:
Anche sulla collina Volle si beccò un'ovazione, col teatro impazzito... ma non tanto grande come quella che ottenne Klaus Florian Vogt, che si è dimostrato il più grande Walther von Stolzing non solo di oggi, ma da moltissimi anni in qua.
Vero Pietro?

Vero per tutto, su tutta la linea. Ci entusiasmarono entrambi, ed entrambi per l'appropriatezza vocale e stilistica, oltre che attoriale. Due fenomeni entrambi, in assoluto i migliori del lotto. Ciò che ci chiedemmo era se Vogt sarebbe stato parimenti credibile in altri ruoli: pensammo a Lohengrin e Parsifal, temevamo invece che gli proponessero Tristan e Siegmund oltre che Siegfried.
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Re: Christof Loy

Messaggioda MatMarazzi » mer 16 giu 2010, 15:50

pbagnoli ha scritto:Ciò che ci chiedemmo era se Vogt sarebbe stato parimenti credibile in altri ruoli: pensammo a Lohengrin e Parsifal, temevamo invece che gli proponessero Tristan e Siegmund oltre che Siegfried.


Neanche due mesi dopo lo vidi ad Amsterdam nella Donna senz'ombra. E' stato l'ombra pallidissima di quel Walther: un imperatore piccolino e impacciato.
Mi aspettavo tanto, ma evidentemente anche Vogt è uno di quelli che ha bisogno della sintonia col ruolo; quando la trova è stratosferico (come nel caso di Bayreuth). Forse anche la tanto deprecata Katarina ha il suo merito in quella riuscita: lui attore di solito bloccato e arido, fu semplicemente travolgente in quei Mesitersinger.

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(come al solito stiamo deragliando dal Topic: :) W Operadisc anche per questo).
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Re: Christof Loy

Messaggioda Riccardo » lun 02 mag 2011, 23:48

Loy prossimamente farà a Salisburgo la Frau ohne Schatten e Jenufa a Berlino: vedremo cosa ne caverà.

Ma in cantiere c'è Macbeth a Ginevra l'anno prossimo. Penso che sarà un appuntamento interessante a giudicare dal lavoro che questo regista sta facendo sul repertorio italiano "pre 1850".
Eppure mi sembra che qui non lo si consideri al livello di coloro che si occupano di opera tedesca o comunque di un tipo di teatro più tradizionalmente votato a soluzioni registiche di una certa qualità.

Io trovo invece incredibile che finalmente un regista possa ragionare visivamente sulla musica seria di Donizetti e Rossini senza rifilarci le solite cretinate riempitive.
L'ipotesi di Matteo mi sembra verosimile.
I prossimi appuntamenti serviranno a verificarla.
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Re: Christof Loy

Messaggioda MatMarazzi » mar 03 mag 2011, 15:23

Riccardo ha scritto:Loy prossimamente farà a Salisburgo la Frau ohne Schatten e Jenufa a Berlino: vedremo cosa ne caverà.

Ma in cantiere c'è Macbeth a Ginevra l'anno prossimo. Penso che sarà un appuntamento interessante a giudicare dal lavoro che questo regista sta facendo sul repertorio italiano "pre 1850".
Eppure mi sembra che qui non lo si consideri al livello di coloro che si occupano di opera tedesca o comunque di un tipo di teatro più tradizionalmente votato a soluzioni registiche di una certa qualità.

Io trovo invece incredibile che finalmente un regista possa ragionare visivamente sulla musica seria di Donizetti e Rossini senza rifilarci le solite cretinate riempitive.
L'ipotesi di Matteo mi sembra verosimile.
I prossimi appuntamenti serviranno a verificarla.


"Finalmente" non direi, Ric.
Jones ha lasciato un Macbeth (Glyndebourne) che considero la più grandiosa produzione verdiana che ricordi.
Anche Pountney è stato in questa sede celebrato per il suo Macbeth (che tutti possono vedere in dvd) e per un'indimenticabile Forza del destino che vidi a Vienna (ok, ok... quella posteriore al 50).
Carsen, oltre ad aver a sua volta lasciato a Colonia uno straordinario Macbeth, si è spinto indietro fino a Nabucco.
Mc Vicar (che tu mostri di non apprezzare) si è fatto una specialità di linguaggi "popolari", tanto che persino al Met gli hanno affidato Trovatore e Anna Bolena.
Non parliamo di Pelly e di altri registri che, in questo forum, vengono spesso ricordati con ammirazione.
Quindi non è vero che qui si esaltino i registi che si occupano di opera tedesca e assimilata: è vero il contrario!
Proprio i registi tedeschi (in senso lato) sono stati spesso bastonati (si fa per dire) da noi.
Su Operadisc si esaltano semplicemente i grandi registi: anzi, spesso si è dato maggior risalto proprio a quelli che hanno saputo e sanno far fronte al teatro di struttura e al teatro popolare, senza limitarsi a quelle contestualizzazioni intellettualizzanti che "i tedeschi" (come Loy) prediligono.

Per quanto riguarda Loy, ovviamente mi fido della tua opinione a proposito della donna del lago (fermo restando che, a parte non mettere le solite cretinate riempitive, non ho capito bene in cosa consistesse la sua lettura), e tuttavia lo scempio che gli ho visto compiere con l'Alceste mi fa temere molto relativamente al suo Macbeth...

Staremo a vedere! :)
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Re: Christof Loy

Messaggioda Riccardo » mer 04 mag 2011, 19:02

MatMarazzi ha scritto:Quindi non è vero che qui si esaltino i registi che si occupano di opera tedesca e assimilata: è vero il contrario!
Proprio i registi tedeschi (in senso lato) sono stati spesso bastonati (si fa per dire) da noi.
Su Operadisc si esaltano semplicemente i grandi registi: anzi, spesso si è dato maggior risalto proprio a quelli che hanno saputo e sanno far fronte al teatro di struttura e al teatro popolare, senza limitarsi a quelle contestualizzazioni intellettualizzanti che "i tedeschi" (come Loy) prediligono.

Ovviamente nel mio discorso escludevo quelle opere di super repertorio verdiano che pur rientrano nella categoria pre 1850 (che non a caso avevo messo tra virgolette).

In ogni caso il Macbeth di Pountney lo vidi in teatro quando lo fecero a Torino e non mi sembrò eccezionale, anche se il ricordo è un po' troppo fioco per elaborare un giudizio a distanza di anni.

MatMarazzi ha scritto:Per quanto riguarda Loy, ovviamente mi fido della tua opinione a proposito della donna del lago (fermo restando che, a parte non mettere le solite cretinate riempitive, non ho capito bene in cosa consistesse la sua lettura), e tuttavia lo scempio che gli ho visto compiere con l'Alceste mi fa temere molto relativamente al suo Macbeth...

Se ti capiterà di vederla sicuramente ne avrai un'impressione più limpida che non dal mio confuso articoletto... Può darsi ne faranno un dvd quando passerà a Vienna. In ogni caso non è tanto di lettura che si tratta, quanto di formidabile tecnica registica applicata alla musica rossiniana, cosa che credo solo lui e in parte Michieletto nel repertorio buffo hanno finora dato prova di saper fare.
Ma se non hai trovato molto bello il lavoro sul Devereux, forse potrebbe deluderti anche la Donna del Lago.

Da Loy mi aspetto un Macbeth non "tedesco". Il fatto che l'Alceste non abbia funzionato potrebbe confermare la tesi secondo cui il suddetto repertorio gli sarebbe più congeniale.

In un certo senso - puoi avere ragione - la grandezza di Loy in queste opere è relativa, per il fatto che - diversamente dal repertorio cosiddetto tedesco (o ad esso assimilabile, tra cui per altro rientrano anche titoli verdiani che hanno lunga tradizione nei teatri tedeschi) e da quello della musica "barocca"- il repertorio Rossini-Bellini-Donizetti vive mi pare un forte ritardo in termini di regia.
Il probabile motivo è che l'idea che il belcanto viva sostanzialmente di vocalità assoluta non è ancora andata del tutto esaurita...

Anche il nostrano Michieletto talvolta appare come un genio solo per aver importato un certo "carsenismo" in un mondo da quarant'anni sostanzialmente fermo a Ponnelle.
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Re: Christof Loy

Messaggioda DottorMalatesta » gio 20 mar 2014, 17:10

Si parlò a lungo della sua Frau (vedi il thread viewtopic.php?f=6&t=902&hilit=frau+ohne).

Hai visto qualcuna delle sue regie donizettiane a Monaco?

Io conosco la sua Lucrezia Borgia. E, in tutta sinceritá, la considero una regia orrida.
:mrgreen:

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Re: Christof Loy

Messaggioda DottorMalatesta » mar 29 apr 2014, 14:40

Ieri ho avuto modo di vedere il Roberto Devereux nella regia di Loy e, in tutta onestá a posteriori ho rivisto il mio giudizio negativo nei confronti della regia della Lucrezia Borgia di questo regista. 8) Ciò che mi sembra interessante nelle due regie donizettiane è vedere come Loy sia riuscito a rendere l´ "orrorifico", il "raccapricciante" che costituiscono il tratto distintivo di queste opere (e della Maria Stuarda), immerse in una atmosfera pesante, soffocante, dark, quasi vampiresca (e penso alla Lucrezia Borgia). Nel Devereux i rapporti tra i personaggi sono resi benissimo, così come l´ambientazione squallida (il potere che corrode...) e le linee portanti della drammaturgia (ad esempio l´accomunare vittime e oppressori, traditi e traditori). É indiscutibile che buona parte della riuscita dipenda dal materiale che Loy aveva a disposizione e che ha saputo sfruttare al meglio : Chessygrin : , traducendone i grandi, enormi limiti in pregi. Così la direzione di De Billy, che sembra evidenziare in maniera programmatica le volgarità della scrittura donizettiana (o per lo meno quello che al di là delle Alpi, adusi a Wagner e alla sua scrittura densa e cromatica, considerano tali: certi accompagnamenti sile zum-pa-pa, una certa linearità melodica, etc., si sposa benissimo alle intenzioni registiche. E lo stesso dicasi per il canto (canto?) della Gruberova, che si atteggia a divastra, ma risulta raccapricciante tanto quanto la strega di Biancaneve, sia dal punto di vista scenico che da quello vocale (fa davvero sfoggia di un campionario di suoni che definire orridi sarebbe poco :shock: ). Insomma, l´estetica del brutto, dell´orrido, del ripugnante. Sarà folle, ma in questo repertorio funziona (almeno quanto se non più del zeffirellismo di maniera (quel primo atto!!!) della Maria Stuarda di McVicar, spettacolo che si poggia interamente sul carisma della DiDonato : CoolGun : ).

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Re: Christof Loy

Messaggioda mattioli » mar 29 apr 2014, 15:47

E' troppo tempo che non rivedo le Gruberoveidi di Loy per poterne scrivere.
Però l'estate scorsa ho visto live la sua Straniera e mi è molto piaciuta, senz'altro molto di più di quanto mi ricordavo mi fossero piaciuti i Donizetti (mamma mia, che frase contorta).
Per due ragioni. La prima è che Loy non solo accettava, ma giustificava l'insensata trama dell'opera riuscendo a darne una visione onirica e allucinata. La seconda è che sfruttava tutto il potenziale camp della Kadaverova, inserita in pieno in questa specie di gioco dell'assurdo drammaturgico.
La produzione sarà ripresa nella prossima stagione all'An der Wien, dove si alterneranno al Santa di Bratislava e Marlis Petersen. Inutile dire chi, se potrò, andrò a sentire IO.
La straniera, fra l'altro, è una bellissima opera.
Ciao miao bao

AM
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Re: Christof Loy

Messaggioda DottorMalatesta » mar 29 apr 2014, 20:13

Della serie: l'estetica dell'orrido (vedi sopra)
:mrgreen:



Però, capperi, a suo modo funziona!!!

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Re: Christof Loy

Messaggioda Luca » mar 29 apr 2014, 22:13

Caro Francesco,

funziona sì, perché la Gruberova è una grande artista anche nell'enfasi e nella combinazione "orrido-ridicolo". Ma in fondo - chiediamoci - la Olivero non faceva lo stesso in certe opere del tardo Ottocento veriste (penso a Fedora, ad Adriana, ma anche a Francesca da Rimini e a Giorgetta)? E la stessa Gencer non si è avvicinata alla stessa strada?

Salutoni, Luca.
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