da beckmesser » gio 16 gen 2014, 13:45
Mi hai anticipato di qualche minuto. L'intervista, dati gli interlocutori (Alex Ross e Salonen) e il soggetto (Chéreau) è ovviamente magnifica.
Si apprendono alcune cose interessanti. L’idea di far subentrare Salonen a Boulez nell’allestimento della Casa di morti venne a Peter Gelb del Met (mi piaceva sperare di poter accreditare almeno quet’idea geniale a Lissner, ma niente…). Nella stessa occasione, Boulez regalò a Salonen la sua copia della partitura, in cui aveva corretto oltre 150 errori (mi ricordo quando si parlava dell’utilità o meno di stampe corrette…).
Ovviamente non manca la solita figuraccia italiana, con l’ironia sulle clausole contrattuali dei coristi della Scala, che durante le prove di regia del Tristano si rifiutavano di cantare, mimando soltanto in silenzio. Grazie a loro, stando a Salonen, Chéreau aveva deciso di non occuparsi più di opera, cambiando idea solo per Elektra proprio perché il coro quasi non c’è.
Terribile l’immagine di Chéreau che, durante le prove di Elektra ad Aix, ogni due settimane doveva andare a Parigi per la chemio. Doppiamente terribile dato che ho sempre pensato che, se il cancro avesse un suono, per me sarebbe quello che Strauss ha inventato mentre Clitemnestra dice “può un corpo imputridire al suo interno mentre ancora si vive?”.
Ma fantastica, insuperabile è la sintesi che Salonen trova per descrivere il lavoro di Chéreau e che, per mio conto, è la descrizione perfetta di ciò che costituisce il ruolo di un regista d’opera di questa epoca. Si è spesso discusso su questo sito dei limiti che un regista deve avere: il testo e le note, non la drammaturgia o tantomeno le didascalie. Questo mix di vincoli e libertà è ciò che consente ad un regista (ripeto: di questa epoca, poi si vedrà) di svolgere il proprio ruolo. Se gli si pongono come limiti anche la drammaturgia originale e le didascalie, diventa un mero tappezziere. Se gli si dà libertà anche su testo e musica, si limitano, anziché potenziarle, le sue facoltà creative, dato che lo si inciterà a trovare soluzioni troppo facili. Salonen racconta che, lavorando su Elektra, d’ogni tanto a Chéreau capitava di dire: “non sarebbe fantastico se si potesse spostare questa scena da qui a lì?”. La risposta che ovviamente non si poteva non lo turbava: “he could find freedom within the boundaries”. Perfetto.
Beck