Ieri sera finalmente ho iniziato la scalata dell'Everest: il Parsifal di Herheim.
Ho visionato il primo quadro ( e buona parte del secondo).
Che dire? Dal punto di vista tecnico è probabilmente la cosa più soprendente che abbia mai visto (provo un'enorme invidia per quelli che l'hanno visto a teatro!) e dal punto di vista dei contenuti bisognerebbe stare fermi a riflettere una settimana per ogni minuto di musica, tanto ricco di idee (forse troppe) è lo spettacolo.
Di Parsifal ne ho (e ne ho visti) parecchi, ma questo è talmente denso da superare ogni altro (e, verrebbe da dire, ogni altra realizzazione di opera tout court!).
L'avete visto? Che ve ne pare?
DM
P.S.: alla regia del Parsifal di Herheim è anche stato dedicato un libro in tedesco: "Weisst du, was du sahst?", pressocché introvabile. Con un po' di fortuna forse sono riuscito a procurarmelo...
P.S.: Di Herheim ho anche il ratto dal serraglio (Salisburgo) e la Boheme. Ma non ho ancora visionato nessuna delle due. Invece non possiedo l'Onegin.
DottorMalatesta
Visto sei volte in cinque anni, spettacolo-capolavoro dove Parsifal è letto come autobiografia della Nazione.
Tecnicamente, come dici giustamente, un gioiello. Unico limite: l'estrema complessità della lettura. Nel primo atto (attenzione: solo nel primo atto) la moltiplicazione dei quiz è eccessiva. Io continuo a non risolverne alcuni. Insufficienza mia, senza dubbio. Però una volta a colazione con Daniele Gatti, che dirigeva, gli ho chiesto spiegazioni su un paio di dettagli e lui stesso (che pure dirigeva quella produzione) mi disse che erano restati un enigma anche per lui...
A parte questo, si tratta della produzione di Parsifal più bella (e più inquietante) che abbia mai visto, forse l'unica a risolvere un'opera "impossibile" come questa. Infatti i (pochi) contestatori del primo anno erano diventati una massa compatta di entusiasti all'ultimo, segno che non si tratta di una stronzata buona solo a far parlare i giornali come il Lohengrin di Neuenfels.
Piuttosto, attenzione al video: se è quello diffuso da Arte, dà un'idea molto approssimativa dello spettacolo. Ormai quasi tutta la compagnia era cambiata e sul podio non c'è più Gatti ma, credo, Jordan.
Comunque sul fatto che Herheim sia un grandissimo c'è una perfetta dimostrazione "a contrario", cioè il fatto che in Italia nessuno - credo - l'abbia mai invitato. Del resto, siamo ancora lì a parlare (Isotta sul Corriere un paio di giorni fa) di regie "sperimentali" (sic) del Lohengrin di "un Claus Guth" (ri-sic) o a valutare uno spettacolo sul fatto che ci sia o meno della gente vestita da nazista. Mah...
Ciao ciao
AM