Alberich ha scritto:La cosa che mi ha colpito di più è stata la sua capacità di tenere altissima la tensione teatrale, in maniera ininterrotta e crescente, dal monologo del pugnale al finale dell'atto. .
Secondo me hai colto esattamente il meglio di Ono.
La ragione per cui funziona mille volte meglio (per me) in certo repertorio novecentesco è proprio questa.
E' un fanatico della forma, intesa non come timbri o piacevolezza di suoni (anzi, a differenza di Ozawa, Chung o Nagano è un po' fracassone), ma come architettura schiacciante, folle, futuristica.
Procede come una locomotiva impazzita, che nessuno può fermare.
la geometria del ritmo (inesorabile e soffocante) descrive un processo che ti sconvolge, e che si trascina dietro tutto.
Le sue Bassaridi, ma anche l'Angelo di Fuoco sono state esperienze... faticose!
Si usciva da teatro stanchi morti...
Ammetto che nella musica ottocentesca possa non piacere.
Ma in certo 900 è una forza della natura.
E' la più autorevole voce moderna dell'espressionismo.
Chiamarlo nel Tristano a Bayreuth fu un azzardo da un certo punto di vista... certo.
Ma anche una scelta coraggiosa e intrigante.
Anche da questa voglia di scoprire sempre nuove prospettive si capisce che la Collina è ancora quanto mai fertile...
(a differenza nostra, che abbiamo bisogno di direttori sontuosi, romanticoni, liriconi per digerire Wagner...)
Tu che l'hai sentito in quest'opera, Pietro, cosa ci dici di lui?
Salutoni,
Mat