Sinopoli è stato un direttore intellettuale (i detrattori direbbero “cerebrale”) come pochi altri. E con questo non mi riferisco alla laurea in medicina, alla specialità in psichiatria, all’accostamento alle culture antiche. Mi riferisco all’approccio estremamente analitico delle opere di Strauss e Puccini, tratteggiati con la linea incisiva e graffiante di uno Schiele (vedeva nel giusto Giudici), proiettati in un Novecento angosciante.
Verdi, a prima vista, parrebbe un’eccezione. E’ stato sottolineato come il Verdi di Sinopoli sia bandistico. E in effetti la sottolineatura ritmica (quei zum-pa-pa bene in evidenza) è in assoluto rilievo (esemplare il suo Nabucco), a tratti persino eccessiva. Basta, questo, per rendere ipso facto il Verdi di Sinopoli pesante e gigione? Di certo il Verdi di Sinopoli è agli antipodi da chi lo interpreta con le sonorità più affini al repertorio sinfonico tedesco o da chi ne sottolinea l’afflato ideale accostando l’arte verdiana alla poetica manzoniana. Sinopoli vede in Verdi l’esponente massimo di una cultura popolare, quella italiana dell’ottocento, impregnata di superstizione e di sentimenti primordiali vissuti all’estremo (l’odio, l’amore, la vedetta) che trovano la loro massima espressione nel melodramma. Melodramma che quindi non si propone di nobilitare, nascondendo o (per utilizzare un termine caro al Sinopoli esperto di psicoanalisi) rimuovendo gli eccessi che ne costituiscono l’identità profonda, seppellendoli sotto una sovrastruttura estetica/morale/interpretativa che ne altererebbe la fisionomia originaria. Sinopoli ci fa vedere l'uomo qual è, nelle sue pulsioni primitive ed ancestrali, estreme, violente... melodrammatiche!! Quando penso a Sinopoli interprete di Verdi mi torna in mente il Pasolini insuperato fotografo della civiltà pre-capitalistica, ancestrale e primitiva delle realtà contadine o dei sobborghi romani. Nessun tentativo di interpretare, di rileggere la realtà in chiave morale od estetica, ma solo il desiderio di trasmettere con la forza (e la violenza) delle immagini la crudeltà, l’intensità, la verità. Qui sta la forza di Sinopoli interprete di Verdi, qui il suo limite, nel volere svolgere una tesi, nel voler dimostrare un assunto senza se e senza ma, anche a scapito del senso del teatro e del dramma (che spesso nelle sue interpretazioni verdiane latita alquanto).
Tutto questo, IMHO!!!
Ciao,
Malatesta