Moderatori: DottorMalatesta, Maugham
DottorMalatesta ha scritto: proporrei l’abolizione di leggi ad personam, partiti ad personam, fansclub ad personam (si parli di destra o sinistra, di Abbado o Muti o chi vuoi!)
teo.emme ha scritto:Triboulet ha scritto:Evidentemente i Berliner avendo al contempo l'opportunità di rileggere il loro repertorio d'elezione in maniera sempre più moderna mi danno questa sensazione... ancora troppa roba tedesca, seppur riletta in maniera più moderna). Con Salonen spererei proprio in un ammodernamento del repertorio verso zone totalmente inedite, sfruttare il suono dei Berliner per portarli ancora più in là..ma mi rendo conto che non lo chiameranno mai. Così Jarvi, energico e meticoloso, e ha un repertorio sterminato (e le cose che ho sentito io sono tutte molto convincenti). Però non chiameranno mai neanche Muti, che rispetto a Rattle mi pare un passo indietro deciso (poi proprio Muti, così pedante nel repertorio tedesco). Mentre capisco a Chicago Muti come fosse la ripresa di una linea che si agganciava a Solti.
E tu credi che i Berliner che, come dici giustamente "vogliono rimanere saldi nelle loro radici germaniche" (e continuare a suonare "i troppi Schumann, Brahms, Bruckner, Haydn, Mahler, Schoenberg") permetterebbero che Salonen o Jaarvi ammodernassero il repertorio verso luoghi inediti (è la stessa orchestra che votò contro l'assunzione della somma Sabine Meyer perché...donna...e siamo nel 1982, non nel 1882)? E infatti non li chiameranno mai... Proprio perché Muti rappresenterebbe un passo indietro sarebbe la scelta ideale (e la sua pedanteria nel repertorio tedesco lo aiuterebbe). Come si comprende non ho molta stima dei Berliner (così come non ne ho di Karajan) e in genere non mi interessano le "grandi orchestre" (non voglio tediarvi con le ragioni di tali gusti).
Ps: Boulez è del '25, Abbado del '33...se il primo appartiene al passato vi appartiene pure il secondo (di cui peraltro non sono particolare estimatore e il cui culto della personalità in salsa meneghina - con tanto di club e fanzine - mi pare grottesco).
Marco Ninci ha scritto:Cari Triboulet e Teo.emme (o Duprez o Dr. Malatesta; chi sa che gusto ci sarà a giocare con queste figurine), io, prima di proseguire sulla strada della demolizione di Herbert Von Karajan, un po' mi fermerei a riflettere. Ed ascolterei il nastro, ampiamente disponobile, dei Meistersinger eseguiti a Salzburg nel 1973 o 1974 (non ricordo bene, sono passati tanti anni). Lo ripeto; c'è di che riflettere.
Marco Ninci
Teo.emme (o Duprez o Dr. Malatesta; chi sa che gusto ci sarà a giocare con queste figurine)
Marco Ninci ha scritto:Cari Triboulet e Teo.emme (o Duprez o Dr. Malatesta; chi sa che gusto ci sarà a giocare con queste figurine), io, prima di proseguire sulla strada della demolizione di Herbert Von Karajan, un po' mi fermerei a riflettere. Ed ascolterei il nastro, ampiamente disponobile, dei Meistersinger eseguiti a Salzburg nel 1973 o 1974 (non ricordo bene, sono passati tanti anni). Lo ripeto; c'è di che riflettere.
Marco Ninci
Aggiungo: leggo in giro tante di quelle demolizioni vere, pesanti, preconcette, astiose e incondizionate (a tratti gratuitamente offensive, come inviti a cambiar mestiere, ironie sottilmente dispregiative e cose simili) verso artisti che non lo meriterebbero. Leggo in giro tante mitizzazioni, esaltazioni aprioristiche, dogmatiche, finto-critiche (a tratti gratuitamente offensive, perchè io da artista mi sentirei offeso).
Un po' mi fermerei a riflettere, o meglio, inviterei queste persone a farlo.
Marco Ninci ha scritto: Quello di Karajan interessato solo al bel suono mi sembra un luogo comune, non fondato su niente. Era invece un interprete e che interprete!
Marco Ninci ha scritto:Poi una capacità assoluta di coinvolgimento emozionale; il finale della Bohème era esemplare.
Marco Ninci ha scritto:Il finale della Prima di Brahms, soprattutto il corale: solenne e leggero a un tempo, il miracolo di strumenti che si fondevano reciprocamente e contemporaneamente si stagliavano nella proprio individualità.
Marco Ninci ha scritto:Ma proprio perché Karajan ha rappresentato con così grande esaustività il tempo nel quale è vissuto, appunto per questo è una figura in grado di parlare al di là del tempo che è stato suo; come tutti i grandi interpreti, con le loro luci e le loro ombre, come Klemperer, Walter, Furtwaengler, Mitropoulos, Krauss, Toscanini, De Sabata e non moltissimi altri. Certo nessuno nel secondo dopoguerra.
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