ciao a tutti
stamattina mi sono rivisto su rai5 la Turandot dalla Scala, diretta da Pretre.
Era il 2001, era la Turandot di Sinopoli che morì poco prima. Pretre accettò di dirigerla in sostituzione.
Sembrò una perdita "musicale" insostituibile e invece.....
Oggi come allora, seduto in platea, ho rivissuto la stessa emozione di una concertazione a mio avviso paragonabile solo a quella di Karajan. Pretre ci sconvolse e ci sconvolge con una lettura sorprendente. L'orchestra di Puccini è la vera protagonista dell'opera. Le cellule timbriche scomposte in mille microframmenti e ricomposte in un unicum senza sosta. I continui rubati, i respiri con i cantanti, gli improvvisi "rallentando", le accelerazioni a perdifiato. tutto sembra esplodere e deflagare, tutto sembra perdersi, hai la sensazione che da un momento all'altro ognuno procederà per i fatti suoi: invece, come per magia, ma solo per merito della perizia tecnica di quello che per me è uno dei pochi geni rimasti ancora sul podio, tutto si ricompone in un melos che scorre con una naturalezza e una soavità che non ricordavo da tempo. l'orchestra lo segue alla perfezione (siamo nel 2001 e si sente...... ), i suoni sono stupendi, talora barbari e tellurici ma sempre bellissimi.
i tempi talvolta lentissimi costringono i cantanti a un lavoro estremamente faticoso ma il "cuscino sonoro" (ecco la similitudine con K) di Pretre li fa arrivare in fondo con scioltezza. due o tre momenti sono per me "storia" di questa opera: l'inizio del II atto dove le maschere assumono un ruolo fondamentale (seconda similitudine) e l'incredibile cambio del colore orchestrale dopo la morte di Liù/Puccini......
Non credo potrò mai più assistere ad un'opera diretta da Pretre... mi sembrava doveroso dire grazie a questo genio, proprio qui, tra gli amici di operadisc
buona domenica a tutti
marco flip