Ohibò, sul Corriere della Sera di oggi 11 dicembre appare un articolo del ben noto critico musicale con il quale - caso rarissimo - mi troverei in teoria d'accordo. Vi vengono tessute le lodi dell'Orchestra Giuseppe Verdi e del suo giovane direttore Jader Bignamini in occasione di un recente concerto di arie e sinfonie d'opera tenuto all'Auditorium milanese. Ho assistito a tale concerto e - in teoria - sarei d'accordo. La Verdi è un'orchestra di accresciuta qualità, è oggi la miglior orchestra sinfonica attiva a Milano (ripeto: sinfonica) e Jader Bignamini è un talento notevolissimo (autentico vertice del concerto la brillantissima lettura della sinfonia di Semiramide, di gusto, senso del ritmo e nitore del suono davvero rari ) .
Poi , però, leggo meglio l'articolo, e ne scopro l'autentica natura. Non è scritto "pro" orchestra Verdi, quanto anti-Scala. Ovvero è strumentale, come tutto ciò che scrive il ben noto critico, personaggio che vive di piccole o grandi cattiverie e turbamenti dei quali la pagina del Corriere è il luogo di sfogo remunerato (si dimentica che ai lettori non sono utili gli sfoghi di un giornalista, cui è richiesto un servizio ad un pubbblico, e null'altro). E a questo punto, tutto l'articolo decade a scritto senza valore. E' un peccato perché Bignamini è davvero bravo e la Verdi idem. Da qualche mese, dopo un periodo di relativo silenzio, il Corriere ha dato la stura totale agli scritti del ben noto critico: gli ha permesso di montare (pro Opera di Roma, anzi pro Muti contro Scala, o attuale dirigenza-Scala) la ridicola, obsoleta polemica Verdi-Wagner salvo poi, il Corriere, farsi paladino della sensatissima lettera del Presidente della Repubblica alla Scala (ma era stato il Corriere, e nessun altro, a montare la polemica a mezzo di Cazzullo sul magazine, poi seguito da Isotta sul quotidiano!). Gli permette diffamazioni di tutti coloro che i suoi turbamenti riconoscono come "nemici". Ammanisce con scadenza sempre più frequente ai lettori lo "spettacolo" scritto di tali articoli, che nulla hanno a che fare con servizi dedicati ad un pubblico.
Verrebbe da consigliare alla Verdi, ai suoi dirigenti (a proposito... si sussurra che il nome Corbani sarebbe fra i "non esclusi" dal discorso per la futura sovrintendenza scaligera. Guarda caso...) di tenersi lontani dal vezzeggiamento del critico del Corriere, molto aduso a simili apparentamenti che pochissimo giovano (allì'immagine di Muti non hanno giovato, anzi!) a coloro che ne sono fatti oggetto.
Aggiungiamo: tempo fa, recensendo un concerto, tenuto con la Verdi, dall'ottimo Wayne Marshall, l'affascinante direttore di colore, il ben noto critico (i cui articoli hanno, al fondo, un solo argomento: egli stesso, lo scrivente) ritenne di dilungarsi ineffabilmente sull'estetica del Marshall, dichiarando di non aver mai visto un uomo tanto bello (cosa questo dovesse interessare ai lettori, non si sa). Di tenore non dissimile i noti "amplessi scritti" di cui il nostro si compiace ad ogni apparizione sul podio del Maestro di riferimento (fossimo Muti ne saremmo francamente imbarazzati). Si dà il caso che Jader Bignamini, oltreché direttore promettente, sia senza dubbio un bell'uomo. Occhio...
marco vizzardelli