Verdi, a prima vista, parrebbe un’eccezione. E’ stato sottolineato come il Verdi di Sinopoli sia bandistico. E in effetti la sottolineatura ritmica (quei zum-pa-pa bene in evidenza) è in assoluto rilievo (esemplare il suo Nabucco), a tratti persino eccessiva. Basta, questo, per rendere ipso facto il Verdi di Sinopoli pesante e gigione? Di certo il Verdi di Sinopoli è agli antipodi da chi lo interpreta con le sonorità più affini al repertorio sinfonico tedesco o da chi ne sottolinea l’afflato ideale accostando l’arte verdiana alla poetica manzoniana. Sinopoli vede in Verdi l’esponente massimo di una cultura popolare, quella italiana dell’ottocento, impregnata di superstizione e di sentimenti primordiali vissuti all’estremo (l’odio, l’amore, la vedetta) che trovano la loro massima espressione nel melodramma. Melodramma che quindi non si propone di nobilitare, nascondendo o (per utilizzare un termine caro al Sinopoli esperto di psicoanalisi) rimuovendo gli eccessi che ne costituiscono l’identità profonda, seppellendoli sotto una sovrastruttura estetica/morale/interpretativa che ne altererebbe la fisionomia originaria. Sinopoli ci fa vedere l'uomo qual è, nelle sue pulsioni primitive ed ancestrali, estreme, violente... melodrammatiche!!

Tutto questo, IMHO!!!

Ciao,
Malatesta