Gerald Finley

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Gerald Finley

Messaggioda krausforever » mar 01 lug 2008, 14:56

Lo conoscevo come Figaro (Nozze) di Haitink, come Guglielmo nel Così fan tutte di Rattle e Papageno nel Flauto magico di Gardiner (una delle edizione secondo me più brutte esistenti) e l'ho sempre ammirato come gran bella voce e tecnica e anche come interprete bloccato forse dalle pronunce non molto idiomatiche (è canadese)... Ho avuto una quasi conferma delle mie idee su di lui ascoltandolo dal vivo nella mia città di Gubbio domenica sera (ma chi gliel'ha fatto fare!!) accompagnato dall'Orchestra del Trasimeno Musica Festival (suonava pure la grande pianista Angela Hewitt) dove non solo ho potuto sentire la sua calda voce con acuti sicurissimi espandersi nella Chiesa di San Domenico, la cui acustica non è tra le migliori, ma anche tutto il sentimento e tutto l'amore che metteva nel cantare le sue arie: "Non più andrai farfallone amoroso", "Resta immobile" e "Rivolgete a lui lo sguardo" (aria alternativa di Guglielmo del Così fan tutte, incisa pure con Rattle). Che mi dite, qualcuno che lo conosce o che lo ha sentito dal vivo conferma le mie impressioni?
Ps. Quando sono andato a chidere l'autografo, dopo aver saputo che sono tenore leggero mi ha dato alcuni consigli sulle interpretazioni dei ruoli di quel genre...che onore!!!
Giorgio
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Re: Gerald Finley

Messaggioda MatMarazzi » mar 01 lug 2008, 18:08

krausforever ha scritto:Che mi dite, qualcuno che lo conosce o che lo ha sentito dal vivo conferma le mie impressioni?
Giorgio


Ciao,
Finely è un cantante che ho sentito spesso dal vivo e che seguo con particolare interesse fin da quando è apparso alla ribalta ormai molti anni fa.

La prima volta che lo ascoltai fu nel 1992 a Aix-en-Provence. Ne rimasi talmente impressionato che decisi di memorizzarne il nome e feci bene, perché poco dopo era una star.
Ricordo con particolare emozione quella sera a Aix perché per me, piccolo ventiduenne, fu anche la prima volta che mi confrontai a uno spettacolo di Robert Carsen, regista che immediatamente qualificai come il segno della svolta. E non mi sbagliai.
L'opera era il Sogno di una notte di mezz'estate di Britten.
Tutta Aix parlava di questa produzione come di qualcosa di fantastico.
Ed era vero. Fu fantastica la regia, fu fantastica la direzione di Bedford e soprattutto fu fantastico il cast.

Ero convinto che le stelle della serata sarebbero stati gli interpreti degli Dei (James Bowman e LIlian Watson) mentre i dominatori furono i due primi-uomini giovani e ancora sconosciuti: John Graham-Hall in Lisandro e questo Gerald Finley in Demetrio.
I due personaggi piscologicamente e vocalmente opposti (biondo e sognatore il primo, macho e manageriale il secondo) emergevano e si differenziavano con una facilità che pare impossibile all'opera.
Il tutto si esaltava in un dinamismo e un entusiasmo da lasciare trasecolati.
Entrambi incarnavano l'estremo colorismo, di matrice inglese il primo e americana il secondo; e si lasciavano dietro i pantani di omgeneità, belle notine e coccodé che in quegli anni molti consideravano "il canto"... insomma mi entusiasmarono.
Finley poi, rispetto a Graham Hall, aveva allora un timbro talmente splendido e bronzeo da lasciare stupefatti.
A te pare un timbro bello ancora oggi? Lo è, hai ragione, ma - credimi - non puoi immaginare cosa fosse quindici anni fa. Era una cascata di armonici.
Purtroppo il suo tallone d'achille erano gli acuti, legnosi e aperti, il ché è comprensibile (data la tecnica scelta dall'artista) ma anche rischioso, specie considerando che il repertorio che in cui si è proposto è sempre stato più da "baritono" che da bass-baritono. Quando canta ruoli meno sollecitati in acuto il problema non si avverte.
Ancora una volta si è talmente ossessionati dal "volume" da non guardare a ciò che veramente conta nella scelta di un titolo: la tessitura.

Dopo il Sogno a Aix, lo rividi nella Creazione, nel Don Giovanni e nel Flauto Magico, ma il ricordo più bello che ho di lui è il Guardiacaccia della Piccola Volpe Astuta che vidi a Londra nel 2003, sempre diretta da Gardiner.
Come repertorio vorrei che osasse di più (e non si lasciasse contagiare dal terrore per le voci piccole che, a quanto pare, è ancora molto presente): io sognerei di sentirlo in Barak, in Pizzarro, in Amonasro, in Barbablu dove potrebbe surrogare con l'ardimento dell'accento e il fascino del timbro allo sbraitamento di tradizione e risultare insolitamente (ma giustamente) giovanile e seducente.
Comunque un vero fuoriclasse.

Salutoni
Mat
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Re: Gerald Finley

Messaggioda Alberich » lun 09 feb 2009, 0:55

Mi ero imposto di non rileggere il tuo post, Mat, a mo' di esperimento...devo dire che, dopo averlo ascoltato, mi trovo perfettamente d'accordo con te.
Gli acuti legnosetti e aperti, devo dire, non mi dispiacciono neanche poi tanto (anche se immagino che alla lunga stanchino...). Tutto sommato sarà anche dato dall'ambientazione "onirica" della tote Stadt, ma avevano un loro effetto "coloristico" che sembrava voluto.
(Ma a me piacciono le voci aperte, mi sa...non sono molto oggettivo).
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