krausforever ha scritto:Che mi dite, qualcuno che lo conosce o che lo ha sentito dal vivo conferma le mie impressioni?
Giorgio
Ciao,
Finely è un cantante che ho sentito spesso dal vivo e che seguo con particolare interesse fin da quando è apparso alla ribalta ormai molti anni fa.
La prima volta che lo ascoltai fu nel 1992 a Aix-en-Provence. Ne rimasi talmente impressionato che decisi di memorizzarne il nome e feci bene, perché poco dopo era una star.
Ricordo con particolare emozione quella sera a Aix perché per me, piccolo ventiduenne, fu anche la prima volta che mi confrontai a uno spettacolo di Robert Carsen, regista che immediatamente qualificai come il segno della svolta. E non mi sbagliai.
L'opera era il Sogno di una notte di mezz'estate di Britten.
Tutta Aix parlava di questa produzione come di qualcosa di fantastico.
Ed era vero. Fu fantastica la regia, fu fantastica la direzione di Bedford e soprattutto fu fantastico il cast.
Ero convinto che le stelle della serata sarebbero stati gli interpreti degli Dei (James Bowman e LIlian Watson) mentre i dominatori furono i due primi-uomini giovani e ancora sconosciuti: John Graham-Hall in Lisandro e questo Gerald Finley in Demetrio.
I due personaggi piscologicamente e vocalmente opposti (biondo e sognatore il primo, macho e manageriale il secondo) emergevano e si differenziavano con una facilità che pare impossibile all'opera.
Il tutto si esaltava in un dinamismo e un entusiasmo da lasciare trasecolati.
Entrambi incarnavano l'estremo colorismo, di matrice inglese il primo e americana il secondo; e si lasciavano dietro i pantani di omgeneità, belle notine e coccodé che in quegli anni molti consideravano "il canto"... insomma mi entusiasmarono.
Finley poi, rispetto a Graham Hall, aveva allora un timbro talmente splendido e bronzeo da lasciare stupefatti.
A te pare un timbro bello ancora oggi? Lo è, hai ragione, ma - credimi - non puoi immaginare cosa fosse quindici anni fa. Era una cascata di armonici.
Purtroppo il suo tallone d'achille erano gli acuti, legnosi e aperti, il ché è comprensibile (data la tecnica scelta dall'artista) ma anche rischioso, specie considerando che il repertorio che in cui si è proposto è sempre stato più da "baritono" che da bass-baritono. Quando canta ruoli meno sollecitati in acuto il problema non si avverte.
Ancora una volta si è talmente ossessionati dal "volume" da non guardare a ciò che veramente conta nella scelta di un titolo: la tessitura.
Dopo il Sogno a Aix, lo rividi nella Creazione, nel Don Giovanni e nel Flauto Magico, ma il ricordo più bello che ho di lui è il Guardiacaccia della Piccola Volpe Astuta che vidi a Londra nel 2003, sempre diretta da Gardiner.
Come repertorio vorrei che osasse di più (e non si lasciasse contagiare dal terrore per le voci piccole che, a quanto pare, è ancora molto presente): io sognerei di sentirlo in Barak, in Pizzarro, in Amonasro, in Barbablu dove potrebbe surrogare con l'ardimento dell'accento e il fascino del timbro allo sbraitamento di tradizione e risultare insolitamente (ma giustamente) giovanile e seducente.
Comunque un vero fuoriclasse.
Salutoni
Mat