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Friedrich Schorr

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 10:34
da VGobbi
Dopo il Ring di Levine (video) e quello audio di Keilberth, ieri sera ho rinfrescato la memoria sentendomi la Walkiria diretta da Leindorsf del '41 con Schorr nei panni di Wotan. Il resto del cast, per dovere di cronaca, comprendeva il Siegmund di Melchior (ci propina i due "Walse" piu' lunghi, eterni, saldi che ci sia capitato di sentire), il debutto della Varnay come Sieglinde, la voce nero basalto di Hunding/Kipnis, la statuaria Fricka della Thorborg e la guerriera Traubel nei panni di Brunhilde.

E' una Walkiria figlia del tempo, anche se la prova di Schorr merita piu' di un semplice ascolto. Per certi versi lo trovo innovativo, capace di aprire nuove strade nell'affrontare il Wagner, che sembra anticipare la fase della Neu Bayreuth, dando vita ai nuovi Hotter, Stewart, Uhde, Adam etc ...

Sul piano del declamato, della forza percussiva della parola, il basso ungherese (emigrato negli Stati Uniti causa l'avvento del nazismo con le nefande leggi razziali), senza imho, non teme confronti. L'inciso di certe frasi (mi viene in mente la frase piena di rancore e disperazione dopo aver perso lo scontro con la Fricka, "In eigner Fessel fing ich mich: ich unfreiester Aller!") lasciano senza fiato.

E non scherza nemmeno sul piano del fraseggio, della capacita' di sfumare il canto, a seconda degli eventi. Punterei l'attenzione sulle due monosillabi "Geh" che portano all'uccisione, senza colpo ferire, dell'odiato Hunding. Il secondo "Geh" di Schorr e' alitato, sussurrato ancor piu' piano del primo "Geh", dimostrando e facendoci capire che non ha bisogno di urlare per spegnere una vita umana senza sforzo, ricordandoci che dopo tutto lui e' il dio degli dei. Provate a sentire questo momento musicale cantato da altri interpreti, compreso Hotter. Noterete che di solito il secondo "Geh" lo gridano. Ecco che mi corre in mente subito al fatidico momento in cui Jago sussurra ad Otello dove vide il fazzoletto donato a Desdemona, la fatidica frase "Lo vidi in man di Cassio".

Infine il legato. Tecnica che in Schorr possedeva maestosa ed imponente. Esempio preclaro nel bellissimo e lancinante "Addio di Wotan" e che dire dell'attacco paradisiaco in cui apre la frase "Der Augen leuchtendes Paar". Commovente ed irripetibile!

Ultima chiosa. Leggendo qua e la, si scopre che Schorr viene ricordato esclusivamente per le sue interpretazioni wagneriane, ebbe invece carriera molto piu' eclettica e vasta. Si pensi al fatto di aver affrontato il Dottor Faust di un autore contemporaneo come il compositore Busoni.

Ultima postilla. In questo live Schorr aveva 52 anni, dando l'addio alle scene due anni dopo. Vocalmente e' provato, precisamente nella zona acuta del pentagramma emettendo qualche grido di troppo, cio' non inficia minimamente la sua perfomance che resta straordinaria.

E voi che ne pensate?

MessaggioInviato: ven 17 ago 2007, 14:32
da pbagnoli
Ne penso benissimo, ovviamente.
Anch'io ho un live dal Met di Walkiria diretto da Leinsdorf (non ricordo l'anno, non ho qui i dischi), ma con un cast leggermente diverso: a parte il solito Melchior ( uff... ), c'è la Lehmann (Lotte, ovviamente; ed è un fenomeno) e la mia adorata Marjorie Lawrence, una delle cantanti più duttili ed intelligenti dell'epoca, fresca e radiosa: una delle interpreti per me di riferimento. Gli altri non li ricordo.
Poi c'è lui, ed è bravissimo: duro, scabro, autoritario, dio fino nelle midolla.
Ecco, forse è questo il limite per un ascolto contemporaneo: negli anni a seguire sarebbero venuti fuori cantanti più problematici come visione interpretativa.
Però, nel suo genere, oggettivamente è un drago

MessaggioInviato: lun 27 ago 2007, 9:08
da VGobbi
Non interessa nessuno Friedrich Schorr? :cry:

MessaggioInviato: lun 27 ago 2007, 9:23
da MatMarazzi
VGobbi ha scritto:Non interessa nessuno Friedrich Schorr? :cry:


A me piace molto, però su quel modo di fare Wagner nutro, come Alberich, qualche perplessità.
Non era colpa sua, ma dell'epoca.
Wagner, tra le due guerre mondiali, aveva perso la sua freschezza a livello interpretativo, ed era stato inscatolato in una formula di magniloquenza trombona che - secondo me - non gli giovava.

Io sinceramente vivo bene senza Melchior, la Flagstad e persino Schorr (che avrei preferito sentire in altro repertorio), anche se ammetto che erano grandi voci ed emissioni maestosamente dominate.
Riesco a sopportare solo quegli artisti che, nonostante la retorica, hanno un'umanità sofferta da comunicare: in parole povere, Lotte Lehmann e Frieda Leider.

E' solo un mio gusto, naturalmente.

Salutoni,
Matteo